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Milano Da Arrampicare

Milano Da Arrampicare

[TeoBrex] Ci sono numeri telefonici che andrebbero composti con moltissima attenzione, in quanto portatori di esplorazioni ed avventure fuori dal normale. Sabato pomeriggio ero immerso nella lettura del gran libro di Andrea Gobetti “Storie di SOCCORSO SPELEOLOGICO” mentre accanto a me il felino dormiva sognante e fuori dalla finestra il cielo si preparava a scaricare di nuovo pioggia come violentemente aveva fatto venerdì notte mentre tornavo con amici del neonato GRUPPO SPELEOLOGICO TIVANO dalla nuova sede del GRUPPO GROTTE MILANO dopo aver passato una gran bella serata di condivisione sulla Speleologia Esplorativa.

Chiamo Ivan giusto per fare “quattro chiacchiere” e dopo un attimo ecco fulminea la proposta. Come volevasi dimostrare. Senti un po’ Teo, tuona il Guerini, domani non riusciremo a tornare per aprire nuove vie in parete lassù perché in Montagna danno pioggia sino alle otto, invece qui in città dalle tre dovrebbe smettere per poi lasciare spazio al sole, ascolta la mia proposta: verresti con me a vedere una paretina di conglomerato in un luogo terribile e dimenticato di Milano? Prima andiamo a fare un po’ di riscaldamento alla montagnetta, poi vediamo se la roccia sarà asciutta e nel caso andremo al parco a ripetere dei tiri sulle rocce dove noi giovani nati negli anni cinquanta andavamo ad arrampicare durante le pause di scuola e nei pomeriggi. Impossibile rinunciare ad una proposta del genere, appuntamento a Milano alle 9.30.Aperitivo a casa del Tasso Capobranco Birillo per festeggiare il compleanno di Bruna e ritorno verso casa molto presto.

Arrivo alla rotonda di Erba pensando che al mio locale preferito è in svolgimento una serata PostPunk e DarkWave ed un evento del genere al Rock Pub Centrale so bene cosa significa: ballare, bere qualcosa (poco nulla visto che sono sempre alla guida e la macchina da sola non viaggia) e tirare l’alba al parcheggio chiacchierando. L’auto tira dritta verso casa, la vita è fatta di scelte ed ora come ora preferisco l’esplorazione al divertimento. Preparo uno zaino leggero, mi sparo lo Jägermeister surgelato della buona notte e mi fiondo in branda.

Viaggio verso la città, oltrepassati i suoi confini il paesaggio è spettrale: nessuno su entrambe le carreggiate solo io mi trovo sulla strada, gli unici occhi testimoni del mio transitare sono quelli delle telecamere di sicurezza, sembra di essere sul set di ventotto giorni dopo. Non male come paesaggio post-apocalittico!

Puntuale scende Ivan, parcheggiamo l’auto in un luogo sicuro e protetto dalle grinfie di criminali e sbirri assetati di contravvenzioni da lasciare sotto al tergicristalli anteriore ed andiamo a fare colazione. A piedi arriviamo alla montagnetta che sovrasta la città e passiamo in rassegna ogni costruzione installata sul posto per fare esercizi, risaliamo i crinali fuori sentiero e scenderemo poi di buon passo a ripetere le ultime serie di allenamenti alle sbarre e sulle scalette attrezzate.

Non pensavo ci fosse un luogo così tranquillo a ridosso del cuore pulsante della Milano frenetica che sono abituato a vedere, una piacevole scoperta e davvero un bel luogo ben attrezzato da tenere in considerazione. Non male. C’era una grande gara di corsa a piedi e la città era presidiata ad ogni crocicchio dalle forze dell’ordine, siccome volevamo anche fare qualche movimento di boulder sulle strutture di metallo della zona, abbiamo preferito attendere che la manifestazione finisse onde evitare inutili rimproveri o discussioni. Tempo di tornare sui nostri passi dopo aver girato in lungo ed in largo la montagnetta ed ecco come per magia di nuovo tutto semi deserto.

Arrivati al ponte del grande raccordo stradale che porta od esce dalla città a seconda dei casi, cominciamo a fare qualche movimento estremo di boulder sulla base della ringhiera, sui pilastri portanti e successivamente sul ponte, davvero bello fare street boulder in totale libertà è un bel modo di assaggiare ed esplorare materiali diversi dalla roccia ed adattare il corpo ed i movimenti ad essi.

Tempo per un paio di birre gelate ed un toast per poi portarci sempre a piedi dalla parte opposta della zona. Arriviamo in questo luogo dimenticato e lasciato a se stesso, nemmeno sulla carta della città esiste eppure c’è. La zona di giorno sembra essere tranquilla, ma di notte si trasforma in una pericolosa terra di nessuno, quindi possiamo stare tranquilli ma sempre con i sensi all’erta.

Le pareti sono lì, belle e totalmente inesplorate, purtroppo completamente bagnate e quindi impraticabili. Osservo la composizione della roccia, Ivan sembra il conglomerato dove ho arrampicato con Josef a Trezzo e Paderno. Certo Teo, le hanno importate da li queste pareti secondo la storia… Bello capirsi al volo senza troppe parole inutili.

Ora che so dove si trovano, sicuramente ci torneremo di giorno e lontano da giornate di pioggia. Altro cammino ed eccoci ad uno dei parchi più grandi della città, dove anni fa i giovani si divertivano ad arrampicare le pareti di roccia che costeggiano il percorso più esterno del luogo. Ivan mi indica le vie che avevano tracciato immaginariamente ai tempi, ovviamente nella roccia non ci sono infissi o segnalazioni, si arrampica in libera e le prese te le devi cercare da solo, ma con me c’è l’enciclopedia vivente della Valle di Mello, delle vie delle Alpi, dei massi erratici, delle pareti dei parchi di Milano quindi sono a posto!

Nel giro di poco ripeto tutte le vie e parto col traverso finale, che meraviglia. Riprendiamo a camminare e mi ritrovo a gustarmi una Milano incredibilmente bella ed attraente fatta di antichi palazzi, monumenti storici e rocce che mai mi sarei aspettato di trovare qui.

Ivan mi invita a salire a casa e Monica mi accoglie con un ottimo caffè mentre stupiti mi osservano fare amicizia col felino di casa, bellissimo! Ci dividiamo cordini, moschettoni e friends per le prossime esplorazioni e riprendo la strada che dalla città mi riporterà ai piedi dell’amato Triangolo Lariano.

Che tedio questo scritto, tutta questa menata per raccontare una giornata in città? Non è stata una semplice giornata in città, anche perché tenendo conto solo dei tiri sulle paretine del parco, abbiamo comunque calcolato più di un centinaio di metri di arrampicata verticale, senza tenere conto dei chilometri percorsi a piedi tagliando la città dagli estremi, le ore al monte facendo esercizi agli attrezzi, le camminate scendendo e salendo dai pendii fuori sentiero.

Insomma, una giornata alpinistica vissuta lontano dalla Montagna nella sua antitesi per eccellenza: la città. Una cosa strana e meravigliosa. Respirare quel senso di glorioso passato che certe costruzioni e monumenti emanano, osservare con sana curiosità la città e rimanerne affascinato quasi come un panorama naturale. Questa è la vera avventura, qui si nasconde la vera esplorazione.

Ora avrò dei luoghi magnifici in cui tornare quando il meteo non permetterà di andare in quota, sicuramente guarderò con occhi diversi anche questa strana città dai mille volti e dalle infinite sfaccettature. Ho imparato molto da questa esperienza, sopratutto perché come guida ho avuto due persone magnifiche come Ivan e Monica che sono preziosi custodi di un’etica di rispetto, di un modo di vivere e di esplorare la natura verticale e non solo, che purtroppo si sta perdendo come la memoria storica, nel mio piccolo farò in modo che si possano ricordare ancora per un poco queste cose preziose, anche solo scrivendo qualcosa o parlandone, in questi tempi bui c’è ancor più bisogno di questi valori… Non si smette mai di imparare, quando la parola d’ordine è esplorare. Però, questa mi è venuta bene, non male come citazione!
Alla prossima!

Matteo “TeoBrex” Bressan

P.S.: Milàn l’è un gran Milàn

Qui è ancora tutta campagna

Qui è ancora tutta campagna

Scarponi ai piedi mi ritrovo a Milano: prima di portarmi tra le nostre montagne il progetto che sto seguendo mi porta spesso nella grande città e questo significa treni, metropolitane ed attese. Quando ho abbastanza tempo, però, ne approfitto per “girovagare” o per fare visita ai mei amici cittadini.

Uno di questi è il buon Ivan che abita nei pressi di via Ripamonti, la zona numero 5 di Milano nota anche come Vigentino, un comune rurale che nel 1923 fu aggregato alla città di Milano. Ivan è un addestratore cinofilo anche se questa definizione lo soddisfa poco: Ivan infatti tiene a precisare che non insegna “giochetti” ai cani ma insegna ai loro proprietari come migliorare il proprio rapporto con il proprio fidato animale. Onestamente sono sempre impressionato dagli incredibili risultati e dall’ottimo affiatamento che ha instaurato con la sua Doberman: andare a spasso con loro due, tanto in città quanto all’aria aperta, è davvero piacevole.

Così, qualche giorno fa, abbiamo abbandonato i vialoni della Vigentina addentrandoci a piedi lungo i sentieri dei campi coltivati che, un po’ anacronisticamente, ancora circondano l’urbe milanese. Insieme esploravamo la “campagna” alla ricerca di spazi verdi dove poter svolgere lezioni ed esercizi dedicati a cani e ai loro compagni umani.

Essere nel bel mezzo di un campo arato ed osservare i grandi palazzi all’orizzonte era una sensazione davvero strana per me: “Qui è ancora tutta campagna” mi è venuto da pensare osservando gli ultimi spazi aperti che ancora lambiscono l’avanzata dell’urbanizzazione. Nel cuore di questi grandi campi vi è un boschetto di alberi perfettamente allineati e probabilmente piantumati dall’uomo tempo fa per la rotazione agraria. Un’area ideale, specie nella calura estiva, per poter praticare esercizi con il proprio cane o semplicemente lasciarlo correre.

Trovo affascianante che vi siano posti simili a così breve distanza da una moltitudine di persone ignare e stipate nei grandi palazzi: spero che Ivan riesca a ridurre questa “distanza” in modo intelligente. In bocca al lupo!

Davide Valsecchi

Mondi Impossibili Milano

Mondi Impossibili Milano

Forse è colpa dei Flaghéé dello scorso anno, forse aver attrersato le nostre montagne dormendo all’aperto durante tanti giorni di  pioggia mi ha cambiato. Ora adoro le nuvole gonfie d’acqua, adoro attendere l’arrivo del temporale, sentire l’aria caricarsi, farsi instabile mentre il cielo si trasforma in un tripudio di colori e trasformazioni. Mi fondo nell’attimo che precede la tempesta, nell’attimo che annuncia il cambiamento diventando io stesso parte del mutamento.

Magnifico: essere parte del tutto e sentirsi distinto da ogni cosa osservando le nuvole ed il mondo sciogliersi in un tutt’uno. Sentirsi vivo e saldo nello scontro tra terra e cielo.

Camminavo per Milano, aspettavo che una ragazza finisse il proprio lavoro bighellonando attraverso le vie del centro intorno al Duomo. Era ormai pomeriggio ma il tramonto era ancora distante e le strade erano piene di turisti, di gente a passeggio.

Un flusso omogeneo di persone distratte e vocianti affollava ogni dove, poi la prima goccia. Mi sono fermato immobile nel mio peregrinare solitario ed ho iniziato a guardarmi intorno, ad ascoltare ed osservare. La pioggia sottile sembrava avere sorpreso l’umanità indaffarata e svagata nelle proprie faccende, il cielo ricordava loro di essere vivo e questa inaspettata riscoperta agitava in modo disordinato la massa che gremiva la piazza.

Erano solo poche goccie, un cortese e delicato preambolo di ciò che il cielo può liberare ma la gente già cercava un riparo, affrettava il passo borbottando. Io ho alzato la sguardo, ho gardato oltre le sagome dei palazzi ed ho ammirato le nuvole aspettando immobile la loro benedizione: “Se vuoi trovare l’arcobaleno devi saper tener testa alla pioggia.”

Davide Valsecchi

Mondi Impossibili Milano


Mondi Impossibili Lario

Urban Trekking: Quartiere Isola – Lambrate

Urban Trekking: Quartiere Isola – Lambrate

Quando era Lei ad avere bisogno di dormire in città ed io quello con la casa a Milano, Lei si svegliava al mattino tra le lenzuola del mio letto mentre le servivo con affetto il caffè. Ora che i ruoli si sono invertiti io mi ritrovo su uno scomodo divano e Lei, imperiosa, che mi strappa la coperta intimandoti: “Forza che è tardi! Devo scappare in ufficio!”. Ingiustizie del tempo!

Il destino vuole che oggi alle undici abbia un appuntamento di lavoro a Lambrate e così, per fare tutto con calma, mi sono fatto ospitare in città da una mia vecchia ed affezionata amica (o almeno io credevo tale!). La cosa curiosa è che Lei vive in un quartiere dei Milano, il Quartiere Isola vicino a Repubblica, dove la maggior parte delle vie prendono il nome da paesi o luoghi del Lario: in pratica sembra di essere a casa!

Ancora addormentato mi ritrovo a superare via Alserio e ad attraversare Piazza Segrino iniziando la mia imprevista passeggiata attraverso la città: visto che è presto e che altro non avrei da fare ho deciso infatti di muovermi a piedi curiosando qua e là. La prima stranezza in cui mi imbatto è un gigante di oltre 160 metri di altezza della cui esistenza non avevo mai avuto ancora notizia: il nuovo Palazzo della Regione Lombardia.

Dalle informazioni esposte nei suoi enormi meandri pare che abbiano iniziato a costruire questo gigante di vetro blu nel 2007 e che sia più alto del Pirellone. Vi direi che è il più alto della città ma poco distante, oltre i vecchi palazzi, svetta un’altro gigante dalla sommità a punta che pare avere piede più o meno nella zona di Garibaldi.

“Spazio Regione” porta scritto una vetrata ma io, guardando il colosso, non riesco a non pensare che questo palazzo passa andare bene anche per“Regione Spazio” visto le astronomiche dimensioni!

Poco più avanti mi ritrovo tra i familiari e bellissimi marmi della stazione Centrale e sull’altro lato di Duca d’Aosta il Pirellone svetta sottile e sconsolato ormai privo del suo primato cittadino.

Proseguo oltre, raggiungendo lo storico Art Factory (quanto ho bevuto in quel posto!) ed incrociando una piccolo porticato circondato dai palazzi che sembra uscito da un passato remote di una Milano Ambrosiana.

In piazzale Piazzale Loreto mi trovo ad uno dei crocevia più famosi della città dove convergono viale Abruzzi, corso Buenos Aires, via Padova, Viale Monza  e via Porpora, la strada che mi condurrà fino a Lambrate.

Come sempre accade con i “Milanesi” l’appuntamento salta e viene posticipato nel pomeriggio e così, essendo ormai in cammino, mi abbandono ad una passeggiata nostalgica attraverso Lambrate ed il centro universitario.

In un’oretta ed un quarto ho attraversato mezza città e devo dire che non è poi stato tanto male. Secondo me si potrebbe davvero pensare di vivere la metropoli come un’avventura da affrontare a piedi, un viaggio, un’esplorazione urbana.

Un montagnino di nuovo in città!

Davide Valsecchi

PS: Il mio girovagare è proseguito ben oltre Lambrate e la foto che segue per qualcuno sarà priva di valore mentre per altri sarà incredibilemente familiare e nostalgica:

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