La sera il mal di testa torna a farsi sentire forte ed è ancora un po’ difficile concentrarsi davanti al portatile per raccontarvi le nostre giornate.
Leh è una cittadina, un grosso agglomerato di persone, ma per certi versi è incasinata come un improvvisato villaggio. La quantità di dettagli inconsueti per il nostro modo di vivere creano uno scenario che può essere magnifico o apocalittico a seconda della persona che lo osserva.
E’ difficile da spiegare cosa ci si trovi di fronte a chi non è mai stato in un posto simile in oriente: un centro urbano dove tradizioni del passato, cultura e tecnologia moderna si incontrano e scontrano accavallandosi l’una sull’altra seguendo l’ingegno, le esigenze e spesso la follia delle persone che la popolano. Un groviglio di vicoli e strade tra case ed edifici precari dove il sistema idrico, fognario ed eletricco difettano di un minimo progetto comume abbandonati all’esigenza del momento.
Può essere un posto magnifico o un inferno, dipende da come lo guardi.
Non vi sono strade asfaltate e le macchine si fanno spazio tra la gente suonando i più improbabili clacson ed evitando le profonde buche create dai rigagnoli. Anche i pedoni hanno il loro bel da fare. Camminando in strada mi è capitato più di una volta di “fare a spallate” con qualche furgoncino ma per fortuna il punteggio è ancora alla pari, non ci si insulta neppure, è quasi normale. Sui marciapiedi si cammina accalcati tra le vetrine dei negozi ed i canali delle fogne, maleodoranati, a lato della strada.
I negozi sono tra i più diversi: oscure ed affumicate bettole dove cucinano il chapati e la fuliggine copre ogni cosa si trovano affianco a scintillanti negozi di cellulari e telefonini. Da poco più di un anno è infatti arrivata una linea GMS che copre la cittadina di Leh per una decina di chilometri e la collega al sistema di comunicazione del Kashmir. L’evento deve essere stato talmente straordinario che persino la cuoca che ci prepara lo Tsompa in un modestissimo ristoro era tutta presa a mandare e ricevere messaggini. Incredibilemente, nonostante tutta la tecnolgia di cui Enzo ed Io disponiamo, i nostri cellulari erano inservibili qui. Essendo il Ladakh zona militare serve una speciale Sim per acedere al servizio. 500 rupie, 3 fototessere ed una fotocopia del passaporto e colmiamo il gap tecnologico con i Ladaki e la cuoca.
Può essere un posto magnifico o un inferno, dipende da come lo guardi.
Il vento ed il sole forte, nonostante le nuvole, non aiutano a superare i disagi della quota ma nonostante tutto siamo saliti al palazzo reale di Leh e ai due Gompa, i monasteri, che sovrastano la cittadina. Siamo saliti lungo i pendii fatti di una strana roccia arancione molto simile al granito che però pare aver ceduto alla forza del clima sbriciolandosi qua e la’ in sabbia fine adagiata come neve tra gli anfratti. Da lassù, tra le mille bandiere colorate che adornano il gompa abbiamo potuto vedere la catena di montagne che cinta la valle attraversata dall’Indo. Le cime sono abbondantemente innevate e imponenti superando i cinquemila metri e salendo fino ai 6.200 metri dello Stok Kangri, la vetta più alta che riusciamo a vedere.
Quello che si vede da lassù è un posto magnifico, da ogni punto di vista. Magnifico.
Ciao a tutti dal Ladakh
Davide Valsecchi