Bombe a Scarenna

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DSCF5124«Finiamo la nostra esplorazione?» La mattina di Pasquetta Bruna ed io eravamo andati a zonzo per le scogliere di Scarenna ed ora era lei a voler concludere l’esplorazione di quel difficile tratto di montagna. La nostra ricerca aveva avuto inizio dal “Corno di Scarenna”, un piccolo ed alto pilastro roccioso coperto di edera. Speravamo di poterlo scalare ma si è rivelato una delusione  per via della pessima consistenza della roccia. Senza perderci d’animo da quel punto siamo risaliti fin sopra i ceppi da cui, nel 2010, è crollata la grande frana di Scarenna.

Eravamo catturati dall’idea di esplorare le scogliere e così abbiamo iniziato a seguire un’esile camminamento realizzato dagli animali. Il tracciato, assolutamente terrificante, corre a ridosso del precipizio trasformandosi a tratti in un tunnel attraverso i rovi.

Quando mi sono ritrovato appollaito su un albero a sbalzo nel vuoto ho capito che la nostra esplorazione avrebbe richiesto un po più materiale ed organizzazione. Con questa consapevolezza al mattino ho infilato nello zaino due imbraghi, qualche fettuccia e sessana metri di corda. Così attrezzato credevo di essere pronto ad ogni evenienza ma la giornata aveva in serbo qualche inattesa sorpresa.

Il tracciato si è confermato terrificante così come lo ricordavo ma avendo più tempo a disposione ho potuto cercare con calma i passaggi migliori e, laddove il pericolo si faceva più che oggettivo, ho steso una corda fissa a mo’ di ferrata utilizzando piante e radici. In questo modo Bruna, utilizzando la daisy-chain, poteva precedere con ragionevole sicurezza. Nonostante la vertiginosa esposizione io ho la capacità di passare in libera, ma non ho il coraggio di guardare Bruna mentre fa altrettanto!

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Gli scenari, sebbene tremendamente selvaggi ed aerei, sono davvero strepitosi. Luoghi assolutamente sconsigliabili ma incredibilmente belli. Dopo un paio d’ore siamo giunti alla val del Buri esattamente al di sopra della grande cascata che precipita verso la “Ca Bianca”.

Spesso ho fantasticato di risalire arrampicando l’alta cascata ma vista la fragilità della roccia credo che non mi sarà mai possibile. Trovarmi in piedi sul bordo. dopo l’avventurosa traversata con Bruna, era comunque una piccola grande soddisfazione. «Goditi il panorama, Bru. Questo è uno dei posti in cui difficilmente si torna!»

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Era il momento di trovare una via d’uscita e così ho puntato sulla ripida spalla di sinistra della val del Buri, quella verso Caslino. Il piano era risalire fino al sentiero che, sempre sopra le rocce, arriva al Cimitero di Caslino. Un traccia tutt’altro che banale ma assolutamente “comoda” rispetto a quella seguita fino a quel momento.

Bruna stava scavalcando una grossa pianta caduta e per tenerla d’occhio mi sono avvicinato studiando la via migliore attraverso quello scosceso bosco di piante abbattute. Dallo zaino di Bruna ho estratto una bottiglietta d’acqua quando lo sguardo si è posato su qualcosa assolutamente fuori contesto. «Bruna, aspetta qui. La faccenda si fa esplosiva».

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In Friuli, sul fronte Italo-Austriaco, mi è capitato molto spesso di trovare reperti bellici. All’età di 11 anni ne trovai persino uno inesploso che, fortunatamente, dicise di rimanere tale anche quando cercai di raccoglierlo. Tuttavia non mi era mai capitato di trovare qualcosa di simile nelle nostre zone e così, accertatomi che fosse inoffensiva, l’ho mostrata a Bruna.

Quel tipo di bomba era usata prevalentemente nella prima guerra mondiale e porta il nome del suo inventore: Shrapnel. Un proiettile cavo d’artiglieria riempito con sfere di piombo e munito di una carica di scoppio collegata ad una spoletta a tempo. Lo si riconosce dal peso, dalla fascia di metallo più morbido inciso dalla rigatura del cannone e dalla filettatura che tratteneva la spoletta. Una vera bastarda che rimase in servizio anche nella seconda guerra mondiale fino ai tempi del Vietnam.DSCF5147

Non avevo idea di come fosse finita lì ma dopo averla trovata ho capito che anche tutti i frammenti che avevo incontrato avvicinandomi alla valle del Buri probabilmente appartenevano alla stessa famiglia. Non era certo l’unico esemplare presente nella zona! «Bene Bruna, attenzione a non scivolare, ai sassi, ai serpenti ed ora anche alle bombe». Nel triangolo lariano non ci si annoia mai!

Risalendo abbiamo finalmente incrociato il sentiero e riparato comodamente verso Caslino e quindi nuovamente a Scarenna. A cena ho chiesto a mio padre, raccontandogli della bomba, e l’arcano è stato presto risolto: «Tua nonna Berta mi ha raccontato che a cavallo delle due guerre fu organizzata a Scarenna un’esercitazione militare. Ci fu una gran quantità di fanti accampati nei prati in quei giorni. Tra le tante manovre ci furono anche le esercitazioni di tiro e cannoneggiarono appunto la Val del Buri ed i “Cepp”, quelli che tu chiami scogliere. La cosa finì in un mezzo casino perchè ad un certo punto, a furia di sparar bombe, la montagna prese fuoco ed in mezzo alle polemiche l’esercitazione militare divenne esercitazione anti-incendio. Per molti anni i pastori hanno trovato pezzi di bomba ed in alcuni casi ne è saltata fuori anche qualcuna buona.» Ecco svelato il mistero.

Io volevo fare due passi con la morosa e mi sono trovato a tirare improbabili fisse nel vuoto a ridosso delle cascate. Come se questo non bastasse sono finito in un poligono di tiro dei tempi del fascio. Spero che questo possa bastare per dissuadervi dal curiosare incautamente da quelle parti.

Davide “Birillo” Valsecchi

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