Lo Scoglio di Arianna

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Lo Scoglio di AriannaLa nostra piccola armata brancaleone sta iniziando a muovere i suoi primi passi spingendosi “dove nessun Badger è mai stato prima”. Stiamo infatti cercando di capire come migliorare, come affrontare e confrontarci in modo autentico con una salita ignota e vergine sperimentando i rudimenti dell’arrampicata in modo “trad”. Per alcuni aspetti siamo davvero buffi, qualcuno potrebbe trovarci persino patetici, tuttavia quello che stiamo provando a fare ci da una grande soddisfazione e credo che nel futuro ognuno di noi troverà queste piccole esperienze come inestimabili e preziose.

Martedì gli zaini erano carichi di tutto il materiale a nostra disposizione: un set completo di friend economici degli anni ’80, vecchi chiodi cassin, un martelletto leggero ormai senza più vernice, fettucce, cordindi d’abbandono ed un serie mal assortita di nat. Dopo un’ ora e mezza di cammino eravamo sul paglione addentrandoci tra le rocce e gli speroni alla base della parete Ovest dell’Anticima del Moregallo. Mav, Andrea, Brambo, Marzio ed Io: per i più giovani era la prima volta in quella zona della montagna.

Avevamo addocchiato una struttura rocciosa che sembrava fare al caso nostro: non troppo alta, non troppo difficile, in grado di offrire protezioni buone e semplici da realizzare. Speravo in una Crestina Osa in miniatura ma ci siamo trovati davanti qualcosa di un po’ più complesso. A condizionare il tutto sopratutto la qualità della roccia non sempre rassicurante.

Dal basso la faccenda sembrava complicata, di fessure ed appoggi ce ne erano parecchi ma l’inclinazione del muro era più verticale del previsto. Aggiungendo scaglie, sassi mobili e passaggi di roccia delicata il tutto diventava un po’ troppo complesso per l’esperimento di un gruppo di neofiti.

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“Uno forte andrebbe sù seguendo quelle fessure. Il guaio è che noi non lo sappiamo se siamo forti o meno. Facciamo il giro e vediamo perlomeno se in alto è possibile fare una buona sosta” Tutti insieme abbiamo aggirato la struttura risalendone un fianco attraverso un piccolo canale erboso. Giunti sulla sommità abbiamo trovato una buona radice su cui allestire con cordini e fettuccie una solida sosta a tre punti.

DSCF9578Non avevo voglia che qualcuno si facesse male o si spaventasse. Eravamo su roccia sconosciuta in un angolo selvatico del Moregallo. Tutto doveva essere fatto con massima cautela. Ho controllato con Mav la sosta ed atteso un secondo: poi ho deciso. Se il leggendario Giacomo Casati prima, ed il fortissimo Giuseppe Dorn poi, avevano calcato la roccia della Cresta Segantini scendendo dall’alto anche noi mezze seghe potevamo buttare giù un “canapo” e vedere cosa fossimo in grado di combinare!     

Così ho buttato la corda nel vuoto lasciando Mav a fare sicura mentre con gli altri sono tornato nuovamente alla base. Certo, la corda dall’alto avrebbe evitato di accopparsi ma tutte le altre incognite erano ancora lì da superare: il rischio di tirarsi addesso qualcosa e di sbattere era invariato.

Teoricamente sarebbe dovuto toccare a me risolvere la questione salendo per primo. Tuttavia non avevo ancora inquadrato completamente la faccenda: avevo più di un dubbio stando sotto con il naso verso l’alto. Inaspettatamente si è fatto avanti Andrea “Provo io! Dopo tutta la strada fatta fin qui una prova la voglio fare!” Ero sorpreso ma anche compiaciuto: i ragazzi stanno già iniziando a bagnarmi il naso!

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Andrea parte e noi tutti a guardarlo, a dargli suggerimenti, a studiare quello che accadeva. Andrea si alza prima su una fessura verso sinistra, poi traversa verso destra in spaccata. Sale lento, con attenzione, tastando ogni presa ed ogni appiglio. Ogni tanto si ferma e butta giù qualche grosso sasso che lo minaccia dall’alto. Ero davvero stupito, stava arrampicando tremendamente meglio dell’ultima volta, e lo stava facendo con grande tranquillità su un terreno e su difficoltà assolutamente ignote. Quando finalmente raggiunge la sosta ci saluta dall’alto e noi, sotto, tutti ad applaudire! Credo che per lui sia stata un’esperienza intesa ed una grande soddisfazione! Credo che se lo ricorderà a lungo e che gli sarà di grande aiuto nel futuro: bravo Andrea!

Il turno successivo è quello di Brambo: Alberto inizia a salire, la sua linea è leggermente diversa da quella di Andrea, in alcuni punti la roccia fragile gli da parecchi grattacapi. Ma anche lui, con tranquillità e costanza, raggiunge la sosta. Anche per lui applausi e pacche sulle spalle!

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Il sole d’inverno inizia però a calare. Siamo saliti in cinque e dopo due ore a piedi solo due di noi hanno potuto risalire un monotiro con la corda dall’alto. A qualche “pezzo grosso” il nostro potrebbe sembrare un magro bottino, potrebbe perfino definire tutta la nostra avventura come una banale perdita di tempo, come qualcosa di alpinisticamente irrilevante se non addirittura eticamente scorretto.

Può essere. Ma sapete come si dice: al tasso questo non importa (“Honey badger don’t care). Siamo giovani, inesperti ed ignoranti in un mondo di cattedratici carichi di medaglie, in un mondo di gente che con il trapano in mano si sente sul Cerro Torre. Noi siamo i Badgers ed il Moregallo è la nostra nuova casa. Senza artifici o forzature abbiamo arrampicato rispettando noi stessi, i nostri limiti, la roccia e la montagna: quale onestà maggiore si può pretendere da un’alpinista?

Mav vorrebbe aprire una nuova via e dedicarla ad una bambina di nome Arianna. Noi, avendo arrampicato corda dall’alto, non abbiamo aperto una via a cui dare un nome. Tuttavia, visto che quella struttura un nome sembra non averlo, abbiamo deciso di battezzarla noi: Lo Scoglio di Arianna.

Davide “Birillo” Valsecchi  

NB: Ancora una via non l’abbiamo aperta, ma è chiaro che Lo Scoglio di Arianna è NoSpitZone. Occhio 😉

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