Birillo il Matto

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Notte di arcani e magia sabato sera. Sul tavolo bottiglie di birra e scatole vuote di pizza d’asporto, nelle casse Iggy Pop mentre Cris sceglieva le canzoni.  C’era la Luna piena ed era stata una settimana difficile. Io e Bruna abbiamo avuto alti e bassi cercando di capire cosa fare del nostro futuro e, grazie al cielo, una pioggia di amici ci è piovuta addosso nel mentre.

Alessandra, la ragazza di Cristian, è laureata in filosofia e discuteva con Emanuele di filosofi e psicologi famosi. Mi guardano e mi chiedono: “Ti senti Platonico o Aristotelico?”. Rido, ancora provano queste cose con me. “Di solito divento Platonico solo se non ma la danno, ma in linea di massima resto un Cinico”. Scuotono la testa e riprendono ad arrovellarsi su questioni Kantiane mentre io e Cristian apriamo un’altra birra: panta rei!!

Alessandra è una ragazza davvero speciale dalle capacità curiose. Ha studiato per molti anni gli studi sulla cartomanzia e sulla divinazione di Carl Gustav Jung, psicologo e psichiatra la cui fama rivaleggia con quella di Sigmund Freud e che tra gli scienziati moderni ha maggioramente esplorato ciò che di paranormale sembra nascondere la mente umana e la realtà.

Bruna voleva farsi leggere le carte e così Ale ha tirato fuori dalla borsa il suo mazzo, le ventidue lame dei Tarocchi di Marsiglia. Mi piacciono le carte, sono strumenti potenti, più di quanto la gente creda, ma al contempo detesto che si curiosi nella mia mente, che si sbirci nei mei pensieri, che mi si invada.

Se a Brera ti legge le carte una finta zingara è una cosa, se lo fa una filosofa e psicoterapeuta è un’altra. Non è cosa da prendere alla leggera. Non mi andava che Ale si affaticasse per me, so per esperienza quanto sia difficile interpretare il mio futuro: “Ale, non leggermi le carte. Facciamo un gioco più semplice: io mischio il tuo mazzo e scelgo una carta. Tu devi semplicemente dirmi cosa rappresenta quella carta nei tuoi tarocchi”.

Incuriosita Ale mi ha dato le sue carte ed io ho iniziato, con molta cura, a mischiarle lasciando che il gesto mi assorbisse. Con uno straccio ho pulito il tavolo, appoggiato il mazzo e steso le carte con un delicato gesto della mano. Un respiro e via: “Non può che essere questa!”.

Ho quindi preso una carta e l’ho girata osservando compiaciuto e divertito la scelta fatta: “le mat”, il matto. Intorno tutti osservavano la mia piccola magia e la curiosa figura sulla carta: un giullare girovago, col cappello a sonagli e col bastone, che regge su una spalla un fagottino con le sue poche cose e si avvia verso una strada non meglio identificata, rincorso da un cane che gli sta lacerando una calza.

Tra le ventidue carte è l’unica che non possiede un numero, è un eccezione, una specie di jolly. L’unica carta del mazzo che sembra urlare “Io non sono un numero!”. Una figura che ha chiaramente lasciato il sistema, ha abbandonato il mondo normale e a cui non importa che il cane, o il pregiudizio, lo morda o lo spinga. Un ribelle stufo di tutte le altre carte e delle loro regole, della loro morale, e che ha deciso di lasciare tutto. La ferita alla gamba suggerisce come questo non sia stato fatto senza difficoltà.

Ho riso compiaciuto: quale carta migliore potevo scegliere per me? Bruna invece era quasi spaventata mentre Emanuele era divertito. Cristian si è limitato a scegliere un morbido passaggio di pianoforte per ammorbidire le parole di Ale.

“E’ una figura che cammina e, nel tuo caso, sembra decisamente adatta. Ha un grande potenziale. Jodorowsky sostiene che il matto sia pura energia, ma è altrettanto vero che è totalmente incontrollabile se non adirittura fuori controllo: può essere tutto ma può disperdersi e diventare niente. Non possiede limiti ma questo, alle volte, può essere un rischio enorme.”

Trovo interessante che sul tavolo siano state poste ventidue carte ed io abbia scelto l’unica che non mi racconta nulla di nuovo. Credete davvero che questa carta mi assomigli?

Il Matto sembra non avere età , il suo sguardo è diretto verso l’alto e guarda in avanti senza alcuna preoccupazione. Voltando le spalle al passato, cammina spedito verso il futuro, tenendo un bastone nella mano destra e portando con la sinistra un sacchetto appeso a un secondo bastone. Annuncia il suo arrivo con il tintinnio dei campanelli attaccati al suo collare e alla cintola, facendo ridere la gente, scacciando gli spiriti maligni mentri i cani gli corrono dietro per morderlo. Il Matto è indifferente alla derisione altrui derivante dalla sua diversità, ma non bisogna dimenticare che i giullari erano gli unici che potevano dire le verità più sgradevoli anche ai sovrani, protetti dalla loro pazzia che li assimila al mondo divino, esclusi dalle leggi umane che governano il mondo. Pazzia quindi come stato di suprema saggezza.

No, secondo me non mi assomiglia per niente =)

Davide Valsecchi

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