«Perchè uno di Lecco scala con i monzesi?» Questa fu la domanda a bruciapelo che Riccardo Cassin rivolse a Luigino Airoldi quando, per la prima volta, si incontrarono in cima al Fungo in Grignetta. Il leggendario Cassin aveva ventidue anni in più rispetto al giovane Luigino ma quel giorno nacque una grande amicizia che si tradurrà in grandi ascensioni e che farà di Airoldi uno dei suoi grandi eredi.
Nella maggior parte di queste salite Luigino attacca da primo. Cassin conosce la fame di avventura di Airoldi e lo lascia andare avanti concedendo a quel giovane, così promettente e determinato, ciò che è da considerarsi come un grandissimo onore e riconoscimento.
Una salita delle tante che la coppia organizza è l’invernale alla classica Cresta Segantini: l’ascensione con i metri di neve caduta diventa davvero particolare e difficile. Durante l’ultima parte della salita il tempo si fa brutto e nel cielo si scatena la bufera. Luigino e Riccardo riescono comunque ad arrivare in cima alla Grignetta ma, quando si apprestanao a scendere, la neve e la nebbia oscura la vista, sbagliano e si infilano in un canale.
Senza punti di riferimento adottano una tecnica semplice: si calano a vicenda per tutta la lunghezza della corda, alternativamente: il socio che viene assicurato dall’alto riesce a sondare il terreno e mantiene la concentrazione, poi fanno a cambio. A furia di scendere arrivano in un punto della montagna protetto dal vento e quindi avvertono delle voci.
Non credono ai loro occhi: con tutti i posti possibili trovano nel canale gli amici Andrea Oggioni, Walter Bonatti e Carlo Casati che a loro volta, saliti da tutt’altra parte, sono finiti nello stesso impluvio! Cassin, rivolgendosi a Bonatti, gli dice: «Me consuli che te sbagliaa anca te!» Due accademici che scendono perdendo la strada e trovano altri tre accademici che hanno sortito lo stesso destino! Leggende nella tormenta!
Davide “Birillo” Valsecchi
Il racconto è tratto e riadattato dal Libro “Inseguendo la brezza: Pier Luigi Airlondi scalate ed esplorazioni in tutto il mondo” di Cristian Roccati. La foto invece è tratta dal libro “Neige e Roc” di Gaston Rébuffat (altra leggenda!) che sto leggendo (ahimè!) in francese.