Il giorno di SanValentino Bruna si è presentata furente alla porta di casa con la chiara e ferma intenzione di svuotare gli armadi e portar via tutte le sue cose. La bergamasca era furente per via di un curioso circolo vizioso emotivo in cui eravamo precipitati: lei era arrabbiata perchè nelle ultime tre settimane non mi sono quasi fatto vedere ed io, percependo maretta in porto, nelle ultime tre settimane ho prudentemente navigato ben al largo.
Fortunatamente, grazie al mio trascendente fascino, ho prontamente risolto la questione già sull’uscio di casa. Questo ci ha permesso di festeggiare degnamente la festa degli innamorati con una romantica cenetta a base di birra, gazzosa e pizza d’asporto. Gli appassionati lettori de “La Gazzetta Rosa di Cima-Asso” possono quindi stare tranquilli!
Il giorno successivo, mentre eravamo placidamente avvolpacchiati sottole lenzuola, suonano alla porta: «Perchè fare figli quando hai i Badgers che ti rompono le palle la domenica mattina?». Infilo i calzoni ed apro la porta a Boris. Cinque minuti dopo anche Mav ed Andrea cominciano a telefonarmi per sapere “Il piano del giorno”.
Fuori a tratti piove, a tratti nevica. Qualcuno prudenzialmente propone di andare a Lecco ad arrampicare alla palestra dei Ragni. Io taglio corto: «Siete fuori! Se c’è la neve ai Corni non ci si mischia con i tira-plastica di città: si va a batter la bianca nel cuore delle terre selvagge!!»
Così, dopo un bacio a Bruna, io e Boris ci spostiamo con il Subaru a Valbrona e dalla piazza della chiesa attacchiamo i Corni passando per la Val Cerrina. La neve è ancora ben salda sulle piante ed i rami, per il peso, si flettono sul sentiero. Più saliamo, più aumenta la neve, fino a sprofondare quattro dita sopra il ginocchio!
Nella pineta la salita si fa surreale. I grandi ed alti alberi cominciano, tutti insieme, a liberarsi della neve che li opprime. Questa precipita dritta verso terra e per la velocità acquisita “soffia” in tutte le direzioni come un irruento vento atipico: come essere sotto un bombardamento siamo avvolti e travolti dai turbini!!
«Hey Birillo, in linea d’aria siamo a meno di due chilometri dalla cività ma sembra di essere fuori dal mondo!» Boris si libera dalla neve che lo ha investito ed io rido alla sua frase: «Beh Boris: benvenuto ai Corni!»
Dai 490 metri di Valbrona battiamo la traccia fino ai 1200 di Pianezzo e, finalmente, varchiamo la soglia del Rifugio Sev. Dietro il bancone un buon e vecchio amico di Cantù: «Una lattina di birra, una bottiglietta di gazzosa ed un boccale grande!» La mitica Panachè dei Corni!
«Guardati intorno, amico mio. La neve è la poesia dell’inverno, la sua invincibile estate»
Davide “Birillo” Valsecchi