Quando apri gli occhi un istante prima che la sveglia inizi a suonare è sempre un buon segno, specie se l’orologio segna le cinque e mezza del mattino. Fuori è ancora buio ma con calma preparo il mio caffè e osservo l’alba alle spalle del Cornizzolo. Il menù del giorno prevede, in rapida e stretta successione, la ferrata Gamma 1 del Pizzo d’Erna e la Gamma 2 al Dente del Resegone.
Unendo le due ferrate si ottengono circa mille metri di dislivello tutto su roccia attrezzata. Mentre la Gamma1 è una vecchia conoscenza non ho mai avuto affrontato la Gamma2, quella che da tutti viene considerta la ferrate più impegnativa e fisica del nostro territorio.
Finisco il mio caffè, infilo lo zaino e parto in macchina. Sono solo in questo viaggio ed ho deciso di partire all’alba proprio per godermi la montagna in assoluta solitudine. Non so cosa aspettarmi dalla Gamma2: per questo non voglio nessuno con me e nessuno sulla mia strada.
Alle sette sono sul piazzale della funivia e mi incammino verso la Gamma1. Unire le due ferrate è qualcosa che appartiene alla tradizione tuttavia la gamma1 è quella che, in assoluto, meno preferisco. Una serie infinita di scale che attraversano verticali roccia che, diversamente, avrebbe potuto essere splendida. Le scale, il ponte tibetano, il ponte in ferro: tutta roba che non mi piace ma che risalgo a testa bassa pensado a ciò che mi aspetta e che ancora non conosco.
La gamma 2 è rimasta chiusa per molto tempo e proprio oggi è il giorno in cui, ufficialmente, viene riaperta, una coincidenza che è caduta perpendicolare con una delle rarissime giornate di bel tempo di questa strampalata estate del 2014. Non potevo quindi sottrarmi alle conicidenze!
Dalla cima del pizzo d’Erna mi incammino verso il passo del Fo. Davanti a me due alpinisti, attrezzati con casco, imbrago e set da ferrata, mi precedono dopo essere scesi dalla prima funivia del mattino. Li avvicino, li saluto, scambiamo due chiacchiere e li lascio alle spalle. Sono le nove ed l mio motore gira a regime ormai da due ore, non c’è modo che mi stiano dietro o che io ceda loro il passo.
Alle dieci meno un quarto sono all’attacco della gamma2. Le relazioni della salita sono chiare: “inizia facile per diventare estremamente impegnativa nella seconda metà”. Mentre spingevo sulla Gamma1 sapevo che il difficile era conservare le energie, dosare quanto spendere e risparmiare per il finale. La storia di questa ferrata è costellata di incidenti, spesso mortali, che sembrano accrescerne la temibile fama. Voci e dicerie che avevo sentito per anni fin da bambino e che ora, da solo, mi facevano compagnia lungo la salita insieme ai miei fidati 30 metri di corda statica dell’11 nello zaino (vis pacem para bellum).
Tuttavia quello che la maggior parte della gente non racconta è la straordinaria ed assoluta bellezza attraverso cui scorre la ferrata. Il sole irrompe tra le guglie del Resegone ed io mi guardo attorno assolutamente rapito della magnificenza di quello scenario in cui il verde dei prati si alterna alla verticalità della roccia, lasciando che lo sguardo spazi senza confini in ogni direzione. La ferrata conduce colui che la percorre attraverso un Resegone assolutamente inedito per chi, come me, ha sempre battuto le altre piste, gli altri canali, le altre ferrate. E’ bellissimo!
La ferrata è così estrema come dicono? Non è assolutamente da sottovalutare, questo è certo, ma per come mi sento ora l’ho trovata difficile e “fisica” il giusto, niente di impossibile. Voglio essere più chiaro: pensare di “tirarla” tutta è follia, serve arrampicare e dosare le forze affidandosi alle braccia ed alla catena solo nei passaggi davvero duri. Certamente è lunga e “bastona” sopratutto in fondo. Questo significa giocare a scacchi con le forze e con i cambiamenti del tempo: non ci sono vie di fuga e si deve per forza arrivare alla fine per poterne uscire. Io l’ho trovata deserta (anche perchè sono partito presto) ma il pericolo di sassi smossi da chi precede è qualcosa di cui tenere conto. Anche perchè chi sta davanti può aver finito la benzina e non prestare la dovuta attenzione in un tracciato dove i sassi non mancano affatto…
La placca verticale che è considerata il punto chiave della ferrata non mi ha impressionato. Ho trovato più insidiosi molti altri punti più banali. Il problema di quel passaggio è che se ci si affida alla catena c’è il rischio di sbandierare e di sbattere contro la roccia cadendo inevitabilmente. Senza la catena è abbastanza dura, dicono sia un 5b, ed il vuoto sottostante non aiuta. Come ho detto non è difficile ma c’è il rischio di farsi piuttosto male sbagliando. Se usate la catena dovete trazionare il peso con attenzione verso destra pronti ad accorciare e recuperare la posizione quando, inevitabilmente, dovrete girare il peso e tutto il corpo verso sinistra per mettervi sulla verticale.
Il camino finale è divertente ma impegnativo. Affrontandolo bisogna ricordare che le energie sono ormai quasi tutte spese, si deve lavorare bene in opposizione sulle due pareti e procedere con prudenza fino all’uscita.
A mezzo giorno ero sdraiato al sole sul prato del Dente del Resegone a 1810 metri di quota. Partito alle sette dai 610 metri del piazzale avevo dalla mia, se i conti non mi ingannano, 1200 metri di dislivello in 5 ore che, tenuto conto della tipologia di tracciato, non mi paiono male. Tuttavia la vera soddisfazione era il mondo che mi circondava e che sapeva spaziare dal Monte Rosa al Disgrazia accarezzando le Grigne, il Legnone, il due mani, Il Tre Signori ed i miei Corni di Canzo ed il mio Moregallo. In ogni direzione c’era una montagna di cui non conoscevo il nome e questo rassicurava l’animo su quanto ampia e sconfinata sia ancora la ricerca.
La tentazione di una birra all’Azzoni era forte ma il vociare che proveniva dalla croce di vetta sembrava capace di sconfiggere la mia sete.«Nel 2014 il più bel giorno d’Agosto è stato il 2 Settembre». Ridendo di questo strambo pensiero mi sono avviato allegro verso casa scendendo lungo il canale Bobbio.
Quindi, Birillo, com’è la Gamma2? E’ una ferrata stupenda, ma affrontatela solo quando avrete l’allenamento e le capacità tecniche sufficienti per godere appieno della sua strepitosa bellezza
Davide “Birillo” Valsecchi
Per la serie “buoni consigli, pessimi esempi”: non adateci da soli!