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Bella e terribile: road Leh-Srinagar

Bella e terribile: road Leh-Srinagar

Leh-Scrinagar
Leh-Scrinagar

Era tanto che mi ripromettevo di montare una clip sulla strada che attraversa il Ladakh e porta da Leh fino a Srinagar nel Kashmir. Una strada di grandissima importanza nel nord dell’India che costeggia prima il confine con la Cina e poi quello con il Pakistan attraversando la zona del Drass che fu invasa nel 1999.

Io ed Enzo l’abbiamo percorsa due volte nel 2009. La prima volta era di notte, con ricordi magnifici e terribili (veramente terribili!!) fatti di una luna piena che illumina gli abissi tra le montagne. La seconda volta partimmo invece di mattina presto ma giungemmo a Scrinagar solo a tarda notte ed il viaggio fu altrettanto terribile ma riuscimmo a scattare fotografie durante il giorno.

Richiede dalle 16 alle 20 ore di viaggio attraverso le montagne superando valichi che toccano anche i 5000 metri. Sono spazi incredibili dove i pesanti camion arrancano spesso tra il fango e la neve e dove la strada in terra battuta corre scavata nella roccia (specie l’ultimo passo!!).

Di per sé è una piccola avventura che i locali affrontano di buon grado consapevoli che il rischio di incidenti sia altissimo. La Farnesina sconsiglia nel modo più asoluto di percorrere in auto quella strada ed io, che l’ho fatta due volte, posso dirvi che hanno pienamente ragione.

Ma lo spettacolo che offre è magnifico. Noi l’abbiamo percorsa per risparmiare evitando il volo aereo sebbene, a conti fatti, non fu un gran risparmio. Se volete percorrerla siete avvisati, il mio consiglio, se proprio volete azzardare, è di non farla tutta in un solo giorno, prendetevi il vostro tempo e le vostre precauzioni. Questo vi aiuterà a godervi il magnifico panorama e a non correre troppi rischi.

Quando abbiamo fatto un “mezzo frontale con tuffo nel vuoto” contro un camion io ho cercato di scendere dalla jeep ma, aprendo la portiera, trovai solo il vuoto:  ancora oggi ricordo quella terribile sensazione come un attimo di vita “troppo” intenso. Non prendete alla leggera questa strada!!

Qui trovate i due racconti di viaggio:

  1. Luna piena sulla strada Leh-Srinagar
  2. Leh-Srinagar: secondo round!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Ladakh the Movie

Ladakh the Movie

Infinito tibetano
Infinito tibetano

Spesso mi chiedono perchè Enzo ed io non abbiamo ancora presentato le fotografie o raccontato dal vivo il nostro viaggio attraverso le montagne Himalayane del Ladakh. La risposta non è semplice, soprattutto perchè quel viaggio, oltre ad essere stato il primo insieme, ha ancora un effetto dirompente nei nostri ricondi: raccontare il Ladakh significa reimmergersi in una dimensione completamente diversa dalla quotidianità e per noi è più difficile di quanto possa apparire.

Abbiamo realizzato un libro fotografico, «Contrabbandieri del Nirvana», cercando di mantenere una narrazione che permettesse di seguirci, di penetrare l’essenza di quella nostra esperienza senza scivolare nell’autocelebrazione o nella mistificazione. Il grande rischio che si corre nel descrivere posti così differenti è dublice: da una parte si rischia di sminuire ciò che andrebbe valorizzato e condiviso, dall’altra si rischia di apparire come coloro che si appuntano da soli le medaglie al petto. Si deve mantenere l’equilibrio coinvolgendo al contempo nella magia di quei luoghi.

In questi giorni stiamo ultimando le sperimentazioni con alcune foto inedite di Enzo utilizzando una nuova tecnica di stampa in bianco e nero su carta cotone. Il risultato è straordinario e permette a chi guarda di catturare e percepire la profondità e l’ampiezza degli spazi di quei territori desolati e mistici sul tetto del mondo. Le quasi trenta tavole realizzate saranno utilizzate per allestire una nuova mostra prima di Natale. Non so ancora dirvi dove sarà presentata, stiamo ancora ultimando la sperimentazione, ma finalmente potremo condividere con voi il nostro vagare himalayano.

Proprio per questo ho voluto realizzare un breve filmato a colori con alcune delle foto che “non” vedrete alla mostra. Buona visione!

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Davide “Birillo” Valsecchi

Notizie dal Ladakh dopo l’alluvione

Notizie dal Ladakh dopo l’alluvione

Le strade di Leh
Le strade di Leh

Nel maggio del 2009 Enzo ed Io eravamo in Ladakh. Siamo stati a zonzo per quasi due mesi da quelle parti ed oltre ad aver portato le bandiere dei Ragazzi del Setificio di Como a 6130 metri, in Cima allo Stok Kangri, abbiamo avuto modo di conoscere quel territorio e la sua gente.

Il 6 Agosto 2010 il Ladakh, ed in particolare la cittadina di Leh, sono stati colpiti da un violento nubifragio che ha travolto tutto con i suoi Debris Flow, le terribili colate di fango e detriti.

Leh è una cittadina a 3600 metri sul livello del mare, inserita nel panorama desertico himalayano tra montagne che salgono fino a superare i 7000 metri. La vegetazione è estremamente scara, il panorama è fatto di rocce e terra arancione. Non piove quasi mai: durante il nostro soggiorno ha nevicato spesso mentre eravamo tra i monti ma in paese avrà piovuto si e nò solo un paio d’ore in due mesi.

Questa volta è stata diversa. Durante la notte fulmini e pioggia hanno scosso la valle e prima dell’alba il fango ha cominciato a travolgere tutto. La parte Ovest di Leh, riparata dallo sperone di roccia su cui sorge il vecchio palazzo reale, è stata risparmiata mentre le zone adiacenti sono state quasi spazzate.

Ieri sono riuscito a mettermi in contatto telefonico con il mio amico Altaf, a Leh, e mi sono fatto raccontare meglio l’accaduto. L’acqua ha sgretolato le case in mattoni di fango trasformando le strade in torrenti carichi di detriti, ci sono stati oltre 200 vittime solo nel circondario di Leh e mancano ancora dati certi dalle valli. Il piazzale dei pullman, uno spiazzo in terra su cui sostano la maggiorparte dei piccoli pulmini, è stato completamente travolto spazzando ogni mezzo di trasporto pubblico: tutto era distrutto e bloccato.

Ora la situazione in città si sta lentamente normalizzando sebbene persistano ancora gravi difficoltà. Internet è ancora non funzionante ma l’elettricità, che già normalmente a Leh è ballerina, sta stabilizzandosi. In Ladakh, zona militarizzata, vi è un sistema GSM chiuso (non funziona nient’altro se non i satellitari) che è stato ripristinato dando finalmente la possibilità ad Altaf di contattarmi.

Per chi è sopravvissuto il problema che si avvicina è l’inverno e, oltre ai danni subiti, la crisi economica.

Parliamoci chiaro: Leh è stata nel passato una tappa importante lungo il ramo della via della seta che univa Cina ed India. Dopo questo periodo aureo di commercio questa zona è stata quasi dimenticata per due secoli fino a quando il conflitto Indo-Pakistano-Cinese non ha rianimato le valli con un ingente spiegamento di truppe.

La costruzione dell’aeroporto civile ha fatto si che i ricchi indiani del Sud potessero agevolmente scappare dalla calura estiva di Delhi riparando tra le montagne.  Da qui in poi il turismo è divenuta la prima risorsa di queste valli che per quattro mesi all’anno accoglie migliaia di turisti da tutto il mondo.

Dopo l’alluvione tutto si è fermato, i turisti sono scomparsi. Coloro che erano venuti dal Sud, ma anche dal Nepal, per lavorare una stagione sono rimasti senza impiego. Shop Keeper, venditori ambulanti ma anche portatori, autisti, garzoni e quant’altro si aggirano ora sconsolati tra le macerie cercando di tornarsene a casa a mani vuote.

Il mio amico Altaf era affranto: in molti stanno pensando di scendere verso il Kashmir ma, anche lì, tutto è bloccato per via degli scontri seccessionisti. Commercio e turismo, le uniche risorse di quel territorio per chi non possiede la terra, sono ferme e non rimane molto altro da fare.

Il governo centrale Indiano, dopo gli sioperi dello scorso anno in Ladakh ed i tafferugli in Kashmir, non sembra affatto intenzionato a sostenere la ripresa con aiuti straordinari e quindi le prospettive appaiono buie.

Mentre vi scrivo quest’articolo non ho ancora ben chiaro cosa si possa fare, tuttavia un paio di idee ci sono ma toccherà lavorarci sopra un po’. Per chi volesse invece conoscere meglio quello che è accaduto in Ladakh in quei giorni terribili ho trovato un articolo scritto da un metereologo che era presente a Lhe il giorno del disastro: Alluvione in Ladakh

Davide “Birillo” Valsecchi

Avventurieri con le chiavi del mondo

Avventurieri con le chiavi del mondo

in buona compagnia
in buona compagnia

Questo è il “roboante” titolo con cui Lake Como Lifestyle ha dedicato un articolo ai nostri viaggi in Himalaya. La rivista, che pubblica i propri articoli sia in italiano che in inglese, è una delle testate dedicate al Lario più note a livello nazionale ed internazionale. Lake Como Lifestyle è infatti distribuito nei migliori Hotel e nei locali più trendy, oltre che nei consolati e nelle ambasciate.

Fa un po’ effetto pensare che la nostra storia e le nostre facce ora facciano bella mostra di sé nelle Hall di prestigiosi alberghi come il Villa d’Este di Como, il Villa Serbelloni di Bellagio, l’Excelsior di Praga, il The Time a New York o in luoghi esotici come il Mandarin Oriental a Bangkok o il Karma Kandara di Bali. Ero imbarazzato quando le Zie avevano appeso le nostre foto in Trattoria al Lambro qui ad Asso: figuratevi ora!

L’impegno con cui stiamo portando avanti i nostri “gemellaggi” tra il lago di Como e gli altri laghi del mondo sembra raccogliere sempre più attenzione ed interesse, questa è una grande soddisfazione: nel grande e sempre più famoso Lario anche la nostra Asso ritaglia il suo spazio ribadendo in maniera positiva la sua posizione, la sua natura ibrida fatta di lago e montagna.

Ecco un estratto dell’articolo con le domande che il  giornalista, Paolo Filippo Soldan, ha posto al “Duo Assese“:

Cosa ha spinto due assesi a vivere questi viaggi?
Siamo di un piccolo paese che spesso si dimentica del suo grande passato. Enzo ha fatto conoscere il nome di Asso con la sua arte ed io con le spedizioni alpinistiche, in particolare con quella che ha portato a battezzare Cima-Asso in Pakistan. Due anni fa ci siamo incontrati in trattoria ed abbiamo deciso di provare ad unire arte e montagna, viaggio e racconto. E’ in questo modo che è nata la strana storia dei due assesi in giro per il mondo in un’ alternanza di viaggi in posti lontani e viaggi attraverso i confini del nostro lago.

Chi sono i contrabbandieri del Nirvana  (titolo del vostro ultimo libro) e perchè?
Il nostro lago, il Lario, è sempre stato terra di confine. Questo forse è rimasto un po’ nel nostro modo di pensare, di vedere il mondo che ci circonda. C’è sempre qualcosa al di là della collina che vale la pena vedere o cercare. Qualcosa di valore che può essere “contrabbandato” con un viaggio. Questo è quello che abbiamo fatto in Himalaya, abbiamo cercato di “portare a casa” emozioni, ricordi schegge di quello che, con gli occhi da assesi, ci è parso il nirvana di cui tanto abbiamo sentito parlare.

Cosa riportate dentro di voi dopo ogni viaggio?
Oggi giorno tutto sembra scontato, già visto. La tecnologia sembra impoverire lo spirito mentre spesso non ci si rende conto del suo vero potenziale. Attraverso il nostro diario di viaggio, www.cima-asso.it, non si deve aspettare il nostro ritorno per ascoltare le nostre storie. Le si può vivere quasi giorno per giorno con foto, racconti, piccoli filmati. E’ bello perchè non si ha mai la sensazione di essere soli, nemmeno dall’altro lato del mondo: siamo assesi in missione speciale. Poi il lato artistico di Enzo prende il sopravvento e la quantità di piccoli oggetti che colleziona o le opere che realizza durante il viaggio ci permette di allestire vere e proprie mostre.

Quali saranno le prossime tappe?
La prossima tappa è l’Africa. In partenza per la Tanzania prima della fine di Febbraio partiremo alla volta di Zanzibar per poi spostarci attraverso le montagne del Sud verso il lago Tanganika. Due mesi di viaggio di cui il primo sarà speso realizzando opere in ferro battuto sull’isola di Zanzibar, il mese seguente andremo girovagando verso il grande lago africano. Anche in questo viaggio cercheremo di unire arte ed esplorazione raccontando dal vivo le nostre esperienze: un roccambolesto misto tra Quark, il Grande Fratello e JackAss

Esiste un parallelo tra la vostra terra e le terre che andate a scoprire?
Noi viviamo tra l’acqua dei nostri laghi e le montagne che li sovrastano e così, nei nostri viaggi, si finisce sempre tra laghi e montagne esplorando un mondo diverso ma comunque simile al nostro. Spesso poi la tradizione tessile del nostro territorio si è intrecciata con i nostri viaggi, come nel caso dei preziosi tessuti in lana pregiata del Kashmir o dando vita alle bandiere tibetane scritte in dialetto comasco e realizzate dai ragazzi del setificio di Como: “E’ con la lingua dei nostri vecchi che chiederemo al vento dell’Himalaya di dare voce alle preghiere dei nostri giovani“. Attraverso “occhi nostrani” riscopriamo come siamo fatti osservando ciò che è differente. E’ un buon modo per crescere ed imparare senza dimenticare le nostre radici

«Contrabbandieri» in mostra

«Contrabbandieri» in mostra

Davide ed Enzo
Davide ed Enzo

Ieri sera presentazione ufficiale di «Contrabbandieri del Nirvana» durante la mostra “Souvenir di Viaggio” allo Spazio Espositivo Touring Caffè. Durante la serata, organizzata da Enzo Santambrogio e promossa da Davide De Ascentis, sono state esposte le opere realizzate durante i viaggi del 2009 e le stoffe ed i gioielli collezionati nei paesi visitati dal “Duo”.

Graditissimo ospite della serata anche il grande Massimo Baraldi che ha realizzato la prefazione del nostro libro. La prefazione del libro di Massimo, «One for the road», è di Jack Hirschman, suo grande amico ed estimatore.

Hirschman è un poeta ed insegnate universitario americano che tra  i suoi allievi annovera gente come Jim Morrison e  fu incoraggiato a scrivere niente meno che da  Hemingway.  Quando Massimo “Bax” Baraldi mi fa i complimenti per le cose che scrivo io divento rosso di vergogna, BAX è un grande!! Tra un brindisi e l’altro abbiamo potuto autografare i libri con tutte e tre le firme. Un libro firmato è sempre speciale.

E’ stato particolarmente bello incontrare le persone che avevano seguito i nostri viaggi solo via Internet e con cui si è potuto finalmente presentarsi dal vivo. Una serata all’insegna dell’arte, del tessuto e dei gioielli poveri del Ladakh e dell’India vissuta tra le opere realizzate da Enzo.

Un sentito grazie a tutti coloro che sono intervenuti alla serata!!

Davide ed Enzo

Kashmir – Cashmere – Cachemire

Kashmir – Cashmere – Cachemire

La pashmina rosa

“Questioni di lana caprina”: un detto occidentale per etichettare i discorsi privi di senso o futili. Ma fino al 1800 l’Europa credeva veramente che la lana di capra non esistesse  essendo il pelo delle nostre troppo corto per essere tosato e considerato lana. Solo un Generale di Napoleone di stanza in Egitto portò  alla corte di Parigi qualcosa in grado di sfatare questa convinzione, affascinando al contempo tutta la nobiltà dell’epoca: una morbidissima pashmina.

Pash, il termine persiamo per lana che contaminato dalla lingua hindi è diventato Pashmina, il nome utilizzato per indicare sia gli splendidi scialli che la morbidissima fibra di lana Cashmere con cui sono realizzati. Una meraviglia in grado di competere con la seta e che giunse a Parigi dall’Egitto, dove era stata importata dai mercanti arabi dall’Oriente, dal Tibet e dall’Impero del Mogul, il Kashmir appunto.

La capra Hircus, tipica delle regioni fredde dell’Asia, è coperta da un folta e soffice peluria che si distingue per le eccezionali capacità di termo-regolare il corpo dell’animale rispetto all’ambiente esterno, proteggendolo sia dalle basse sia dalle alte temperature. Tosata e cardata questa peluria permette di realizzare una fibra ed un tessuto soffice e morbido ed increbibilmente caldo: Chasmere all’inglese, Cachemire alla francese o semplicemente Kashmir.

Srinagar è la capitale del Kashmir, Enzo ed io abbiamo avuto occasione di visitarla tre volte lo scorso anno. E’ una citta mussulmana, un tempo capitale dell’Impero del Mogul diventata poi un importante centro di controllo da parte dei Britannici fino all’indipendenza dell’Inda. Sorge a ridosso dell’acqua e, grazie alle case galleggianti, si estende anche sul lago stesso.

Durante i nostri viaggi abbiamo potuto comprendere come i locali lavorino questo particolare tipo di lana, proveniente dal vicino Ladakh, una regione a ridosso delle montagne himalayane e dove abbiamo trascorso quasi due mesi. Abbiamo assistito alla lavorazione e alla creazione di tessuti pregiati realizzati sopratutto per i vestiti tradizionali delle famiglie abbienti indiane e per gli occidentali. Il tessile, sebbene ancora con tecniche artigianali, è una delle risorse principali di quest’area che per molti anni è stata quasi stritolata dal conflitto Indo-Pakistano.

Al mondo esistono solo tre grossi produttori di Cashmere: gli Inglesi, che importarono le capre Hircus nel nord della Gran Bretagna, i Cinesi e gli artigiani della regione del  Kashmir/Ladakh. I famosi maglioni di Cashmere inglese sono stati oggetti di culto nella moda per molti anni in passato e tutt’oggi rappresentano un indumento di prestigio oltre che di innegabile qualità. Tuttavia oggi giorno molto dei tessuti inglesi sono realizzati con lana importata dalla Cina, spesso non alla pari per qualità con gli altri produttori.

Proprio per la sua popolarità il Cashmire è spesso vittima di falsificazioni e prezzi esorbitanti. Spiegare a parole la differenza tra una vera pashmina ed una non orginale è complesso, sopratutto per le imitazioni realizzate con l’Angola, una fibra ottenuta dalla pelliccia di coniglio. Tuttavia durante il nostro viaggio abbiamo avuto “tra le mani” moltissimi tessuti pregiati imparando a conoscerli. La differenza si sente nel tatto ed è evidente dopo un po’ di esperienza.

In Ladakh ho comprato due pashmine una per me (blue) ed una per mia per  mia sorella (rosa), che era appena diventata mamma. Le migliori sono quelle naturali e non tinte ma mi sono lasciato traviare dal colore.  Perchè il ragalo fosse vissuto ho portato la pashmina rosa con me fino ai 6000 metri della cima dello Stock Kangri e per tutto il viaggio attraverso l’India.  La pashmina blue, che indosso anche ora, è sempre con me quasi ovunque ormai.

La mia gola è sempre stata pestifera e per questo mia madre mi aveva affidato, pro tempore, un foulard di seta appartenuto a mia nonna quando ero stato la prima volta in Pakistan. Quando faceva troppo caldo legavo, per non perderlo, il foulard alla cintura (attirando fin troppa attenzione!!) mentre, al contrario, anche attraversando il deserto la pashmina si è dimostrata confortevole restando a guardia della mia gola. Che siate alla ricerca di un oggetto da “esibire” in città o da “sfruttare” nelle situazioni più impervie non posso che consigliarvi questa meraviglia orientale.

Davide “Birillo” Valsecchi

«Contrabbandieri del Nirvana»

«Contrabbandieri del Nirvana»

Contrabbandieri del Nirvana

[ESAURITO] I due “brutti ceffi” di Asso paiono averla combinata ancora, si erano messi in mente di fare un libro e ce l’hanno fatta!! Vi scrivo rimirando, ancora incredulo, una copia di «Contrabbandieri del Nirvana», una piccola ma grande soddisfazione!!

Il libro raccoglie oltre ottanta fotografie bianco e nero di Enzo Santambrogio stampate in quadricromia in formato A4. Il meglio per la miglior resa di stampa possibile. Tutte foto inedite che conservavamo gelosamente e che non abbiamo mai pubblicato sul Web.

La prefazione del grandissimo Massimo Baraldi a compendio di sette racconti scritti da me, Davide “Birillo” Valsecchi, ed estratti dal nostro diario di viaggio per raccontarvi tre mesi di India, dalle montagne del Piccolo Tibet all’Eclissi di Varanasi.

Il tocco e lo scatto artistico di Santambrogio uniti alla visionaria scrittura da montanaro di Birillo per un libro misterioso dalle atmosfere ruvidamente surreali realizzato grazie al supporto dello Studio Grafico Lumiére e alla Editrice Monti di Saronno.

Il libro sarà distribuito nelle librerie lombarde a partire dal 2010, noi però abbiamo chiesto ed ottenuto dalla Casa Editrice cinquanta copie a disposizione per il Natale ad un prezzo di favore di soli 20 euro.

Per tutti voi che ci avete seguito in questi mesi attraverso Internet, che avete vissuto giorno per giorno le nostre curiose avventure, potervi proporre una copia scontata ed autografata era il minimo che potessimo fare!!

Come al solito, se ci cercate e non siamo a zonzo, potete trovarci a pranzo dalle Zie, la mitica Trattoria al Lambro! Un grosso grazie a tutti!!

Enzo Santambrogio e Davide “Birillo” Valsecchi

«Contrabbandieri del Nirvana»

Un giro dell’India in 80 pagine, dai “6000” delle montagne Himalayane al caldo opprimente di Varanasi: monaci buddsiti, profughi tibetani, stregoni sufi, moschee, templi Hindu, eclissi solari e “freddo becco” per i due assesi in giro tre mesi per l’Oriente.

Queste sono le premesse per il libro Fotografico «Contrabbandieri del Nirvana»: gli scatti in bianco e nero di Enzo Santambrogio, i diari di Davide “Birillo” Valsecchi e la prefazione del nostro grande amico Massimo Baraldi.

Grazie all’aiuto di Matteo Zanardi e dello Studio Lumière abbiamo allestito ed impaginato un delicato e misterioso libro di fotografie e testi ora è in stampa presso la tipografia dell’Istituto Padre Monti di Varese.

Accidenti abbiamo fatto un libro!! Il nostro viaggio raccontato dal vivo proprio qui su Cima-Asso.it ora anche stampato su carta patinata in un’ elegante livrea, quadricromia in bianco e nero.

Ecco la prefazione che ha scritto per noi Massimo Baraldi, scrittore, giornalista e grande amico:

Si fanno strani incontri nelle terre di frontiera… soggetti all’apparenza come tutti gli altri, ma che si portano dentro l’idea del confine e l’istinto di attraversarlo. Enzo Santambrogio lo conobbi in una lunga notte che avrebbe potuto essere buia e tempestosa, benché fosse in realtà come tutte le altre, e posso dire che è uno di questi. In altri tempi sarebbe forse diventato un vero spallone… ma tutto cambia, i confini si spostano e, benché siano sempre lì ad aspettarti, devi anche volerli scovare.

Io che non sapevo dove stare, lui in cerca solo di un buon pretesto per andare e, chissà, forse fu proprio il senso della strada a creare un legame tra di noi.

Comunque sia, quello che all’epoca era una sorta di istinto latente si direbbe che negli anni abbia preso il sopravvento sul suo lato più “domestico” e, semplicemente, ora ogni tanto scompare. Lo incontri un giorno e lo rivedi dopo mesi, le briccolle stracolme di storie e immagini di steppe, giungle, volti e deserti. In una parola, di emozioni.

A fargli compagnia stavolta c’era Davide “Birillo” Valsecchi, curioso esemplare di alpinista tecnologico, e senza di lui certo non se la sarebbe cavata. D’altra parte mica puoi prendere uno scultore assese e sbalzarlo nel cuore della catena himalayana a 5.000 e rotti metri di quota così, come niente fosse.

Ma “Birillo” è uno che in montagna sa il fatto suo, oltre a essere sufficientemente sconsiderato per decidere di affrontare un’avventura del genere solo per inseguire un sogno o, come in questo caso, per affidare al vento una preghiera di stoffa.

“I contrabbandieri del Nirvana” è un lungo viaggio in una terra aspra e ostile documentato da parole e immagini in cui, insieme a un profondo rispetto per il popolo che l’ha eletta a propria dimora, sono impressi il sudore, la fatica, la paura e anche la gioia di due piccoli uomini che hanno avuto abbastanza coraggio da provare a superare i propri limiti. E che l’hanno spuntata.

Noi partiamo di nuovo per il Kashmir ma al nostro ritorno i libri saranno pronti e sarà un grande piacere poterveli finalmente mostrare! Grazie a tutti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Finalmente in stampa «Contrabbandieri del Nirvana»

Finalmente in stampa «Contrabbandieri del Nirvana»

«Contrabbandieri del Nirvana»
«Contrabbandieri del Nirvana»

Un giro dell’India in 80 pagine, dai “6000” delle montagne Himalayane al caldo opprimente di Varanasi: monaci buddsiti, profughi tibetani, stregoni sufi, moschee, templi Hindu, eclissi solari e “freddo becco” per i due assesi in giro tre mesi per l’Oriente.

Queste sono le premesse per il libro Fotografico «Contrabbandieri del Nirvana»: gli scatti in bianco e nero di Enzo Santambrogio, i diari di Davide “Birillo” Valsecchi e la prefazione del nostro grande amico Massimo Baraldi.

Grazie all’aiuto di Matteo Zanardi e dello Studio Lumière abbiamo allestito ed impaginato un delicato e misterioso libro di fotografie e testi ora è in stampa presso la tipografia dell’Istituto Padre Monti di Varese.

Accidenti abbiamo fatto un libro!! Il nostro viaggio raccontato dal vivo proprio qui su Cima-Asso.it ora anche stampato su carta patinata in un’ elegante livrea, quadricromia in bianco e nero.

Ecco la prefazione che ha scritto per noi Massimo Baraldi, scrittore, giornalista e grande amico:

Si fanno strani incontri nelle terre di frontiera… soggetti all’apparenza come tutti gli altri, ma che si portano dentro l’idea del confine e l’istinto di attraversarlo. Enzo Santambrogio lo conobbi in una lunga notte che avrebbe potuto essere buia e tempestosa, benché fosse in realtà come tutte le altre, e posso dire che è uno di questi. In altri tempi sarebbe forse diventato un vero spallone… ma tutto cambia, i confini si spostano e, benché siano sempre lì ad aspettarti, devi anche volerli scovare.

Io che non sapevo dove stare, lui in cerca solo di un buon pretesto per andare e, chissà, forse fu proprio il senso della strada a creare un legame tra di noi.

Comunque sia, quello che all’epoca era una sorta di istinto latente si direbbe che negli anni abbia preso il sopravvento sul suo lato più “domestico” e, semplicemente, ora ogni tanto scompare. Lo incontri un giorno e lo rivedi dopo mesi, le briccolle stracolme di storie e immagini di steppe, giungle, volti e deserti. In una parola, di emozioni.

A fargli compagnia stavolta c’era Davide “Birillo” Valsecchi, curioso esemplare di alpinista tecnologico, e senza di lui certo non se la sarebbe cavata. D’altra parte mica puoi prendere uno scultore assese e sbalzarlo nel cuore della catena himalayana a 5.000 e rotti metri di quota così, come niente fosse.

Ma “Birillo” è uno che in montagna sa il fatto suo, oltre a essere sufficientemente sconsiderato per decidere di affrontare un’avventura del genere solo per inseguire un sogno o, come in questo caso, per affidare al vento una preghiera di stoffa.

“I contrabbandieri del Nirvana” è un lungo viaggio in una terra aspra e ostile documentato da parole e immagini in cui, insieme a un profondo rispetto per il popolo che l’ha eletta a propria dimora, sono impressi il sudore, la fatica, la paura e anche la gioia di due piccoli uomini che hanno avuto abbastanza coraggio da provare a superare i propri limiti. E che l’hanno spuntata.

Noi partiamo di nuovo per il Kashmir ma al nostro ritorno i libri saranno pronti e sarà un grande piacere poterveli finalmente mostrare! Grazie a tutti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

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