Sopra le nuvole d’Africa

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Eccoci qui, ancora tra laghi e montagne, incapaci di capire se siamo montagnini, marinai o semplici casinisti. Sono le cinque del mattino quando cominciamo a camminare nel buio. Dallo zaino prendo una trecking light, spezzo la capsula al suo interno e la agito mentre diventa azzurra illumninado i miei passi come la Luce di Galadriel.

Tra i rami della foresta si spande un’odore che non conosco, è un misto tra malva e menta. Camminiamo nel fitto della boscaglia mentre la montangna è ancora avvolta dalla nebbia e dalla foschia. Il monte Hanang si alza solitario in una pianura sterminata e durante la notte raccoglie a sè tutte le nuvole. Credo sia questo a rendere così rigogliosa la vegetazione che la ricopre.

In lontananza si vedono i primi raggi dell’alba. Siamo in Africa e tuttto qui è un po’ una sorpresa. L’alba porta con se qualcosa di inaspettato e violento: il vento.

Nella pianura si alza un vento fortissimo che spazza le nuvole e scuote le piante e quasi ci travolge sul sentiero. Difficile descrivelo, più facile spiegarlo. Il sole africano è come il nostro ma intenso come attraverso una lente di ingrandimento. Mentre avanza nel cielo il suo calore si scontra con il freddo della notte facendo impazzire l’aria. Nella pianura le nuvole, spinte dal vento, sembrano scappare dalla luce.

Uscendo dalla boscaglia ci incamminiamo lungo il crinale in balia delle folate, quando gli zaini fanno vela ci spostano e buttano a terra. E’ impossibile sentire quello che mi dice Enzo nonostante urli stando sdraito per terra. Pensavo che il nostro avversario sarebbe stato il caldo, battersi con tale vento è una sorpresa elettrizzante. Tra le creste le nubi volavano veloci tra il baccano ed i sibili. Rido, restare dritti davanti a tanta forza è un impresa che riempie d’orgoglio.

Passo dopo passo avanziamo mentre sotto di noi si sveglia la pianura verde del centro Tanzania. In lontananza ci sono le Uluguru e le colline di Kolo. Passo dopo passo superiamo le nuvole, siamo al di sopra di tutto quello che si affaccia tra noi e l’orizzonte. Sotto di noi si alterna un oceano bianco ad uno sconfinato manto verde.

La cima è oltre una lunga cresta in quota ed il vento continua a coprirla e scoprirla facendo scivolare le nuvole tra le sue rocce. Con la mia piccola macchina fotografica provo a riprendere in filmati quella danza, quei bisonti candidi che corrono nella piana.

Poco prima della vetta il sentiero attraversa delle piccole placche ma senza difficoltà passiamo oltre. Poi, poco sotto la cima, rallento il passo, lascio  qualche metro tra me ed Enzo che mi precede. E’ stato bravo il nostro artista, voglio che se la goda. Arriva in cima quasi da solo, si siede su un sasso e si gira ad aspettarmi con un sorriso che è una soddisfazione. Io faccio gli ultimi metri appoggiando pesante ogni passo, sono gli utlimi in salita oggi. Raggiungo Enzo e gli stringo la mano dandogli una sonora pacca sul dorso: sono proprio contento sia arrivato in cima.

Dopo sei ore di salita lungo il fianco dell’Hanang siamo a 3417 metri nel centro della Tanzania. Attorno a noi solo Africa a perdita d’occhio: 360 gradi di panorama mozzafiato.

Il vento però è ancora forte e mentre faccio le foto lo sento mordermi le dita. Mangiamo qualche biscotto, un’osceno succo di frutta al mango e siamo quasi pronti. Uno scatto con il gagliardetto di Asso in omaggio alla nostra “casa” e cominciamo la lunga discesa mentre il sole è ormai alto.

E’ una bella montagna l’Hanang. Si è fatta corteggiare il giusto ed alla fine ha saputo concedersi senza drammi o scenate. E’ la regina di questa pianura e non sono affatto dispiacito di averla scelta snobbando quella “prostituta di lusso” che è diventata il Kilimangiaro. E’ una bella montagna l’Hanang, vale la pena venire fin qui per conoscerla.

Per me è stato un vero piacere e confesso che mi ha dato più soddisfazione persino del 6000 fatto l’anno scorso in Ladakh. Mi è piaciuto poter raggiungere la cima con un buon amico, sono stato contento ci fosse anche Enzo lassù. Gassman una volta disse in un suo film: “Un amico è qualcuno che ti conosce ma che, nonostante questo, ti vuole bene lo stesso”. Credo sia una buona verità da scoprire sopra le nuvole d’Africa.

Davide “Birillo” Valsecchi

Voglio fare un po’ di ringraziamenti: al presidente della nostra sezione CAI, Renzo Zappa, che come consueto ha dato il patrocinio alle nostre scarpinate. Ad Alberto Pozzi che anche quest’anno, come da lunga tradizione, insieme agli istruttori del CAI Asso insegna ai bambini della nostra valle come avvicinarsi alla montagna. Anche io ho cominciato così.

Voglio ringraziare inoltre Luca e Gianni di Ecologia e Ambiente, Tino del Taurus Sport, il Dottor Paolo Anzani, la nostra assese assistente di viaggi Silvana e Radio LifeGate: senza il vostro aiuto non riusciremmo a cacciarci continuamente nei guai!!

(«ndr. questo articolo è stato scritto nel villaggio di Babati, ai piedi dell’Hanang la notte stessa in cui siamo scesi dalla montagna. Difetta di stile e di forma ma è denso di fatica onesta e di intenzioni autentiche»)

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