Un giorno dai Corni di Canzo emergerà una nuova squadra, un gruppo di giovani addestrati, motivati e pronti. Una squadra in grado di affrontare il “grande viaggio”. Africa, Alaska, Nuova Zelanda: davvero non ho idea di quale sarà la destinazione, quello che è certo è che sarà una straordinaria avventura, di quelle che si può avere la fortuna di vivere una sola volta nella vita!
Per “costruire” questa squadra mi ci vorrà del tempo e sarà necessario raggiungere una lunga serie di obbiettivi intermedi. Parte di questo mio “oscuro ed inconfessabile piano segreto” mira anche a riportare le scuole d’arrampicata ai Corni di Canzo (NB: le scuole, non i corsi). Attualmente nessun allievo, nemmeno dopo un corso avanzato, potrebbe avventurarsi sulle vie dei Corni affrontando le difficoltà ed i rischi che quelle salite rappresentano con un adeguato coefficiente di sicurezza. Tuttavia confido di riuscire, in una decina d’anni, a cambiare la situazione affinché le nostre montagne siano la “culla” perfetta dove affinarsi (ai Corni c’è tutto quello che serve!).
In quest’ottica, dopo aver ripercorso buona parte delle principali vie d’arrampicata, sto cercando di capire quale possa essere la soluzione migliore per il loro futuro. Visto che gli aspetti da ponderare (e rispettare) sono davvero complessi abbiamo deciso di cominciare da qualcosa di facile, affidandoci anche ai consigli di qualcuno amico.
Venerdì pomeriggio, Mattia ed Io, abbiamo dato appuntamento a Giorgio Farina al rifugio SEV a Pianezzo. Giorgio ci conosce fin da quando eravamo bambini ed alla venerabile età di 69 anni è Istruttore di Roccia, membro del Soccorso Alpino: un grande veterano dei Corni che vanta numerose esperienze extraeuropee maturate quando “viaggiare” verso Oriente era davvero un’avventura.
Con Giorgio volevamo fare una sopralluogo alla Torre Desio, Corno Centrale, per valutare insieme come sistemare “Irma”, una via da lui tracciata nel 1983. Irma è una via in artificiale che corre a lato del Camino Fasana e che, in alcuni passaggi, si dimostra più impegnativa ed intrigante di quanto ci si possa aspettare. E’ una via che va affrontata con le staffe e che ha tutte le caratteristiche per poter diventare una “classica” su cui imparare ed esercitarsi in questa tecnica di salita.
Nella parte finale, negli ultimissimi metri dell’uscita, la roccia si è fatta fragile rendendo la conclusione della via enormemente più complessa e rischiosa del resto dalla salita. Per questo motivo, insieme a Giorgio, volevamo tracciare una nuova linea d’uscita rendendo omogenea la via in tutto il suo sviluppo.
Purtroppo Mattia, che presta servizio per la Croce Rossa, è stato trattenuto da un’emergenza imprevista e per questo è stato costretto a darci forfait all’ultimo minuto. Così, invece che calarsi sulla Torre Desio, Giorgino ed Io abbiamo trascorso il pomeriggio girovagando per i Corni studiandone le vie.
Giorgino è una persona davvero spassosa e quando comincia a raccontare non si può che rimanerne affascianti. In un pomeriggio abbiamo spaziato dai Corni di Canzo allo Shivling, passando dallo Spantik e dal campo base di Cima-Asso. «Ti ricordi quando preparavamo le spedizioni a casa di tuo papà?» Come potrei dimenticarlo? Alla fine degli anni ’90, quando avevo più o meno sedici anni, mio padre, Paolo Valsecchi, era presidente del Cai Asso e casa nostra era la “centrale operativa” di tutte le spedizione della sezione. Serate intere a parlare di montagna spulciando carte topografiche sbiadite, affettando salami e stappando bottiglie di rosso! Gran bei tempi!
Con Giorgio ho passato davvero un bel pomeriggio: abbiamo un’eredità da raccogliere, un’avventura da approntare 😉
Davide “Birillo” Valsecchi