Lo ammetto, i consigli andrebbero ascoltati perchè spesso aiutano a non finire nei guai. In questo caso il nostro guaio si chiama: road to Srinagar.
Uno dei nostri referenti a Leh, Dharma, è originario di questa città nel cuore del Kashmir che ha la peculiarità di essere in gran parte galleggiante come una piccola Venezia. Visto che c’è ancora molta neve nella valle dello Zanscar abbiamo qualche giorno ancora d’attesa ed il matrimonio del fratello di Dharma ci ha offerto l’occasione di accompagnarlo a casa e di visitare la sua città.
Le vie per raggiungere Leh in auto sono due: da Manali e da Srinagar. La strada che proviene da Manali è ancora chiusa per neve mentre i passi per Scrinagar sono stati aperti propro in questi giorni. Tutte le coincidenze sembravano favoreli sennonchè la strada di Srinagar è una delle più caldamente sconsigliate per raggiungere Leh da tutte le guide..
Credevo che tale cattiva fama fosse legata alla situazione, a volte turbolenta, del kasmir ed invece mi sono dovuto ricredere: la strada che unisce Leh e Srinagar è sicuramente meravigliosa ma incredibilmente dura e pericolosa.
Partiamo la sera alle cinque a bordo di una piccola jeep unendoci ad una piccola comitiva di locali diretti appunto a Srinagar. Al volante l’autista e al suo fianco l’aiutante con cui si alternerà alla giuda durante il viaggio. Sotto una magnifica luna, quasi piena, impieghiamo però quasi 14 ore ininterrotte per compiere meno di 450 km su una strada quasi completamente sterrata attraverso il completo nulla!!!
Le prime due ore scorrono abbastanza traquille con i soliti scossoni, ci fermiamo a cenare in un rifugio per camionisti probabilmente dimenticato da ogni Dio. Sull’ingresso della taverna la scritta “genuine hygenic food” ci dà il ben venuto mentre il suo interno è illuminato solo dalle candele non essendoci corrente elettrica.Il cuoco, che vedo solo nella luce azzurra del gas da cucina, fa inquietanti versi mentre prego che la parte “genuina” dalla zuppa che mi sta preparando non siano i suoi scaracchi.
I nostri autisti sanno il fatto loro ma la strada da lì in poi si è dimostrata durissima attraversando scenari incredibili con precipizzi e burroni terribilmente magnifici. La strada, dopo essere scesa a picco per chilometri, si inerpica improvvsamente in serrati tornanti. E’ stato a quel punto che ha comincia a farmi male in mezzo agli occhi ed Enzo perdere sangue da naso. Una volta in cima al passo scopriamo dal cartellone sulla sommtà che siamo a 4100. Abbiamo fatto quasi 2000 metri di dislivello in meno di tre quarti d’ora ed ecco spiegato quegli improvvisi disturbi che accusavamo sui tornanti.
La strada qui si riempie di neve, fango e buche mentre attacca a nevicare. Ora siamo nella zona del Drass, una delle zone più fredde al mondo che fu teatro di un violento scontro durante il conflitto India-Pakistan tra il ’90 ed il ’99. Qui la neve è ormai tantissima ed il freddo intenso mi fa temere per il ghiaccio sulla strada mentre attraversiamo corrdoi di neve alti anche quattro metri sopra la nostra jeep. Mai visto nulla di simile. Enormi muraglie di neve ci circondano lasciando spazo qui e là all’increibile precipizio che dà sul ghiacciaio sottostante e sulla valle innevata che brilla sotto la luna.
Incotriamo un camion in panne e carichiamo il povero aiutista prestandogli soccorso e portandolo al più vicino blocco militare. Il tipo non la finisce più di ringraziare. Fa un freddo incredibile e la strada sembra una piscina piena di sassi e granita. “Assolutamente sconsigliata!!”. Mai ascoltare un buon consiglio, accidenti a me!!!
Dopo quasi 10 ore di botte e scossoni mi lascio cadere nel sonno seduto nel mio scomodo sedile con due ladaki appoggiati alle spalle (hanno dormito,appoggiati, praticamente tutto il viaggio!!). Sia quel che sia, non posso fare un granchè da passeggero guardando la strada, i sassi ed il precipizio. Buonanotte e speriamo di sveglarci!!
Ma dopo nemmeno mezz’ora mi sveglio letteralmente di botto con un paio di fanali puntati contro. La jeep, tutta di traaverso, non era riuscita a farsi strada sulla corsia tra un grosso camion che saliva verso il passo. Così siamo finiti con l’avantreno in un fosso a bordo della strada, fortunatamente distante dal ciglio dello strapiombo (se no non ero qui a scrivere!!). Tutti gli otto occupanti della jeep imprecano in una lingua diversa, l’autista in retromarcia con le ridotte ci tira fuori dalla buca mentre il suo aiutante attacca una mezza zuffa a sassate con il camionista che non aveva dato strada. “It’s normal” mi dice Dharma mentre guardo i due darsele.
Quando arriviamo a Srinagar sono le 7 e mezza del mattina e siamo a pezzi. Entriamo nella casa galleggiante che ci ospiterà per questi due giorni e crolliamo nel sacco a pelo distrutti. Quattrordici ore di botte e paura per vedere questa città: la fatica per arrivar qui è stata tantissima. ma la “venezia indiana” ed il famoso mercato sull’acqua sembrano valere lo sforzo. Per ora ci godiamo un po’ di riposto sull’houseboat nel lago di Nimsee aspettando di poter vedere domani mattina alle quattro il famso mercato delle verdura sulle canoe.
Il ritorno a Leh è tra quattro giorni, ma in aereo perchè la strada Srinagar-Leh è realmente magnifica ma assolutamente sconsgliabile. Il rischio di rimanere vittima di un incidente è realmente alto, sopratutto per il modo di guidare degli indiani e la difficoltà ed esposizione della strada.
Una mia amica tempo fà la fece a bordo di un camion inpiegando quasi un giorno e mezzo di viaggio ma godendosi il magnfico panorama. Ciao Arianna sappi che è colpa tua se ieri sera quasi ci ho rimesso la pelle!!! Da qui in poi si va a piedi anche se per ora si è in barca!!!
Davide Valsecchi
P.s. Auguri dall’Himalaya ai due novelli sposi amici del nostro Giulio!!! Promessa mantenuta!!