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Etna 03

Etna 03

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Riguardando la Valle del Nove dall’alto mi viene da pensare che, forse, abbiamo davvero preso l’Etna un tantino troppo di petto.

E’ come guardare un enorme ghiacciaio nero, sconfinato tanto in lungo quanto in largo. Anche rimontare i quasi 800 metri di scogliera che delimitano la valle é stata una bella mazzata.

Quello che mi fa riflettere é come ad un ora e mezza di cammino da dove siamo adesso la gente arriva in macchina e da lì prosegue in funivia o in jeep fin sotto la cima. Sul versante Sud é pieno di gente: qui ci siamo solo noi.

Domani dovremo affrontare altri mille metri di dislivello lungo la schiena dell’asino ed attraversare letteralmente la montagna per guadagnare il lato nord dell’Etna. Domani sarà davvero lunga e dobbiamo farcela tutta in una tirata per riguadagnare il bosco sull’altro lato.

A volte mi chiedo perché scelga sempre la via più incasinata. A mia discolpa posso dire che ho provato a tentare Fabrizio ma la sua risposta é stata perentoria: “Arriviamo dove arriviamo, ma con le nostre gambe!”. In fondo é giusto così, questo é il nostro modo di fare. (Anche se riguardando la valle del Bove dubito sia il più assennato!)

Oggi abbiamo riposato, ce ne siamo stati buoni buoni sotto una scogliera di roccia a riparo dal vento. Il caldo ed il freddo qui sono sempre assoluti: o sei schiacciato a terra dal sole o batti i denti dentro una raffica di vento.

A tenerci compagnia é stato il vulcano. Ogni dieci minuti sbuffava sempre più intenso e deciso: se questa notte facesse i fuochi d’artificio saremmo in prima fila!!

Spero che le poche foto che riesco a mettere su facebook vi piacciano, al momento mi é davvero impossibile descrivervi meglio lo strano posto che stiamo esplorando.
Qui il sole tramonta ed il buio cala sulle terre nere. Buona notte dalla Cresta dell’asino!

Davide Birillo Valsecchi

Etna 02

Etna 02

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La giornata di oggi é stata battaglia dura. Finalmente ho capito perché fatico tanto a trovare i sentieri: semplicemente non ci sono!

Oggi ho dovuto navigare a vista attraverso  scenari che hanno dell’incredibile. Dalla cima del monte Calanna(1225m) abbiamo raggiunto il salto della giumenta ed attraversato la valle del Bove: la valle dove maggiormente si sono concentrate le colate laviche sia antiche che moderne. Camminate in mezzo a quell’oceano nero é come attraversare una seraccata, un susseguirsi di cornici, crepacci, lastre ritorte e residui morenici: un viaggio incredibile sotto il sole battente.

Sotto il monte Zoccalaro abbiamo attaccato le scogliere coperte di vegetazione cercando finalmente di uscire dalla valle.  Le creste che portano alla dorsale del Salifizio ci hanno davvero sderenato!

Raggiunta finalmente la cresta dell’asino abbiamo incontrato tre ragazzi (le prime anime in due gironi) intenti a fotografare il vulcano e le piccole esplosioni che contraddistinguono gli ultimi giorni. I tre, appassionati vulcanologi, erano increduli ed entusiasti del nostro percorso tanto insolito.

Visto che abbiamo terminato i 6 litri d’acqua che avevamo con noi abbiamo fatto una lunga deviazione per rifornimenti al rifugio la Sapienza. Domani giornata di riposo al sole e se il tempo ed il vulcano lo permetteranno dopo domani attaccheremo i 30 km della traversata alta.

Davide “Birillo” Valsecchi

Etna 01

Etna 01

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Partiti da Siracusa in pullman abbiamo raggiunto prima Catania e poi Zafferana Etnea. Da qui, dopo un paio di arancini caldi, ci siamo messi in marcia. Superata una ruggente deviazione per la giungla della val San Giacomo abbiano imboccato la colata laviaca del 1992 su per la Val Calanna.

Lo scenario é incredibile: assomiglia ad una morena glaciale ma é al contempo completamente differente. La roccia appare contorta, quasi frullata dalle forze incredibili che l’hanno portata a scorrere liquida. Creste, crinali, crepacci:un posto davvero incredibile!

Ora siamo in Cima al monte Calanna, uno scoglio verde circondato dalle colate di lava. Alle nostre spalle la valle del Bove e più in alto la vetta dell’Etna: questa montagna é viva! Ogni tanto un boato riscuote la valle e dalla cima si innalza un pennacchio di fumo!

Ora é ormai buio. Sotto di noi le luci della città, il mare ed oltre il continente. Domani attraverseremo il salto della vacca ricongiungendoci alla schiena dell’asino: che posti, gente, che posti!

Davide “Birillo” Valsecchi

Welcome in Syracuse

Welcome in Syracuse

Prima tappa del nostro viaggio in Sicilia: Siracusa! La città del leggendario Archimede è anche la città natia di Fabrizio ed il luogo dove abitano i suoi genitori, per questo ieri sera, dopo aver lasciato l’aeroporto di Catania in sotto una pioggia battente, il buon figlio prodigo perso tra i monti lombardi ha fatto ritorno alle mura domestiche dando vita ad una colossale mangiata! (arrosticini e vino rosso fatto in casa!!)

Questa mattina, quando la pioggia ha smesso di cadere, Fabrizio mi ha portato a spasso per le strade di Siracusa e dell’isola di Ortigia. Tutto il territorio è caratterizzato da malleabile roccia calcarea che, fin dai tempi più antichi, è stata sagomata e scavata per ottenerne nicchie e ripari dagli usi più disparati. Per questo, ovunque ti giri, affiorano reminiscenze archeologica greche o romane.

“Di tutte le città greche Siracusa è la più bella!” questo è ciò che sembra aver detto Cicerone in merito alla città. Sempre a Cicerone va attribuita la scoperta della presunta tomba di Archimede, il leggendario scienziato e matematico che proprio in difesa di Siracusa sembra aver ideato la sua macchina più straordinaria: gli specchi ustori, la futuristica arma utilizzata per incendiare le navi romane concentrando i raggi solari!

Entrando nella città si precipita letteralmente nel passato: il parco Neapolis, l’anfiteatro romano ed il teatro greco. Il povero Prometeo, colui che sfidò gli Dei donando il fuoco agli uomini, è raffigurato appeso a testa in giù, quasi a ricordare come con le divinità da queste parti non si scherzi: su una chiesa cristiana giganteggia la scritta “non avrai altro Dio all’infuori di me” mentre tutto intorno è un tripudio di tempi e divinità pagane. Davvero un posto strano!

Dopo aver fatto colazione con una granita al  limone ed una brioches calda visitiamo il tempio di Apollo ed il Duomo (che al suo interno conserva ancora le colonne del tempio di Atena). Nella piazza di Archimede, davanti alla statua di Diana, dea della caccia, mi telefona mio padre dalla cima del San Primo dove, insieme ad un amico siciliano, era salito per osservare caprioli (curiosa coincidenza!!).

L’isola di Ortigia è invece un condensato di palazzi, case e viuzze in stile barocco, oltre l’isola solo l’azzurro del mare e le alte scogliere costellate da grotte. La città di Siracusa è  davvero una commistione di stili e testimonianze diverse e non c’è da stupirsi sia stata inserita tra i patrimoni dell’Umanità.

Proverò a mostrarvi qualche foto ma questo è un luogo che decisamente merita qualcosa di meglio dei miei modesti scatti per essere presentato. (vedi fondo)

Dopo aver bighellonato come due turisti abbiamo iniziato a preparare il nostro equipaggiamento acquistando il materiale che non avevamo potuto portarci dietro in aereo. Il tempo è ancora incerto, la pioggia è caduta insistente durante la notte e pare che Catania, alle pendici dell’Etna, sia stata colpito da un violento nubifragio. Se domani, come sembrano indicare le previsioni, tornerà il bello daremo inizio alla nostra avventura sulla montagna di Fuoco! A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

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Etna: la zona gialla

Etna: la zona gialla

L’Etna ha una prominenza di 3.329 metri ed un altitudine di 3.350metri. Il nostro Grignone, per intenderci, ha un altitudine di 2.410 metri ed una prominenza di 1.687 metri. Questo solo per ribadire come l’Etna, con i suoi 45km di diametro, sia davvero una “bella bestia”!

La montagna, oltre ad essere bella massiccia ed ampia, è caratterizzata da diverse tipologie di scenario a seconda della quota. Al di sotto dei 1000 metri ci si imbatte nella vegetazione ti pica della macchia mediterranea, mentre  tra i 1000 e 1500 abbiamo boschi caratterizzati soprattutto da querce e castani. Fino a 2000 metri ancora boschi di faggio, mentre da 2450 metri fino a 3000 metri sono davvero poche e minute le piante che riescono a sopravvivere per via della quota e delle difficili condizioni ambientali.

Al di sopra dei 3000 è “deserto vulcanico” in quanto la continua attività eruttiva del vulcano impedisce ogni forma di vita vegetale. La parola “deserto” è solitamente già abbastanza inquietante, l’aggiunta di “vulcanico” rende il tutto ancora più sfizioso…

Già, perché oltre alle difficoltà tipiche che possono caratterizzare un lungo trek su una montagna di queste dimensioni non va dimenticato che saremo sopra un vulcano, uno tra i meno tranquilli!

Quindi la mia domanda è semplice: fin dove posso pascolare lassù? La risposta è emersa limpida in un comunicato ufficiale della Prefettura: “…è consentita la visita e/o escursione libera, nel rispetto delle regole del Parco, fuori dalla zona gialla, cioè al di sotto dei limiti delineati dalla pista di servizio sud-nord e comunque NON OLTRE la quota di 2.920m s.l.m. (versante sud– Torre del Filosofo), la quota di 2.800m s.l.m (versante nord – Piano Concazze) e al di sotto dell’area ricadente nella Valle del Bove che si estende fino ai Monti Centenari (versante est)”.

Perché questo limite? Perché anche in condizione di “Criticità Ordinaria” i fenomeni  che  più  frequentemente  caratterizzano  o  sono  legati  all’attività  vulcanica etnea all’interno della zona gialla possono essere:

  • emissioni di gas;
  • effusioni laviche;
  • esplosioni con lancio di prodotti piroclastici (cenere, lapilli, bombe, blocchi) nell’area craterica;
  • fontane di lava;
  • ricaduta di materiale piroclastico (cenere, lapilli, bombe, blocchi)  anche  a distanza dai centri d’emissione;
  • esplosioni idromagmatiche dovute al contatto lava-neve;
  • lahars per l’improvviso scioglimento di coltri di neve;
  • frane e/o crolli; sismi

Insomma, del campionario non ci si fa mai mancare nulla… Se la criticità salisse ai livelli di PREALLARME o ALLARME la soluzione migliore sarà “darsela a gambe” con veemente solerzia.

Quindi le mie principali preoccupazioni saranno due: trovare acqua e tenere d’occhio l’umore di Mungibeddu!! “…scappa che la lava scotta!!”

Davide “Birillo” Valsecchi

Alla montagna di fuoco

Alla montagna di fuoco

Lei attraversa la stanza e si tuffa sul divano atterrandomi addosso:«Cosa ti turba?» mi chiede ridendo. In effetti non saprei cosa risponderle: é quello che mi capita ogni volta in cui affrontare qualcosa di sconosciuto, qualcosa di cui riesco a tracciare i contorni senza però coglierne l’essenza. «É la montagna di fuoco, ormai ci siamo…». Lei ride, si agita un secondo tra le mie braccia e poi si diverte a prendermi in giro «Bhe, conoscendoti c’é da essere preoccupati: in un colpo solo mare, montagna, lava e fiamme. Ci sono tutti gli ingredienti perché tu riesca a metterti nei guai! Manca solo la neve ed il ghiaccio!» Sprofondato nei cuscini la strizzo un po’ e sorrido: «Sbagli: so esattamente  dove trovare la neve anche sulla montagna di fuoco!»

Può sembrare sciocco: Pakistan, Karakorum, Himalaya, Congo e Tanganika perchè dovrei essere preoccupato di un viaggio a Catania? Eppure, nella mia mente, qualcosa si agita: io e Fabrizio abbiamo di fronte due settimane sulle pendici dell’Etna, il più grande ed irrequieto vulcano d’Europa.

Ogni anno un sacco di gente, e forse anche di gentaglia, si affolla sulla strada che corre sul versante sud del Vulcano. Chi sale in macchina, chi in moto o chi in Jeep: un crinale della montagna è letteralmente incrostato di turisti curiosi che come formiche vanno su e giù. «L’Etna?! Ci sono salito in mezza giornata. Carino ma mi aspettavo qualcosa di più…». La natura “viva” di quella montagna sembra essere trascurata dai più che ormai sembrano vivere il vulcano come un parco giochi.

Su quella montagna sono però saliti anche alpinisti, amici che godono del mio rispetto e della mia stima: «Birillo, quello è un posto incredibile! Appena abbandoni le piste più battute dai turisti entri in un mondo extraterreste, in una terra di confine tra la realtà e l’incredibile!!»

Ancora una volta ci risiamo e, conoscendomi, una meta che agli sciocchi può sembrare banale ha tutte le potenzialità di dare vita a qualcosa di inaspettato. L’esperienza insegna e la mia memoria è colma di “missioni” apparantemente facili che hanno saputo darmi filo da torcere.

In questi casi mi torna alla mente l’Adda quando, anni fa, in canoa ero partito da Como raggiungendo Venezia. In quel viaggio il Po non mi preoccupava molto mentre l’Adda era per me la grande incognita: avevo studiato quel  fiume, quasi marginale e trascurato, osservando le foto e consultando libri e mappe. «Cosa vuoi che sia…» diceva la gente sottuvalutando quello che era il reale nocciolo del problema.

Allora come oggi ero preparato, pronto all’ imprevisto, ma nonostante questo, nonostatne tutti i mei preparativi e le mie precauzioni, ci siamo imbattuti nell’ inaspettato, nell’ignoto e nella scoperta. La discesa dell’Adda fu una battaglia memorabile ed intensa nonostante ai più possa sembrare un vittoria di poco valore, una parentesi in un viaggio molto più lungo.

«Già, ma quello era un fiume, questo è un vulcano attivo: sei sicuro di poter reggere il confronto?» domanda la mia coscienza. La mia mente già vaga virtualmente sulla montagna di fuoco: lei se ne accorge, si divincola dal mio abbraccio e si mette allegra ai fornelli. Io osservo la sua televisione ma immagino le distese di cenere, le pendici brulle ma anche i verdi boschi. Immagino come cercare l’acqua, il cibo o i ritmi di marcia. Immagino ogni sorta di problema escogitando e soppesando le mille soluzioni possibili.

Nonostante questo, nonostante tutte le mie fantasie e nozioni, é davvero poco quello che conosco di ciò che ci attende. Ma forse é proprio per questo motivo che questo viaggio, a due passi da Catania, mi appare tanto affascinante ed imprevedibile.

Davide “Birillo” Valsecchi

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