Tag: trezzo

CIMA-ASSO.it >
Discesa dell’Adda: diga Taccani e ponte dell’autostrada di Trezzo

Discesa dell’Adda: diga Taccani e ponte dell’autostrada di Trezzo

Diga Taccani e ponte dell'Autostrada
Diga Taccani e ponte dell'Autostrada di Trezzo

Un ostacolo abbastanza complesso è rappresentato dalla diga che serve la storica Centrale Elettrica Taccani e dalle succesive chiuse e prese d’acqua che si susseguono sotto il ponte dell’Autostrada di Trezzo.

Anche in questo caso è necessario compiere un lungo giro a terra per aggirare gli impedimenti artificiali costruiti lungo il fiume. Ci sono alcuni passaggi da non sottovalutrare ed il miglior consiglio è  “prendetela larga“.

Quando siamo passati noi, con la nostra grossa canoa canadese, abbiamo percorso una curiosa “via di mezzo” che, in buona parte, mi sento di sconsigliarvi.

Andiamo però per ordine: il bacino a monte della diga è molto ampio e per nulla pericoloso. In quell’acqua ferma infatti si allenano gli atleti della Canottieri Trezzo che ha la propria sede  proprio sulla riva destra (sempre seguendo il corso del fiume). Fermatevi a chiere informazioni fresche se passate da quelle parti, le canottieri sono sempre molto disponibili.

La Centrale Taccani è costruita sullo stesso sperone di roccia al di sopra del quale sorgono i ruderi del Castello di Trezzo. L’acuqa, di fatto, è costretta in buona parte a canalizzarsi attraverso la collina, a far girare le numerose turbine della centrale e ad essere restituita al fiume sul lato opposto. La diga ha lo scopo di mantere costante il livello del bacino e di far defluire l’acqua in eccesso. Per questo motivo fate attenzione a non avvicianrvi troppo sia alla chiusa che alla centrale. Non vi è tuttavia gran pericolo: si intuisce facilmente da cosa stare alla larga.

A valle dello sbarramento, dopo che il fiume effettua il salto in un ampia ansa, abbiamo un nuovo stretto bacino lungo un chilometro e mezzo. In questo bacino si riversano però sia il flusso della diga che quello della centrale e lo stesso termina in una nuova chiusa con diversi nuovi canali e condotte. Noi l’abbiamo trovata in un momento di calma senza troppa acqua ma ho idea che possa diventare un tratto abbastanza agitato e che conviene saltare a piedi pari.

Noi abbiamo attraccato al piccolo baretto ma è possibile farlo anche al pontile della canottieri allungando il percorso solo di un centinaio di metri [Coords: 45.612175, 9.518366]. Si percorre la ciclabile che costeggia il bacino fino alla vecchia conca di navigazione ormai in disuso, qui la strda comincia a scendere ricongiungendosi con i tornanti che scendono dalle case sopra la collina. In quel punto la stradina sterrata diventa un sentiero che prosegue lungo il fiume. Noi abbiamo aprofittato di una vecchia scala in sasso per rimettere la canoa in acqua.

La scelta non si è rivelata tra le più felici perchè una volta in acqua diventa molto dificcile uscirne. Sotto il ponte dell’autostrada infatti vi è una nuova chiusa a cui si deve fare molta attenzione. In primo luogo, esattamente sotto il ponte sul lato destro, vi una presa molto ampia che cattura l’acqua e la canalizza per otto chilometri sotto terra. Non è molto visibile ma la corrente, anche a distanza, si fa sentire: attenzione!!

Sempre sul lato destro, superato il ponte, vi è l’imbocco del Naviglio della Martesana. Noi l’abbiamo trovato chiuso ed il muro in quel punto supera i due metri dal livello d’acqua. Io mi ci sono arrampicato ma tirare in secca la nostra canoa da quella posizione era quasi impossibile. Era una situazione un po’ di stallo ma esplorando a piedi ho notato il canale sulla sinistra.

Sul lato sinistro del fiume vi è infatti un altro canale che probabilemente serviva un tempo come conca di navigazione o qualcosa di simile. Dal lato destro si vedeva chiaramente che il canale e la grande muraglia inclinata di quasi otto metri che corre parallela e rialzata rispetto al livello del fiume sottostante. Con molta acqua probabilmente il canale ricopre anche il ruolo di tracimatoio ma, in quel momento, l’acqua non superava il muro.

Abbiamo quindi attraversato con prudenza il bacino della diga e ci siamo infilati nel canale. Dopo un centinaio di metri il canale è interrotto da una grossa chiusa, se avete una canoa leggera potete superare l’ostacolo ed utilizzare delle scale poste alle spalle. Noi abbiamo dovuto invece organizzare una “calata” ad un palo utilizzando le corde per far scivolare la nostra canoa lungo le pareti esterne del canale. C’è voluto un po’ dell’esperienza alpinistica per evitare che la cona si sfasciase o che, peggio, ci tirasse giù dal muro. Se fate una “calata” cercate sempre un ancoraggio solido da utilizzare o vi farette tirare a basso dal peso.

In questo modo siamo tornati sul fiume ma abbiamo impiegato molto e rischiato un po’. Informandoci meglio abbiamo scoperto che la soluzione migliore è decisamente il sentierino che costeggia il fiume sul lato destro percorrendolo abbastanza da raggiungere il ponte sulla Martesana e quindi rientrando comodamente nel fiume. Con un chilometro via terra si evitano un sacco di problemi.

Alla fine in totale il percorso da fare con la canoa in spalla o sul carrello sono poco più di due chilometri,  inoltre il bacino tra la Taccani ed il ponte dell’autostrada è poco soleggiato e frequentato, per questo motivo troverete poca gente per aiutarvi o “soccorrervi” se qualcosa andasse storto in acqua. Facendo due conti conviene armarsi di pazienza e percorrerea piedi il tratto senza troppo pensarci sopra: è la soluzione migliore.

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno quattro

Flaghéé Como-Venezia: giorno quattro

Quarta tappa
Quarta tappa

Giornata dura oggi. Siamo partiti dalla diga Taccani a Trezzo d’Adda molto presto e subito ci siamo imbattuti nelle difficoltá: sotto il ponte dell’autostrada abbiamo dovuto organizzare una “calata” di un decina metri per uscire da un canale e reimmetterci nell’Adda.

Ma é stato alla diga di Sant’Anna che ce la siamo “giocata” dura: una canaletto laterale che sembrava un’innocua presa d’acqua era in realtá fondo sei metri e serviva la centrale elettrica. Ci ha letteralmente risucchiato!

Nonostante ci avesse ribaltato snervando i pali per le bandiere abbiamo guadagnato la riva in sicurezza nel piccolo bacino interno. Quando é arrivato il custode della diga pensavo avremmo sentito le nostre ed invece Daniele e la moglie Roberta si sono dimostrate due persone eccezionali: non solo ci hanno aiutato a tiraci in secco ma ci hanno ospitato e sfamato durante il temporale.

Quando é schiarito abbiamo ripreso il fiume (dopo aver risistemato le Flaghéé) scendendo di nuovo a valle ed affrontando altri due sbarramenti prima di giungere a Cassano D’Adda. Il fiume é stupendo ma chiuse, sbarramenti e trasbordo sono veramente duri da affrontare: al nostro ritorno stileró la lista delle difficoltá affrontate perché senza esperienza é duro (e spesso pericoloso) affrontare questo tratto di fiume.

Superata la diga di Sant’Anna ci attendevano ancora gli sbarramenti della diga di Groppello e della diga di Corbellina.

A Cassano siamo stati ospitati dalla canottieri e Silvano, uno dei membri più anziani del gruppo, ci ha portato a fare una ricognizione degli ultimi sbarramenti che ancora dobbiamo affrontare. Le difficoltá maggiori dell’Adda le abbiamo ormai superate.

La gente del fiume é veramente gentile ed ospitale!

Nota di servizio: Il telefono di Enzo, che si é fatto il bagno quando siamo ribaltati, per ora non funziona. Il mio, al riparo nel vagone, riceve perfettamente.

Per ora é tutto, Sant’Anna ha cercato di farci la pelle ma stiamo bene, la canoa é intatta e le bandiere sventolano: il viaggio continua, a domani!

Flaghéé Como-Venezia: giorno tre

Flaghéé Como-Venezia: giorno tre

Terza tappa
Terza tappa

“I due di Asso sono giunti a Trezzo d’Adda nel bacino della centrale Taccani. La voce della nostra avventura sembra sia scivolata lungo il fiume più velocemente di noi, qui tutti sanno che siamo in viaggio e ogni qual volta che dobbiamo superare una chiusa è una mezza festa e di certo l’aiuto da parte di tutti non manca.”

Questo è quello che sono riuscito a raccontare ad Ivan con un lunghissimo SMS che poi ha caricato sul sito. Purtroppo nella zona della Taccani non vi era modo di trovare campo e di trasmettere via Internet. Ora provoa raccontarvi un po’ meglio questa giornata.

Questa era la prima giornata sul fiume e tutto per noi era un po’ una scoperta. Abbiamo superato la chiusa di Olginate abbastanza facilmente fermandoci in un bar a fare colazione ed un po’ di foto con i passanti.

Era la prima volta che “navigavamo a terra” e, in effetti, una canoa su ruote che percorre la ciclabile adornata da 48 bandiere attira parecchio l’attenzione!

L’Adda aveva dei tratti di morta e dei tratti invece più divertenti dove la corrente spingeva un po’ di più. Credo che la corrente ci regalasse in media 3 o 4 kilometri all’ora. Non si andava male.

Prima di rendersene conto eravamo già a Imbersago e davanti a noi sfilava la famosa chiatta che rievoca il progetto leonardiano. In quel tratto su entrambe le sponde ci sono bar e ristoranti a conferma di quanto sia noto quel punto.

Visto che era mezzogiorno abbiamo mangiato una pizza prima di ripartire. Quello che aspettava poi era il lungo trasbordo a terra per superare le dighe e le rapide di Paderno d’Adda. Abbiamo infatti percorso quasi 5km trascinando la canoa sulla ciclabile superando gli sbarramenti artificiali e la parte di Adda che diventa un difficoltoso torrente.

48bandiere su una canoa che si aggira per il bosco sono state sicuramente uno spettacolo insolito per i bagnanti, per lo più pensionati e ragazzi, che prendevano il sole sulle rive del fiume. Una vera e propria squadra di aiutanti ultrasessantenni ha preso la direzione delle operazioni di trasbordo dando vita ad una situazione molto divertente.

Mi hanno persino mandato le foto ed ho scritto un breve racconto su quei lunghi e travagliati cinque chilometri da Paderno a Cornate:Flaghéé Como-Venezia: gli amici di Cornate

Superati gli sbarramenti siamo arrivati al bacino della Centrale Taccani dove abbiamo passato la notte accampati sul piccolo molo. Il giorno seguente è stato anche più complesso di questo ma, allora, non avevamo ancora idea di cosa ci aspettasse.

Davide “Birillo” Valsecchi

Theme: Overlay by Kaira