Grigne: Torri di Giardino

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Alcuni anni fa, in uno dei tanti giri insieme a Josef (Grigne: tre Birrette ed un Prosecco), ci ritrovammo al Rifugio Rosalba ad osservare, con una birretta in mano, le alte torri che svettano sul versante opposto della Val Scarettone. In Grignetta, negli ultimi 100 anni, hanno piantato chiodi e tracciato vie più o meno ovunque, ero quindi sorpreso che quelle torri, così evidenti sebbene palesemente scomode, fossero per lo più ignorate e sconosciute. Avevo chiesto informazioni al giovane figlio dello storico gestore ma non aveva saputo darmi indicazioni. “So che una volta il Buch – Marco Anghileri ndr.- era andato a vedere fin laggiù: ma è una ravanata mai finita anche solo arrivarci”. Questo era tutto ciò sapeva in merito a quelle torri. Avevo consultato gran parte delle contemporanee guide alpinistiche sulle Grigne e sulle Prealpi Lombarde, ma senza grandi risultati. (Purtroppo queste pubblicazioni sono per lo più “PostalMarket di vie Note” anziche chiavi di lettura per i lucchetti dell’ignoto). Giorni fa, invece, si è aggiunta alla Biblioteca Canova una copia di Prealpi Lombarde: da rifugio a rifugio del 1957, a cura di Silvio Saglio ed edita dal Touring Club Italiano e dal Club Alpino Italiano: un libricino tascabile che ha l’autorevolezza di un tomo. Francamente cercavo informazioni sui Corni di Canzo quando, volando senza meta tra le pagine, mi sono imbattuto in questo:    

CRESTA DEL GIARDINO. DA Ovest a Est, ore 6;  difficile (3°). — Dal Rifugio Rosalba m 1730 si scende per il sentierino della Costa dei Pidocchi fino al roccione 1357, e di qui, piegando a destra per una traccia, si divalla in un valloncello boscoso fino al fondo della Val Scarettone. Sul lato opposto si rimonta la scarpata erbosa delle Torri del Giardino puntando allo spuntone occidentale, chiamato Torre Andreina. Si sale per cengette e roccia friabile fino ad una piccola selletta, poi si entra in un canalino di roccia friabile e lo sl risale per dieci metri fino a raggiungere una cavernetta. Di qui si continua per un canale ostruito verso la metà da tre massi, che si scavalcano con chiodi e passaggi di aderenza; si giunge così alla sella che divide la Torre Andreina dalla Seconda Torre. Dalla selletta si sale allo spuntone di destra, indi si prosegue per una crestina di rocce erbose verso la terza Torre. Dal terzo bifido torrione si scende su un masso a guisa di tetto, e si raggiunge una selletta con mughi. Dalla selletta si sale per una spaccatura alla Quarta Torre. Dalla torre si scende sul lato opposto per rocce erbose a una spalla e alla selletta che divide il gruppetto occidentale delle Torri del Giardino da quello centrale. Si attacca la Torre centrale, larga e massiccia, per una paretina, superata la quale si segue la cresta erbosa con abbondanti mughi e, per essa, ci si alza lungo una rampa, interrotta da terrazzini fino alla vetta. Dalla Torre centrale si cala verso oriente per una cresta di rocce erbose fino a una spalla, e di qui si prosegue verso uno spuntone che si discende a S per facili rocce con erba e mughi, onde raggiungere una larga terrazza. Dalla terrazza per una scarpata rocciosa si riesce a una specie di cengia erbosa, e si arriva alla depressione che separa dalla parte orientale della cresta. Dalla selletta si attacca la cresta orientale che si percorre sul versante meridionale, per evitare un tratto verticale. Ci si porta poi su uno spiazzo d’erba, donde è facile afferrare il crinale di roccia ed erba. Lo si risale fino al sommo di uno spuntone e da questo, per rocce facili, si scende a una selletta erbosa. Dalla selletta erbosa si sale ancora per roccette con mughi, poi per detriti ed erba e si guadagna un tratto pianeggiante, percorso da una traccia di sent. che corre lungo il displuvio. La traccia continua sul lato meridionale della cresta, a poca distanza dal filo, su cui ritorna dopo aver aggirato un grosso roccioso rialzo. Si continua poi per il crestone e, scavalcata la q. 1886, si attaccano le franose balze dello Zucco di Campione, si raggiunge la q. 2035 e si passa facilmente alla vetta, piegando a d. lungo il crinale.

TORRE ANDREINA. -— Da Sud. ore 7; molto difficile (4°). – Dal Rifugio Rosalba m 1730 si scende come all’it. prec. fino alla selletta che divide la Torre Andreina da un altro spuntone. Dall’intaglio per giungere alla vetta si supera una parete alta una trentina di metri, priva di appigli, affidanosi totalmente ai chiodi ed appoggiando leggermente a d. Solo gli ultimi metri sono facili.

Spesso è importante anche solo trovare una “traccia” per riuscire ad inseguire una “pista”. Cercando informazioni sulla Torre Andreina è infatti emerso un collegamento ad un altra publicazione di Saglio: La storia alpinistica della Grigna (“I Quaderni di MOdiSCA”). La Torre Andreina è stata infatti salita da Basili, Dones e Panigalli. Con questi ulteriori dettagli, i nomi dei salitori,  è stato possibile risalire ad un altra publicazione: “LoZaino” (Pubblicazione CNSASA).

La costiera rocciosa che divide la Valle Mala dalla Val Scarettone presenta  però una cresta, denominata Cresta del Giardino, con vari torrioni, pare di roccia cattiva e comunque di scarsa rilevanza alpinistica. I più importanti sono la Torre Enrica, il Torrioncino Francesco, la Torre Andreina, la Torre Centrale, saliti tutti dalla Val Scarettone. Tra tutti i torrioni, la Torre Andreina è lo spuntone più occidentale della Cresta del Giardino e quello con la via di salita più difficile, ad opera di Benvenuto Basili, Erminio Dones e Andreina Panigalli (30 agosto 1933), con difficoltà di IV/A0 su roccia erbosa e friabile, ma le informazioni sono scarne. La Guida dei Monti d’Italia del CAI “Le Grigne” del1937, di Silvio Saglio, riguardo la Cresta del Giardino dice che “i fianchi sono prevalentemente coperti di erba verso la Val Scarettone, e di roccia cattiva verso la Val Mala”. La cresta, da Est a Ovest, è stata salita da Guido Rusconi, Gaetano Scotti e Giovanni Poletti, il 3 febbraio 1907, che la chiamarono Cresta Stazione Universitaria (200 m di roccia cattiva ed erbosa, difficoltà sino al IV+). L’attacco venne eseguito dalla Val Scarettone (Testo di Walter Polidori a compendio della relazione della via “Enjoy the Silence” nella Valle Mala – 2013).


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