Quando è scoccata la mezzanotte Bruna dormiva accoccolata accanto a me sul divano, io invece stavo guardando il “Dottor Stranamore: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba” su Netflix. Quando fuori è partita la baraonda di botti ho capito che era scoccata l’ora “X” e che la guerra di fine anno era iniziata: “Ma non c’era il divieto? Fottute teste di cazzo, vi piace sparare petardi e lanciare lanterne incendiare? Beh, a me piacerebbe allinearvi in ginocchio e farvi saltare le cervella uno ad uno. Blam! Blam! Blam! Ogni dieci un coppa di spumante: questo sì che sarebbe benaugurante per il nuovo anno!”
Troppo diretto? Forse in effetti non era il più edificante dei pensieri con cui cominciare il nuovo anno… così, sopratutto per contenere il mio lato “ruvido”, ho svegliato Bruna (che riusciva a dormire nonostante il baccano!), recuperato i gatti da sotto il divano (dove si erano giustamente arroccati in assetto da combattimento!) ed aperto una bottiglia di champagne da quaranta euro: un botto tutto sommato accettabile. Un paio di bicchieri ed una fetta di panettone aspettando che “Beirut” si acquietasse: poi ci siamo infilati nel letto attendendo complici l’arrivo dell’alba del nuovo anno.
“Hey Bru! Non stare sotto!! Guardandola da qui non sono poi sicuro che questa torre regga!” Con il sole caldo siamo usciti a fare due passi puntando alla cima del Moregallo passando per il Canalone Belasa. Il piede di Bruna non è ancora guarito: l’unghia dell’alluce non è ancora cresciuta completamente ed il dito le fa male nelle lunghe camminate. Tuttavia nel Belasa ci sono molti tratti in cui si può arrampicare e questo poteva divertirla alleggerendo fatica e fastidi. Ovviamente, ogni dieci passi si fermava a fotografare un qualche fiorellino da inviare via WhatsUp al Guero, il suo complice preferito in queste cose. Così, mentre l’aspettavo, ho cominciato a guardarmi intorno ed alla fine, come forse era inevitabile, ho appoggiato le mani sulla roccia dando inizio al ravano del nuovo anno. Appena fuori dal sentiero uno diedro rimontava alle spalle di una torre, il centro del diedro era protetto da un grande albero dandomi la possibilità di alzarmi da terra senza essere troppo esposto nel vuoto pieno. “Quassù è uno spettacolo, si può continuare a salire lungo la cresta per uno o due tiri!” “Sì ma ora come scendi?” “Ovvio…da dove sono salito!” “Ma sei fuori!!” “Naaa… non c’è problema …ma lasciami concentrare!”.
La roccia qua e là è fragile ma anche “ricca”, con un po’ di pulizia possono uscire due o tre tiri di quarto piuttosto divertenti e facilmente proteggibili sulle piante e sulle fessure. “Ravano Jones ed il Belasa Perduto! Ecco la prima via dell’anno!”
Disarampico e raggiungo Bruna: per lei è la prima volta nel canalone e le piace arrampicare tra quelle rocce. “Fai quello che vuoi, ma tieni almeno una mano sulla catena! I piedi qui scivolano e tu non arrampichi da sei mesi!” Decisamente contrariata si è attenuta alle mie disposizioni “Però non mi piacciono le catene… io preferisco senza…” Poi, come da tradizione per il Belasa, l’ho accompagnata sulla paretina da cui anni fa sono piombato a terra arrampicando slegato. Un bel volo: tre passi in verticale, salto e capriola finale sui sassi. La cosa divertente è che quel giorno stavamo provando il cavalletto e la macchina fotografica nuova: quindi c’è anche il video!
“Accidenti, ma è alto! Sei caduto da lassù? Nel video non sembra così alto! Potevi spaccarti tutto!!” In effetti quel giorno presi una bella botta alla spalla, se non avessi speso tutti i sabati della mia infanzia esercitandomi nella caduta in avanti del Judo probabilmente le conseguenze sarebbero state terribilmente più gravi. Ma in fondo era per questo che Onorio ci insegnava a “cadere”: quelle tecniche gli avevano salvato la vita in moto ed anche con me avevano fatto lo stesso favore. “Bhe, tu al Pizzo Boga hai imparato a non tirarti sassi sui piedi, io qui a non cadere quando si arrampica…” Le ho risposto ridendo “…per questo mi piace venire qui e rinfrescarmi la memoria”.
Bruna si divertiva e così ho lasciato andasse avanti lei godendosi liberamente la salita. Purtroppo, lasciando a lei il comando, credo di essermi distratto un po’ troppo. “Sai Bruna che abbiamo sbagliato canale?!” Prima dell’uscita del Belasa c’è una biforcazione in cui il canale si divide: il sentiero attrezzato punta a sinistra, noi ovviamente eravamo finiti a destra. Niente di terribile, tuttavia non sapendo bene cosa ci fosse oltre ero preoccupato per Bruna. “Bruna, cosa facciamo? Torniamo indietro, attraversiamo verso sinistra o tiriamo la variante esplorativa?” Sciocco io a chiederlo: “Variante! Io non torno indietro! Però ora vai avanti tu!”. Un’evidente traccia dei Mufloni scarrocciava verso destra puntando verso la Crestina OSA, rendendo la nostra variante avventurosa ma non troppo complicata.
Giunti in cima non c’era nessuno e ci siamo goduti il sole e l’intimità del panorama. Non male come inizio: in bocca al lupo a tutti voi dai Tassi del Moregallo!
Davide “Birillo” Valsecchi