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Escursioni Agosto 2021 (2a Parte)

Escursioni Agosto 2021 (2a Parte)

[DOL] Prima Tappa: Bergamo-Roncola

Bergamo – Città Alta – Colle dei Roccoli. Quando varchi la porta di San Giacomo, sotto lo sguardo intenso del Leone di San Marco, ti trovi davanti ancora altre mura ed una città fortificata in modo imponente. Ti rendi subito conto di come la Serenissima abbia voluto mostrare tutto il suo potere e la sua forza alle genti della pianura. Solo le guerre interne, la scoperta delle Americhe e la rivoluzione francese sottrassero definitivamente la città ai Veneziani. Ma quelle mura, che si innalzano al di sopra di un mare verde fatto di orizzonti – a sud – senza montagne, sono il passaggio da cui raggiungere prima il Castello di San Vigilio e poi i colli che, allungandosi verso il fiume Brembo, anticipano la lunga dorsale di monti verso la fine del Lago di Como e, forse, anche verso la fine della Valtellina. Nonostante il caldo soffocante abbiamo esplorato la prima tappa della Dorsale Orobica Lecchese, un percorso di 104 chilometri che unisce Bergamo e Colico. Dal Santuario di Sombreno abbiamo camminato lungo la parte meridionale della nuova Ciclovia della Val Brembana, realizzata sul dismesso tracciato della ferrovia. Superato il Brembo abbiamo seguito il sentiero Romanico, attraverso chiese e vigne, raggiungendo poi Roncola, ai piedi del Linzone e prima tappa della lunga dorsale. Un’esplorazione interessante che si spera porterà ad avventure ben più intense.

Il Pellegrino della Vallassina

Un vecchio libro ha portato la mia curiosità sui pellegrinaggi alpini e, di conseguenza, anche sui pellegrinaggi prealpini del territorio lariano. Spesso questi cammini del passato, questi itinerari tra le montagne oggi quasi dimenticati, sono molto più impegnativi di quanto si potrebbe credere, soprattutto valutando la preparazione e l’equipaggiamento di chi li percorreva. Così, pellegrino agnostico, mi sono messo in cammino anche io, cercando di capire dove avrebbe potuto portarmi questa ricerca. Il pellegrinaggio tra Asso ed il Santuario di Campoè, che si svolge solitamente a maggio, ha una traduzione che supera i 180 anni: parte da Asso, risale a Rezzago e quindi a Caglio. L’itinerario ufficiale sfrutta ora la strada provinciale, chiusa al traffico per l’occorrenza, così io ho cercato invece di percorrere una linea che ricalcasse solo i vecchi sentieri, che fosse la più diretta ma anche la più interessante. Partito dal Mulino Mauri, nella valle del Lambro, sono salito alla frazione Cà Nova di Asso e da qui, lungo la vecchia mulattiera che sale a Rezzago. I vecchi “cippi” in granito indicano ancora oggi la direzione mentre i vecchi ponti testimoniano il tempo passato di questa strada. Prima di giungere a Rezzago si incontrano i ruderi, ora in parte restaurati, della Torre di Rezzago. Tra Rezzago e Caglio la vecchia mulattiera, rimanendo sempre una stradina molto stretta, diviene asfaltata. Per questo ho preferito fare un lungo giro attraverso i campi in cerca di un vecchio sentiero – di cui ho memoria solo attraverso una vecchia foto – che sbuca appena sotto il Municipio di Rezzago. Da qui, risalendo verso Enco mi sono alzato lungo la valle del Torrente Rezzago. Prima di superare il ponte ho però imboccato un vecchio sentiero per raggiungere i campi sportivi di Caglio. Il sentiero esiste ancora, ma in buona misura è ormai frequentato solo dagli animali (mi sono infatti imbattuto in uno stupito capriolo) e nella parte centrale è quasi impraticabile per via dei rovi. In qualche modo ho però raggiunto i panoramici prati di Caglio e quindi il lungo viale alberato che porta alla suggestiva scalinata del Santuario della Madonna di Campoè. Il mio pellegrinaggio poteva dirsi concluso ed ero ormai rassegnato a fare ritorno ad Asso lungo i sentieri di Valle Bassa. Tuttavia, visto che avevo ancora voglia di esplorare, ho imboccato il nuovo Percorso dell’Oasi Botanica di Caglio. Ad onor del vero un cartello sconsiglia (vieta?) l’accesso dichiarando gli itinerari inagibili. Io, appellandomi alla mia “patacca”, ho percorso il “4passi” (quello più corto è chiamato “2passi”) ed effettivamente, nella parte alta, ci sono molti alberi abbattuti dal vento e questo può rivelarsi problematico, se non pericoloso, per un escursionista inesperto senza guida. Tuttavia, salvo questo passaggio, il sentiero si è rivelato inaspettatamente bello e decisamente interessante: la pineta, probabilmente unica nel territorio del Triangolo Lariano, permette di addentrarsi in una tipologia di bosco che solitamente appartiene a quote ben superiori (funghi, lamponi e more comprese!). Le mie aspettative erano scarse ma si è rivelato molto più bello, più lungo ed impegnativo del previsto. Dal sentiero Botanico ci si può poi collegare alla parte alta del Sentiero Segantini spingendosi, ai margini dei campi, fino a Sormano. Il colpo d’occhio, che spazia dalle Grigne al Cornizzolo, spiega senza difficoltà come il pittore Giovanni Segantini abbia trovato ispirazione per la sua opera più nota: “Alla Stanga”(1886). Da Sormano, attraverso tutte le “accorciatoie” dei vari paesi, ho fatto rapido ritorno ad Asso. I miei passi sui cammini antichi si è rivelato assolutamente soddisfacente! In futuro cercherò di proporre anche itinerari che riescano a coniugare questi antichi percorsi sui “monti di sera” con i centri storici (spesso sorprendenti!) dei paesi dell’alta Vallassina (Rezzago, Caglio, Sormano). C’è davvero moltissimo da vedere e scoprire!

Pizzo della Pieve e Cornell Bus

Pizzo della Pieve e Cornell Bus. Iniziare la propria salita alla vetta del Grignone al cospetto della “Fasana”, la parete rocciosa più imponente del territorio lecchese, significa addentrarsi nel territorio delle Grigne immergendosi nella sua natura più selvaggia ed autentica. Da Primaluna si risale in fretta verso il Rifugio Riva e quindi alla chiesetta di San Calimero: davanti a noi ora lo spigolo Est del Pizzo della Pieve e la cresta che rimonta ai margini della Parete Fasana. Il Cornell Bus è una vecchia traccia che, tra roccette e vertiginosi prati, conduce alla sommità della Fasana. I rami biforcuti di un vecchio albero morto da decenni indicano l’inizio della via, il resto va scoperto con intuito e malizia. Una salita decisamente impegnativa, oltre 2100 metri di dislivello, coronata dalle vette del Pizzo della Pieve (2248m) e del Grignone (2410m).

Cresta Zucco di Cam

Percorrendo il lungo rettilineo che da Ballabio porta a Balisio appare una grande montagna erbosa che sembra riempire l’orizzonte della suggestiva valle tra il Due Mani, a destra, e lo Zucco dei Campei, a sinistra: quello è lo Zucco di Cam. Grazie ai suoi 2195 metri di quota ed alla sua posizione lungo la Dorsale Orobica Lecchese a ridosso della Val Biandino, è uno dei punti più panoramici della Val Sassina: dalla sua sommità si gode di un panorama straordinario che spazia in ogni direzione. La sua vetta, placidamente tonda ed erbosa, non sembra però affascinare o attirare la grande massa: meglio così forse. In realtà, come mi ha insegnato il Moregallo, più è docile la cima più è inquieta la montagna. Da Introbio (586m) è possibile salire alla Bocchetta di Pianca (1350m) e quindi alla Bocchetta di Foppabona (1950m) per raggiungere poi la vetta dello Zucco di Cam da nord, lungo placidi prati. Una bella salita, noi però volevamo esplorare una linea più diretta che, dallo Zucco di Cornisella (1520), guadagnasse la cima (2195m) risalendo direttamente la Cresta Sud-Ovest. Spulciando tra le carte abbiamo trovando nota di una vecchia traccia ormai abbandonata che, con maestria e malizia, riesce a superare i salti rocciosi della cresta dando vita ad una linea impegnativa, ma escursionistica, alla vetta. Questo si è tradotto in 700 appassionanti metri di dislivello vissuti navigando a vista tra rocce e prati vertiginosi. I principali salti rocciosi lungo la cresta sono 4, ma possono essere tutti aggirati con arguzia senza bisogno di impegnarsi in arrampicata. Una salita intensa attraverso uno scenario imponente ed ignonto. Giunti finalmente in cima siamo stati letteralmente rapiti dal panorama circostante che, in una magnifica giornata di fine estate, fremesa vivo ed intrigante. Nonostante gli impegnativi 1600 metri di dislivello che avevamo già nelle gambe ci sentivamo energizzati da quella vista e, forse famelici, abbiamo cercato di gustarne il più possibile. Così dal Pizzo di Cam siamo scesi al Rifugio Grassi, da qui, seguendo un lungo traverso, siamo giunti al Lago di Sasso, ai piedi del Pizzo dei Tre Signori. Siamo poi risaliti ancora al Rifugio Santa Rita incamminandoci lungo la Sponda di Biandino, il crinale tra la val Biandino e la Val Varrone. Solo giunti all’alpe Algoredo, quando ormai il sole iniziava ad essere basso all’orizzonte, abbiamo abbandonato quell’infinito crinale per scendere nuovamente ad Introbio. Dopo 11 ore di cammino avevamo esplorato la Cresta dello Zucco di Cam e percorso il periplo dell’intera val Biandino: 26 km per 2190 metri di dislivello, davvero non male!

NB. la Cresta Sud-Ovest del Pizzo di Cam è da considerarsi un itinerario impegnativo per Escursionisti Esperti in grado di muoversi ed orientarsi fuori traccia.

Notturna Croce Pizzalo

Le giornate, alla fine di Agosto, si sono ormai accorciate ed il sole tramonta molto più presto di quanto accadesse a Giugno o Luglio. Solo un mese fa bisognava attendere le 22:30 perchè calasse il buio ed apparissero la stelle: l’attesa era però compensata dagli straordinari tramonti. Ora invece la notte arriva veloce, già alle 21:00 copre ogni cosa. Ci lascia giusto il tempo di osservare i funghi di terra prima di trasformare in modo radicale il mondo che ci circonda. Le frontali creano una bolla di luce che definisce e circoscrive il nostro spazio: spegnendole, immobili nel silenzio, i nostri sensi si insinuano tra le ombre nella fioca luce delle stelle proiettandoci in un mondo che forse di giorno non esiste. “Vediamo” e “sentiamo” in modo nuovo, forse inaspettato. Scopriamo che sugli alberi corrono frenetici i ghiri, che nelle felci si nascondo i caprioli e tra i cespugli brillano gli occhi delle volpi. Scopriamo anche che i tassi, sorpresi sul sentiero dal nostro passaggio, scappano pigri “sculettando” infastiditi ma tutt’altro che spaventati. L’Estate è finita, l’Autunno annuncia il grande buio dell’Inverno e la magia delle Notturne sempre più impegnative e misteriose. 

Escursioni Agosto 2021 (1a Parte)

Escursioni Agosto 2021 (1a Parte)

Bocchetta del Laréc

Con il gruppo giusto è divertente anche improvvisare. Così a Premana, giunti al bivio alla fine del paese, ho chiesto: “Volete la valle di destra o quella di sinstra?”. Il piano originale era risalire la Val Varrone fino al Rifugio Santa Rita. Il gruppo però ha scelto la valle di sinistra, la valle Fraina. “Bene, fuori la carta e vediamo dove si può andare!” In modo assolutamente estemporaneo abbiamo riprogrammato interamente l’escursione definendo insieme, carta alla mano, il nuovo itinerario: sponda destra del fiume Fraina, risalire fino all’Alpe Rasga e da qui all’Alpe Fraina, poi risalire lungo la strada ex-militare verso la Bocchetta del Larèc. Quando saremo lassù decideremo se proseguire lungo il sentiero Cadorna verso la Bocchetta di Trona oppure ripare verso Casera Vecchia nella Val Varrone. Rapida valutazione delle tempistiche e si parte. La valle Fraina, stretta tra il Monte Rotondo ed il Pizzo di Laréc è piacevolmente bella, ricca di verde e di acqua. La salita alla bocchetta è intensa, giunti al crinale, ormai a quota 2059m, ci troviamo davanti la Val Varrone e più in alto il Pizzo di Trona, il Pizzo Varrone ed il Pizzo dei Tre Signori. Ad accoglierci, all’orizzonte sui picchi, un cielo cupo e rumori di temporale. “Un mio amico dice sempre che a pancia vuota non bisogna mai prendere decisioni: mangiamo un boccone e vediamo poi dove andare”. Ci sediamo, mangiamo un panino, il temporale sembra allontanarsi verso nord mentre una pioggerellina comincia cadere. “Andiamo giù?” Tutti approvano e sereni scendiamo verso valle, superando i pascoli di pecore fino alla valle Varrone. La pioggia smette ed il nostro rientro diventa un’allegra passeggiata. Già, con il gruppo giusto è divertente anche improvvisare!

Compleanno Birillo – Sasso della Cassina

Sasso della Cassina – Per festeggiare il compleanno della “guida” abbiamo dato vita ad un escursione un po’ atipica. Partiti da Maisano, frazione di Valbrona, ci siamo incamminati verso la Reginata e da qui verso i prati di Caprante. Dalla Croce del Sasso della Cassina il panorama sul lago, nelle luci del tramonto, è decisamente suggestivo. A turno abbiamo suonato la campana dando inizio ai festeggiamenti. A Caprante, infatti, ci attendevano una tavola imbandita e bottiglie in fresco nella fontana! Un allegro gruppo di bambini giocava nell’erba mentre un’altrettanto allegro gruppo di adulti alzava il bicchiere ad ogni brindisi! Giunta l’ora del silenzio ci siamo rimessi in cammino risalendo verso Valbrona lungo l’altra sponda del torrente Caprante in modo da chiudere un’escursione ad anello. Giunti in prossimità delle prime case i bambini, decisamente i più attenti del gruppo, hanno individuato con la luce delle frontali due caprioli al pascolo ed una volpe che si aggirava furtiva. Ottima conclusione di una piacevole escursione notturna e di un’ottima festa di compleanno!

Giro dei Campelli dal Culmine di San Pietro

Giro dei Campelli dal Culmine di San Pietro – Alle volte le escursioni più interessanti nascono alla fine dell’uscita precedente, mentre si chiacchiera con un bicchiere in mano: “Vi va un giro insolito? Partiamo dal Culmine di San Pietro, facciamo un tratto della DOL fino ai piani di Artavaggio, poi su al Nicola ed al Cazzaniga. Passiamo la Bocchetta di Campelli e seguiamo il 101 fino alla Bocchetta dei Mughi. Scendiamo alla Lecco e poi infiliamo il Sentiero degli Stradini e via di nuovo per Artavaggio. Alla fine chiudiamo facile scendendo a Campuscedo.” Così siamo partiti e, dopo 28 chilometri e 1200 metri di dislivello, abbiamo chiuso un’affascinante ed intenso anello attraverso uno scenario straordinariamente dolomitico nel cuore delle prealpi orobiche.

Notturna nelle Moregge

Notturna nella Valle delle Moregge – “Questa sera siamo solo noi due, facciamo un giretto esplorativo?” Il programma prevedeva una tranquilla salita al Castel di Leves dal morbido versante ovest, tuttavia a causa delle defezioni e delle vacanze estive ci siamo ritrovati al parcheggio solo in due: io ed un buon amico di vecchia data, compagno di spedizione in Pakistan e membro ormai ventennale del Soccorso Alpino. “Facciamo qualcosa di divertente? Birretta alla SEV passando dalla valle delle Moregge?”. Così per due intense ore abbiamo vagato lungo sentieri abbandonati nella valle più selvaggia – ed insidiosa – del Triangolo Lariano. Un itinerario per escursionisti MOLTO-MOLTO esperti che si conclude con un passaggio di II°/III° su roccia fragile ai margini di una cascata: qualcosa che come AMM non potrei mai nemmeno proporre. Lui si guarda in giro approfittando della perlustrazione: “Speriamo di non dover recuperare mai nessuno da qui, sarebbe un vero casino tirarlo fuori”. La valle delle Moregge, tra Corni e Moregallo, è davvero un luogo magnifico e terribile, ostile ad ogni velleità ed ingerenza umana. Nella valle però, negli ultimi tempi, sono aumentati “ometti” e “fiocchetti”: c’è movimento, è aumentato il numero di coloro che vi si addentrano. Prudenza! Noi invece, ormai al buio, siamo giunti alla SEV, aperta ora tutti i giorni per Agosto: una birra sulla terrazza del rifugio, una chiacchiera tra amici con i volontari. Direi non male per una serata d’estate.

Legnoncino da Colico

Legnoncino da Colico – Con i suoi 1.714 di quota il Legnoncino non sembra appartenere al “Club” delle montagne “importanti”. Inoltre, grazie alla strada che permette di raggiungere in auto il Rifugio Roccoli Lorla è considerata una meta “turistica”. Tuttavia, proprio perchè bistrattata, volevo scoprire di più. Così siamo partiti da Posallo, frazione di Colico, affrontando un dislivello positivo di 1400 metri (quindi non propriamente banale). Il versante Nord, contro ogni aspettativa, si è dimostrato – anche nella calura di agosto – molto meno afoso di quanto ci si potrebbe aspettare: si risale infatti tra ombrosi boschi attraversando alpeggi e fresche fontane. Superata Sommafiume si raggiunge il museo a cielo aperto dedicato alle fortificazioni della Linea Cadorna. Dai Roccoli Lorla la salita alla vetta del Legnoncino è semplicemente un passaggio obbligato: il panorama dalla cima – nonostante turisti e ciclisti – è assolutamente straordinario. Berlinghera, Sasso Canale, Pizzo Campanile, normalmente quasi invisibili dal Triangolo Lariano, ammiccano all’orizzonte. In ogni direzione lo sguardo trova qualcosa da osservare: un ricordo o una tentazione. Poi di nuovo giù, quasi in picchiata, sul sentiero dei Pivion. Una bella giornata ed una salita “imprevedibilmente” piacevolmente anche in veste estiva.

Notturna Nuvolone

Notturna al Nuvolone – Con i suoi 1092 metri di altitudine è il rilievo più a nord del Triangolo Lariano e la sua posizione, a ridosso della Punta di Bellagio, offre una prospettiva ed un panorama quasi unico. Ottocento metri sopra il lago, che è a quota 200, si possono osservare tutti e tre i rami del lago di Como mentre lo sguardo spazia sulle montagne in ogni direzione: le Grigne per il Lecchese, il Sasso Grona e il Generoso per il Comasco, il Costone, il Duria, il Lenno, il Tremezzo per il Lario Occidentale, il Grona, il Bregagno, il Leddù per l’alto lago ed ancora Legnoncino e Legnone. La Villa del Balbianello, l’Isola Comacina, la chiesa di San Martino, ma anche Lezzeno. Con salendo cinquecento metri di salita, partendo da Brogno – frazione di Bellagio – si può godere di uno spettacolo davvero speciale. Il timore era il caldo ma la valle del Perlo e la brezza del lago hanno saputo mitigare le temperature. Il percorso, al buio, può però essere particolarmente insidioso, sia tecnicamente che per l’orientamento, a chi non conosca la zona. Tuttavia con un buona guida – e facciamocela un po’ di pubblicità! – questi problemi si risolvono senza pensieri! 😉 Davvero una bella salita, da mettere in calendario anche a Settembre.

AMM-Birillo

AMM-Birillo

Il 2020 è stato un anno decisamente importante e difficile, ma tra i mille eventi accaduti ve n’è uno di cui non vi ho mai raccontato: l’abilitazione come Accompagnatore di Media Montagna (AMM) in forza al Collegio Regionale delle Guide Alpine di Lombardia. Un percorso formativo iniziato nel 2019 e che si è concluso positivamente con l’esame di abilitazione regionale lo scorso Ottobre. Per oltre un anno sono stato “apprendista” – silenzioso ed inaspettatamente ubbidiente – agli ordini delle Guide Alpine che ci hanno condotto, istruito e valutato. Ciò che però ha caratterizzato, ed in qualche modo reso speciale il nostro anno di corso, è stata però la Pandemia: travolgendo ogni cosa, ha inevitabilmente condizionato anche le nostre attività. Nella tempesta che è stata, e che ancora oggi ci affligge, è stato proprio il corso con le Guide Alpine a dare ritmo e metodo al mio modo di affrontare la situazione. La nostra classe ha dovuto necessariamente integrare un “addestramento“ specifico anti-covid: abbiamo affrontato lezioni sanitarie dedicate con medici ed infermieri coordinandoci, fin dal giorno del “paziente zero”, con le direttive speciali formulate in collaborazione con Regione Lombardia. Una volta terminati i lunghi mesi del primo lockdown siamo stati spediti nuovamente in montagna: già, ci hanno rimesso in sella e spedito all’attacco! Eravamo trenta allievi provenienti da tutta la Lombardia e dovevamo osservare scrupolosamente ogni precauzione: se anche solo uno di noi fosse stato contagiato o sottoposto a quarantena tutto il corso sarebbe stato sospeso o bloccato. Nonostante le difficoltà abbiamo portato avanti, oltre alla didattica on-line (mai sperimentata nei corsi precedenti), più di cinquanta giornate di attività in ambiente a cui aggiungere quelle di tirocinio in affiancamento. Le prime uscite, impauriti e fuori allenamento dietro le mascherine, sono state surreali. Poi, con metodo e costanza, il covid è diventato uno dei tanti fattori di rischio da comprendere e mitigare durante la conduzione di un’escursione in ambiente montano: qualcosa che tutti possiamo e dobbiamo imparare ad affrontare. 

Ora come AMM, recitando la legge nazionale che regola questa figura, sono legalmente e professionalmente abilitato all’insegnamento delle tecniche escursionistiche ed all’accompagnamento di persone in escursioni in montagna. Inizialmente i miei obbiettivi, intraprendendo il corso, erano due. Il primo quello di consolidare e strutturare “I Tassi del Moregallo” sempre più come una vera “scuola di montagna”. Il secondo di riprendere la attività di “Montagnaterapia”. Tuttavia i tempi in cui viviamo e l’esperienza fatta hanno in parte modificato questi obiettivi rimarcando un’urgenza diversa. Molte persone, ancora oggi, vivono con pericolosa superficialità la situazione in cui viviamo. Molte altre invece – e sono quelle a cui mi sento più vicino – vivono nell’incertezza, spesso chiusi in casa, quasi segregati, in attenta osservanza dei DPCM o scoraggiati dalla paura. Gli effetti delle privazioni che stiamo sostenendo, nel tentativo di porre fine alla pandemia, sono ormai visibili sia nella psiche che nel fisico.

Le montagne, specie quelle meno “famose” ed “affollate”, sono lo scenario ideale per rispettare il distanziamento e le norme anti-covid, non necessitano alcun lavoro di “adeguamento”. Sono lo spazio idoneo per ritrovare metodo e serenità nel confrontarsi e condividere con gli altri dopo le importanti limitazioni alla socialità che abbiamo sostenuto fin qui. La nostra mente ha bisogno di spazi aperti, il nostro corpo di sperimentare la corroborante fatica del muoversi. Quindi il mio obiettivo, in questo contesto tanto particolare, sarà insegnare ad andare in Montagna affinché la Montagna possa donarci ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno ora. Tuttavia “andare in montagna nel modo giusto” forse non è mai stato tanto importante come ora. “Chi cammina da solo non ha nessuno verso cui voltarsi” recita un vecchio proverbio giapponese, un proverbio che inizio a comprendere solo ora. Per mesi infatti, dopo la fine del corso, ho vagato in montagna da solo e posso quindi dirvi per esperienza: “non è abbastanza”. Da soli, sempre, non è abbastanza. Per questo voglio formare e condurre gruppi, voglio che il mio esplorare torni ad essere un’esperienza condivisa. Solitudine, immobilità, insicurezza sono i grandi pericoli che dobbiamo affrontare e superare nei giorni a venire. Rimbocchiamoci le maniche, zaini in spalla e diamoci da fare: in marcia!

Al momento “navighiamo a vista”, la situazione sanitaria è in costante mutamento così come le restrizioni vigenti. Probabilmente prima di Aprile sarà impossibile dare vita a qualche iniziativa pratica e strutturata. Tuttavia posso già darvi qualche anticipazione. Le mie escursioni saranno maggiormente focalizzare sul “gusto di andare in giro” più che sul prestigio di raggiungere qualche meta importante. Punterò su itinerari stravaganti, inconsueti, decisamente trasversali ai grandi flussi. Capiterà di girovagare giornate intere in un fazzoletto di terra così come di compiere grandi traversate scavalcando montagne e valli. Scoprire posti nuovi, magari sconosciuti ai più, evitare con astuzia, creatività ed ingegno le “masse”. Ogni escursione integrerà lezioni di cartografia e pianificazione, non si disdegna la possibilità di spingersi anche “fuori-sentiero”, traendo esperienza ed insegnamento da questo tipo di progressione. Ci saranno escursioni “dure” per gli esperti, escursioni propedeutiche per i neofiti che, con dedizione e pazienza, esperti lo diventeranno.

Ho attivato un nuovo portale web dove pubblicherò informazioni e calendari: http://www.lariotrek.it. Come è intuibile il nostro campo d’azione saranno le montagne che si affacciano sul Lario ed inevitabilmente quelle dell’Isola Senza Nome, che sarà la nostra casa e palestra per molte delle attività.

Fino a Pasqua vivremo ancora una volta le difficoltà di un LockDown parziale, nella speranza che non diventi totale come purtroppo lo fu lo scorso anno. Se però siete interessati a partecipare alle prossime attività, ognuno con il proprio livello e condizione fisica, vi invito a contattarmi in modo da pianificare e modulare al meglio il calendario delle escursioni che andremo ad intrapprendere insieme.

Ho mantenuto il riserbo su questo progetto per oltre un anno. Raccontarvelo ora è liberatorio ed elettrizzante: bene, iniziamo!

Davide “Birillo” Valsecchi
Nostromo dei Tassi del Moregallo
Accompagnatore di Media Montagna – Collegio Guide Alpine Lombardia.

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