Birillo? Uno normale…
Addestrare la mente è un attività impegnativa e spesso pericolosa. Viviamo in un’ epoca in cui “pensare” spesso può creare più problemi di quanti ne possa risolvere. Tuttavia Mark Twain una volta disse “E’ inutile prendere sul serio la vita, tanto non se ne esce vivi!”.
Il nostro corpo, superata un’entusiasmante fase ascendente in gioventù, comincia un lungo declino verso la polvere. La nostra mente, al contrario, non smette mai di migliorare: “pensare” è la cosa migliore che possiamo fare più a lungo.
Finchè funziona la mente è la più strabiliante arma dell’arsenale di cui sono dotati i glabri primati che da queste parti sono chiamati esseri umani ( …poi non ha più molta importanza). Quando si impara ad usarla diviene lo strumento in grado di renderci liberi donandoci quel tocco di sfrontatezza e temerarietà che ci riporta ad essere come bambini alla scoperta del mondo.
E’ potente ma anche fragile e difficile da dominare quando ci si spinge ai suoi limiti, oltre i confini e le bariere che si affacciano sull’ignoto: ci sono infatti spazi in cui è possibile avventurarsi solo in solitaria ed in cui è facile perdersi.
La mente “non si specchia”, noi possiamo “essere” la nostra mente, possiamo imparare ad ascoltarla e a controllarla ma non possiamo usarla per auto-valutare se stessa se non negli aspetti più superficiali.
Per questo per avere una specie di “tagliando” è necessario rivolgersi a qualcuno, ad un giudizio esterno: così, come quando misuriamo la febbre con un termometro, ci sono strumenti adatti per valutarne il buono stato della mente.
Tutto sto giro per ringraziare gli amici della facoltà di psicologia dell’Università di Pavia che hanno eseguito per me un MMPI, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory, uno dei più diffusi test per valutare le principali caratteristiche della personalità utilizzato sia in ambito psicologico che psichiatrico.
Mi diverte poi pubblicare il risultato del test perchè mi permette di effettuarne un altro esperimento: sarebbe infatti interessante sapere cosa ne pensano gli amici (o anche i nemici) del ritratto che emerge da questo responso.
Interpretazione sulla base degli indici relativi alle scale fondamentali
Non sono presenti “punte alte” significative per una lettura aggiuntiva degli High Point Codes secondo la codifica di Welsh. Ciò indica un profilo “normale” e, quindi, l’assenza di note patologiche. Tutte le informazioni del test vanno pertanto ricondotte alla lettura del Rapporto Narrativo, alla descrizione delle Scale di Contenuto e all’interpretazione degli Indici derivati dalle Scale Fondamentali.
Rapporto narrativo
Va osservato che il soggetto ha risposto in maniera corretta e sincera, mostrando una ridotta tendenza alla conformizzazione sociale. Ciò può esprimersi attraverso una ridotta capacità di difendere se stesso attraverso la costruzione di una facciata. L’equilibrio timico pare compreso nei limiti della norma; è tuttavia molto probabile una tendenza all’iperattività con possibili variazioni disforiche del tono dell’umore: il soggetto può mostrare una eccessiva tendenza all’ottimismo, al coinvolgimento e all’irritabilità nelle situazioni in cui percepisce limiti alle attività che ha deciso di intraprendere. Il soggetto non sembra manifestare particolari difficoltà o esitazioni di fronte alle decisioni: riesce ad operare la scelta più appropriata rispetto al contesto ed alle proprie motivazioni. Le capacità di inserimento al gruppo e di attiva socializzazione non appaiono compromesse. L’intervistato sembra accettare, senza eccessive difficoltà, le comuni interazioni sociali. Sembra operare ad un buon livello di sicurezza: valuta se stesso in un modo apparentemente realistico e senza dubitare delle proprie possibilità. Nella relazione interpersonale il soggetto si presenta disponibile ad interagire senza mettere in atto meccanismi improntati a particolare rigidità, anche se, solo nelle situazioni di particolare stress, può evidenziare una lieve tendenza verso atteggiamenti caratterizzati da formalismo. E’ riscontrabile un’ideazione congrua ed aderente alla realtà: non sono presenti elementi disturbanti il contenuto del pensiero né tantomeno particolari meccanismi difensivi dell’ansia che, dunque, non viene somatizzata.L’equilibrio emotivo appare stabile e sembra esservi un buon controllo sulla sfera delle pulsioni.
Quando Enzo ha letto il responso ha scosso la stessa ridendo: “Tu uno normale? Forse giusto per quelli del Minnesota!!”
Davide “Birillo” Valsecchi