Moregallo: Oh Johnny, I hardly knew ye.

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Il resto della squadra è disperso per qualche mercatino natalizio e con me c’è solo Andrea: ventenne, 46 di piede, un paio di scarponi nuovi di pacca ed una maglietta dei DropKick Murphy. Mentre gli offro la colazione gli assesto una manata sulle spalle: «Bene socio, oggi siamo solo io e te. Questo significa che possiamo fare un po’ di baccano!» Lui ride: oggi ci divertiremo un po’.

Molliamo la macchina alla chiesetta di San Martino a Valmadrera e ci infiliamo nella valle del fiume Inferno risalendo il sentiero delle vasche. Il sole ha già iniziato a filtrare nella gola e non c’è ghiaccio sulle rocce bagnate mentre risaliamo lungo le cascate.

Tappa veloce a San Tomaso e poi rapidi verso la sorgente di Sambrosera e l’attacco del Canale Belasa. Andrea regge bene, la giornata è magnifica. Raggiunta la bastionata del “Grissino” mi viene voglia di esplorare e lascio Andrea sulla traccia per infilarmi negli infiniti canali laterali. Più mi guardo intorno e mi viene voglia: «In primavera dovrei portarci la squadra: armati di fittoni, chiodi e corde potremmo davvero divertirci a ravanare qui in mezzo!».  Il versante Sud-Est del Moregallo è un odissea di canali, cenge, creste e guglie che davvero in pochi hanno esplorato: tutti quelli che lo hanno fatto ne hanno amato la natura intimamente selvaggia.

«Andrea, te la senti?» Lui annuisce ed iniziamo ad arrampicarci lungo la parete erbosa che ginge il lato del Belasa seguendo una parvenza di sentiero tracciata dai mufloni. «Ci alziamo un po’ per fare due foto: occhio mi raccomando!». Superiamo una prima guglia e ci innalziamo su una cresta. Poi lo agguanto e lo tiro a me senza parlare: davanti a noi due mufloni non si sono ancora accorti della nostra presenza e pascolano nel sole. Quei due sono i primi mufloni che Andrea abbia mai visto in vita sua!!

Dall’uscita del Belasa puntiamo all’uscita della Cresta OSA. Poi, incuriosito, abbandono ancora la traccia tirandomi dietro il fidato “bocia”. Sulla parete sottostante il “ponte di pietra” trovo una lapide che non avevo mai visto. Con un po’ d’acqua metto a risalto l’incisione ormai invisibile: “Mario Vicariotto  13/12/1910 – 23/08/1971”. La montagna conserva la memoria di chi fu.

Sempre andando a zonzo trovo quello che stavo cercando da tempo: una grotta! Seguendo le tracce dei mufloni trovo infatti una nicchia incassata nella roccia. Profonda quattro metri è alta due e larga quasi altrettanto. Le bestie la usano per trovare riparo dalla pioggia e dal vento ma potrebbe starci comodamente una tenda da due oppure tre o quattro sacchi a pelo in estate. Ora anche sul quel versante ho un nuovo bivacco!!

Raggiunta la cima ci godiamo uno dei panorami migliori di tutto il triangolo lariano:

A Est: le Grigne, il Pizzo dei Tre Signori, l’Arena, Il Cancervo, il Venturosa, i Campelli, il Ponteranica ed il Resegone. A Nord: la catena del Cavregasco, la Granizirola – Gino – Bregagno- Grona, il Crocione e il Galbigia. A Ovest: le cime innevate dell’Oberland Bernese, il San Primo, Il Leone, il Generoso, i Mishabel, l’imponente Rosa, l’inconfondibile Cervino, il Palanzone, il Gran Paradiso ed i dirimpettai Corni di Canzo. A Sud: il Rai, il Cornizzolo,  il Prasanto, il Corno Birone ed il monte Barro.

Uno sguardo che spazia sulla punta di Bellagio e sui tre rami del Lago di Como, sull’Adda e sui laghetti di Annone, Pusiano e  Garlate. Il Moregallo è il Re Selvaggio del Triangolo Lariano, la grande ed inesplorata frontiera: «Vedrai, quando avrò abbastanza gente è quassù che verremo estati intere a dare battaglia!»

Scesi lungo la cresta ci infiliamo nel grande buio che avvolge il canale alla base del Corno Orientale, l’altra infinita parete dei Corni di Canzo. La leggendaria Fasana con i soi 130 metri è la principessa dimenticata, la Nord-Est dell’Orientale con i suoi 260 metri è il vero gigante silenzioso. Se quest’anno abbiamo corteggiato e conquistato la principessa, la prossima primavera sarà il momento di sfidare il gigante!!

Così il povero Andrea si ritrova ad inseguire un folletto ipereccitato scendendo lungo  un ghiaione coperto di neve a ridosso di una parete verticale e strapiombante da cui, allegramente, precipitano stalattiti di ghiaccio: un posto magnifico e terribile!!

Quando, finalmente, torniamo a San Tomaso è giusto pagare pegno: «Ti sei meritato una birra, amico mio. Grazie per avermi accompagnato in questa esplorazione! Sei stato davvero bravo!»

Davide “Birillo” Valsecchi

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