Discesa dell’Adda: diga di Sant’Anna

La diga di Sant'Anna
La diga di Sant'Anna

La diga di Sant’Anna serve a regolare il regime delle acque e a mantenere attiva una piccola centrale elettrica nel comune di Fara Gera d’Adda. Non è una diga pericolosa ma ha noi ha creato molti problemi mettendoci veramente nei guai.

Questo perchè, non sapendo da che parte affontarla, abbiamo scelto il lago sbagliato su cui avvicinarsi. La diga va infatti affrontata sul lato destro, seguendo il corso del fiume, evitando assolutamente il lato sinistro dove si trova un ponte e la casa del custode.

Sul lato destro si può approdare nel boschetto raggiungendo la strada dietrostante. Da lì si può superare la chiusa rientrando comodamente nel fiume quando meglio si trova spazio. Un percorso di 300/500 metri al massimo.

Noi cercando di capire da che lato passare ci siamo avvicinati alla riva di sinistra, che sembrava più sicura, per osservare meglio quella di destra, in gran parte nascosta dal bosco. A sinistra c’è un grosso cancello dietro al quale, attraverso un piccolo ponticello in legno, si accede alla casa del custode.

Il ponte sembra inoffensivo: è lungo un paio di metri e l’acqua sembra scorrere ferma una ventina di centimetri sotto di lui. Noi ci siamo avvicinati totalmente ignari di ciò che fosse realmente. Già perchè sotto il ponte scorre il canale che alimenta la centrale elettrica ad un centinaio di metri di distanza dalla diga: due metri e mezzo di ampiezza per quasi sei metri di profondità. Non abbiamo percepito la corrente fino a quando la punta della canoa è passata oltre uno dei due piloni. Abbiamo cominciato a remare a tutta forza quasi superando il canale che inerabilmente ci ha però risucchiato trascinandoci sotto il basso ponte e ribaltando la nostra canoa.

Una volta in acqua ci siamo ritrovati con la canoa ribaltata nel bacino, qui la corrente in parte rallenta prima di immettersi nella condotta che alimenta la turbina o nello stramazzo di diversi metri che serve da tracimatoio. Spingendo a rana abbiamo spostato la punta della canoa contro la recinzione “tirandoci” al sicuro. Se non ci fossimo riusciti saremmo stati “tritati” o volati oltre la chiusa: ci è andata bene. Il custode, quasi più spaventato di noi, ci ha aiutato a tirarci all’asciutto e ci ha persino offerto il pranzo!!

L’esperienza è tuttavia  molto semplice: evitate il lato sinistro e passate da destra facendo molta attenzione al ponticcello traditore.

Davide “Birillo” Valsecchi