Invernale al Grignone

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Fabrizio ha comprato i suoi primissimi scarponi a Settembre e, prima di allora, non aveva quasi mai messo piede in montagna. D’altro canto io avevo promesso di portarlo in cima al Grignone e poco importava che all’epoca della promessa non ci fosse un filo di neve.

Così  Sabato mattina, il primo di Dicembre, eravamo alla chiesetta di Balisio, ai piedi delle due Grigne maestosamente imbiancate. Le previsioni avevano promesso sole ma al contrario eravamo avvolti da una fitta nebbia e da un tempo incerto.

Per “vestire” Fabrizio avevo dovuto dare fondo agli armadi e frugare nel magazzino della nostra sezione Cai in cerca di ramponi, ghette e piccozza. Il suo equipaggiamento aveva quindi un che di vintage anni ’60 e sembravamo entrambi sponsorizzati per lo più dalla Caritas. Per sicurezza nello zaino avevo un intero campionario di calzettoni di ricambio e vestiti asciutti sufficienti per un lungo trekking. Oltre a questo imbraghi, corda e quant’altro potesse servire se l’impresa si fosse dimostrata troppo ardua per la sua limitata esperienza.

Se il nostro aspetto ricordava più quello degli “scappati di casa” che degli alpinisti invernali, il nostro morale era alto e ben determinato a superare i 1670 metri di salita che ci dividevano dalla cima e dal Rifugio Brioschi.

La visibilità era scarsa ed avvolti dalla nebbia avanzavamo addentrandoci in un ignoto bianco proseguendo passo dopo passo lungo la traccia, seguendo le paline. In quella solitudine bianca avevo però la possibilità di spiegare a Fabrizio come muoversi sulla neve e come affrontare la salita senza che la meta sovrastasse opprimente ogni suo passo.

Giunti al bivacco dei Comolli abbiamo tirato fiato prima di affrontare il muro. Per sicurezza abbiamo indossato gli imbraghi e preparato i ramponi. Un pezzo di cioccolato e poi via, dritti in salita puntando alla cresta: la neve era abbastanza soffice e sufficientemente compatta da sostenere il peso dei nostri passi sebbene, via via salendo, si facesse più dura e ripida.

Giunti sulla cresta il vento ha cominciato a soffiare freddo gelando i vestiti ed imperlando di bianco la nostra barba. La neve si era fatta ghiacciata e dovendo affrontare la lunga cresta che porta alla cima abbiamo indossato i ramponi. Mentre controllavo il suo equipaggiamento spiegavo a Fabrizio come il vento avesse modellato le pericolose cornici di neve che si slanciavano nel vuoto oltre la cresta. Tutto per lui lassù era nuovo e sconosciuto, ripido e gelato. Io dovevo dare lui la sicurezza e le conoscenze necessarie ad attraversare quell’ignoto in sicurezza: credo che per lui quello sia stato uno dei momenti più emozionanti.

Lasciavo che camminasse davanti a me controllando ogni suo gesto ed indicandogli come superare i tratti ghiacciati e le roccette affioranti: il nostro mondo era un oceano bianco ampio solo qualche metro. Poi dalla nebbia è emersa una grande croce incrostata di ghiaccio e neve: “Fermati Fabrizio, sei sulla cima del Grignone. Ce l’hai fatta!”

Le montagne sono posti magici. Lassù, una volta raggiunta la croce, il vento è cambiato e lentamente la nebbia si è diradata lasciando che Fabrizio fosse improvvisamente “sorpreso” dalla grandezza che lo circondava.

Il rifugio Brioschi, posto appena sotto la cima, era avvolto dal ghiaccio e dalla neve: ogni cosa si opponesse al vento era stata ornata e cristallizzata di bianco. Al suo interno ci aspettavano Alex ed Emiliano, i due mitici “Capanat” che presidiano il “rifugio più amato dagli italiani”.

Un piatto di polenta calda davanti alla stufetta lasciando che il tepore si faccesse strada tra i vestiti umidi. Sulla cima del Grignone, tra storiche mura avvolte dalla neve, lontanti da tutto, sono le piccole cose quelle che si apprezzano di più. Nel rifugio, oltre ai due indomiti gestori, eravamo in cinque ad aspettare che calasse il sole e, alla fine, il tramonto infuocato che avevo promesso a Fabrizio è arrivato.

Dopo il tramonto, con il calare del buio, il cielo si è nuovamente coperto ed ha iniziato a nevicare. Noi, chiusi dentro il rifugio, abbiamo mangiato tutti insieme trascorrendo una bellissima ed allegra serata prima di infilarci tra le coperte delle brande. Fuori la temperatura era calata fino a meno otto mentre dentro godevamo del tepore di onesti dodici grandi.

Il premio, il grande regalo per le fatiche di Fabrizio, attendeva il sorgere del nuovo sole. Domenica infatti il cielo era azzuro e sgombro a perdita d’occhio. Finalmente davanti a noi si mostrava in tutta la sua bellezza il panorama del Grignone!

Mentre discendavamo dalla montagna completamente illuminata dal sole una folta schiera di alpinisti saliva verso la vetta. Guardandoli allineati lungo il “muro” ero contento che la nebbia del giorno prima ci avesse regalato una salita densa di silenzi e spazi vuoti da gustare con emozione e riserbo.

Giunti nuovamente ai Comolli abbiamo avuto un’altro regalo: gli amici. Danile con la sua compagnia e poi Eugenio, Andrea, Michela: ai piedi della montagna era tutt’un abbracciarsi e salutarsi! Uno dei più intrepidi mi ha guardato e tentandomi: «Dai forza Birillo! Torniamo sù tutti insieme!». 1500 + 1500 + 1500 + 1500: forse sarebbe stato davvero troppo per il nostro eroico Fabrizio!

I miei complimenti vanno quindi al mio Socio ed i miei ringraziamenti a Alex ed Emiliano: siamo stati davvero bene lassù nel vostro rifugio coperto di ghiaccio! Alla prossima!

Davide “Birillo” Valsecchi

Tracciato Gps salita:
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