Quando siamo partiti non sapevamo cosa aspettarci. Un montantagnino ed un artista di Asso, un paese in mezzo al Lago di Como, in viaggio con destinazione le montagne del Ladakh, l’Hymalaya Indiano ed il piccolo Tibet.
Nei nostri zaini una quarantina di bandiere realizzate dai ragazzi del Setificio di Como, preghiere di stoffa da portare sul tetto del mondo affinchè fosse il vento a recitarle quanto più in alto possibile.
Enzo Santambrogio, l’artista, non aveva mai dormito in tenda in vita sua nè era mai salito neppure sul San Primo, la montagna nel cuore del nostro lago. Lassù si apprestava a passare la notte nel suo sacco a pelo a 4800 metri prima di dare l’assalto al passo di 5200 pur di mantenere la sua promessa. Poco prima di partire un suo caro amico, “Gianni del Sociale”, era morto, rubato alla città da una brutta malattia.Enzo aveva promesso a se stesso che avrebbe portato una piccola foto di Gianni quanto più in alto fosse riuscito.
Per me, Davide “Birillo” Valsecchi, un montagnino del lago, era commovente guardare quel “ragazzo di città”, quell’artista chiacchierone che non sta zitto neppure con il fiato corto, così in alto, serio in piedi tra le bandiere colorate dei ragazzi del Lago mentre sistemava la piccola foto dell’amico scomparso tra i sassi. Enzo è un buon amico, ora Gianni potrà godersi il panorama dello Zangscar.
Tra le bandiere anche una poesia in dialetto scritta per noi da Riccardo Borzatta su un tessuto di Gegia Bronzini. “Pusséé in sù”, più in alto. Siamo gente nostrana in giro per il mondo, è con la lingua dei nostri vecchi che chiediamo al vento di dare voce alle preghiere dei nostri giovani. Bandiere tibetane made in Como, tutto un viaggio strano.
Poi è arrivata la neve, la pioggia e l’inconsueto freddo estivo che sembrava stravolgere il clima di quelle montagne aride. Mancava ancora una bandiera e mi sono fatto coraggio, ho preso lo zaino,le mie cose ed accompagnato da un nuovo amico, Juma, abbiamo provato a fare la differenza. Lo Stok Kangri, 6130 metri di montagna che non voleva lasciarsi prendere nascondendosi tra la neve e le nuvole. Alla fine, visto che non era per vanità che picchiavamo un passo dopo l’altro, siamo arrivati in cima ed è lassù che ora sventola la nostra ultima bandiera.
Prima di renderse conto erano già passati due mesi ed il nostro unico legame con casa era ormai solo il piccolo blog di paese, Cima-Asso.it. Uno spazio senza luogo dove raccogliere le nostre storie e ricevere il conforto delle parole di casa, degli amici. Un diario di viaggio condiviso tra chi và e chi resta.
Il nostro andare aveva però ancora un ultima tappa, un appuntamento con il cielo. L’eclissi a Varanasi. I due assessi hanno lasciato il freddo tra i monti e si sono buttati nel caldo torrido dell’India, tra il fascino della cultura orientale ed il disgusto per un inquinamento che, confondeno l’esotico ed il moderno, ammorba tutto. Ma nemmeno in quella palude culturale ed umana ci siamo persi d’animo ed il nostro sforzo è stato coronato da uno spettacolo tra i più suggestivi della natura. L’occhio di Dio nel cuore della città sacra dominava il nostro mondo, improvvisamente buio, agitando nei nostri cuori paure e speranze ataviche.
Dopo tre mesi era tempo di tornare a casa, di rivedere il nostro lago e le nostre piccole ma agguerrite montagne. Tempo di tornare a mangiare i sapori ruvidi della nostra terra e godere della compagnia di quei bruschi paesani ipertecnologici che sono diventati i Laghéé. Siamo appena tornati ed abbiamo già voglia di ripartire ma il prossimo viaggio sarà proprio il nostro lago: puoi girare il mondo in lungo ed in largo ma il posto più bello rimane casa tua se saprai amarla con il cuore.
Davide “Birillo” Valsecchi