Il Grand Tour, tradotto letterale dal francese come “grande giro”, era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo Il viaggio era e destinato a perfezionare il loro sapere ed aveva sempre la partenza e l’arrivo in una medesima città.
C’è qualcosa di atavico e misterioso in un viaggio circolare, in un periplo, in una circunavigazione o in un orbita. Il giro del mondo o il “Kora” di una montagna, l’espressione di un percorso rivoluzionario, di un pellegrinaggio, che lascia tutto immutato ma profondamente diverso.
Il Gran Tour dei Corni è un lungo viaggio circolare che non solo permette di esplorare il nostro territorio ma offre l’opportunità, in un unico percorso, di osservare le nostre montagne da ogni angolazione. A fine giornata la macchina fotografica è piena di immagini della stessa montagna, tutte simili ma tutte diverse. In ognuno di quegli scatti è racchiuso un particolare che solo quell’angolazione, quel punto di osservazione, ti aveva finalmente permesso di notare .
Ad accompagnarmi in questo recente “tour” è stato Nicola, un mio coetaneo di Cantù con cui spesso mi avventuro in qualche esplorazione o rilevamento. Per lui il tour era un viaggio attraverso un territorio quasi completamente sconosciuto.
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Il percorso, nella mia interpretazione, è ormai quasi un classico. Si parte dal lazzaretto di Canzo alzandosi lungo il sentiero che dalla Val Pesora porta alla Cima del Cornizzolo. Il primo tratto è un bello strappo che da quota 470m ci si innalza lungo il crinale fino ai 1240m della Croce del Cornizzolo.
Salendo alla cima del Cornizzolo si iniziano a vedere nella pianura i laghi minori e tutto intorno le montagne. Spiccano i corni che, entro fine giornata, saranno la tappa conclusiva del tour. Appaiono vicini ma è ancora lungo il viaggio che ci porterà fin la.
Come lungo uno scivolo si scende fino al rifugio Maria Consigliere (SEC) risalendo, quasi in rincorsa, verso la cima del Monte Rai. Il panorama resta sempre lo stesso ma è in costante trasformazione. Mentre continui a guardarti intorno ciò che stava a sinistra ora sta a destra e ciò che era lontano ora appare più vicino.
Attraverso la bocchetta di San Miro si raggiunge la cima del Prasanto e ci si incammina verso le rocce del Malascarpa. Qui, insieme a Nicky, abbiamo fatto una breve deviazione verso i Campi Solcati scattando qualche foto che vi mostrerò in seguito (davvero un posto fantastico).
A questo punto inizia la discesa che segna la metà del tour ed il momento più critico. Si perde infatti quota per poi affrontare nuovamente una ripida salita: a metà del viaggio è come se si ricominciasse tutto da capo. Una trasformazione nella trasformazione che richiede una certa determinazione.
A dare sostegno in questo nuovo inizio abbiamo però la straordinaria bellezza del grande Faggio, il Fo, e la bontà dell’acqua che sgorga dalla fontana ai suoi piedi. Ci si ferma a tirare fiato, si mangia qualcosa e poi si torna a salire.
Qui ci sono due possibilità. Si può scendere fino al Corno Rat e risalire lungo il sentiero attrezzato che corre lungo il crinale, oppure puntare direttamente al Corno Orientale dal Fo. Il primo percorso è abbastanza tecnico ed esposto non sapendo come si sarebbe comportato Nicky sulle rocce ho optato per il sentiero guadagnando tempo ed energie per affrontare l’attraversata dei tre corni.
Il tuor, nella sua parte finale, affronta e concatena una serie di sentieri EE su creste di roccia piuttosto esposte. In pratica il difficile arriva in fondo, quando hai già speso tante energie e devi confrontarti con la roccia e gli strapiombi dei Corni.
Credo sia importante rimarcarlo perchè a questo punto avrete 5 o 6 ore di marcia nelle gambe e questo può mettere in difficoltà anche gli “escursionisti esperti” che su quel tipo di percorso normalmente non hanno difficoltà.
Dalla Bocchetta di Leura di raggiunge il Corno Orientale per poi risalire verso il lato Este del Corno Centrale lungo la cresta che sovrasta l’abisso della parete Fasana. Giunti all’anticima del Corno ci si trova davanti,quasi allineate, le due croci del Centrale e dell’Occidentale alle cui spalle, nelle giornate limpide, appare il Monte Rosa. Alla vostra destra invece tutta la bellezza del lago di Como incorniciato dalle Grigne e più dietro dal Legnone.
Si scende dal Corno attraversando la forcella per poi risalire attraverso il “Caminetto” fino alla cima del Corno Occidentale, il punto più elevato di tutto il tour.Dalla cima si può scendere lungo la Cresta del “Passo della Vacca” o attraverso uno dei tanti canali. In questo caso ho portato Nick a vedere il “Buco dei Corni” prima di abbassarci verso il sentiero numero 5 dando un’occhiata anche al versante di Valbrona.
La discesa attraverso i boschi è una lunga, per certi versi interminabile, camminata che con pazienza riporta al punto di partenza passando dal Prim’Alpe e da Gajum. In totale sono 7 cime per circa 17 chilometri da percorrere in 9 ore. Tanta fatica per non andare da nessuna parte. Ottima prova Nick 😉
Davide “Birillo” Valsecchi