Escursioni Agosto 2021 (2a Parte)
[DOL] Prima Tappa: Bergamo-Roncola
Bergamo – Città Alta – Colle dei Roccoli. Quando varchi la porta di San Giacomo, sotto lo sguardo intenso del Leone di San Marco, ti trovi davanti ancora altre mura ed una città fortificata in modo imponente. Ti rendi subito conto di come la Serenissima abbia voluto mostrare tutto il suo potere e la sua forza alle genti della pianura. Solo le guerre interne, la scoperta delle Americhe e la rivoluzione francese sottrassero definitivamente la città ai Veneziani. Ma quelle mura, che si innalzano al di sopra di un mare verde fatto di orizzonti – a sud – senza montagne, sono il passaggio da cui raggiungere prima il Castello di San Vigilio e poi i colli che, allungandosi verso il fiume Brembo, anticipano la lunga dorsale di monti verso la fine del Lago di Como e, forse, anche verso la fine della Valtellina. Nonostante il caldo soffocante abbiamo esplorato la prima tappa della Dorsale Orobica Lecchese, un percorso di 104 chilometri che unisce Bergamo e Colico. Dal Santuario di Sombreno abbiamo camminato lungo la parte meridionale della nuova Ciclovia della Val Brembana, realizzata sul dismesso tracciato della ferrovia. Superato il Brembo abbiamo seguito il sentiero Romanico, attraverso chiese e vigne, raggiungendo poi Roncola, ai piedi del Linzone e prima tappa della lunga dorsale. Un’esplorazione interessante che si spera porterà ad avventure ben più intense.
Il Pellegrino della Vallassina
Un vecchio libro ha portato la mia curiosità sui pellegrinaggi alpini e, di conseguenza, anche sui pellegrinaggi prealpini del territorio lariano. Spesso questi cammini del passato, questi itinerari tra le montagne oggi quasi dimenticati, sono molto più impegnativi di quanto si potrebbe credere, soprattutto valutando la preparazione e l’equipaggiamento di chi li percorreva. Così, pellegrino agnostico, mi sono messo in cammino anche io, cercando di capire dove avrebbe potuto portarmi questa ricerca. Il pellegrinaggio tra Asso ed il Santuario di Campoè, che si svolge solitamente a maggio, ha una traduzione che supera i 180 anni: parte da Asso, risale a Rezzago e quindi a Caglio. L’itinerario ufficiale sfrutta ora la strada provinciale, chiusa al traffico per l’occorrenza, così io ho cercato invece di percorrere una linea che ricalcasse solo i vecchi sentieri, che fosse la più diretta ma anche la più interessante. Partito dal Mulino Mauri, nella valle del Lambro, sono salito alla frazione Cà Nova di Asso e da qui, lungo la vecchia mulattiera che sale a Rezzago. I vecchi “cippi” in granito indicano ancora oggi la direzione mentre i vecchi ponti testimoniano il tempo passato di questa strada. Prima di giungere a Rezzago si incontrano i ruderi, ora in parte restaurati, della Torre di Rezzago. Tra Rezzago e Caglio la vecchia mulattiera, rimanendo sempre una stradina molto stretta, diviene asfaltata. Per questo ho preferito fare un lungo giro attraverso i campi in cerca di un vecchio sentiero – di cui ho memoria solo attraverso una vecchia foto – che sbuca appena sotto il Municipio di Rezzago. Da qui, risalendo verso Enco mi sono alzato lungo la valle del Torrente Rezzago. Prima di superare il ponte ho però imboccato un vecchio sentiero per raggiungere i campi sportivi di Caglio. Il sentiero esiste ancora, ma in buona misura è ormai frequentato solo dagli animali (mi sono infatti imbattuto in uno stupito capriolo) e nella parte centrale è quasi impraticabile per via dei rovi. In qualche modo ho però raggiunto i panoramici prati di Caglio e quindi il lungo viale alberato che porta alla suggestiva scalinata del Santuario della Madonna di Campoè. Il mio pellegrinaggio poteva dirsi concluso ed ero ormai rassegnato a fare ritorno ad Asso lungo i sentieri di Valle Bassa. Tuttavia, visto che avevo ancora voglia di esplorare, ho imboccato il nuovo Percorso dell’Oasi Botanica di Caglio. Ad onor del vero un cartello sconsiglia (vieta?) l’accesso dichiarando gli itinerari inagibili. Io, appellandomi alla mia “patacca”, ho percorso il “4passi” (quello più corto è chiamato “2passi”) ed effettivamente, nella parte alta, ci sono molti alberi abbattuti dal vento e questo può rivelarsi problematico, se non pericoloso, per un escursionista inesperto senza guida. Tuttavia, salvo questo passaggio, il sentiero si è rivelato inaspettatamente bello e decisamente interessante: la pineta, probabilmente unica nel territorio del Triangolo Lariano, permette di addentrarsi in una tipologia di bosco che solitamente appartiene a quote ben superiori (funghi, lamponi e more comprese!). Le mie aspettative erano scarse ma si è rivelato molto più bello, più lungo ed impegnativo del previsto. Dal sentiero Botanico ci si può poi collegare alla parte alta del Sentiero Segantini spingendosi, ai margini dei campi, fino a Sormano. Il colpo d’occhio, che spazia dalle Grigne al Cornizzolo, spiega senza difficoltà come il pittore Giovanni Segantini abbia trovato ispirazione per la sua opera più nota: “Alla Stanga”(1886). Da Sormano, attraverso tutte le “accorciatoie” dei vari paesi, ho fatto rapido ritorno ad Asso. I miei passi sui cammini antichi si è rivelato assolutamente soddisfacente! In futuro cercherò di proporre anche itinerari che riescano a coniugare questi antichi percorsi sui “monti di sera” con i centri storici (spesso sorprendenti!) dei paesi dell’alta Vallassina (Rezzago, Caglio, Sormano). C’è davvero moltissimo da vedere e scoprire!
Pizzo della Pieve e Cornell Bus
Pizzo della Pieve e Cornell Bus. Iniziare la propria salita alla vetta del Grignone al cospetto della “Fasana”, la parete rocciosa più imponente del territorio lecchese, significa addentrarsi nel territorio delle Grigne immergendosi nella sua natura più selvaggia ed autentica. Da Primaluna si risale in fretta verso il Rifugio Riva e quindi alla chiesetta di San Calimero: davanti a noi ora lo spigolo Est del Pizzo della Pieve e la cresta che rimonta ai margini della Parete Fasana. Il Cornell Bus è una vecchia traccia che, tra roccette e vertiginosi prati, conduce alla sommità della Fasana. I rami biforcuti di un vecchio albero morto da decenni indicano l’inizio della via, il resto va scoperto con intuito e malizia. Una salita decisamente impegnativa, oltre 2100 metri di dislivello, coronata dalle vette del Pizzo della Pieve (2248m) e del Grignone (2410m).
Cresta Zucco di Cam
Percorrendo il lungo rettilineo che da Ballabio porta a Balisio appare una grande montagna erbosa che sembra riempire l’orizzonte della suggestiva valle tra il Due Mani, a destra, e lo Zucco dei Campei, a sinistra: quello è lo Zucco di Cam. Grazie ai suoi 2195 metri di quota ed alla sua posizione lungo la Dorsale Orobica Lecchese a ridosso della Val Biandino, è uno dei punti più panoramici della Val Sassina: dalla sua sommità si gode di un panorama straordinario che spazia in ogni direzione. La sua vetta, placidamente tonda ed erbosa, non sembra però affascinare o attirare la grande massa: meglio così forse. In realtà, come mi ha insegnato il Moregallo, più è docile la cima più è inquieta la montagna. Da Introbio (586m) è possibile salire alla Bocchetta di Pianca (1350m) e quindi alla Bocchetta di Foppabona (1950m) per raggiungere poi la vetta dello Zucco di Cam da nord, lungo placidi prati. Una bella salita, noi però volevamo esplorare una linea più diretta che, dallo Zucco di Cornisella (1520), guadagnasse la cima (2195m) risalendo direttamente la Cresta Sud-Ovest. Spulciando tra le carte abbiamo trovando nota di una vecchia traccia ormai abbandonata che, con maestria e malizia, riesce a superare i salti rocciosi della cresta dando vita ad una linea impegnativa, ma escursionistica, alla vetta. Questo si è tradotto in 700 appassionanti metri di dislivello vissuti navigando a vista tra rocce e prati vertiginosi. I principali salti rocciosi lungo la cresta sono 4, ma possono essere tutti aggirati con arguzia senza bisogno di impegnarsi in arrampicata. Una salita intensa attraverso uno scenario imponente ed ignonto. Giunti finalmente in cima siamo stati letteralmente rapiti dal panorama circostante che, in una magnifica giornata di fine estate, fremesa vivo ed intrigante. Nonostante gli impegnativi 1600 metri di dislivello che avevamo già nelle gambe ci sentivamo energizzati da quella vista e, forse famelici, abbiamo cercato di gustarne il più possibile. Così dal Pizzo di Cam siamo scesi al Rifugio Grassi, da qui, seguendo un lungo traverso, siamo giunti al Lago di Sasso, ai piedi del Pizzo dei Tre Signori. Siamo poi risaliti ancora al Rifugio Santa Rita incamminandoci lungo la Sponda di Biandino, il crinale tra la val Biandino e la Val Varrone. Solo giunti all’alpe Algoredo, quando ormai il sole iniziava ad essere basso all’orizzonte, abbiamo abbandonato quell’infinito crinale per scendere nuovamente ad Introbio. Dopo 11 ore di cammino avevamo esplorato la Cresta dello Zucco di Cam e percorso il periplo dell’intera val Biandino: 26 km per 2190 metri di dislivello, davvero non male!
NB. la Cresta Sud-Ovest del Pizzo di Cam è da considerarsi un itinerario impegnativo per Escursionisti Esperti in grado di muoversi ed orientarsi fuori traccia.
Notturna Croce Pizzalo
Le giornate, alla fine di Agosto, si sono ormai accorciate ed il sole tramonta molto più presto di quanto accadesse a Giugno o Luglio. Solo un mese fa bisognava attendere le 22:30 perchè calasse il buio ed apparissero la stelle: l’attesa era però compensata dagli straordinari tramonti. Ora invece la notte arriva veloce, già alle 21:00 copre ogni cosa. Ci lascia giusto il tempo di osservare i funghi di terra prima di trasformare in modo radicale il mondo che ci circonda. Le frontali creano una bolla di luce che definisce e circoscrive il nostro spazio: spegnendole, immobili nel silenzio, i nostri sensi si insinuano tra le ombre nella fioca luce delle stelle proiettandoci in un mondo che forse di giorno non esiste. “Vediamo” e “sentiamo” in modo nuovo, forse inaspettato. Scopriamo che sugli alberi corrono frenetici i ghiri, che nelle felci si nascondo i caprioli e tra i cespugli brillano gli occhi delle volpi. Scopriamo anche che i tassi, sorpresi sul sentiero dal nostro passaggio, scappano pigri “sculettando” infastiditi ma tutt’altro che spaventati. L’Estate è finita, l’Autunno annuncia il grande buio dell’Inverno e la magia delle Notturne sempre più impegnative e misteriose.