Svizzera: Cabane de Bertol (3.311m)

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Sabato si parte come sempre all’alba. Dopo una notte insonne salgo sull’auto che passa a prendermi, a bordo Renzo, Giorgino e Franco. Siamo in viaggio e la nostra destinazione dista quesi 600 km al di là del confine, nella Svizzera Francese.

I tre “vecchietti” che mi accompagnano sono tra le persone più spassose che conosca e le ore d’auto passano leggere bivaccando qua e là in qualche bar in cerca di caffè e brioches. Alle 11 siamo ad Arolla: abbiamo percorso un lunghissimo giro che ci ha portato sull’altro versante dell’arco alpino valdaostano.

Siamo i primi ad arririvare e poi, alla spicciolata, arrivano anche tutti gli altri istruttori e gli alievi del Corso di alta Montagna della Scuola Alto Lario. Alla fine, infilati gli scarponi, siamo una comitiva di quasi trenta persone che si avvia attraverso la Val Pelline, alle pendici del Mont Collon (3.637 m) e del suo imponente ghiacciaio pensile.

Schiacciati dai pesanti zaini e dell’equipaggiamento d’alta quota che contengono ci inerpichiamo lungo il fianco dell’antico morena glaciale fino a raggiungerne la sommità, da lì avvistiamo finalmente la nostra meta: la Cabane de Bertol, un rifugio alpino abbarbicato come un nido d’aquila sullo sperone di roccia che domina il ghiacciao.

Per raggiungere il rifugio dobbiamo affrontare un lungo tratto di nevaio per poi risalire una scala a pioli metallica di quasi sessanta metri. La quota ed il caldo cominciano a farsi sentire ed ogni passo porta il peso di una settimana difficile che non vuole lasciare libera testa.

Renzo, in forma strepitosa a 68 anni, ingrana letteralmente la quarta e brucia tutto il gruppo distanziandoci. Io invece mi fermo su un sasso in mezzo alla neve, respiro e guardo intorno. Piano piano lascio che la magnificenza che mi circonda disciolga i crucci che mi tormentano. Raggiungo il rifugio per ultimo ma questo poco importa: i pensieri “pesanti” sono rimasti un po’ più a valle.

Il rifugio è davvero piccolo e circondato da vertiginosi strapiombi che traspaiono attraverso le grate delle passerelle: un nido d’aquila irraggiungibile e sicuro, scaldato dal sole lungo tutto il suo percorso da Est ad Ovest.

All’esterno uno Svizzero suona un Alphorn, il Corno delle Alpi, il lungo strumento musicale tipico dell’arco alpino. Il suono del corno rimbalza tra le pareti di roccia e si allunga per chilometri tra le montagne. Il suonatore, compiaciuto della nostra attenzione, intona alcune sequenze alpine tra le più classiche e si diletta in qualche passaggio Jazz mostrandoci la duttilità dello strumento. Tutti insieme ci concediamo una foto ricordo con questo inconsueto corno: da sinistra Giorgino, Franco, Renzo, Antonio (il Fuma) e Birillo.

Nel rifugio non si mangia poi così male per essere in Svizzera: la vecchia gestrice è una tra le persone più educatamente scortesi che si possa incontrare ma le due figlie hanno un gran sorriso. Attenzione però, nel rifugio non c’è alcun tipo di acqua potabile eccetto quella in bottiglia e un litro e mezzo lo si paga 10 franchi, aka 8 euro!

La notte, nella camerata, passa tranquilla e finalmente riesco a dormire sei ore filate (Accidenti, per farmi una dormita decente devo andare a 3000 metri!!) Al mattino però il tempo riserva sorprese amare: una perturbazione nera e minacciosa si è addensata sopra il ghiacciaio e comincia a piovere acqua e neve. Puntavamo a raggiungere la cima della Tête Blanche (3.724m) da cui si gode una vista magnifica sul Cervino, purtroppo invece dobbiamo “ritirarci” di corsa sfuggendo al mal tempo.

Capita in alta quota, così è la montagna, decide sempre lei. Tuttavia la salita al rifugio del giorno prima (1300 metri di dislivello) è bastata a rendere più che soddisfacente questo lungo viaggio.

Con quest’uscita si conclude il corso d’Alta quota ma l’entusiasmo che sembra pervadere il nostro CAI è solo all’inizio: le escursioni dell’Alpinismo Giovanile, l’attività del Gruppo Over (i nostri agguerritissimi veterani!!) e le salite del Corso d’Alta Quota sono state solo la parte iniziale di un programma che si farà ancora più intenso in Estate e sopratutto in Autunno. Ci sarà pane per i denti tanto per gli esperti quanto per i neofiti: quest’anno infatti abbiamo avuto un incremento notevole di Soci, oltre una ventina, ed i nuovi iscritti sono tutti ansiosi di imparare ed esplorare montagne.

Seduto con un bicchiere di birra in mano lungo il passo della Novena (il Nufenenpass) me la rido con i miei soci di scorribanda tutti ultra sessantenni: dio mio, questi tre hanno esperienza da vendere ma messi insieme sono più casinisti dei ragazzini!! Lasciate in pace la cameriera!!

Davide Valsecchi

[photonav url=’https://www.cima-asso.it/wp-content/uploads/2012/07/cabane_bertol.jpg’](Muovi il mouse sull’immagine per spostare il punto di vista sulla panoramica)

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