Venezia: Il cuore della Notte
Le sirene avevano suonato qualche ora prima preannunciando l’acqua alta ed ora, sotto una pioggia battente, alle undici di sera, la vedo crescere nel canale invadendo i vicoli sotto le luci dei lampioni.
Un metro e cinque, un metro e dieci dicono, io non sò che pensare, ancora non ho capito da dove si cominci a contare ma l’acqua è sopra il ginocchio ormai.
Poi mi arriva voce: l’acqua è salita a tal punto che l’ormeggio della nostra piccola e “trendy” barchetta fucsia è troppo basso e rischia di farla affondare, trascinata a fondo dalla stessa corda che la trattiene ancorata ormai un metro sott’acqua. Bisogna uscire ed e rilegarla più in alto e lasco o domani dovremo ripescare tutta la barca.
Michele, il padrone di casa all’Hotel La Fenice, mi presta un paio di stivali e con Marco, il “pittoresco” comandante del nostro piccolo vascello, ci infiliamo in acqua arrampicando tra i muretti appesi alle grondaie. La nostra barca è di nuovo al sicuro ora ma noi siamo bagnati dalla testa ai piedi.
Ed è allora che la vedo, fradicio come un pulcino mi appare con un sorriso ed un bicchiere di Vodka. Accento veneziano e spalle scoperte in un grazioso vestito nero. L’acqua alta e la pioggia la trattengono in Hotel impedendole di tornare a casa fino all’Arsenale.
Così, sulle poltrone rosse, tra le opere esposte in concorso alla Fenice, i bicchieri di vodka si fanno due, tre e poi quattro fino a che il fondo della bottiglia si confonde con i sorrisi e l’ora tarda. L’acqua alta è scesa e la pioggia si è placata. Sono un montagnino ed ormai sono le quattro del mattino, non è cosa lasciare che torni sola fino a casa attraverso i vicoli ed i ponti.
“Posso accompagnarti?” le chiedo, “Solo se posso mostrarti Venezia di notte” mi risponde.
La città, che di giorno galleggia nonostante il peso dei turisti, la notte sembra più leggera, più morbida. Attraversiamo Piazza San Marco e passeggiamo lungo gli Schiavoni fino all’Arsenale mentre un vento freddo ed intenso soffia dalla Laguna.
“Grazie per la serata Davide” sussurra, “Grazie a te per avermi fatto da guida”. Fermo nel mio cappotto maledico la mia natura ingenua di montagnino.”Buonanotte”. Delicata mi bacia una guancia e poi, con una leggera carezza, scompare lenta dietro il pesante portone con un ultimo morbido sguardo.
Curiosa e misteriosa città è Venezia. Al solito impiego due ore per ritrovare la via del ritorno, perso tra i vicoli ed i pensieri. Mi piace questa città.
Davide “Birillo” Valsecchi