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In viaggio verso un posto chiamato Casa

In viaggio verso un posto chiamato Casa

Dar Es Salam Airport
Dar Es Salaam Airport

“Tafadali one Cheeseburger and one safari beer. And  Sir, please, take care of my luggage while I’m in wash room. ‘saante…”

Tradotto dall’Inglese/Swahili suona più o meno come “per piacere un panino, una birra safari e, per favore, dia un occhio alla mia roba mentre sono al bagno. Grazie”.

Pisciare in fretta sperando di ritrovare il proprio equipaggiamento uscendo dal bagno del lodge dell’aeroporto: questo è il primo dei piccoli inconvenienti del viaggiare in solitaria.

Già, perché questa volta rientro alla base da solo e, dopo tanto tempo, mi ritrovo a “pascolare” per un aeroporto senza il mio buon vecchio socio.

Enzo “Santos” Santambrogio si è infatti fermato a Zanzibar ben oltre la data di rientro, probabilmente  fino alla fine del mese.

L’ultima sera che abbiamo trascorso insieme era ubriaco di vino bianco, una specie di miraggio per i 40 giorni precedenti, e si era tuffato nudo nella piscina di uno dei più ricchi investitori dell’isola che ci aveva gentilmente invitato nella sua lussuosa villa per festeggiare un compleanno.

La cosa divertente è che quando mi sono avvicinato (più che altro per sincerarmi che non cominciasse a galleggiare a pancia sotto) era persino  riuscito a convincere la donna di un altro italiano, uno dall’aspetto vagamente furioso, a tuffarsi così come mamma l’aveva fatta nella piscina con lui.

Enzo ha ancora le foto di quando mi riportò in camera, trascinandomi per un piede in condizioni penose, alla fine di una festa alla Fenice di Venezia: direi che ora siamo pari…

Ma in fondo va bene: si è dato un gran da fare in queste settimane ed ora si trova tra persone amiche che hanno la mia piena fiducia e che si prenderanno cura di lui ( …non che non se la sappia cavare ma mi piace pensare di non averlo lasciato solo). Dopo tre anni di guai è giusto che si goda un po’ di quiete!

Enzo si ferma sulle sponde dell’oceano per svolgere altri piccoli lavori in ferro e per gettare, forse, le basi per una collaborazione che lo avvicinerà sempre di più all’Africa: non ha bisogno di me e così sono andato a farmi un “giroingiro” come ai vecchi tempi.

Davide “Birillo” Valsecchi

Un cancello di Blue Matisse

Un cancello di Blue Matisse

Questa fotografia è stata scattata da John Stead, un giovane fotografo inglese in viaggio a Zanzibar con cui ho fatto amicizia. Gli ho raccontato del nostro viaggio e del nostro cancello, poi gli ho chiesto: “Scatteresti una foto del cancello per i ragazzi della scuola del mio paese?”.

John è un fotografo professionista ma ha trovato la nostra storia interessante ed ha accettato volentieri di realizzare questa suggestiva immagine partecipando alla nostra avventura artistica in Africa.

Quello che vedete nella foto è il cancello che è stato completato, un’opera ideata da Vivide e realizzata da Enzo (con il paziente aiuto del sottoscritto) per l’ingresso principale del resort cinque stelle che accoglierà la prima Galleria d’Arte Internazionale dell’isola di Zanzibar.

Ecco svelato ciò su cui abbiamo lavorato per tutte queste settimane e per cui siamo stati invitati in Africa.

Davide “Birillo” Valsecchi

Thank you again, John!! Assante sana!!
John Stead WebSite

Asso chiama Zanzibar #06

Asso chiama Zanzibar #06

I ragazzi di BlogGiornalismo
I ragazzi di BlogGiornalismo

Asso incontra l’Africa – [In collaborazione con il laboratorio di giornalismo della Scuola Media di Asso coordinato dalla Professoressa Giulia  Caminada ecco i nostri racconti di viaggio dedicati ai giovani giornalisti]

I giovani giornalisti di Asso mi hanno inviato le domande per gli amici di “African Voices”, il portale dedicato all’Africa, a chi ci vive, a chi ci lavora e a chi l’ha nel cuore.

Con queste domande i giovani di Asso intendono capire ed esplorare il grande continente con l’aiuto e la collaborazione di quanti (…e parrebbero essere tanti!!) sapranno condividere con loro la propria conoscenza e le proprie esperienze.

Ora la palla passa a Marco Pugliese, colui che ha dato vita e che gestisce “African Voices”. Ora tocca a lui coordinare i suoi oltre dodicimila lettori cercando le risposte per questi giovani ansiosi di imaparare.

Ecco le domande:

1- Seguiamo in televisione i fatti che hanno coinvolto negli ultimi giorni il nord Africa. Sappiamo che in Africa si stanno combattendo molte guerre da più parti. Ci piacerebbe capire la situazione attraverso persone che vivono queste ore drammatiche.

2- L’Africa ha un’agricoltura povera, conosciamo il commercio equo-solidale e sappiamo che il sottosuolo è ricco di molti prodotti naturali che sono venduti dai capi degli stati africani alle multinazionali mentre la popolazione rimane in situazione di difficoltà di sussistenza. Perché gli abitanti non si ribellano a questa situazione?

3- Quando pensiamo all’Africa pensiamo alla fame e a bambini che non riescono a diventare grandi per la malnutrizione. Com’è la situazione reale legata alla mancanza di cibo e di acqua? Questa situazione è legata all’Africa nera o è generalizzata?

4 – Una grande piaga dell’Africa è l’aids. La popolazione ha paura di contrarre questa malattia? Ci sono dei piani dei governi per migliorare la situazione?

5 – Negli ultimi anni si è assistito ad un forte aumento del fenomeno dell’immigrazione clandestina. Molti immigrati giungono sulle nostre coste attraverso imbarcazioni gestite dalla criminalità organizzata, rischiando anche di morire durante il viaggio della speranza. Nel nostro mondo, molti vengono spesso sfruttati nel campo della prostituzione, dello spaccio di droga, furti o accattonaggio, lavoro nero, ecc. Chi emigra perché lo fa? Cosa spera di trovare?

6 – Sappiamo che in Africa non ci sono le città, o meglio, le città africane non sono come quelle europee che conosciamo. Come sono le città africane? In quale parte dell’Africa le popolazioni vivono ancora nelle tribù? Come si svolge la vita tribale?

7 – Crediamo che il Sud Africa sia un’area ricca per i diamanti e le ricchezze del sottosuolo. È vero? La ricchezza ricade sulla popolazione? Esiste ancora nel Sud Africa la segregazione razziale?

8 – Ci sono molti parchi nazionali? Se si, quali animali o vegetali vi sono? C’è il divieto di caccia? Com’è la situazione dei rinoceronti a lungo sterminati per prelevare a loro il corno? È vero che molte sono le persone che muoiono schiacciate dagli elefanti in corsa?

9 – C’è un genere che si chiama “musica africana” e “arte africana”? Che tipo di musica o di arte è?

10- Ci interessa conoscere monili, gioielli e oggetti ornamentali che indossano uomini o donne nelle diverse tribù e che fanno parte della loro tradizione culturale. Ci sono popolazioni che si decorano il corpo colorandolo in vario modo?

Extra – Diteci dell’Africa quello che volete dirci. Quest’ultima è una domanda aperta. Sarà una domanda che formuleremo alla fine, dopo aver letto quello che avrete voluto scriverci.

Yanez de Gomera

Yanez de Gomera

«Che importa se il suo passato fu tremendo – rispose Marianna – se ha immolato vittime a centinaia, se ha commesso vendette atroci? Egli mi adora, egli farà per me tutto ciò che io gli dirò, io farò di lui un altro uomo. Io abbandonerò la mia isola, egli abbandonerà la sua Mompracem, andremo lontani da questi mari funesti, tanto lontani da non udirne più mai parlare. In un angolo del mondo dimenticati da tutti, ma felici, noi vivremo assieme e nessuno mai saprà che il marito della “Perla di Labuan” è l’antica Tigre della Malesia, l’uomo che ha fatto tremare regni e che ha versato tanto sangue. Sì, io sarò sua sposa, oggi, domani, sempre e l’amerò sempre!»

Così diceva la bella Lady Marianna allo spericolato Yanez de Gomera che pur di aiutare il fraterno amico Sandokan si era intrufolato nel palazzo di Lord Brooke spacciandosi per’ufficiale inglese cugino Baronetto William, il promesso sposo della “Perla di Labuan”.

Questo spezzone de “Le Tigri di Mompracem” di Emilio Salgari è preso da una delle tante versioni on-line disponibili. Salgari era una figura eccezionale con una storia personale però molto triste che riesce a commuovermi anche più dei suoi romanzi e per questo mi piace ricordarlo.

Leggendo però questo spezone mi è tornata alla mente un proverbio cinese: “Quando il cuore si fa schiavo della bellezza, la libertà è perduta”. Credo che il nostro Sandokan, l’indomita tigre della Malesia, si fosse scelto una bella gatta da pelare. Rileggere i propositi della “Lady”, ancora in prigione, sul suo futuro con Sandokan fa venire i brividi: “…egli farà per me tutto ciò che io gli dirò, io farò di lui un altro uomo”. Alle volte un’uomo le rogne se le va proprio a cercare!!

Per questo il portoghese, lo sconsiderato Yanez de Gomera, appare invece una figura molto più affasciante e concreta. So che Davide Van De Sfroos ha presentato al Festival di San Remo una canzone dedicata proprio a questo mitico personaggio in chiave Laghéé: in effetti, per gli stralunati del lago, Yanez è decisamente il più adatto, quello più nostrano e che più facilmente si potrebbe incontrare per le valli del Lario (specie nell’interpretazione che ne fece Philippe Leroy).

Con qualche difficoltà ma sono riuscito anche io ad ascoltare la canzone sebbene io sia qui in Africa e, devo ammetterlo, mi ha divertito sopratutto perchè ora ci troviamo sull’oceano ai tropici, in equilibrio tra situazioni da romanzo e stranezze da riviera romagnola. Mi piace, Yanez è una bellissima citazione di Salgari proposta con l’irriverente spirito Laghéé e con la poesia tanto ruvida quanto delicata del nostro dialetto.

Enzo è da sempre uno dei più impegnati sostenitori della “filosofia” Laghéé e proprio lo scorso anno avevamo disegnato insieme una maglietta commemorativa per la seconda spedizione dei Flaghéé, le bandiere del lago.

Quella volta io e “Santos” eravamo partiti da Piazza Cavour a Como alla volta di Piazza San Marco a Venezia con le nostre 48 bandiere ed una canoa alla David Crockett (anche se il progetto originario era curiosamente  in pedalò). Per l’occasione la nostra  “uniforme” era una maglietta ispirata ai pirati dell’Isola Comacina (che furono catturati sbronzi…) che recitava  «Laghéé: Pirati d’aqua dulza»:  eravamo già troppo avanti!!

So che la canzone di Van de Sfroos si è classificata tra i primi sei e questo mi fa molto piacere: in bocca alla tigre al buon Yanez ed al cantante più conosciuto e benvoluto del nostro lago tra i monti. Qui ai tropici, i due pirati di Asso, continuano la loro missione!!

Davide “Birillo” Valsecchi

I Pirati del Lario

La tradizione vuole che i pirati si nascondessero sull’Isola Comacina e che attaccassero i comballi, le tipiche imbarcazioni del lario per il trasporto merci.

Comballo sul Lario
Comballo sul Lario

I comballi, spesso “cargàa fina a la fàsa“, erano facili prede per le piccole ma veloci imbarcazioni degli improvvisati pirati lariani.

Quando le autorità cercarono di arginare il fenomero presero vita furiosi scontri anche se il più delle volte i colpevoli semplicemente si dileguavano nel silenzio dei paesani.

Per questo fu utilizzato uno stratagemma decisamente sagace: un comballo, carico di liquori, divenne l’esca ideale per i pirati. La sera stessa, infatti, le autorità catturarono i “pirati d’aqua dulza” completamente sbronzi e senza alcuna resistenza proprio sull’isola Comacina.

A volte noi del Lario sappiamo essere proprio strani!

Le foto de “Il Napoletano”

Le foto de “Il Napoletano”

Il Napoletano
Il Napoletano

Come avrete letto qualche giorno fa abbiamo incontrato un nuovo amico che, amichevolmente, chiamiamo “Il Napoletano” nelle nostre storie. Abbiamo cominciato a parlavi di lui quando si è piantato un grosso amo da pesca in un dito ed ha dovuto sperimentare gli ospedali africani per estrarlo.

Io lo chiamo “Il Napoletano” soprattutto per omettere nei mei articoli il suo vero nome, per conferirgli un’aura di mistero ma anche per lascairgli un po’ di riservatezza.

In realtà “Il Napoletano” è uno volto molto noto dello spettacolo che ha lavorato sia per la televisione che per il cinema realizzando diversi Film italiani sopratutto negli anni ’80 / ’90. Ma non è qui per far spettacolo: è un “soggetto” più che originale e la sua grande passione è la pesca.

Per questo motivo ora è qui con noi in cantiere per pescare ma anche  per collaborare alla decorazione di alcune parti del resort per cui Enzo sta realizzando il cancello. Il Napoletano si definisce un “semplice imbianchino” ma in realtà è un ottimo ed appassionato decoratore. Orbene, visto che non mi va di rompergli le scatole mettendo il suo nome su Internet continuerò a chiamarlo “Il Napoletano” anche se per questo non smette di ridere quando legge i miei articoli.

L’altro giorno, quando i ragazzi del laboratorio di giornalismo delle scuole di Asso hanno mandato un sacco di accorati messaggi per la brutta ( …e buffa ) vicenda dell’amo, “Il Napoletano” ne è rimasto colpito ed ha deciso di sdebitarsi per la gentilezza preparando un regalo.

Di comune accordo ho chiesto lui di fotografare ciò che in una giornata l’avesse colpito in modo da avere un punto di vista nuovo con cui mostrare l’Africa, o quanto meno quella che ci circonda, ai ragazzi del laboratorio.

La nostra linea Internet è abbastanza limitata ma con un po’ di pazienza sono riuscito a caricare sul sito un po’ delle sue foto. Ecco il regalo de “Il Napoletano” per i ragazzi della scuola di Asso:


Davide “Birillo” Valsecchi

Asso chiama Zanzibar #05

Asso chiama Zanzibar #05

L'ombra del cancello realizzato da Enzo
L'ombra del cancello realizzato da Enzo

[In collaborazione con il laboratorio di giornalismo della Scuola Media di Asso coordinato dalla Professoressa Giulia  Caminada ecco i nostri racconti di viaggio dedicati ai giovani giornalisti]

Cari Davide e Enzo,
siamo in aula informatica e anche qui piove. E’ una giornata grigia ma nell’aula si avvertono i colori dei nostri pensieri. Infatti il Laboratorio di giornalismo ci sta prendendo molte energie perchè – per come ogni giornalista che si rispetti – il lavoro aumenta di settimana in settimana… scriviamo due volte al mese sul quotidiano la Provincia di Como, abbiamo da fare quattro pagine in tre mesi sul quotidiano IL GIORNO, lavoriamo per un giornalino che si chiama L’EDICOLA che distribuiscono mensilmente e gratuitamente in giro per bar e negozi, ad aprile registreremo il nostro primo podcast  e il blog da controllare e nutrire di notizie…

Sono appena entrate nell’aula la giornalista e la fotografa de IL GIORNALE DI ERBA. Abbiamo così raccontato a loro della lettera che ci avete appena inviato e che abbiamo appena letto insieme e loro publicheranno un articolo sulla nostra corrispondenza sul giornale di sabato prossimo. Come potete vedere siamo molto impegnati! Dobbiamo pensare e scrivere, scrivere e pensare e qualche volta sembra una grande corsa con le parole. Però bello! Bello perchè da cosa nasce cosa e quando le cose prendono una certa piega bisogna imparare a essere all’altezza delle situazioni, bisogna prepararsi per affrontarle.

Eravamo  col fiato sospeso mentre leggevamo dell’intervista che avremmo potuto fare a Marco Pugliese e alle 12.000 persone di “African Voices”, il portale di Marco, e ci ha molto entusiasmato comprendere che fanno riferimento al portale appassionati che vivono, lavorano o semplicemente amano l’Africa.

Ci ha fatto molto piacere che voi abbiate contattato Marco parlandogli di noi, dicendogli che siamo in viaggio con voi e naturalmente ci interessa tentare il nuovo esperimento.  Bloggiornalismo comporrà una lettera indirizzata ad “African Voices” proponendo una decina di domande che Marco provvedrà a presentare ai suoi utenti ponendole al centro di un piccolo dibattito, proprio come da piano concordato. Aspetteremo le varie risposte e realizzeremo un’intervista a 12.000 persone scoprendo un intero continente attraverso esperienze concrete di persone reali. Abbiamo deciso di parlarne insieme e di darvi le domande non prima di martedì prossimo.

Ora vi lasciamo, fra poco torneremo a casa ma la testa dovrà continuare a funzionare… Vi sembra facile avere l’impegno di dover pensare a quale domande è più opportuno mettere sul portale?

Noi di bloggiornalismo.scuoleasso.it: Carlo, Giandomenico, Andrea, Edoardo, Eleonora, Simona, Francesco, Martina, Giulia, Debora, Ines, Piercarlo, Michela, Gloria, Jessica, Martina, Francesca, Lucia, Giovanni, Aisha, Martina, Cristina, Dalila,  profcamiNada.


Come promesso eccovi una foto del cancello di Enzo che, pole pole (piano piano), sta prendendo forma. Per adesso dovrete accontentarvi di questa piccola anteprima dove si vede il disegno d’ombra che traccia il sole del pomeriggio. Spero che vi piaccia perchè c’è ancora molto lavoro da fare per ultimarlo e rifinirlo. Riuscite a capirne le figure dall’ombra?

Se siete invece preoccupati per le sorti de “il napoletano preso all’amo” posso dirvi che sta bene e che gli ho chiesto di prepararvi una sorpresa per rigraziarvi dei messaggi che gli avete inviato.

Davide “Birillo” Valsecchi ed Enzo Santambrogio

Fiamme viola nella notte africana

Fiamme viola nella notte africana

Acqua bassa sotto il pontile
Acqua bassa sotto il pontile

La parola swahili per “corrente elettrica” è “humeme”. La cosa divertente è che lo stesso termine era usato già in precedenza per la parola “fulmine”. Quindi parlando in swahili si ha l’impressione che siano i fulmini a far funzionare tutti gli strani marchingegni elettrici che gli europei hanno introdotto sull’isola. La realtà non è poi cossì dissimile perchè la corrente elettrica è effettivamente parente stretta di un fulmine ma, nel nostro linguaggio, il tutto appare meno pittoresco, meno denso di mistero. Forse soprattutto perchè, da noi, quando i fulmini si mettono a correre nell’impianto elettrico di casa non è affatto nè normale nè un bene.

La parola “moto” invece indica il “fuoco” ed “anga” indica il “cielo”. In swahili “fuoco e fulmini nel cielo” suonerebbe più o meno così: “moto na umeme katika anga”.

Questa notte è una notte strana, intensamente strana. In Madagascar si è abbattuta una tempesta tropicale ed anche qui, nonostante la distanza, se ne sentono gli effetti. Come sapete “il napoletano”, un nostro nuovo amico italiano, è appassionato di pesca ma da ben tre giorni non riesce a prendere alcun pesce: in realtà non è colpa sua perchè la marea sembra assente ed il livello del mare è rimasto per giorni basso ed immutato.

Nel mese in cui siamo qui non era mai successo prima. La marea cambiava spesso l’aspetto del mare crescendo lungo la scogliera anche di tre o quattro metri. Ormai era abitudine durante la notte ascoltare il rifrangersi delle onde contro la roccia. Da giorni tutto tace. Probabilmente è la luna o qualche cambiamento stagionale ma l’effetto è particolare, disorientante.

Come se non bastasse la notte è rischiarata da incredibili fulmini viola che in lontananza sull’oceano sfrecciano all’orizzonte. Il mare quieto e lampi viola che silenziosi corrono nel buio senza che se ne possa ascoltare il tuono. Sono grandi a tal punto che l’occhio li vede arrampicarsi attraverso le nuvole così come vedrebbe un rivolo d’inchiostro correre lungo un foglio di carta aprendo il suo tratto in mille ramificazioni. Fulmini grandi come mai visti prima, ma muti, resi silenti dalla distanza che ci separa: lampi senza voce illuminano la notte.

Io, Enzo ed il Napoletano ci siamo incamminati lungo un pontile di legno lungo quasi 120 metri che dalla scogliera si spinge nel mezzo della baia. Da là, in fondo eravamo immersi nel mare, circondati dall’acqua guardando da un lato la terra ferma e dall’altro l’orizzonte ed il suo spettacolo di saette. Su tutto l’oceano silenzioso e quieto come mai l’avevo ascoltato.

Sì, una notte strana. Mi ricorda un piccolo libro a fumetti a cui ero decisamente affezionato che racconta proprio di una notte come questa dove tutto può succedere, persino l’incredibile: La notte del Saraceno. Spero che la signorina che ora custodisce quel mio tesoro di infanzia ne abbia debita cura, era una storia delicata di avventura ed amore che non dovrebbe andar persa.

Io ora resto qui, a guardare il fuoco del cielo ed il silenzio del mare. E’ una notte strana di cui ancora nessuno conosce l’alba.

Davide “Birillo” Valsecchi

Con noi  non abbiamo l’attrezzatura fotografica per “catturare” i fulmini ma quest’immagine, presa da fenomenitemporaleschi.it, si avvicina molto, sebbene in piccolo, a quello che possiamo vedere noi da qui. Giulio, il nostro ingegniere al “Campo Base Le Zie”, poi mi/ci spiegherà perchè i fulmini sono viola qui =)

Asso chiama Zanzibar #04

Asso chiama Zanzibar #04

African Voices
African Voices

[In collaborazione con il laboratorio di giornalismo della Scuola Media di Asso coordinato dalla Professoressa Giulia  Caminada ecco i nostri racconti di viaggio dedicati ai giovani giornalisti]

Buongiorno ragazzi

In Madagascar ieri si è abbattuto Bingiza, una tempesta tropicale. Noi siamo a qualche migliaio di chilometri più a nord sull’Oceano Indiano ma anche qui si è visto il cielo oscurarsi durante il pomeriggio ed oggi era colmo di nuvole,  su ogni cosa pesava una terribile cappa. I fenomeni atmosferici qui sono molto più violenti ed estesi di quanto siamo abituati in Europa.

Il nostro cancello prosegue bene e presto vi mostrerò alcune foto in anteprima: promesso!!

Nelle passate settimane avete fatto un ottimo lavoro di ricerca dimostrando curiosità ed interesse per la vita e la realtà Africana. Per questo motivo oggi voglio presentarvi qualcuno di molto più esperto di me a cui potrete porre domande ancora più difficili: Marco Pugliese.

Io ho conosciuto Marco lo scorso anno al mio rientro dalla Tanzania attraveso Internet: Marco era rimasto colpito dai nostri racconti di viaggio e voleva proporli ai lettori del suo portale interamente dedicato all’Africa. Fui molto contento di come le nostre storie furono accolte ed insieme a Marco realizzammo anche una piccola intervista/conferenza dove raccontai la nostra esperienza interagendo con gli utenti del portale.

“African Voices”, il portale di Marco, si avvale della piattaforma Facebook e conta oltre 12.000 iscritti: tutti appassionati che vivono, lavorano o semplicemente amano l’Africa. E’ uno dei punti di riferimento italiani, uno strumento di condivisione sull’Africa e punto di riferimento “live” per chi vuole conoscerla nei suoi vari aspetti storici, sociali, culturali, di vita vissuta. Uno spazio dedicato agli africani nel mondo e per chi vive o lavora in Africa o per l’Africa.

Qualche giorno fa ho contattato Marco raccontandogli che ci sono dei giovani giornalisti affamati di conoscenza in cerca di qualcuno da intervistare e a cui porre domande. Marco è rimasto molto colpito dalla nostra iniziativa che unisce  viaggio e scuola. Per questo, dopo esserci confrontati con la professoressa Caminda, abbiamo deciso di tentare un nuovo esperimento.

Il piano è questo: il vostro laboratorio di Blogiornalismo comporrà una lettera indirizzata ad “African Voices” proponendo una decina di domande che Marco provvedrà a presenterà ai suoi utenti ponendole al centro di un piccolo dibattito. Dopo una settimana raccoglieremo le varie risposte ricevute fornendo al vostro laboratorio il materiale necessario per continuare la vostra ricerca. Se tutto va come speriamo avrete la possibilità di realizzare un’intervista a 12.000 persone scoprendo un intero continente spaziando dalle coste del Mediterraneo fino alla punta estrema del Sud Africa!!

Per cui, sempre insieme alla Professoressa Giulia Caminada, cominciace ad ingegniarvi su cosa domandare in questa vostra nuova inconsueta intervista. Io, Marco ed altre dodicimila persone attenderemo i vostri quesiti pronti a fornirvi il meglio della nostra esperieza e delle nostre conoscenze.

Forza ragazzi: all’opera!!

Davide “Birillo” Valsecchi

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