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Bella e terribile: road Leh-Srinagar

Bella e terribile: road Leh-Srinagar

Leh-Scrinagar
Leh-Scrinagar

Era tanto che mi ripromettevo di montare una clip sulla strada che attraversa il Ladakh e porta da Leh fino a Srinagar nel Kashmir. Una strada di grandissima importanza nel nord dell’India che costeggia prima il confine con la Cina e poi quello con il Pakistan attraversando la zona del Drass che fu invasa nel 1999.

Io ed Enzo l’abbiamo percorsa due volte nel 2009. La prima volta era di notte, con ricordi magnifici e terribili (veramente terribili!!) fatti di una luna piena che illumina gli abissi tra le montagne. La seconda volta partimmo invece di mattina presto ma giungemmo a Scrinagar solo a tarda notte ed il viaggio fu altrettanto terribile ma riuscimmo a scattare fotografie durante il giorno.

Richiede dalle 16 alle 20 ore di viaggio attraverso le montagne superando valichi che toccano anche i 5000 metri. Sono spazi incredibili dove i pesanti camion arrancano spesso tra il fango e la neve e dove la strada in terra battuta corre scavata nella roccia (specie l’ultimo passo!!).

Di per sé è una piccola avventura che i locali affrontano di buon grado consapevoli che il rischio di incidenti sia altissimo. La Farnesina sconsiglia nel modo più asoluto di percorrere in auto quella strada ed io, che l’ho fatta due volte, posso dirvi che hanno pienamente ragione.

Ma lo spettacolo che offre è magnifico. Noi l’abbiamo percorsa per risparmiare evitando il volo aereo sebbene, a conti fatti, non fu un gran risparmio. Se volete percorrerla siete avvisati, il mio consiglio, se proprio volete azzardare, è di non farla tutta in un solo giorno, prendetevi il vostro tempo e le vostre precauzioni. Questo vi aiuterà a godervi il magnifico panorama e a non correre troppi rischi.

Quando abbiamo fatto un “mezzo frontale con tuffo nel vuoto” contro un camion io ho cercato di scendere dalla jeep ma, aprendo la portiera, trovai solo il vuoto:  ancora oggi ricordo quella terribile sensazione come un attimo di vita “troppo” intenso. Non prendete alla leggera questa strada!!

Qui trovate i due racconti di viaggio:

  1. Luna piena sulla strada Leh-Srinagar
  2. Leh-Srinagar: secondo round!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Kashmir – Cashmere – Cachemire

Kashmir – Cashmere – Cachemire

La pashmina rosa

“Questioni di lana caprina”: un detto occidentale per etichettare i discorsi privi di senso o futili. Ma fino al 1800 l’Europa credeva veramente che la lana di capra non esistesse  essendo il pelo delle nostre troppo corto per essere tosato e considerato lana. Solo un Generale di Napoleone di stanza in Egitto portò  alla corte di Parigi qualcosa in grado di sfatare questa convinzione, affascinando al contempo tutta la nobiltà dell’epoca: una morbidissima pashmina.

Pash, il termine persiamo per lana che contaminato dalla lingua hindi è diventato Pashmina, il nome utilizzato per indicare sia gli splendidi scialli che la morbidissima fibra di lana Cashmere con cui sono realizzati. Una meraviglia in grado di competere con la seta e che giunse a Parigi dall’Egitto, dove era stata importata dai mercanti arabi dall’Oriente, dal Tibet e dall’Impero del Mogul, il Kashmir appunto.

La capra Hircus, tipica delle regioni fredde dell’Asia, è coperta da un folta e soffice peluria che si distingue per le eccezionali capacità di termo-regolare il corpo dell’animale rispetto all’ambiente esterno, proteggendolo sia dalle basse sia dalle alte temperature. Tosata e cardata questa peluria permette di realizzare una fibra ed un tessuto soffice e morbido ed increbibilmente caldo: Chasmere all’inglese, Cachemire alla francese o semplicemente Kashmir.

Srinagar è la capitale del Kashmir, Enzo ed io abbiamo avuto occasione di visitarla tre volte lo scorso anno. E’ una citta mussulmana, un tempo capitale dell’Impero del Mogul diventata poi un importante centro di controllo da parte dei Britannici fino all’indipendenza dell’Inda. Sorge a ridosso dell’acqua e, grazie alle case galleggianti, si estende anche sul lago stesso.

Durante i nostri viaggi abbiamo potuto comprendere come i locali lavorino questo particolare tipo di lana, proveniente dal vicino Ladakh, una regione a ridosso delle montagne himalayane e dove abbiamo trascorso quasi due mesi. Abbiamo assistito alla lavorazione e alla creazione di tessuti pregiati realizzati sopratutto per i vestiti tradizionali delle famiglie abbienti indiane e per gli occidentali. Il tessile, sebbene ancora con tecniche artigianali, è una delle risorse principali di quest’area che per molti anni è stata quasi stritolata dal conflitto Indo-Pakistano.

Al mondo esistono solo tre grossi produttori di Cashmere: gli Inglesi, che importarono le capre Hircus nel nord della Gran Bretagna, i Cinesi e gli artigiani della regione del  Kashmir/Ladakh. I famosi maglioni di Cashmere inglese sono stati oggetti di culto nella moda per molti anni in passato e tutt’oggi rappresentano un indumento di prestigio oltre che di innegabile qualità. Tuttavia oggi giorno molto dei tessuti inglesi sono realizzati con lana importata dalla Cina, spesso non alla pari per qualità con gli altri produttori.

Proprio per la sua popolarità il Cashmire è spesso vittima di falsificazioni e prezzi esorbitanti. Spiegare a parole la differenza tra una vera pashmina ed una non orginale è complesso, sopratutto per le imitazioni realizzate con l’Angola, una fibra ottenuta dalla pelliccia di coniglio. Tuttavia durante il nostro viaggio abbiamo avuto “tra le mani” moltissimi tessuti pregiati imparando a conoscerli. La differenza si sente nel tatto ed è evidente dopo un po’ di esperienza.

In Ladakh ho comprato due pashmine una per me (blue) ed una per mia per  mia sorella (rosa), che era appena diventata mamma. Le migliori sono quelle naturali e non tinte ma mi sono lasciato traviare dal colore.  Perchè il ragalo fosse vissuto ho portato la pashmina rosa con me fino ai 6000 metri della cima dello Stock Kangri e per tutto il viaggio attraverso l’India.  La pashmina blue, che indosso anche ora, è sempre con me quasi ovunque ormai.

La mia gola è sempre stata pestifera e per questo mia madre mi aveva affidato, pro tempore, un foulard di seta appartenuto a mia nonna quando ero stato la prima volta in Pakistan. Quando faceva troppo caldo legavo, per non perderlo, il foulard alla cintura (attirando fin troppa attenzione!!) mentre, al contrario, anche attraversando il deserto la pashmina si è dimostrata confortevole restando a guardia della mia gola. Che siate alla ricerca di un oggetto da “esibire” in città o da “sfruttare” nelle situazioni più impervie non posso che consigliarvi questa meraviglia orientale.

Davide “Birillo” Valsecchi

Greater Kahsmir… di nuovo!

Greater Kahsmir… di nuovo!

Faheem, Altaf, Birillo. La foto è di Enzo

Durante il nostro viaggio a Maggio eravamo stati intervistati da Faheem Aslam, giornalista del Greater Kashmir, il principale quotidiano in Inglese  della regione.

Era stato divertente e la foto dei due assesi in viaggio era finita sia sul giornale che su Internet,  all’epoca scrissi anche un pezzo  che potete leggere qui: I due Assesi finiscono sul giornale del Kashmir

Proprio stamattina siamo passati di nuovo alla sede del giornale ed abbiamo incontrato nuovamente Faheem accompagnati da Mister Kotroo. Faheem ci ha riconnosciuto al volo ed è stao molto gentile ed amichevole come sempre. Abbiamo raccontato del nostro viaggio in India e del libro che è in stampa con le foto di Enzo ed i miei racconti.

Il lago e la tradizione tessile sono aspetti comuni sia a Como che alla Città di Srinagar , è  sempre interessante condividere il proprio punto di vista trovando le diferenze e le similitudini tra paesi e persone così distanti.

In quest’occasione avevamo un piccolo regalo per Faheem, una copia di Lake Como, il magazine trimestrale che in doppia lingua, inglese ed italiano, descrive Como e le iniziative culturali ed artistiche della città.

Nella redazione del giornale Enzo ci ha scattato una foto ma, ad essere onesto, riguardandola quello tra i tre che sembra meno occidetale sono imbarazzantemente io.  Fa sempre un freddo pungente ed in questi giorni ha cominciato a piovere e nevischiare, se a questo sommate che siamo a 1700 metri ai bordi dell’Himalaya in una città costruita sull’acqua potete capire perchè sembro sempre di più l’orso Yoghi in attesa del letargo!

Il nostro viaggio continua ed ogni giorno vediamo qualcosa di incredibile. Appena possibile cercheremo di mostrarvi le foto e di raccontarvi le storie che ci vengono racontate in questi giorni. Ciao!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Srinagar: Ritorno in Kashmir

Srinagar: Ritorno in Kashmir

Srinagar
Srinagar

Il Kashmir è la regione più a nord dell’India, chiusa tra la catena montuosa Himalayana e la catena del Pir Panjal. Per quasi un millennio il territorio era popolato sopratutto da Hinduisti e Buddisti fino a quando, agli inizi del nono secolo, si diffuse la religione Mussulmana e l’intera area entrò sotto il controllo dei monarchi Mogul. Solo l’arrivo dei Britannici ed il trattato di Amritsar pose la regione sotto il controllo degli Inglesi fino alla proclamazione della Repubblica Indiana.

Ora la regione è contesa tra l’India, la Cina ed il Pakistan mentre si agita al suo interno una forte spinta indipendentista.

Durante il nostro viaggio in India (luglio 2009) abbiamo visitato la città di Srinagar, capitale del Kashmir. Edificata tra le acque del lago Dal Lake, 1,730 metri sul livello del mare, è conosciuta nel mondo come La Venezia d’Oriente.

Abbiamo avuto la fortuna di stringere buone amicizie nella città sull’acqua ed in particolare con Altaf Kotroo, capostipite della famiglia Kotroo, incontrato a Lhe, in Ladakh.

Il nonno di Altaf, per noi amichevolemente AK (“Eichei”), era uno dei capi che presiedeva il consiglio delle House Boat, le case galleggianti, il cuore della vita sul lago. Suo padre, invece, è uno degli chef più famosi della città ed un mago nel coniugare i piatti locali con i gusti occidentali, la nostra salvezza tra i piccanti cibi indiani!

Altaf è uno dei più noti ed esperti collezionisti d’arte ed antiquariato del Kashmir, grazie al suo aiuto abbiamo potuto scoprire e visitare alcuni dei più rinomati artigiani della regione:  tessuti, tappeti ed intaglio nel legno. I tessuti del Kashmir, Suoni da un passato di seta,Il mercato sull’acqua e gli altri articoli su questo territorio sono stati realizzati grazie alla sua conoscenza.

Ora, mentre l’inverno avanza tra le montagne e le acque del lago Dal, torneremo ancora in India per continuare l’esplorazione di questo affascinante territorio che è il Kashmir.

Il nostro viaggio, raccontato come sempre nei diari web di Cima-Asso.it, avrà inizio il 6 Dicembre con rientro previsto per il 13 Dicembre. La squadra sarà quella classica: Enzo Santambrogio e Davide “Birillo” Valsecchi.

Rispetto ai tre mesi spesi in India tra Maggio e Luglio può apparire come un viaggio breve, tuttavia l’opportunità di essere ospiti dei Kotroo, di vedere le montagne ed il Lago Dal d’inverno è irripetibile. Altaf, inoltre, ha organizzato nuovi incontri con gli artigiani locali promettendo di mostrarci meraviglie del passato della sua terra. Una nuova occasione per meglio comprendere le tradizioni e la cultura di questo territorio spesso poco conosciuto.

Ancora scarponi ed equipaggiamento pesante per un nuovo viaggio ad Oriente, ci aspetta la neve del tetto del mondo!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Quello che ho capito del Kashmir

Quello che ho capito del Kashmir

Kashmir
Kashmir

Il cashmere è una una fibra tessile, morbida, setosa e vellutata relizzata con il pelo della capra hircus tipica della regione Indiana del kashmir da cui ha origine il nome. Il, Karshmir, tuttavia, è tristemente noto anche per essere una regione turbolenta afflitta da conflitti interni ed internazionali.

Durante il nostro viaggio in Ladakh abbiamo passato molto tempo laggiù ed onestamente non abbiamo avuto alcun tipo di difficoltà ma si sà, il mio approccio ai problemi è piuttosto ruvido, ci sono comunque  molti aspetti da tenere presente per visitare in sicurezza quella regione.

Ho avuto occasione di parlare con molti Kashmiri, di essere intervistato da un giornale locale in lingua inglese e di farmi un idea generale sulle situazione attuale e sulle sue cause. Prima di raccontarvi quello che ho capito dovevo prima documentarmi un po’ perchè le fonti laggiù non sempre erano complete o attendibili.

Il kashmir è una regione, forse l’unica, a prevalenza mussulmana di tutta l’India ed è posta sul confine del Pakistan, una nazione che fino al 1947 era parte dell’India e che ha avuto origine proprio da spinta indipendentista della popolazione islamica durante la fondazione della repubblica indiana. Il pakistan è la seconda più grande nazione Islamica al mondo ed anche questo non è da trascurare.

Uniti sotto il dominio Britannico per tre secoli, India e Pakistan, subito dopo l’indipendenza, entrarono in guerra tra loro proprio per il controllo del Kashmir.Quando nel giugno del 1999 vi fù l’invasione da parte del Pakistan del Drass e di Kargil si sfiorò, essendo entrambi armati dell’atomica, il conflitto nucleare ({en:Kargil War}). Incredibilemente io ero a meno di 200km dallo scontro scalando Cima-Asso proprio qualche mese dopo la tregua.

Il fronte Indo-Pakistano non è l’unico su cui si affaccia il Kashmir, a nord, sul confine con la Cina ci sono altre tensioni in atto per il controllo delle zone del Aksai Chin e dello Shaksgam. Per di più lo Shaksgam è stato ceduto dal Pakistan alla Cina nel 1963 ma l’India, che era ancora in pieno conflitto con il Pakistan, non riconosce tale accordo e ne rivendica ancora il possesso. In pratica una {it:mexican standoff} tra tre colossi per un pezzo di terra desertica.

Ma se tutti si tirano la giacchetta per avere il kashmir i Kashmiri sono animati da un enorme spinta indipendentista interna che è la ragione dei numerosi scontri che spesso fanno risalire questa zona alle cronache. Il governo indiano, consapevole di questa realtà, ha incrementato al massimo la presenza militare (giustificata anche dai conflitti internazionale) ma, limitando per sicurezza al minimo la possibilità per i locali di arruolarsi, ha fatto si che lo stesso esercito indiano sia percepito come una forza d’occupazione.

Lo stesso vale per le più alte cariche politiche e burocratiche che non sono accessibili ai locali ma affidati “agli indiani”. In questo cocktail non dobbiamo dimenticare che la popolazione è mussulmana e se le cariche pubbliche sono viste come ostili la gente si rivolge alla giuda delle cariche spirituali, degli Himan e dei leader indipendentisti di natura islamica.

Ma alla fine come è questo Kashmir e questi Kashmiri? Non ho peli sulla lingua, la mia opionine sugli indiani era abbastanza esplicita, e quindi il mio giudizio positivo sul Kashmire è sincero,  tutto sommatola una terra molto bella e che ho molto apprezzato. I kashmiri non sono male come gente ma, e questi sono ma importanti, si deve tenere ben presente che sono gente mussulmana al centro di una situazione e di un conflitto molto complessi.

Se volete visitare Srinagar sarà sicuramente un ottima esperienza, il lago è meraviglioso. E’ scontato che se non volete avere problemi dovete conoscere qualcuno di fidato sul luogo, non dovete dare troppo attenzione alla presenza dell’esercito e fare attenzione ai momenti critici come elezioni o scioperi. Non è per tutti ma è abbastanza “sicuro” per essere alla portata di molti, sicuramente piacevole starsene sul lago.

Non credo che tornerò nel sud dell’India ma vedere le montagne del Kashmir d’inverno è qualcosa che mi interessa molto.Non mi dispiacerebbe tornarci. Il K2, per intenderci, è da queste parti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

I tessuti del Kashmir

I tessuti del Kashmir

I tessuti del Kashmir
I tessuti del Kashmir

Perchè ancora a Srinagar? Perchè il Kashmir è una terra ricca di tesori che ancora devono essere scoperti.

Sono di Asso e vengono da Como, la capitale italiana della seta. Uno è un fotografo e l’altro si spaccia per scrittore, se ne vanno in giro con una strana uniforme che li distingue da tutti gli altri stranieri ed entrambi sono in bella mostra sul principale quotidiano della città, il Greater Kashmir. Sono arrivati carichi di bandiere, alcune realizzate dai ragazzi del migliore istituo tessile del loro paese ed altre dagli storici telai dell’artista Gegia Bronzini grazie a PuntoComo.  Avevano già attirato l’attenzione a sufficienza ma da queste parti “quando la musica parte tocca ballare e tenere il ritmo” e così, di slancio, si sono spinti ben oltre.

Soldi in tasca ne abbiamo pochi ma a faccia tosta non temiamo rivali:  forse abbiamo esagerato, forse è stata complice la difficoltà linguistica o la presunzione di chi si mette in gioco, di chi cerca di comprendere, ma quando abbiamo lasciato intendere di essere anche due “mercanti italiani in cerca di tessuti pregiati e nuovi contatti” abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora ed aperto le porte di un mondo incredibile che pochi stranieri hanno avuto la fortuna di vedere!!

Le voci corrono anche in una città grande come Srinagar e come per magia alla nostra guest-house sono arrivati i taxi e le shicare, le gondole locali, inviate dai più prestigiosi artigiani Kashmiri. Per due giorni siamo stati invitati nei più eccellenti e riservati laboratori dove vengono realizzate, seguendo il più rigoroso metodo tradizionale, le famose pashmine del kashmir. Siamo stati talmente bravi nell’essere “fraintesi” che abbiamo ricevuto anche l’invito ufficiale della più grossa industria governativa per la produzione della seta. Ci andiamo Lunedì, invitati a pranzo!

Ma quello di cui voglio raccontarvi è qualcosa di straordinario e che abbiamo avuto la fortuna di visitare solo grazie al nostro roccambolesco modo di esplorare questo mondo misterioso: una delle più prestigose “case” dove vengono prodotte a mano le migliori pashmine di tutta Srinagar, l’unica che abbia l’autorizzazione del governo per realizzare le copie dei pezzi da museo di oltre trecento anni fa.

La pashmina, per chi non la conoscesse, è una sottile e vellutata fibra tessile realizzata con la lana di cashmere, la famosa lana delle capre del Kashmire. Con lo stesso termine si indicano anche i magnifici scalli e le morbide stole realizzate con questa fibra. E’ qualcosa che grazie all’aiuto dei nostri amici abbiamo imparato ad apprezzare comprendendone le differenti qualità. Come novelli Marco Polo abbiamo avuto tra le mani tessuti meravigliosi e contrattato con i mercanti di questa moderna via della seta.

Dopo un ora a bordo di una specie di ape-car riadattata a taxi siamo arrivati, fuori città, alla destinazione più prestigiosa. Gli artigiani a cui abbiamo fatto visita realizzano pashmine finemente decorate a mano, milioni di “nodi” che danno vita a variopinti e complessi disegni. Nel loro laboratorio vi sono solo una decina di telai e per ogni “pezza” sono al lavoro due uomini. Decine di fili colorati arrotolati attorno a sottili bastoncini di legno che vengono utilizzati come un aghi nella trama del tessuto. Un processo meticoloso e difficile che mi ricordava quello lento e attento dei tappeti.

Per produrre una singola stola con questo processo è necessario oltre un anno e mezzo di lavoro e questo significa che il piccolo laboratorio, dove lavoravano oltre venti persone, riesce a realizzare in tre anni solo una ventina di pezzi. Il costo di queste magnifiche stoffe che riprendono i disegni tradizionali sono accessibili solo ai facoltosi Indiani del sud o agli stranieri se molto ricchi. Producono solo su ordinazione e per via del lunghissimo periodo di lavorazione gli unici tessuti presenti nel laboratorio erano quelli in produzione, aver avuto accesso al laboratorio era una concessione assolutamente straordinaria.Enzo si è letteralmente sbizzarito con la sua Polaroid!!

Il lago ed il tessile di Srinagar hanno molto in comune con la nostra Como ed è stato un grande onore poter essere da trammite tra questi due mondi così lontani.

Nei prossimi giorni siamo invitati a visitare sia la fabbrica della Seta che altri artigiani specializzati nel realizzare tappeti e nella lavorazione del legno, tutto rigorosamente a mano. Ieri abbiamo fatto visita, raggiungendolo in barca, il laboratorio di un artigiano specializzato in sedie intarsiate. Questo simpatico vecchietto dall’aria vispa ha estratto una lettera da una scrivania e me l’ ha mostrata tutto felice. Il figlio, un giovane elegante che era venuto a prenderci in shicara, sorriderva sormione alle sue spalle.Era un Fax su carta intestata del Governo Italiano che, in inglese, ringraziava il vecchietto per l’acquisto di otto sedie in legno da lui realizzate. Per par-condicio non vi dico di chi era la firma sul timbro ufficiale alla fine della pagina. Piccolo il mondo no? Questo solo per farvi capire l’enorme valore degli oggetti realizzati in questa zona dell’india ancora sconosciuta e spesso difficile.

Davide “Birillo” Valsecchi

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Luna piena sulla strada Leh-Srinagar

Lo ammetto, i consigli andrebbero ascoltati perchè spesso aiutano a non finire nei guai. In questo caso il nostro guaio si chiama: road to Srinagar.

Uno dei nostri referenti a Leh, Dharma, è originario di questa città nel cuore del Kashmir che ha la peculiarità di essere in gran parte galleggiante come una piccola Venezia. Visto che c’è ancora molta neve nella valle dello Zanscar abbiamo qualche giorno ancora d’attesa ed il matrimonio del fratello di Dharma ci ha offerto l’occasione di accompagnarlo a casa e di visitare la sua città.

Le vie per raggiungere Leh in auto sono due: da Manali e da Srinagar. La strada che proviene da Manali è ancora chiusa per neve mentre i passi per Scrinagar sono stati aperti propro in questi giorni. Tutte le coincidenze sembravano favoreli sennonchè la strada di Srinagar è una delle più caldamente sconsigliate per raggiungere Leh da tutte le guide..

Credevo che tale cattiva fama fosse legata alla situazione, a volte turbolenta, del kasmir ed invece mi sono dovuto ricredere: la strada che unisce Leh e Srinagar è sicuramente meravigliosa ma incredibilmente dura e pericolosa.

Partiamo la sera alle cinque a bordo di una piccola jeep unendoci ad una piccola comitiva di locali diretti appunto a Srinagar. Al volante l’autista e al suo fianco l’aiutante con cui si alternerà alla giuda durante il viaggio. Sotto una magnifica luna, quasi piena, impieghiamo però quasi 14 ore ininterrotte per compiere meno di 450 km su una strada quasi completamente sterrata attraverso il completo nulla!!!

Le prime due ore scorrono abbastanza traquille con i soliti scossoni, ci fermiamo a cenare in un rifugio per camionisti probabilmente dimenticato da ogni Dio. Sull’ingresso della taverna la scritta “genuine hygenic food” ci dà il ben venuto mentre il suo interno è illuminato solo dalle candele non essendoci corrente elettrica.Il cuoco, che vedo solo nella luce azzurra del gas da cucina, fa inquietanti versi mentre prego che la parte “genuina” dalla zuppa che mi sta preparando non siano i suoi scaracchi.

I nostri autisti sanno il fatto loro ma la strada da lì in poi si è dimostrata durissima attraversando scenari incredibili con precipizzi e burroni terribilmente magnifici. La strada, dopo essere scesa a picco per chilometri, si inerpica improvvsamente in serrati tornanti. E’ stato a quel punto che ha comincia a farmi male in mezzo agli occhi ed Enzo perdere sangue da naso. Una volta in cima al passo scopriamo dal cartellone sulla sommtà che siamo a 4100. Abbiamo fatto quasi 2000 metri di dislivello in meno di tre quarti d’ora ed ecco spiegato quegli improvvisi disturbi che accusavamo sui tornanti.

La strada qui si riempie di neve, fango e buche mentre attacca a nevicare. Ora siamo nella zona del Drass, una delle zone più fredde al mondo che fu teatro di un violento scontro durante il conflitto India-Pakistan tra il ’90 ed il ’99. Qui la neve è ormai tantissima ed il freddo intenso mi fa temere per il ghiaccio sulla strada mentre attraversiamo corrdoi di neve alti anche quattro metri sopra la nostra jeep. Mai visto nulla di simile. Enormi muraglie di neve ci circondano lasciando spazo qui e là all’increibile precipizio che dà sul ghiacciaio sottostante e sulla valle innevata che brilla sotto la luna.

Incotriamo un camion in panne e carichiamo il povero aiutista prestandogli soccorso e portandolo al più vicino blocco militare. Il tipo non la finisce più di ringraziare. Fa un freddo incredibile e la strada sembra una piscina piena di sassi e granita. “Assolutamente sconsigliata!!”. Mai ascoltare un buon consiglio, accidenti a me!!!

Dopo quasi 10 ore di botte e scossoni mi lascio cadere nel sonno seduto nel mio scomodo sedile con due ladaki appoggiati alle spalle (hanno dormito,appoggiati, praticamente tutto il viaggio!!). Sia quel che sia, non posso fare un granchè da passeggero guardando la strada, i sassi ed il precipizio. Buonanotte e speriamo di sveglarci!!

Ma dopo nemmeno mezz’ora mi sveglio letteralmente di botto con un paio di fanali puntati contro. La jeep, tutta di traaverso, non era riuscita a farsi strada sulla corsia tra un grosso camion che saliva verso il passo. Così siamo finiti con l’avantreno in un fosso a bordo della strada, fortunatamente distante dal ciglio dello strapiombo (se no non ero qui a scrivere!!). Tutti gli otto occupanti della jeep imprecano in una lingua diversa, l’autista in retromarcia con le ridotte ci tira fuori dalla buca mentre il suo aiutante attacca una mezza zuffa a sassate con il camionista che non aveva dato strada. “It’s normal” mi dice Dharma mentre guardo i due darsele.

Quando arriviamo a Srinagar sono le 7 e mezza del mattina e siamo a pezzi. Entriamo nella casa galleggiante che ci ospiterà per questi due giorni e crolliamo nel sacco a pelo distrutti. Quattrordici ore di botte e paura per vedere questa città: la fatica per arrivar qui è stata tantissima. ma la “venezia indiana” ed il famoso mercato sull’acqua sembrano valere lo sforzo. Per ora ci godiamo un po’ di riposto sull’houseboat nel lago di Nimsee aspettando di poter vedere domani mattina alle quattro il famso mercato delle verdura sulle canoe.

Il ritorno a Leh è tra quattro giorni, ma in aereo perchè la strada Srinagar-Leh è realmente magnifica ma assolutamente sconsgliabile. Il rischio di rimanere vittima di un incidente è realmente alto, sopratutto per il modo di guidare degli indiani e la difficoltà ed esposizione della strada.

Una mia amica tempo fà la fece a bordo di un camion inpiegando quasi un giorno e mezzo di viaggio ma godendosi il magnfico panorama. Ciao Arianna sappi che è colpa tua se ieri sera quasi ci ho rimesso la pelle!!! Da qui in poi si va a piedi anche se per ora si è in barca!!!

Davide Valsecchi

P.s. Auguri dall’Himalaya ai due novelli sposi amici del nostro Giulio!!! Promessa mantenuta!!

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