Cervo nel Triangolo Lariano?

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Con la pandemia c’è stato un ritorno alle piccole baite, spesso troppo a lungo trascurate, nei dintorni dei piccoli paesi. In molti, godendo della libertà appartata di questi luoghi, hanno ripreso a frequentare con assiduità proprio i “baitelli del nonno”. Questo ha portato, paradossalmente, ad una maggiore presenza umana in posti normalmente deserti. Andando a zonzo mi capita quindi di “attaccar bottone” ed ascoltare racconti dove prima vi era solo silenzio: “Ho visto il cervo!” è una delle storie più gettonate. Tuttavia nel Triangolo Lariano il cervo non c’è, o quantomeno, non dovrebbe esserci… La penisola Lariana, come suggerisce il nome, è un triangolo di cui due lati, est ed ovest, sono “chiusi” dal lago mentre quello a sud è “chiuso” dalle strade provinciali che collegano Como e Lecco attraverso una fitta “cintura di paesi” ai piedi delle Prealpi Lariane. Il territorio all’interno della penisola è quindi “sigillato ed isolato” con quasi nessuna possibilità di contatto con le montagne del Comasco, piuttosto che quelle del Lecchese o dell’Alto Lago. Certo, le aquile delle Grigne, quando si stufano dei turisti, spesso si spostano sul Moregallo attraversando il lago: loro però volano! Per i camosci che vivono sul San Martino e sul Coltignone è quasi impossibile raggiungere il Moregallo perchè, per farlo, dovrebbero attraversare Lecco ed i ponti sull’Adda. A Como non abbiamo uno sbarramento netto come l’Adda ma i grandi centri abitati, come Grandate e Camerlata, sono un significativo ostacolo per animali di grossa taglia ed i cervi sono probabilmente tra gli animali selvatici più grandi che possono vivere sulle nostre montagne. Bisogna inoltre ricordare, per inquadrare bene la situazione, che nessuno dei grossi animali del Triangolo Lariano è realmente autoctono della zona: cinghiali, mufloni e caprioli sono stati introdotti o reintrodotti dall’uomo. Tra questi mi sentirei di dire che solo il piccolo capriolo ha le giuste caratteristiche per cambiare zona attraversando la periferia dei centri urbani. Anche il cinghiale è in grado di farlo, ma quando lo fa di certo non passa inosservato! Il Muflone invece non credo abbia mai raggiunto il Coltignone così come il Camoscio non è mai arrivato al Moregallo. Per questo mi sembra davvero incredibile che il Cervo, che è ormai abbondantissimo sulle montagne all’esterno del Lario, sia riuscito a raggiungere l’interno della penisola Lariana. Tuttavia la “voce” si è fatta sempre più insistente. Il cervo è un “alieno” per il nostro territorio: alcuni testimoni sono assolutamente “non-attendibili” (non distinguerebbero un cervo da Elvis Prisley!), altri invece, amici di amici, potrebbero essere maggiormente affidabili. Al momento però un testimone certo – qualcuno che abbia inequivocabilmente chiara la differenza tra un cervo ed un capriolo – ancora non l’ho trovato. Tuttavia ne ho sentite abbastanza per iniziare ad approfondire la faccenda. Io incontro regolarmente cinghiali, mufloni e caprioli. Chiunque ormai, con un minimo di attenzione e silenzio, può riuscire a vederli. Però non ho mai incontrato sulle nostre montagne un cervo o i segni della sua presenza. Devo ammettere che l’ambiente che normalmente frequento non è certamente quello adatto ad un cervo: troppo ripido e spesso troppo “imboscato”. I cinghiali tracciano nel sottobosco veri e propri tunnel tra i rovi, passaggi di cui spesso si servono anche caprioli e mufloni. Ma un cervo, le cui dimensioni sono assolutamente ragguardevoli, non vivrebbe mai in un luogo simile. Ha quantomeno bisogno di spazi in cui possa muoversi con libertà. Per intenderci: un capriolo adulto, anche bello massiccio, trova posto in uno zaino, per spostare un cervo serve invece un trattore ed un paio di uomini. Parliamo di animali che possono raggiungere e tranquillamente superare i 150kg di peso con un’altezza alla spalla superiore al metro e cinquanta. Grandi dimensioni richiedono quindi grandi spazi. Forse, ripeto forse, la Dorsale Occidentale e tutte le montagne ad Ovest del San Primo possono avere le caratteristiche giuste, forse. Tuttavia le segnalazioni mi arrivano dalla Dorsale Orientale e dalle montagne, più piccole e ripide, ad Est del San Primo. “Naaa… figurati il cervo da noi, chissà che han visto!” “No, no, non ci credeva neppure lui ma ha visto il palco! Era cervo!”. Io resto scettico, ma il dubbio ormai ha una sua solidità: ”Birillo, sei l’unico a non aver visto il cervo?”. Così ho fatto qualche ricerca online per vedere se questi voci avevano trovato eco sul web. In realtà ho trovato qualcosa che mi era sfuggito e per certi versi è una specie di “prova provata”. In un articolo del 2015 de La Provincia di Como c’è persino la foto del cervo, uno scatto realizzato a Bellagio con una fototrappola.

L’articolo (link) è in realtà un trafiletto con pochissime informazioni certe. La foto però non lascia dubbi: in qualche modo “qualcosa” è passato. L’articolo riporta come più accreditata la teoria che l’animale sia giunto a nuoto dalla tremezzina. Da Tremezzo a Bellagio sono quasi un chilometro e sette di nuoto: una nuotata impegnativa, uno specchio d’acqua che quando non è gelido, inverno, è assolutamente “trafficato” di imbarcazioni, estate. Non è uno scherzo attraversare il lago. Il record “umano” della Onno-Mandello, 1.5km di traversata, è di 20 minuti. Io non ho idea di quanto sia veloce un cervo a nuotare però immagino di certo che non conosca la direzione, che proceda sommariamente per tentativi, probabilmente di notte e spinto da un non ben precisato “stimolo” (quale esigenza lo spingerebbe ad attraversare?). I “nostri” 20 minuti, senza troppo tenere conto delle correnti, possono diventare tranquillamente un’ora e più, che nell’acqua del lago non è poco. Ho chiesto ad un amico zoologo ed anche lui è stato scettico: “La foto è inequivocabile, il fatto che però sia arrivato a nuoto è tutto da dimostrare. Certo, cervi e balene hanno antenati comuni ma resta una bella nuotata…”. Inoltre se diamo per buona la teoria del nuoto allora dobbiamo ipotizzare che possa accadere anche altrove, in zone magari più selvagge ed adatte al cervo. A Torrigia, sopra Laglio, il Monte Coltignone ed il Monte Preola si fronteggiano divisi solo da 700 metri d’acqua: tratto più breve e montagne meno antropizzate. Se passano da quelle parti è ancora più improbabile intercettarli. Tuttavia un singolo “cervo nuotatore” potrebbe fare ben poco oltre a sentirsi solo: ci vorrebbero più “coppie” per una sua diffusione come specie. Tuttavia le “voci” restano: che questo fantomatico cervo di Bellagio sia sia spostato verso sud raggiungendo i dintorni di Valbrona? Con tutto lo spazio che c’è sul San Primo ti infili verso le ripide e strette montagne orientali ed i suoi infiniti paesi? Davvero strano… anche per un esemplare tanto stramboide da compiere il grande salto a nuoto. Tuttavia se davvero non fosse solo, se come specie si stanno diffondendo, qualcuno dovrebbe aver visto qualcosa sul San Primo o sulla dorsale del Bollettone. Sono posti più adatti al cervo, di più ampio respiro e molto frequentati: se c’è qualcosa è sicuramente più facile avvistarla. Quella però non è affatto la mia zona, ci vado abbastanza di rado ed ora, con le restrizioni covid, sarebbe persino “illegale” spingermi tanto ad occidente rispetto all’Isola Senza Nome. Così questa mia riflessione vuole essere soprattutto una raccolta dati: se qualcuno ha qualche informazione, anche indiretta come la foto di un albero martoriato dalle corna o di una “fatta”, è invitato a condividerla. E’ davvero arrivato il cervo nel Triangolo Lariano? Sono l’unico a non saperlo?

AGGIORNAMENTO 12 MARZO 2021

In questi giorni, dopo la buriana di San Remo, a tenere botta sui Social Network è la super intervista di quei “due milionari scappati di casa” della Famiglia Reale Inglese: “Tutto ciò che ho so su queste faccende l’ho appreso contro la mia volontà!”. Internet purtroppo è diventato così: ti vomita addosso di tutto. Tuttavia l’Oracolo, quando si ha la pazienza di sottoporre una buona domanda, è ancora in grado di offrire importanti risposte. Ho infatti pubblicato questo articolo sul cervo nella bacheca di alcuni gruppi escursionistici e, con grande piacere, le segnalazioni di avvistamenti hanno cominciato a concretizzarsi sotto forma di commenti. Particolarmente interessanti quelli del gruppo Noi Amanti del Bolettone. I membri hanno infatti riportato diversi avvistamenti nel corso degli ultimi due/tre anni. Nello specifico esemplari maschi (probabilmente più facilmente riconoscibili) sia sul Monte San Primo che sul Monte Puscio. Un utente – e questo è il bello del confrontarsi con altri punti di vista – ha però spostato la mia attenzione dalle montagne alla pianura. Il mio presupposto è che i cervi arrivassero da Nord, dall’alto lago, dalle montagne al confine con la Svizzera a Ovest o quelle Orobiche ad Est. Diversi articoli e pubblicazioni riportano invece numerosi avvistamenti, con tanto di foto, video e ritrovamenti di corna, nel Parco delle Groane, quindi a Sud! Anzi, incredibilmente a Sud! Il parco, con i suoi 38 ettari, è infatti più vicino a Milano che alle Prealpi Lariane: una macchia verde in una distesa di case, strade e palazzi.

Vi è persino un video del 28 Gennaio del 2021 (link), quindi recentissimo.

Se si sono spinti così in basso, tra i centri abitati, è molto probabile che tutta la zona attorno a Cantù, pianeggiante e boscosa, sia ben popolata di cervi. Questi animali dimostrano quindi un buona – forse inaspettata – capacità nel destreggiarsi tra i centri abitati. Inoltre gli avvistamente nelle Groane “smontano” gran parte delle teorie sul “Cervo Nuotatore” arrivato nel Triangolo Lariano attraversando il lago. Quello individuato a Bellagio, così come quelli sul San Primo o sul Puscio, sono probabilmente entrati nella penisola da Sud, probabilmente “bucando” tra Como ed Erba. Questo spiegherebbe gli avvistamenti più a Nord. Il fatto che sull’Isola Senza Nome (il gruppo montuoso tra Cornizzolo e Moregallo) non ci siano avvistamenti, salvo quelli più recenti sul versante Nord dei Corni di Canzo e sul Monte Megna, conferma però come i laghi, la superstrada, le cave e l’Adda siano invece ostacoli molto più difficili da superare. Questi esemplari, probabilmente entrati da Sud Ovest, si sono spinti a Nord lungo la Dorsale Lariana ed ora, tornando a Sud, hanno attraversato la Vallassina e la piana di Valbrona. Bisognerebbe verificare quindi gli avvistamenti nella zona di Cantù e nel Parco del Monte Barro.

Probabilmente non nuotano, ma quello che è certo è che si spostano moltissimo!

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