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In miniera: la Bagnada

In miniera: la Bagnada

Domenica, con i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile, abbiamo risalito il lago addentrandoci poi per la la Val Malenco.

La valle è circondata da imponenti e granitiche montagne oltre i tremila metri: il Pizzo Zupò (3.996 m), il Disgrazia (3.678 m), la Cima di Rosso (3.369 m), il Pizzo Scalino (3.323 m), il Cassandra (3.226 m), il Monte del Forno (3.214 m), la  Vetta di Ron (3.137 m) e il Pizzo Canciano (3.103 m).

Le cime sono ancora innevate e la nostra destinazione non era così ambiziosa: non puntavamo a infatti salire le vette di quelle magnifiche montagne ma a scoprirne l’interno.

Il Comune di Lanzada, in collaborazione con le associazioni locali ed il CAI, ha infatti trasformato la vecchia miniera di talco nel Museo Tematico La Bagnada rendendo possibile accedere alle vecchie gallerie attraverso la montagna.

Accolti dagli amici e dal Presidente del CAI di Lanzada abbiamo indossato vestiti invernali, infilato il casco e la lasciato alle nostre spalle il caldo sole di Maggio addentrandoci nei sette gradi centigradi delle umide gallerie de La Baganda.

Il museo permette di “fisicamente immergersi” nella storia della valle e nella sua vita legata alle miniere e alle fatiche dei minatori. Un viaggio tra la roccia ed il tempo fatto di racconti e testimonianze di oltre un secolo raccolte nei luoghi in cui furono vissute: la miniera.

Due ore sotto terra esplorando il buio tra gli anfratti delle gallerie ed il resto della giornata al sole, sui prati a 1.800 metri tra il verde ed il granito della Val Malenco: non male come uscita relax!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Per informazioni sulla miniera: Ecomuseo Tematico la Bagnada

L’Aquila della Guzzi

L’Aquila della Guzzi

Giovanni Ravelli
Giovanni Ravelli

Giovanni Ravelli, il “Diavolo Italiano” così come lo chiamavano in Spagna per la sua spericolatezza. Ravelli: ciclista, motociclista e poi aviatore ma sempre un avventuriero italiano di motori e velocità.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò come ufficiale nella Regia Marina e fu inizialmente impiegato come pilota di idrovolanti, per poi passare alla 87ª Squadriglia Aeroplani da caccia detta “La Serenissima“. Partecipò a svariate missioni di guerra per le quali gli vennero conferite tre medaglie d’argento al valor militare.

Durante la guerra, combatté al fianco di Giorgio Parodi, un altro pilota pluridecorato, ed insieme al meccanico esperto di motori aeronautici Carlo Guzzi si accordarono per creare al termine del conflitto una casa motociclistica. Quella nuova avventura era destinata a diventare la Moto Guzzi.

L’11 agosto del 1919, durante un volo di collaudo, Ravelli precipitò per un guasto al motore. Le gravi ferite causate dall’impatto furono fatali. I compagni dell’avventura motociclistica decisero di ricordarlo nel simbolo della azienda. Nel 1921, infatti, Parodi e Guzzi fondarono a Genova la “Società Anonima Moto Guzzi”, scegliendo come emblema un’aquila da aviatore a ricordo dell’amico scomparso: l’Aquila della Guzzi.

Questa è la prima delle storie che gli appassionati raccontano entrando nel museo di Mandello, nel museo della moto del lago. Io, Giulio, la Zia Giusy, Alberto ed il resto della squadra in missione nel tempio della moto lariana, meta dei cultori delle ruote da tutto il mondo.

La mia avventura motociclistica si ferma solo ad un piccolo cinquantino della Fantic Motor, altra casa storica del lago, ma anche un profano come me può capire la storia ed il fascino racchiuso nel padiglione della fabbrica dedicato al museo dell’azienda, alle sue moto, ai suoi campioni.

Per informazioni sul museo: Museo Moto Guzzi

Davide “Birillo” Valsecchi

THIS IS MOTO GUZZI ROCK AND ROLL!!

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