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Tanzania the Movie

Tanzania the Movie

Verso l'Hanang
Verso l'Hanang

Sono passati ormai quasi otti mesi dal 21 Aprile 2010: sembra trascorsa un eternità da quella mattina buia in cui, Enzo ed io, ci siamo incamminati su per il monte Hanang nel cuore dell’Africa.

Ricordo che mi mancava il fiato quella mattina, avevamo fatto un lungo e scomodo viaggio  fino a Kathesh ed avevamo riposato solo mezza giornata: cominciavo ad essere stufo di mangiare solo  pollo arrostito a pezzi e mi sentivo stanco.

Mi mancava il fiato quella mattina ed al buio respiravo lento ad ogni passo perchè le gambe ed il corpo si adattassero a quella piacevole sensazione che è camminare: rotto il fiato e scaldati i muscoli potevo immergermi nell’avventura della scoperta.

Il vento soffiava forte come se scappasse nel buio dall’alba incalzante che nasceva sulla pianura. Enzo camminava davanti a me: la montagna, il vecchio vulcano, era coperto di vegetazione ed il ripido sentiero saliva lento ed incessante lungo il suo fianco occidentale.

Nei suoi 3415 metri svettava al di sopra delle nuvole che spinte dal vento si ammassavano sulle sue pendici: un emorme piramide posta nel mezzo di una sterminata pianuta verde costellata di laghi.

Mi ero quasi dimenticato di quella salita, il ricordo si era quasi assopito nella memoria per tornare ora, riguardando le foto, nuovamente vivo e vibrante: che bella montagna, solitaria e magnifica in un mare di nuvole.

Ho finalmente “montato” i filmati di quel giorno in una piccola clip. Spero vi faccia piacere vedere l’Africa dall’alto così come abbiamo potuto fare noi quel giorno:

Qui trovate il racconto di quella gioranta che scrissi la notte stessa quando tornammo finalmente a valle: Sopra le nuvole d’Africa

Davide “Birillo” Valsecchi

Cai Asso: tradizione per la montagna

Cai Asso: tradizione per la montagna

I nostri successi
I nostri successi

Squilla il telefono, rispondo. E’ Renzo Zappa, il Presidente del CAI-Asso: “Ce l’hanno fatta, hanno chiamato stamattina, sono arrivati in cima all’Island Peack!”

Ecco un altro risultato nella lunga storia della nostra piccola sezione: Franco Bramani e Roberto Maggioni, soci e consiglieri del Cai Asso, hanno raggiunto la cima dell’Island Peak, una montagna  di 6189 metri nel cuore del Nepal.

I “nostri” sono ancora in Nepal ma in qualità di Vice-Presedente della sezione voglio esprimere loro i complimenti di tutti i soci ed un po’ di quell’entusiasmo che trasmetteva Renzo nella sua  telefonata: “Dai, dai, scrivi qualcosa che sono stati bravissimi!! In cima tutti e due!!”. Il presidente era proprio contento.

Ma la piccola  sezione di Asso vanta al suo attivo una tradizione invidiabile, una passione che viene vissuta a vari livelli e a tutte le età. India, Pakistan, Nepal ma anche Africa e Ande. I soci del Cai Asso esplorano le cime del mondo. Proprio quest’anno è arrivato un’altro successo importante: Giovanni Paredi ha infatti raggiunto la vetta dell’Aconcagua, a quota 6962 metri, il punto più alto delle Ande argentine, la più importante montagna della Cordigliera.

Angelo Rusconi continua la sua opera benfica in Pakistan ormai da oltre dieci anni e in Africa il Cai Asso, se la nostra bellissima Hanang (3417 metri) può sembrare una montagna troppo piccola, si fregia della cima del Monte Kenya (5.199 metri) grazie a Luciano Giampà.

Ma il vero orgoglio, la vera gioia della nostra sezione, è il continuo impegno profuso nella conservazione del nostro territorio e nell’insegnamento alle nuove generazioni. Ogni viaggio, ogni conquista, è solo un ulteriore esempio da offrire ai giovani che si avvicinano alla montagna scoprendo una nuova passione. Tra le tante fotografie ed i ritagli di giornale che adornano la nostra sezione brillano piccole soddisfazioni come questa:

“Allievi alpinisti a scuola di roccia e sentieri. E’ accaduto ad Asso, dove 16 giovani del Cai Asso hanno raggiunto la vetta dei Corni di Canzo, partendo dal monumento ai Caduti di Valbrona. Lungo la via del Caminetto, i ragazzi hanno messo in pratica quanto imparato durante il corso di introduzione all’arrampicata organizzato nella scuola di Valbrona: sotto la direzione di Lia Mozzanica e con la collaborazione degli istruttori del Cai Asso e della Società Sportiva Valbronese, i partecipanti hanno appreso tutti i segreti dell’andare in montagna in sicurezza.

Una abbraccio a tutti i soci della nostra sezione e ai “nostri” ancora in viaggio!!

Davide “Birillo” Valsecchi a nome del Consiglio del Cai Asso

Sopra le nuvole d’Africa

Sopra le nuvole d’Africa

Eccoci qui, ancora tra laghi e montagne, incapaci di capire se siamo montagnini, marinai o semplici casinisti. Sono le cinque del mattino quando cominciamo a camminare nel buio. Dallo zaino prendo una trecking light, spezzo la capsula al suo interno e la agito mentre diventa azzurra illumninado i miei passi come la Luce di Galadriel.

Tra i rami della foresta si spande un’odore che non conosco, è un misto tra malva e menta. Camminiamo nel fitto della boscaglia mentre la montangna è ancora avvolta dalla nebbia e dalla foschia. Il monte Hanang si alza solitario in una pianura sterminata e durante la notte raccoglie a sè tutte le nuvole. Credo sia questo a rendere così rigogliosa la vegetazione che la ricopre.

In lontananza si vedono i primi raggi dell’alba. Siamo in Africa e tuttto qui è un po’ una sorpresa. L’alba porta con se qualcosa di inaspettato e violento: il vento.

Nella pianura si alza un vento fortissimo che spazza le nuvole e scuote le piante e quasi ci travolge sul sentiero. Difficile descrivelo, più facile spiegarlo. Il sole africano è come il nostro ma intenso come attraverso una lente di ingrandimento. Mentre avanza nel cielo il suo calore si scontra con il freddo della notte facendo impazzire l’aria. Nella pianura le nuvole, spinte dal vento, sembrano scappare dalla luce.

Uscendo dalla boscaglia ci incamminiamo lungo il crinale in balia delle folate, quando gli zaini fanno vela ci spostano e buttano a terra. E’ impossibile sentire quello che mi dice Enzo nonostante urli stando sdraito per terra. Pensavo che il nostro avversario sarebbe stato il caldo, battersi con tale vento è una sorpresa elettrizzante. Tra le creste le nubi volavano veloci tra il baccano ed i sibili. Rido, restare dritti davanti a tanta forza è un impresa che riempie d’orgoglio.

Passo dopo passo avanziamo mentre sotto di noi si sveglia la pianura verde del centro Tanzania. In lontananza ci sono le Uluguru e le colline di Kolo. Passo dopo passo superiamo le nuvole, siamo al di sopra di tutto quello che si affaccia tra noi e l’orizzonte. Sotto di noi si alterna un oceano bianco ad uno sconfinato manto verde.

La cima è oltre una lunga cresta in quota ed il vento continua a coprirla e scoprirla facendo scivolare le nuvole tra le sue rocce. Con la mia piccola macchina fotografica provo a riprendere in filmati quella danza, quei bisonti candidi che corrono nella piana.

Poco prima della vetta il sentiero attraversa delle piccole placche ma senza difficoltà passiamo oltre. Poi, poco sotto la cima, rallento il passo, lascio  qualche metro tra me ed Enzo che mi precede. E’ stato bravo il nostro artista, voglio che se la goda. Arriva in cima quasi da solo, si siede su un sasso e si gira ad aspettarmi con un sorriso che è una soddisfazione. Io faccio gli ultimi metri appoggiando pesante ogni passo, sono gli utlimi in salita oggi. Raggiungo Enzo e gli stringo la mano dandogli una sonora pacca sul dorso: sono proprio contento sia arrivato in cima.

Dopo sei ore di salita lungo il fianco dell’Hanang siamo a 3417 metri nel centro della Tanzania. Attorno a noi solo Africa a perdita d’occhio: 360 gradi di panorama mozzafiato.

Il vento però è ancora forte e mentre faccio le foto lo sento mordermi le dita. Mangiamo qualche biscotto, un’osceno succo di frutta al mango e siamo quasi pronti. Uno scatto con il gagliardetto di Asso in omaggio alla nostra “casa” e cominciamo la lunga discesa mentre il sole è ormai alto.

E’ una bella montagna l’Hanang. Si è fatta corteggiare il giusto ed alla fine ha saputo concedersi senza drammi o scenate. E’ la regina di questa pianura e non sono affatto dispiacito di averla scelta snobbando quella “prostituta di lusso” che è diventata il Kilimangiaro. E’ una bella montagna l’Hanang, vale la pena venire fin qui per conoscerla.

Per me è stato un vero piacere e confesso che mi ha dato più soddisfazione persino del 6000 fatto l’anno scorso in Ladakh. Mi è piaciuto poter raggiungere la cima con un buon amico, sono stato contento ci fosse anche Enzo lassù. Gassman una volta disse in un suo film: “Un amico è qualcuno che ti conosce ma che, nonostante questo, ti vuole bene lo stesso”. Credo sia una buona verità da scoprire sopra le nuvole d’Africa.

Davide “Birillo” Valsecchi

Voglio fare un po’ di ringraziamenti: al presidente della nostra sezione CAI, Renzo Zappa, che come consueto ha dato il patrocinio alle nostre scarpinate. Ad Alberto Pozzi che anche quest’anno, come da lunga tradizione, insieme agli istruttori del CAI Asso insegna ai bambini della nostra valle come avvicinarsi alla montagna. Anche io ho cominciato così.

Voglio ringraziare inoltre Luca e Gianni di Ecologia e Ambiente, Tino del Taurus Sport, il Dottor Paolo Anzani, la nostra assese assistente di viaggi Silvana e Radio LifeGate: senza il vostro aiuto non riusciremmo a cacciarci continuamente nei guai!!

(«ndr. questo articolo è stato scritto nel villaggio di Babati, ai piedi dell’Hanang la notte stessa in cui siamo scesi dalla montagna. Difetta di stile e di forma ma è denso di fatica onesta e di intenzioni autentiche»)

Mount Hanang (3417m)

Mount Hanang (3417m)

Mount Hanang dal lago Babati
Mount Hanang dal lago Babati

Alla fine abbiamo trovato in Tanzania una montagna che ci piacesse e che non richiedesse un mutuo per essere scalata: il monte Hanang.

Questa montagna, di origine vulcanica, si alza 3417 metri nel mezzo delle pianure della Tanzania centrale ed è la quarta vetta per altezza del paese.

La prima è il Kilimangiaro, con i suoi 5896 metri, mentre la seconda è il Meru, con 4566 metri. La terza vetta è il Loolmalasin, una vetta vulcanica di 3648 metri nel cuore del parco del Ngorongoro.

Lontano da ogni costossimo parco si trova il nostro Hanang.  Credo che il permesso per la salita ci costerà “trenta ragionevoli dollari” a testa e l’aiuto di una guida locale. Direi che per ammirare l’Africa dall’alto sia un buon prezzo!!

Mi incuriosisce molto anche tutto l’ecosistema che circonda la montagna e la curiosa etnia che lo popola. Qui infatti vivono i Barbaig, uno strano popolo dedito all’allevamento di capre che ancora vive (dicono) in modo tradizionale. Sono in pratica l’unico popolo “di montagna” in mezzo ai pastori Masaai che invece allevano vacche nella piana. Già mi piacciono!!

Non so se a Kathes si potrà trasmettere via Internet. In quel caso questo messaggio, che ho scritto e programmato qualche giorno fa, vi farà sapere dove siamo finiti. Se va tutto bene staremo già scarpinando su per le pendici del vulcano!!

Nella foto si vede il Mount Hanang in uno scatto fatto dal lago Babati fatto qualche giorno fa.

Ciao

Davide “Birillo” Valsecchi

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