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Storia Alpinistica della Carnia

Storia Alpinistica della Carnia

«Forni Avoltri, ultimo contrafforte della Carnia, ride al sole tra piccoli terrazzi prativi in mezzo al più smagliante verde di tutta la Carnia». Tra gli scaffali della mia libreria è riapparso un vecchio libro: “Forni Avoltri” di Tomaso Pellicciari, edito nel 1973 per commemorare il Centenario della Chiesa di San Lorenzo. Una pubblicazione di 460 pagine che illustra il territorio di Forni Avoltri nei suoi aspetti ambientali, culturali e storici. L’autore, Tomaso Pelliciari, è nato il 5 settembre del 1926 a Treviso. Diplomato come perito minerario è figlio di una famiglia di artisti e letterati, coniugando quindi competenze tecnico scientifiche ad una notevole sensibilità umanistica. Quando giunge a Forni Avoltri se ne innamora e tale sentimento traspare evidente nei suoi scritti.

Tra le pagine del suo libro vi è un intero capitolo dedicato a “Scalatori e Scalate” in cui riporta due aspetti per me interessanti: il primo è la storia alpinistica della Carnia fino al primo dopoguerra, il secondo è un censimento delle principali ascensioni (un centinaio) ordinato per montagna e per grado nella scala Welzenbach. 

Dalla cronistoria alpinistica emerge una figura di indubbio fascino: Pietro Samassa da Collina, noto anche come Pìori di Tòch.  Cercando ulteriori informazioni mi sono imbatutto nel sito web “Alto Gorto in movimento -Tra Ottocento e Novecento“, un portale dedicato alla storiografia delle località aggregate nei comuni di Rigolato e Forni Avoltri. Qui ho trovato la fotografia che trovate in apertura: Creta della Chianevate, 1921. Lungo il sentiero di guerra, via normale alla cima.

[Tomaso Pellicciari]. Non si hanno notizie sicure prima del secolo diciannovesimo e pare che la prima vetta ad essere toccata sia stata proprio quella del monte più alto della zona: il monte Peralba. Attorno al 1800 dei cacciatori locali abbandonarono l’infruttuosa caccia della giornata per salire alla cima del Peralba che si stagliava meravigliosamente baciata dal sole nello sfondo dell’azzurro cielo. Soltanto il ricordo della gente del posto riporta questa prima conquista dell’alpinismo locale. Così pure nel 1840 un cacciatore italiano, solo, salì fino al Becco del Monte Creta Forata di Volaia, altrimenti chiamato Capolago. Ma soltanto dall’ultima metà del secolo scorso si hanno notizie sicure, fedelmente riportate. Nel 1353 avvenne la prima salita sicura del Peralba da parte del tedesco Schӧnhuber che vi risalì nel 1854 per triangolazioni geodetiche. Il 30 settembre 1865 il giovane viennese Paul Grohamann, che già aveva compiuto ascensioni nelle Dolomiti preparando a Cortina vari valligiani alla nobile arte di guida alpina e che più tardi si meriterà da Cortina la cittadinanza onoraria ed il titolo di «padre delle Dolomiti», assieme alle guide Nicolò Sottocorona e Hofer conquista per primo la vetta della più alta montagna della catena Carnica il Coglians a m. 2.780: l’itinerario è il medesimo di quello tutt’ora seguito dal sentiero della via comune (riportato da «Die Erschliessung der Ostalpen» da «Zeitschrift des Deutschen und Oesterreichischen Alpen-Vereins» del 1869/70, da «Mitteilungen des Deutschen un Oesterreichischen Alpen-Vereins» nonchè dal «Bollettino del Club Alpino Italiano» e da «In Alto»). Però già tre anni prima, il 22 settembre 1862, il fabbro di Mauthen Adam Ridoler salì con il geologo E. von Mojsisovics ed il valligiano A. Valdan alla vetta della Creta delle Chianevate, alla vetta della Creta di Collina e per altre vie saliva il 20 luglio 1870 Paul Grohmann con la guida Nicolò Samassa (al ghiacciaio delle Chianevate già nel 1860 erano soliti i cacciatori austriaci T. Bucher e F. Stramitzer). Il 15 luglio 1868 lo stesso Paul Grohmann sale alla Cima Ovest delle Chianevate per parete Nord assieme alle guide J. Moser e P. Salcher. Intanto inizia la sua grande opera di esplorazione il primo vero grande pioniere dell’alpinismo di questi monti. Pietro Samassa, cacciatore e guida alpina. Nel 1888 egli salì alla vetta del Sasso Nero e poi negli anni seguenti molte altre volte a caccia, nonchè nel 1891 vi accompagnò un geometra italiano per rilievi topografici ed infine l’11 ottobre 1898 vi guidò i primi alpinisti H. Wédl e A. Siebenaicher. Nello stesso periodo Pietro Samassa sale alla Cresta del Sasso Nero; nel 1890 Pietro Samassa compie la prima ascensione al Monte Canale dove nel 1891 porterà anche là il geometra topografo e dove il 9 settembre 1898 salirà con H. Klaus e V. Tatzel ed infine tornerà con H. Wédl il 12-9-1898. Sempre Pietro Samassa, nell’agosto del 1892, sale alla cima del Monte Capolago o Creta Forata di Volaia, dove tornerà il 16. settembre 1896 con G. Baldermann e A. Jaroschek, nel 1898 con H. Wéodl ed ancora il 12 settembre 1902 sempre con H. Wédl alla Cresta Ovest. Ancora P. Samassa, infaticabile nelle sue peregrinazioni di vetta in vetta, sale nel 1895 assieme a P. Kratter, E. Pico e L. Spezzotti alla cima dell’Avanza. Nel 1890 sul monte Coglians Pietro Samassa aveva aperto da solo il sentiero, che poi ripetuto nella quasi totalità prendeva il nome attuale di sentiero Spinotti. Negli stessi anni saliva al Pic Chiadenis con G. Baldermann (già toccato in 1° ascensione da H. Prunner il 17 settembre 1896), nel 1899 portava assieme alla guida A. Komac uno dei più famosi alpinisti, scrittori e poeti delle Alpi, il grande Giulio Kugy con G. Bolaffio alla vetta del Coglians. Il 19 agosto 1804 sale alla Cima Lastrons del Lago assieme all’altra guida U. Sottocorona.

Oltre a queste di Pietro Samassa citerò le escursioni, in ordine cronologico:

  • 1880 – 23 settembre – 1° assoluta del Monte Siera del Sud da M. Holzmann e S. Siorpaes.
  • 1895 – H. Kofler da solo – ascensione per versante Nord al Monte Coglians.
  • 1898 – 28 giugno – H. Wédl, G. Baldermann e C. B. Schmid compiono la prima ascensione al Monte Volaia che salirono per la Cresta Sud e discesero per la Cresta Nord.
  • 1898 – 30 giugno – guida H. Staebler con L. Darmstadter in 1° ascensione alla Creta di Collinetta.
  • 1899 – 12 settembre – guida S. Obernosterre con E. T. Compton traversata dal Monte Capolago al Monte Canale per la Cresta.
  • 1900 – 8 settembre – L. Patera apre la via da Ovest per il Monte Avanza.
  • 1900 – 13 settembre – L. Patera compie la prima ascensione alla Creta Verde ed al Fleons Orientale o Edigon.
  • 1900 – 14 settembre – L. Patera alla cima del Monte Volaia in variante.
  • 1904 – 22 dicembre – L. Patera e H. Kofler in 1° invernale alla cima del Peralba.
  • 1905 – 18 agosto – M. Ortwein, von Molitor e A. Matievic 1° per parete Nord-Ovest alla cima del Sasso Nero.
  • 1906 – 9 settembre – A. Schultzer in 1° ascensione per la spalla Ovest alla vetta della Cima Lastrons del Lago.
  • 1907 – 6 settembre – L. Patera e Stabentheiner in 1° ascensione al M. Volaia per la parete Est.
  • 1912 – 10 agosto – O. Steinmann e S. Ulmann aprono la via per lo spigolo Nord-Est al Monte Canale.

Molte altre ascensioni potrebbero continuare questo inventario, ma mi fermo anche per timore di non tralasciarne più d’una nelle mie citazioni, specie per gli ultimi anni dei quali mi mancano quasi completamente notizie. Ma penso che aver nominato gli antesignani dello sport alpinistico nella nostra zona, sia sufficiente, anche perchè l’esempio di loro larga messe di proseliti raccolse nel dopoguerra del 15/18 e fino ai nostri giorni. Si potrà obiettare che nomi grandissimi lasciarono le loro orme sulle rocce dei nostri monti, ma chi ha culto dei ricordi non abbisogna anche della mia spinta per mantenere vive quelle notizie.

[..] Nel corso di quasi un secolo, come in una gara di supremo ardimento, gli scalatori si sono spinti sempre più innanzi verso l’estremo limite delle possibilità umane: quasi che la montagna li chiamasse a dare sempre e più il meglio di sè. Ma poichè le braccia non sono ancora ali, questa progressione si conclude praticamente con i nostri giorni. Così è stato possibile suddividere tutte le scalate con sufficiente sicurezza in sei categorie e gradi di difficoltà. La classica scala delle difficoltà, quella di Welzenbach quella generalmente adottata (ed accettata anche nell’ultimo Congresso Internazionale di Chamonix) con le notissime aggettivazioni dice:

  • 1° grado = facile
  • 2° grado = mediocremente difficile
  • 3° grado = difficile
  • 4° grado = molto difficile
  • 5° grado = straordinariamente difficile
  • 6° grado = estremamente difficile

Alcuni relatori di ascensioni hanno aggiunto al grado le note differenziazioni di « superiore » ed « inferiore ».

Noi, per rendere più chiara l’esposizione, diamo le seguenti delucidazioni di Domenico Rudatis. Il «primo grado» è quello in cui il turista comincia a diventare arrampicatore essendo costretto a servirsi delle mani. Il « sesto grado » rappresenta le massime audacie realizzate dai migliori arrampicatori del mondo, cioè effettivamente il limite assoluto del possibile in materia d’arrampicamento. Ed essendo questo sport una purissima affermazione di valori atletici e morali, va da sè che la graduazione risulta stabile. Le eventuali future conquiste ottenute con una moltiplicazione di mezzi artificiali non potranno certamente costituire dei gradi superiori. Diamo qui appresso un breve elenco delle più note possibilità di arrampicata nelle montagne di Forni Avoltri, trascurando i sentieri perchè, per quanto disagiati, fanno parte dei percorsi dei normali turisti:


NDR: il testo originale riportava 109 salite suddivise per grado e raggruppate per montagna. Io, per semplicità di presentazione, ho incorporato l’elenco in una tabella rendendo possibile effettuare ordinamenti e ricerche in modo dinamico. L’elenco originale è riportato in fono all’articolo. 

DifficoltàMontagnaSalita
1° GradoMonte Peralbada Sud-Est ore 2 (con attacco di 2° grado)
1° GradoMonte Peralbaper la cresta Ovest, ore 3.30
1° GradoPic Chiadenisvia comune (da Sud), ore 0.45 4
1° GradoFleons Occidentaleper la cresta Nord, ore 1
1° GradoFleons Orientaleper la cresta Nord, ore 1
1° GradoCreta Verdedall’Est, ore 1
1° GradoCampanile Letterper il versante Nord-Est, ore 0.45
1° GradoCreta di Bordagliaversante Ovest, ore 0.45 (dal passo Val Inferno)
1° GradoCreta di Bordagliaversante Est, ore 0.45 (dal passo Niedergail)
1° GradoMonte Volaiaper la cresta Sud, ore 0.30
1° GradoMonte Volaiada Sud-Ovest, ore 1.30
1° GradoSasso Nerodal Sud (via comune), ore 3.30
1° GradoMonte Canaledal Sud (via comune), ore 3
1° GradoMonte Capolagoper la cresta Sud (via comune), ore 2.30
1° GradoMonte Cogliansper la cresta Sud o Costone di Stella, ore 1.30
1° GradoMonte Cogliansper la cresta Ovest, ore 1
1° GradoMonte Cogliansdal Nord (via ferrata), ore 1.30/2
1° GradoMonte Cogliansper la cresta Est alla Cima di Mezzo e vetta, ore 3
1° GradoCreta di Collinaper la cresta Est, ore 2
1° GradoMonte Sieradal Sud (via Comune), ore 2.30
1° GradoPiccolo Sieraper la cresta Ovest, ore 1
1° GradoPiccolo Sieradal Sud, ore 2
1° GradoCreta di Tugliadal Sud, ore 1
1° GradoCreta della Fuinadal Sud (via comune), ore 2.45
1° GradoMonte Plerosdal Nord, ore 2.30
2° GradoMonte Peralba canalone da Sud-Ovest – lunga arrampicata
2° GradoPic Chiadenisper la parete Est, ore l
2° GradoPic Chiadenisalla 3° torre per parete Ovest, ore 1
2° GradoMonte Avanza per la cresta Ovest alla Creta dei Cacciatori, ore. 2
2° GradoMonte Avanza dal Nord alla Cima della Miniera, ore 2.30′
2° GradoCreta Verde per la cresta Ovest, ore 2
2° GradoCreta Verde per la cresta Nord-Est, ore 1.30
2° GradoMonte Volaia per la cresta Nord, lungo itinerario
2° GradoMonte Volaia dall’Est per la parete, ore 2
2° GradoSasso Nero per la cresta Sud, ore 2
2° GradoSasso Nero per la parete Ovest, ore 2.30
2° GradoSasso Nero per la cresta Nord-Ovest, ore 1
2° GradoCreta di Chianaletta traversata per cresta (via comune) dal Monte Canale, ore 1
2° GradoMonte Canale per la cresta Sud-Sud-Est, ore 4 (con 3° grado)
2° GradoMonte Canale per la parete Sud, ore 4, passaggio di 4° grado
2° GradoMonte Capolago dal Nord per la Forcella del Buso, ore 4
2° GradoMonte Capolago per la parete Est, ore 3
2° GradoLastrons del Lago dall’Ovest, ore 2.30
2° GradoMonte Coglians per la parete Ovest, ore 3
2° GradoMonte Coglians per la parete Nord (via diretta), ore 2.30
2° GradoCreta delle Chianevate dal Sud, ore 4.30
2° GradoCreta di Collina dal Nord, ore 2
2° GradoCreta di Collina per la « via di guerra » al ghiacciaio delle Chianevate, ore 3
2° GradoCreta di Collina per la cresta Nord-Est, ore 1.30
2° GradoMonte Siera per il canalone Sud-Ovest, ore 2.30
2° GradoMonte Siera per il canalone Ovest, ore 3.45 (2° grado inferiore)
2° GradoMonte Siera per la cresta Ovest, ore 4
2° GradoPiccolo Siera  da Nord-Est, ore 4.30, m. 300 di salita
2° GradoCima Dieci per la parete Ovest, ore 2, passaggio di 3° grado
2° GradoCrete Forataper la cresta Ovest, ore 3.45
2° GradoCrete Forataper lo spigolo Nord, ore 2.30
2° GradoCrete Forataper lo spigolo Nord dell’Anticima Nord-Est, ore 3
2° GradoMonte Cimon per lo spigolo Nord, ore 4.30 .
2° GradoMonte Geu per la cresta Est, ore 2
2° GradoMonte Geu per la parete Ovest, ore 1
2° GradoCreta della Fuina dal Nord-Ovest, ore 1.30
2° GradoCreta della Fuina dall’Est, ore 1.30
3° GradoMonte Peralba per la parete Sud-Ovest, ore 7, circa metri 750
3° GradoPic Chiadenisper la parete Nord, ore 1
3° GradoPic Chiadenisalla punta Sud per la parete Nord-Ovest, ore 3
3° GradoCreta di Chianaletta per la cresta Nord alla 2° Torre, ore 4, circa m. 400 (con 4° grado)
3° GradoCreta di Chianaletta per la parete Nord alla 3* Torre, ore 3
3° GradoMonte Capolago per la cresta Nord-Est, ore 2
3° GradoMonte Coglians per il pilastro Nord-Nord-Est, ore 3
3° GradoMonte Coglians per la parete Nord-Est, ore 4
3° GradoCreta di Collina per la parete Ovest, ore 4, passaggi di 4° grado
3° GradoCreta di Collina per la parete Nord-Ovest, ore 5
3° GradoMonte Siera per la parete Nord-Est, ore 5.30, circa m. 450 (anche 4° grado)
3° GradoPiccolo Siera per la cresta Nord, ore 11.30 (dal 2° grado al 4° ed un passaggio del 6°)
3° GradoCima Dieci per la parete Nord, ore 4.15
3° GradoCreta Forata per la parete Nord-Ovest, ore 6
3° GradoCreta Forata per la parete Nord-Ovest dell’Anticima, ore 5
3° GradoMonte Geu per la parete Nord-Ovest, ore 3
3° GradoCreta della Fuina per la parete Nord, ore 3
4° GradoMonte Peralbaper la parete Sud-Est, ore 3
4° GradoMonte Volaiaper la parete Est (via diretta), ore 4, metri 500 circa
4° GradoSasso Nero dal Nord, ore 5.30
4° GradoCreta di Chianaletta  per la parete Nord alla 4° Torre, ore 5
4° GradoCreta di Chianaletta  per la parete Nord alla 5° Torre, ore 5
4° GradoMonte Canale per lo spigolo Nord-Est, ore 4
4° GradoMonte Capolago per la parete Nord, ore 5, m. 450, 4° grado superiore
4° GradoMonte Capolago per i camini Nord-Est, ore 4, m. 450, passaggi di 5° grado
4° GradoLastrons del Lago per le placche Nord-Ovest, ore 4
4° GradoLastrons del Lago per la parete Nord, ore 3.30
4° GradoCreta di Collina per la parete Sud, ore 4.30
4° GradoCreta di Collina per la parete Nord, ore 6, m. 470 circa
4° GradoCreta di Collina diretta Sud, ore 4, 4° grado superiore
4° GradoMonte Cimon per la parete Nord-Est, ore 6.30, m. 400 circa
4° GradoMonte Cimon per la parete Nord, ore 6, anche 5° grado e due passaggi di 6°
4° GradoCreta di Tuglia per lo spigolo Nord, ore 4
4° GradoMonte Pleros per la parete Nord, ore 8, m. 600 circa
5° GradoMonte Peralba per lo spigolo Sud, ore 10/12, m. 350 circa, 5° grado superiore
5° GradoMonte Peralba per la parete Nord, ore 6/8, m. 700 circa
5° GradoPic Chiadenisalla Punta Sud, ore 8, m. 500 circa, passaggi di 6° grado
5° GradoCresta di Volaiaal Biegenkopf Nord per la parete Est, ore 7, è considerata una delle più belle arrampicate del gruppo su una parete di circa m. 300, 5° superiore
5° GradoCresta di Volaiaal Biegenkopf Sud per la parete Est, ore 4, m. 300 circa
5° GradoMonte Canale per la parete Nord, ore 6
5° GradoMonte Canale per la parete Nord-Est, ore 5, m. 500 circa
5° GradoLastrons del Lago per i camini Nord-Est, ore 4
5° GradoMonte Coglians per la parete Nord-Est, ore 7, m. 700 circa
5° GradoMonte Coglians per la parete Nord-Est della Cima di Mezzo, ore 5, m. 650 circa
5° GradoCreta di Collina per la parete Nord della Torre della Chianevate, ore 8, m. 600 circa di arrampicata quasi verticale con passaggi di 5° grado superiore, è forse l’itinerario più difficile nel gruppo del Coglians
5° GradoMonte Cimon per la parete Nord-Est dello Zoccolo Nord, ore 5, con due passaggi di 6° grado
6° GradoCreta di Collina diretta Nord della Torre della Chianevate, ore 13, m. 100 circa, aperta da Toni Egger e Heini Heinricher il 6-8-1950

Ho dato i tempi per ogni scalata come quelli medi che può impiegare nei singoli percorsi un alpinista allenato, ed inoltre questi tempi si riferiscono al percorso in arrampicata soltanto e quindi riferito alla partenza dalle pendici rocciose del monte e fino alla vetta. Non ho voluto fornire una descrizione per ogni percorso in nota, sia per non sconfinare dai propositi modesti di questa monografia, sia perchè tali notizie si trovano in chiara esposizione dei manuali alpinistici del Touring-C.A.I. relativi alle zone interessate.


1° Grado:

Monte Peralba 

  • da Sud-Est ore 2 (con attacco di 2° grado)
  • per la cresta Ovest, ore 3.30

Pic Chiadenis 

  • via comune (da Sud), ore 0.45 4

Fleons Occidentale 

  • per la cresta Nord, ore 1

Fleons Orientale 

  • per la cresta Nord, ore 1

Creta Verde 

  • dall’Est, ore 1

Campanile Letter 

  • per il versante Nord-Est, ore 0.45
  • traversata alla Creta Verde, ore 0.30

Creta di Bordaglia

  • versante Ovest, ore 0.45 (dal passo Val Inferno)
  • versante Est, ore 0.45 (dal passo Niedergail)

Monte Volaia 

  • per la cresta Sud, ore 0.30
  • da Sud-Ovest, ore 1.30

Sasso Nero 

  • dal Sud (via comune), ore 3.30

Monte Canale 

  • dal Sud (via comune), ore 3

Monte Capolago 

  • per la cresta Sud (via comune), ore 2.30

Monte Coglians 

  • per la cresta Sud o Costone di Stella, ore 1.30
  • per la cresta Ovest, ore 1
  • dal Nord (via ferrata), ore 1.30/2
  • per la cresta Est alla Cima di Mezzo e vetta, ore 3

Creta di Collina 

  • per la cresta Est, ore 2

Monte Siera 

  • dal Sud (via Comune), ore 2.30

Piccolo Siera 

  • per la cresta Ovest, ore 1
  • dal Sud, ore 2

Creta di Tuglia 

  •  dal Sud, ore 1

Creta della Fuina 

  •  dal Sud (via comune), ore 2.45

Monte Pleros 

  •  dal Nord, ore 2.30

2° Grado:

Monte Peralba 

  • canalone da Sud-Ovest – lunga arrampicata

Pic Chiadenis

  • per la parete Est, ore l
  • alla 3° torre per parete Ovest, ore 1

Monte Avanza 

  • per la cresta Ovest alla Creta dei Cacciatori, ore. 2
  • dal Nord alla Cima della Miniera, ore 2.30′

Creta Verde 

  • per la cresta Ovest, ore 2
  • per la cresta Nord-Est, ore 1.30

Monte Volaia 

  • per la cresta Nord, lungo itinerario
  • dall’Est per la parete, ore 2

Sasso Nero 

  • per la cresta Sud, ore 2
  • per la parete Ovest, ore 2.30
  • per la cresta Nord-Ovest, ore 1

Creta di Chianaletta 

  • traversata per cresta (via comune) dal Monte Canale, ore 1

Monte Canale 

  • per la cresta Sud-Sud-Est, ore 4 (con 3° grado)
  • per la parete Sud, ore 4, passaggio di 4° grado

Monte Capolago 

  • dal Nord per la Forcella del Buso, ore 4
  • per la parete Est, ore 3

Lastrons del Lago 

  • dall’Ovest, ore 2.30

Monte Coglians 

  • per la parete Ovest, ore 3
  • per la parete Nord (via diretta), ore 2.30

Creta delle Chianevate 

  • dal Sud, ore 4.30

Creta di Collina 

  • dal Nord, ore 2
  • per la « via di guerra » al ghiacciaio delle Chianevate, ore 3
  • per la cresta Nord-Est, ore 1.30

Monte Siera 

  • per il canalone Sud-Ovest, ore 2.30
  • per il canalone Ovest, ore 3.45 (2° grado inferiore)
  • per la cresta Ovest, ore 4

Piccolo Siera 

  •  da Nord-Est, ore 4.30, m. 300 di salita

Cima Dieci 

  • per la parete Ovest, ore 2, passaggio di 3° grado

Crete Forata

  • per la cresta Ovest, ore 3.45
  • per lo spigolo Nord, ore 2.30
  • per lo spigolo Nord dell’Anticima Nord-Est, ore 3

Monte Cimon 

  • per lo spigolo Nord, ore 4.30 .

Monte Geu 

  • per la cresta Est, ore 2
  • per la parete Ovest, ore 1

Creta della Fuina 

  • dal Nord-Ovest, ore 1.30
  • dall’Est, ore 1.30

3° Grado:

Monte Peralba 

  • per la parete Sud-Ovest, ore 7, circa metri 750

Pic Chiadenis

  • per la parete Nord, ore 1
  • alla punta Sud per la parete Nord-Ovest, ore 3

Creta di Chianaletta 

  • per la cresta Nord alla 2° Torre, ore 4, circa m. 400 (con 4° grado)
  • per la parete Nord alla 3* Torre, ore 3

Monte Capolago 

  • per la cresta Nord-Est, ore 2

Monte Coglians 

  • per il pilastro Nord-Nord-Est, ore 3
  • per la parete Nord-Est, ore 4

Creta di Collina 

  • per la parete Ovest, ore 4, passaggi di 4° grado
  • per la parete Nord-Ovest, ore 5

Monte Siera 

  • per la parete Nord-Est, ore 5.30, circa m. 450 (anche 4° grado)

Piccolo Siera 

  • per la cresta Nord, ore 11.30 (dal 2° grado al 4° ed un passaggio del 6°)

Cima Dieci 

  • per la parete Nord, ore 4.15

Creta Forata 

  • per la parete Nord-Ovest, ore 6
  • per la parete Nord-Ovest dell’Anticima, ore 5

Monte Geu 

  • per la parete Nord-Ovest, ore 3

Creta della Fuina 

  • per la parete Nord, ore 3

4° Grado:

Monte Peralba

  • per la parete Sud-Est, ore 3

Monte Volaia

  • per la parete Est (via diretta), ore 4, metri 500 circa

Sasso Nero 

  • dal Nord, ore 5.30

Creta di Chianaletta  

  • per la parete Nord alla 4° Torre, ore 5
  • per la parete Nord alla 5° Torre, ore 5

Monte Canale 

  • per lo spigolo Nord-Est, ore 4

Monte Capolago 

  • per la parete Nord, ore 5, m. 450, 4° grado superiore
  • per i camini Nord-Est, ore 4, m. 450, passaggi di 5° grado

Lastrons del Lago 

  • per le placche Nord-Ovest, ore 4
  • per la parete Nord, ore 3.30

Creta di Collina 

  • per la parete Sud, ore 4.30
  • per la parete Nord, ore 6, m. 470 circa
  • diretta Sud, ore 4, 4° grado superiore

Monte Cimon 

  • per la parete Nord-Est, ore 6.30, m. 400 circa
  • per la parete Nord, ore 6, anche 5° grado e due passaggi di 6°

Creta di Tuglia 

  • per lo spigolo Nord, ore 4

Monte Pleros 

  • per la parete Nord, ore 8, m. 600 circa

5° Grado:

Monte Peralba 

  • per lo spigolo Sud, ore 10/12, m. 350 circa, 5° grado superiore
  • per la parete Nord, ore 6/8, m. 700 circa

Pic Chiadenis

  • alla Punta Sud, ore 8, m. 500 circa, passaggi di 6° grado

Cresta di Volaia

  • al Biegenkopf Nord per la parete Est, ore 7, è considerata una delle più belle     arrampicate del gruppo su una parete di circa m. 300, 5° superiore
  • al Biegenkopf Sud per la parete Est, ore 4, m. 300 circa

Monte Canale 

  • per la parete Nord, ore 6
  • per la parete Nord-Est, ore 5, m. 500 circa

Lastrons del Lago 

  • per i camini Nord-Est, ore 4

Coglians 

  • per la parete Nord-Est, ore 7, m. 700 circa
  • per la parete Nord-Est della Cima di Mezzo, ore 5, m. 650 circa

Creta di Collina 

  • per la parete Nord della Torre della Chianevate, ore 8, m. 600 circa di arrampicata quasi verticale con passaggi di 5° grado superiore, è forse l’itinerario più difficile nel gruppo del Coglians

Monte Cimon 

  • per la parete Nord-Est dello Zoccolo Nord, ore 5, con due passaggi di 6° grado

6° Grado:

Creta di Collina 

  • diretta Nord della Torre della Chianevate, ore 13, m. 100 circa, aperta da Toni Egger e Heini Heinricher il 6-8-1950
TCI-1935: Forni Avoltri

TCI-1935: Forni Avoltri

FORNI AVOLTRI mm. 889. — Comune di ab. 1580 – Posta, telegr. e telef. – Negozi per i vari approvvigionamenti – Articoli fotografici – Autorimessa con noleggio. Il paese è posto in una piccola conca, alla confluenza del Rio Acqualena e del Rio di Fleons con il torrente Degano. Esso è diviso in due contrade, Forni e Avoltri, separate dal Degano e circondate da prati e da pinete. La carrozzabile attraversa Forni, collegata con Avoltri da una breve strada. L’abitato è semplice, di tipo alpino. La carrozzabile prosegue lungo la valletta del T. Acquabona e giunge ai Piani di Luzza (m. 950), appartenenti al comune di Forni Avoltri, vaghissima conca prativa, tutta circondata da alture rivestite di splendide pinete scendenti sin presso la carrozzabile: magnifica località alpina, che costituisce un luogo di soggiorno eccezionalmente pittoresco, riposante e tranquillo, con possibilità di attraenti passeggiate, gite ed escursioni alpinistiche.

ALBERGHI: Sotto Corona, cam. 25, letti 50, acq. corr. F. in 6 cam., bagno, autorim., pens. in luglio e agosto L. 16-20, negli altri mesi L. 14-17, nella parte alta del paese, in bella posizione aperta; Centrale, cam. 12, letti 20, bagno, telef. autorim., giardino, pens. L. 16; Al Sole, cam. 6, letti 9, bagno, pens. L. 12-18; Peralba, cam. 4, letti 7, pens. L. 15; Piani di Luzza, cam. 12, letti 20, acq. corr. c. f., bagni 2, autorim., pens. L. 16-22, ai Piani di Luzza, lungo la carrozzabile, in amenissima posizione; Monte Tuglia, cam. 13, letti 25, bagno, autorim., pens. in luglio e agosto L. 20, negli altri mesi L. 16, ai Piani di Luzza, lungo la carrozzabile. — Sports: Caccia – Pesca della trota – Bocce. — Informazioni: Municipio.

Questo è quello che si legge nella “GUIDA PRATICA AI LUOGHI DI SOGGIORNO E DI CURA D’ITALIA” Pubblicata dal Touring Club Italiano nell’edizione XIII del 1935.

La Direttissima del Coglians

La Direttissima del Coglians

Credo sia la legge del “contrappasso”, dopo aver dato allegramente dei “mona” ai tre uomini di punta del Badger Team il destino si è preso gioco di me: fuori ci sono -13 gradi mentre dentro, io e Bruna, abbiamo +39 di febbre e l’influenza più dolorosa che mi riesca di ricordare. Così, sostituiti da un pressante mal di testa, tutti i miei gloriosi progetti esplorativi sono andati in fumo. Anzi, caricare stufa e camino sono ormai le nostre uniche priorità. (Povera Bruna!!)

Tuttavia, con questo freddo, sarebbe stato ben poco saggio andarmene in giro da solo a curiosare “ravanando”. Quindi, sbattuto in panchina, pensavo non mi restasse altro che “binocolare” attraverso le finestre della veranda avvolto mestamente in una coperta. Invece, inaspettatamente, dalla libreria di mio padre sono saltati fuori una serie di annuari di cui non conoscevo neppure l’esistenza: “Collina – Circolo Culturale E.Caneva – Unione Sportiva – Giornale Sociale”.

Una pubblicazione annuale, riservata ai soci, che contiene sia articoli in italiano che nel tradizionale dialetto carnico, che per molti aspetti è una vera e propria lingua, qui molto usata e ben conservata. Sfogliando le riviste, attratto dalle foto dei monti, pensavo di imbattermi nelle “solite cose”, nella punteggiatura, preziosa ma non troppo accattivante, degli eventi che caratterizzano l’anno di una comunità: feste, ricorrenze, celebrazioni, ecc… Mi aspettavo qualche racconto storico, inevitabilmente legato alla prima guerra mondiale o all’epoca contadina, ed invece, con enorme sorpresa, ho trovato un sacco di racconti di montagna!

Solo allora mi sono reso conto di quanto poco conosca la storia “alpinistica” di queste montagne, dei suoi protagonisti, degli avventurosi che si sono spinti lassù guidati forse dalla stessa spinta che mi muove mentre influenzato me ne sto rinchiuso sospirando con il binocolo in mano. Ovviamente queste riviste sono finite diritte diritte nell’archivio della Biblioteca Canova ed inoltre, tra queste storie, ne ho scelta e trascritta una che è certamente emblematica e che forse meglio descrive quello che cerco di spiegarvi. Credo saprà intrigarvi!

La Direttissima del Coglians – di Armando del Regno (2008)

Una sera di fine settembre 1950, l’amico Leonida Tolazzi (all’epoca lui quindicenne ed io diciassettenne) mi propose, con tanto entusiasmo di scalare il Monte Cogliàns. “Ma da che via – chiesi io- dalla Nord (parte austriaca) oppure dalla parte sud partendo dal rifugio Marinelli?” No, no, per ‘direttissima’ mi disse lui”. Poi ad un mio silenzio interlocutorio, lui confermò: “Sì, la direttissima del Coglians”. La Diretttissima del Coglians, sul versante Ovest, così imponente e grandiosa come la si vede da Collina, tale da incutere un timore revernziale in chiunque la guarda, a me non era mai passato per la mente di avvicinarla.

Da montanari avevamo certo confidenza con la montagna, entrambi eravamo figli di gestori alpini, del Lambertenghi al Passo Volaja io, del Marinelli lui, ma mai avevamo seguito corsi di roccia, tanto meno possedevamo la necessaria attrezzatura; ci soccorse la incoscienza giovanili (ma se volete potete chiamarlo pure coraggio… non mi offendo) solo questa poteva spingerci ad affrontare quell’avventura. Per convincermi, Leonida mi disse subito: “Conosco bene la via perchè mi è stata spiegata da Cirillo Floreanini (l’unisco scalatore friulano che fece parte della famosa spedizione italiana che conquisto il K2, quindi una garanzia) e così dicendo, mi spiegava da Collina il percorso ed i passaggi più pericolosi.

Accettai, e lì per lì decidemmo così l’organizzazione della spedizione: primo, non avvertire i nostri genitori, nè altre persone, perchè ci avrebbero vietato di fare una cosa del genere; secondo, in mancanza di altro, in scalata avremmo dovuto usare i nostri “scarpez”, con la suola di pezza, al fine di non scivolare sulla roccia eventualmente bagnata; terzo, Leonida, che già sapeva che avrei accettato, aveva già preparato una “sojo” (la corda che in montagna si usa per legare la balla di fieno) da usare in luogo di corda da roccia, di cui eravamo sprovvisti, ed infine come vitto solo due cioccolate amare, perchè di poco peso e molta sostanza durante la scalata.

Partimmo alle ore 6:30 quando ancora tutti dormivano e senza alcuna difficoltà raggiungemmo la parte bassa del nevaio ai piedi del Coglians, ai tempi molto più gonfio ed esteso di adesso. E là, consci della grande impresa che avevamo iniziato ci fermammo a guardare Collina nella sua piccola valla che stava per essere inondata dal sole settembrino; a scrutare il sovrastante, ripidissimo e minaccioso nevaio: a cercare con lo sguardo il “punto rosso” che segna l’inizio vero e proprio della scalata, tracciato nella roccia con vernice rossa (da chi? Forse dal primo che ha aperto tale via?). Il punto Rosso venne subito identificato (il Floreani nelle sue indicazioni era stato preciso) e subito un silenzio assordante ci colse, non riuscivamo a parlarci e, guardando verso l’altro, i nostri pensieri pare siano stati identici… erano domande più che pensieri. “Da quale lato superare il nevaio? Come raggiungere il punto rosso? E dopo, come superare tutte le difficoltà che avrebbe presentato la scalata?”

Partimmo! E fu naturale dividere l’ascensione in quattro parti. Il primo tratto da superare fu quello del nevaio, che venne effettuato sulla sinistra guardando la vetta del Coglians, restando però sempre al suo fianco sulla roccia, perchè scoperta di neve. Ogni tanto, sul nostro passaggio, talune lastre erano bagnate dall’acqua che filtrava dalle fessure di quelle sovrastanti, e bene facemmo ad usare i nostri “scarpez” per non scivolare. Il punto più difficile di questo primo tratto, fu quello di superare in altro a sinistra l’alveo del nevaio, alto una decina di metri, per portarci sul terminale sud della Cima dei Lastroni. A questo punto superato il primo vero ostacolo, con grande sollievo, vedemmo più vicino il “punto rosso”, che rispetto a noi era in linea retta con la punta della montagna. Forse per questo la scalata è stata chiamata la “Direttissima del Coglians”.

Il secondo tratto, dopo il nevaio, fu quello per raggiungere l’attacco vero e proprio della scalata, indicato dal detto punto rosso di vernice. Puntammo direttamente su quel segno, senza fare giravolte e lo raggiungemmo con una certa celerità e senza particolari difficoltà. Erano le ore undici e ci parve subito di avere raggiunto una parte importante della nostra impresa. Ci sembrò di vedere in quel punto rosso “la stella cometa” che ci avrebbe portato con certezza alla nostra prima conquista di una vera montagna. Riposammo per un buon quarto d’ora e mangiammo la desiderata tavoletta di cioccolata.

Il terzo tratto, il più difficile dei primi due, parte dal segno rosso e con qualche rapida parte e qualche canalone da superare, va sempre in direttissima, fino nella parte alta dell’unico ghiaione (visibile da Collina) che si trova sulla direttissima del Coglians. Il punto più difficile di questo tratto (un buon terzo, quarto grado a nostro parere) è il Camino che dalla parte più alta del ghiaione ti porta nella sovrastante parte alta della scalata. Il Camino è alto otto, dieci metri, largo da cinquanta a ottanta centimetri con le pareti lisce e prive di qualsiasi appiglio. Per superarlo dovemmo usare (a mo’ di lombrico) i talloni, le ginocchia, la schiena, il sedere, le mani ed anche la fronte.

Mi ricordo che per primo salì Leonida, io mi spinsi in alto più che potei, seppure solo di due metri e mezzo, e lui riuscì a salire fino alla fine del camino usando il modo predetto. Ed ecco che a quel punto entrò in funzione la “sojo”, me la lanciò e mi aiutò a salire (solo dopo Leonida mi disse che il Floreanini lo aveva avvertito delle difficoltà di quel passaggio). Siamo al quarto ed ultimo tratto, cinque, seicento metri che dall’alto del Camino in cima al ghiaione, ti separano dalle vetta. Sempre in dirette riprendemmo a salire verso la cima, ormai sicuri e contenti di raggiungere lo scopo.

Arrivarono anche le nuvole, il vento freddo e noi accelerammo il passo per non farci prendere dalla pioggia. Vicini alla vetta la pioggia ci sorprese; da lassù, un gruppo di tedeschi, immersi in un religioso silenzio, osservava ammutolito quei due ragazzi coraggiosi al termine della loro impresa. All’arrivo erano circa le ore quattordici, il gruppo ci accolse con un fragoroso applauso e un bravo, bravo che ci riempì di soddisfazione.

Tornati a casa, ai nostri rispettivi genitori che ci chiesero dove eravamo stati tutti il giorno, con tanto da fare a casa (la legna, il fieno, il pascolo, ecc..), onde evitare giusti rimproveri, rimproveri solitamente non teneri a quei tempi, decidemmo di non rispondere alla domanda e non manifestammo ad alcuno la grande impresa da noi compiuta. Il velo d’oblio durò per anni, fino quasi a farci dimenticare tutto.

A proposito della nostra scalata, che successivamente Leonida ha fatto in invernale ed in notturna con altri compagni di viaggio, al fine di scoprire il primo che ha aperto questa via, riesaminando questi giorni (ottobre 2008), tanti libri specializzati sulle vie e scalate della montagna Carnica e sul Monte Coglians, ho potuto notare che sono indicate tante vie: la nord in Austria, la sud dal Marinelli, la est della Cjanevate, ma della nostra “Direttissima del Coglians”, lato ovest, con partenza dal sottostante nevaio, non ho trovato nessuna traccia. Mandi Leonida, ora che ci hai lasciati è giunta l’ora di raccontarla… tanto lassù chi ti rimprovera?


Una direttissima infinita e quasi dimenticata attraverso la parete Ovest con un passaggio chiave in camino (evvai!), una “storia nella roccia” su cui investigare ed esplorare. Accidenti! Ce ne è abbastanza da farmi salire la febbre anche senza l’influenza!

Davide “Birillo” Valsecchi

La Panda dei Tassi

La Panda dei Tassi

Alle undici del mattino ci sono meno undici gradi sul prato dietro casa. La Dacia Duster non ne vuole sapere di accendersi ed il fatto che non ci sia una goccia di Diesel Invernale nel serbatoio di certo non aiuta: “Mi sa che fino a quando non arriva il sole il Duster non si muove”. Così la squadra dei tassi, capitanata dalla Zia Cesy, si infila nel vecchio e glorioso Panda 4X4: un residuato bellico che risale alla fine degli anni novanta e che ha trascorso più di un’estate in stalla con la compagnia delle mucche. Il Panda ruggisce e sbraita accendendosi al primo colpo: privo di freni affidabili è una scommessa in discesa, ma una certezza in salita.

Bruna, Birillo e Cesy, che stringe il volante come un lupo di mare su rompighiaccio artico, partono alla volta di Collina, su per le frazioni di Forni Avoltri. La valle del Degano è ancora gelidamente in ombra ma lassù le montagne, purtroppo quasi prive di neve, brillano al sole in tutto il loro splendore. Il Coglians, con i suoi 2780 metri, è una specie di Super Grignone agli steroidi ricoperto di pareti scintillanti appena spruzzate di neve: un territorio di una bellezza alpinistica travolgente.

Sulla rivista del Cai il buon Carlo Caccia, che è di Eupilio, continua a pubblicare le relazioni di Mazzillis, accademico ed indigeno del Friuli, che proprio in questa zona apre con impressionante costanza nuove vie d’arrampicata su queste pareti.

Mentre la Panda arranca per i tornanti continuo a scattare foto, affascinato e combatutto. Già, perchè a Forni Avoltri vengo da quando avevo due anni ma, nonostante gli sforzi, non mi è mai riuscito di organizzare una spedizione da queste parti.

Ho proposto più volte ad Ivan, Josef e Mattia di darmi una mano quassù ma non c’è stato verso di convincere ‘sti “mona” a venire con me. Solo nel ’99, durante gli allenamenti per il Pakistan, erano venuti quassù Simone e Ciano: ma anche quella volta, complice forse la gioventù, ci si concentrò di più sulla grappa al mirtillo che sull’arrampicata. Eppure, guardate, c’è un mondo infinito che aspetta qui intorno!!

Il campo base dei Tassi ha nove posti letti più un prato per l’attendamento ma, dannazione, nessuna spedizione è mai partita dell’Isola senza Nome per affrontare il Calcare della Carnia. Davvero disdicevole! Il proposito per il nuovo anno è porre fine a questa impropria consuetudine! Quindi gente, guardate che spettacolo, la Carnia ci aspetta! AAA Alpinisti cercasi! “Hey Bru! Ma hai visto quelle placche appoggiate?! Guarda che spettacolo!!”

Davide “Birillo” Valsecchi

Ps: alla fine anche il Duster è ripartito ed ora ha la dotazione invernale completa!

Sopraluogo Val Pesarina e Passo Crostis

Sopraluogo Val Pesarina e Passo Crostis

Una vecchia Panda 4×4 Trekking del 1999, blue. Questo piccolo gioiellino appartiene a mio padre: per oltre un anno è rimasto in una stalla ed per un altro anno nel garage di un meccanico a Comeglians. Mio padre mi ha spedito a riprenderlo e così, giusto per testarlo, abbiamo fatto il pieno e ci siamo messi in marcia.

“Bru, ti va di vedere le montagne dall’altro versante?” Come una coppietta di anziani su di una macchina d’epoca abbiamo dato inizio al nostro viaggio (Bruna aveva la persino la sciarpetta!). Il pandino ancora conserva il profumo della stalla ed il volante appare più simile al timone di una nave visto che in curva si deve agguantarlo a due mani per domarlo nella direzione giusta. I freni fischiano ma funzionano. La velocità massima non supera i 60km orari (80 se il rettilineo è in discesa) ma questo rende uno spasso d’atri tempi ogni metro conquistato!

Da Forni Avoltri su fino a Sappada e poi di nuovo giù, lungo il Piave, verso Santo Stefano di Cadore. Poi, costeggiando le montagne, abbiamo imboccato il Passo Campigotto risalendo su per la valle lungo una strada che ancora porta i segni del passato inverno. Una volta in val Pesarina eravamo alle spalle delle Montagne che sono di rimpetto rispetto a Forni Avoltri: il Sierra, la Creta Forata ed il Cimon.

Superato il passo si scende verso Prato Carnico e le montagne scompaiono inghiottite dal verde che avvolge le strade. Credo che ad Aprile il giro d’Italia sia passato di qui e che l’attività principale della valle siano gli orologi visto che ogni casa ne espone uno enorme sulla facciata.

Giunti a Comeglians, dopo quasi 90 km in panda su e giù per le valli, Bruna ha visto un cartello: “Monte Crostis, panorama delle vette”. Questo ha fatto sì che la nostra spedizione si inerpicasse su per il passo Crostis.

Questo passo è destinato a diventare una meta leggendaria per i ciclisti e, sebbene non sia amante di questa categoria, non posso che condividerne le ragioni: il passo parte da 650 metri di quota e raggiunge i 1980 metri attraverso tornanti e pendenze che sfiorano il 18%. Un viaggio infinito e terrificante che emerge dalle verdeggianti pinete fino ad un eccezionale terrazzo tra le vette. (Forse prima o poi tenterò il mio amico Cristian a farlo in tandem!)

Il passo era ancora ufficialmente e formalmente chiuso e questo faceva si che fossimo soli in quell’angolo di mondo. Lungo la strada si incontrano alberi abbattuti e massi che con un auto più grande della panda potrebbero essere un problema. Una volta raggiunta la cima ci si deve comunque arrendere perché il proseguo della strada è ancora invaso dalla neve.

Dalla cima si vedeva il Coglians ed il Volaia, sopra di loro nuvole minacciose scaricavano fulmini verso il basso. L’idea di essere sorpreso sul passo dal temporale non mi affascinava e così, dopo la foto di rito, abbiamo ingranato pazientemente la seconda ed abbiamo iniziato a scendere.

Tutto sommato direi che il vecchio pandino se la cava ancora egregiamente bene!

Davide “Birillo” Valsecchi

Sopraluogo alla Forra

Sopraluogo alla Forra

Visto il caldo imperante siamo andati al fiume dove, grazia al suo respiro fresco, abbiamo alleviato la calura: da queste parti l’acqua è viva, gelida ed impetuosa. Il Rio Bordaglia è il torrente che raccoglie le acque provenienti dai Monti Navagiust, Chiastronat, Creta di Bordaglia, Volaia, Ombladet e PizForchia. Il torrente nasce nei pressi del Passo Giramondo, un valico che unisce la valle del Degano a quella del Gail in Austria.

Il tempo e l’opera degli antichi ghiacciai hanno scavato profonde forre nella roccia calcarea che, come nelle nostre montagne lariane, ha origine dai sedimenti marini. Pensare che siano stati il mare ed il ghiaccio a formare le montagne è qualcosa che trascina la mente fuori dal tempo, fuori dallo spazio. Forse davvero le montagne sono vive e la loro storia, pluri-millenaria, è densa di eventi e trasformazioni pari a quelli delle creature più piccole, solo il ritmo del tempo è differente. Anche le montagne si muovono, si fondono con i propri simili, viaggiano: forse noi invidiamo la loro persistenza e loro la nostra velocità. Strane creature le montagne.

Davide “Birillo” Valsecchi

Sopraluogo al Coglians

Sopraluogo al Coglians

Alle quattro del mattino sgattaiolo fuori dal letto e mi fiondo in cucina: Bruna dorme, io ingollo un’abbondante colazione e con un sol gesto inforco lo zaino e la porta. Alle cinque sono al rifugio Tolazzi, quota 1350m. La luce già irrompe nella valle mentre a tutta forza risalgo verso la malga Morareto ed il Rifugio Marinelli, quota 2120m.

Alle sette sono finalmente alla base del nevaio e davanti a me scattano quattro camosci che si lanciano come fulmini sulla neve. Infilo il casco e l’imbrago, calzo i ramponi ed impugno la mitica “Grivel”, la picozza da combattimento che ho in dono da Simone.

Passo dopo passo mi alzo sulla neve. Il Coglians è tutto per me e la solitudine sulla montagna è assoluta. Non ero mai stato quassù con la neve e non sapevo bene cosa aspettarmi: oltre ad essere solo, ero immerso e concentrato nella scoperta.

La neve era buona, temevo fosse gelata al mattino e che mollasse all’arrivo del sole: per mia fortuna era compatta ma non dura. Dopo il primo lungo strappo segue un piccolo spiazzo che si allunga nuovamente verso l’alto fino all’attacco dello strappo finale.

L’ultimo tratto mi era stato descritto come molto ripido ed impegnativo, fortunatamente non era così duro come me l’ero immaginato sebbene la pendenza non sia affatto da sottovalutare. Traversando e risalendo in verticale ho puntato diretto alla cima raggiungendo la leggendaria campana che domina i 2780 metri del Coglians.

Alle 8:56 ero in cima, dopo quattro ore esatte e 1430 metri di dislivello: non male per una fuga all’alba!

Seduto sotto la campana mi sono abbuffato di fichi secchi godendomi il magnifico panorama. Le cornici sul lato nord erano ancora davvero considerevoli e potevano trarre pericolosamente in inganno chi non conosca la cima! (attenzione!!)

Lassù in vetta ho voluto dedicare un attimo di raccoglimento e due suoni di campana agli amici, soprattutto alpinisti, che quest’anno sono caduti inseguendo il proprio sogno: “Ogni morte d’uomo mi riduce, perché io faccio parte dell’umanità. E, dunque, non chiedere mai per chi suona la campana. Essa suona per te.”

I ramponi alla lunga mi danno impiccio, così li ho tolti ed ho iniziato la mia discesa inseguendo un crinale di roccia libero dalla neve. Giunto sul canalone sottostante ho iniziato a sciare pattinando allegramente sui mei scarponi lungo un’esclusiva pista di oltre un chilometro.

Finita la neve ho rinfagottato tutto il mio equipaggiamento nello zaino e sono sceso a perdifiato lungo i prati. Alle dieci una veloce telefonata: “Hey Bruna! Sono di ritorno! Facciamo colazione?”

Davide “Birillo” Valsecchi

Sopraluogo al Volaia

Sopraluogo al Volaia

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Bruna sembra avere la meglio visto che in nessuna “spedizione” seria si potrebbe smontare dalla branda alle undici del mattino! Tuttavia, nonostante le difficoltà di fuso orario, sono riuscito a mettere la nostra piccola squadra in moto e a puntare verso il versante Ovest del Coglians ed il Passo Volaia.

L’inverno quest’anno è stato davvero eccezionale ed i segni del suo passaggio sono ancora ben visibili nella quantità di neve che ancora è ammassata e nella quantità di disastrii che si è lasciata alle spalle.

Per salire al passo abbiamo seguito la mulattiera che, sgombra dalla neve, ci ha permesso di raggiungere in fretta il confine con l’Austria. Il rifugio Lambertenghi, posto poco sotto il passo, ha preso parecchi “schiaffi” quest’anno. Ancora circondato dalla neve ha subito davvero parecchi danni. In alcuni punti lo spiovente del tetto è stato letteralmente piegato dalla neve mentre una parte della copertura è stata strappata e trascinata nella valle sottostante. Oltre a questo inconvenienti minori come pali o ringhiere completamente divelte.

Avevo promesso a Bruna l’azzurro del lago Volaia ma la neve ed il ghiaccio la facevano ancora da padroni stingendolo in una morsa bianca. Il lago è a 2470 metri di quota: immaginatevi una massa azzurra d’acqua posta all’altezza del Rifugio Brioschi sul Grignone e stretta tra due pareti rocciose che si innalzano per altri cinquecento metri. Ecco due foto a confronto: una scattata la scorsa estate ed una ora.

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Anche il rifugio Austriaco era chiuso e così, dove aver goduto dell’inconsueto sole di questi giorni, abbiamo fatto ritorno verso valle. Lingue di neve invadono in ogni dove il sentiero, la quantità di alberi spezzati e travolti è davvero impressionante. Credo che la neve qui abbia davvero passato i dieci metri senza alcuna difficoltà!

Le cime sono ancora imbiancate di neve e le vie di salita normali hanno ancora caratteristiche invernali: un vero spettacolo!

Davide “Birillo” Valsecchi

 

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