«Scusate gente …ho avuto un “momento”» Josef e Teo, in sosta, sghignazzano mentre cerco di riemergere dal diedro finale del primo tiro. La roccia inizialmente sembrava delicata ma ben appigliata, poi “BAAAM”: il diedro! Il passaggio, anche da secondo, mi bastona e mi ritrovo appeso cercando di sfruttare la corda in una dulfer ad incastro che mi permetta di strisciare verso l’alto.
Ricordo quando avevo letto il racconto degli AsenPark, di Tode e del Moretz nel 2013: «ah ma allora è VI, VI vero, cioè non c’è il chiodo da tirare». Di mestiere avevo pensato di staffare su un pedale ma il chiodo nel diedro è troppo basso: non ci sono trucchi, devi arrampicartela per passare!
Già, quando finalmente riesco a riemergere dal diedro ed agguantare disperato il rinvio sul chiodo in uscita, sono “pesto e gnecco”. I miei soci se la ridono ed anche io, in fondo, sono contento di averle prese. Volevo conoscere meglio Roberto Mandelli, fratello di Gianni, e credo che quel passaggio fotonico mi abbia raccontato molto: accidenti, sull’Isola ci si confronta con dei veri giganti! Alla faccia del campionato minore: qui legnano come disperati!!
Anche Josef è rimasto colpito da quel passaggio e dalle dificoltà che sono state superate in apertura della via: «Tanto di cappello: fai i miei complimenti ai Mandelli!»
Josef, TeoBrex e Birillo: ecco la squadra Badgers alla prima sosta della via “Il Grissino” sui Pilastri del Moregallo, una serie di creste verticali che parallele precipitano per oltre cento metri nel canalone Belasa. Una specie di cattedrale gotica in uno degli angoli più selvaggi del versante Sud. La via corre lungo lo spigolo del terzo pilastro da sinistra, lungo la linea più logica a destra del profondo camino, quello alla cui sommità è incastrato un enorme masso che io chiamo “Damocle”. Aperta nel 2002 da Gianni e Roberto Mandelli insieme a Gabriele Crippa.
Con Mattia avevo ripetuto “Floreanna”, una via su un pilastro più a destra. Mattia aveva fatto “Il Grissino” con Serena (socio: tanto di cappello ad entrambi!!) e le possibilità di riuscire a ripertelo insieme erano scarse. Così quando Josef mi ha chiedo di fare un giro ai Pilastri abbiamo puntato dritti al Grissino! (Quando uno se le va a cercare!)
Superato il VI puro del diedro pensavo (speravo) di potermi abbandonare al IV/V+. Josef, invece, rapito dalla salita inizia a prendere confidenza con quella roccia delicata ed inizia a fare i numeri. Il secondo tiro doveva offrirci un bel allungo di III° ma Josef punta dritto piazzando un paio di Nat. Io e Teo, che cerchiamo di stargli dietro con un paio di mezze corde gemelle, iniziamo uno strazziante concertino: “Tira la Blue!” “Josef, la verde!” “Blue!Blue!Dai dai! Per favore recupera!!” “VERDE! Josef! VERDE!!” “BLUUUUUUUU!!” “TIRA!!!”. La nostra non è un arrampicata ma una rincorsa!
Josef di punta, Teo secondo ed io in fondo a fare da spazzino. Le piante sotto di noi si allontanano sempre più: per Teo è la prima via così lunga e tanto esposta. Nei passaggi atletici Teo mi bagna il naso ma nelle difficoltà impreviste recupero d’esperienza. Nel terzo tiro c’è un passaggio con doppio traverso in una serie di diedrini dal “cuore fragile”. «Birillo! Qui si muove tutto! Ho paura di tirarti addosso roba! Roba grossa!» Così stringo su Teo e quasi affiancati superiamo le difficoltà di quei pochi elementi instabili. La mente è davvero curiosa: quando lui viaggia io mi incarto, quando è lui ad incartarsi io viaggio come una superstar! Già. mi piacciono le cordate a tre: forse sono un po’ più lente ma rendono le salite molto più divertenti, anche nelle difficoltà.
Arrivati all’ultimo tiro si deve rimontare la parte finale del grissino, una stretta ed aerea cresta verticale. L’istinto mi spingerebbe nel canale erboso cercando di sfuggire verso un albero le difficoltà. Tuttavia io sono un “ravanatore” mentre Josef è uno che arrampica forte: su dritti! L’ultimo tiro, nonostante le mie titubanze iniziali, si dimostra godibile e di grande soddisfazione. Si riesce a salire in spaccata la base per poi rimontare diretti sul filo di cresta fino alla sommità. Giunti in cima mi affaccio sulla sinistra ad osservare “Damocle” finalmente dall’alto.
Per scendere, normalmente, si devono effettuare due calate da 25 metri nel vicino canale fino a raggiungere il Belasa. Tuttavia i miei ricordi della Floreanna, in una cupa giornata invernale, non rendevano molto attraente il calarsi su un’albero in un buio vallone. Così abbiamo puntato a piedi verso l’alto superando il bosco e le roccette fino ai prati sotto la cresta del moregallo: “Gita al sole!!” (Un caldo bestia!!) Abbiamo gironzolato un po’ e poi, finalmente, siamo tornati alla base dove Bruna, quarto membro della nostra cordata, ha allestito uno strepitoso pranzo sul terrazzo di casa. Ovviamente con birra e vista sul Moregallo!
“Il Grissino: arrampicata molto tecnica di stile dolomitico con qualche passo atletico, roccia buona su tutta la via.” Uno straordinario viaggio sulla cresta del Drago. I nostri complimenti ai fratelli Mandelli e a Gabriele: che ambiente, che via!
Davide “Birillo” Valsecchi
Il Grissino – Pilastri del Moregallo.
Ripetizione 7/05/2016
Giuseppe “Josef” Prina, Matteo “TeoBrex” Bressan, Davide “Birillo” Valsecchi