Sabato, come da tradizione, i soci del CAI Asso si riuniranno per la cena di fine anno. Come sempre accade sarà l’occasione per ritrovarsi e per ascoltare le storie di chi ha portato il nome del nostro CAI nei posti più strani.
Quest’anno abbiamo infatti raggiunto cime in tre continenti: Giovanni Paredi ha raggiunto i 6962 metri dell’Aconcagua nelle Ande Argentine (la montagna più alta del mondo al di fuori dell’Asia ndr.), Franco Bramani e Roberto Maggioni i 6189 metri del Island Peak in Nepal, Enzo Santambrogio ed io i 3417 metri del Mount Hanang in Tanzania.
Durante la serata si ringraziano i soci che prestano servizio per il Soccorso Alpino, chi si impegna per la pulizia dei sentieri e chi collabora con le scuole per avvicinare i giovani alla montagna.
Sempre durante la serata vengono consegnati gli aquilini d’oro, un riconoscimento ai soci che compiono venticinque anni di partecipazione al CAI: quest’anno tocca a me ricevere l’aquilino.
I miei genitori mi iscrissero al CAI ad otto anni perché imparassi a diventare più indipendente, a cavarmela senza di loro incontrando nuove persone e bambini della mia età. Dopo tanti anni fatti di montagna, sci e passeggiate posso dire che è stata una buona scelta e sono particolarmente contento che a consegnarmi l’aquilino d’oro saranno le stesse persone che incontrai, un po’ più giovani, quando da bambino presi parte alla prima gita.
Renzo, Alberto, Bruno, Giammario e tutti gli altri: il mio aquilino è soprattutto un riconoscimento al loro impegno ultraventennale per i giovani di Asso.
Alla serata, per tradizione e consuetudine, viene sempre invitato il Sindaco di Asso a simboleggiare la vicinanza della nostra associazione con la comunità del Paese. Non è mistero che nell’ultimo anno il mio rapporto con il Sindaco sia stato abbastanza turbolento, soprattutto sui temi dove eravamo divisi da punti di vista contrastanti. Confesso, in piena onestà, che proprio in virtù della tradizione avrei molto piacere se partecipasse alla serata come ha sempre fatto in passato.
Il 30 Aprile del 2009 il Sindaco affidò a me ed Enzo un gagliardetto del Comune di Asso: in due anni quella piccola bandiera ci ha accompagnato durante tutti i nostri viaggi, è stata tra la neve delle montagne in Himalaya, ha visto le città sante dell’india, ha navigato in barca lungo la costa africana ed attraverso il lago Tanganica, ha scalato montagne e vulcani, ha visitato le grotte in cui è nata la scrittura ed assistito ad eclissi seguendoci poi in canoa dal lago di Como fino al mare e a Venezia. E’ un piccolo pezzo di stoffa ma ha una grande storia da raccontare, una piccola bandiera che rappresenta quello che è ancora un grande paese.
Ora è tempo di chiudere il cerchio e sarei felice di riportare quella bandiera alla sua origine, di omaggiare ancora una volta quel simbolo donandolo al Sindaco e riportandolo là dove il suo viaggio aveva avuto inizio.
Mi è stato insegnato ad essere deciso, anche duro e sfrontato all’occorrenza, ma senza mai dimenticare di mantenermi corretto e leale. Metto passione e furia in quello che faccio e a volte, specie in un confronto, mi infervoro senza però mai provare vero livore o astio per una persona. Sono consapevole che questo spesso non sia quello che traspare e per questo credo che ritrovarsi in un momento di festa, lontano dalle discussioni, sia un ottimo modo per rimarcarlo dissipando l’inesistente acredine che pare separarci.
Io credo che quella piccola bandiera, che ci accomuna tutti e che ha viaggiato molto, possa simboleggiare il giusto spirito con cui affrontare il futuro di Asso perchè, mai come in questi tempi difficili, il paese ha bisogno di rimanere coeso.
Davide “Birillo” Valsecchi