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Gichin Funakoshi e Jigoro Kano

Gichin Funakoshi e Jigoro Kano

“Gichin Funakoshi , fondatore dello stile di Karate-do Shotokan, nacque ad Okinawa ed all’età di 54 anni fu inviato a Kyōto per rappresentare l’isola durante un’esposizione di arti marziali ed educazione fisica. Qui incontrò Jigoro Kano, fondatore del Judo che all’epoca aveva 62 anni. Kano, entusiasta dello stile mostratogli da Funakoshi, lo invitò a tenere una dimostrazione nel suo dojo a Tokyo e, rivestendo un importante carica all’interno del ministero dell’educazione, lo invitò a rimanere per divulgare la sua arte. Funakoshi sentendo le parole di Kano, decise di rimanere a Tokyo per divulgare il karate iniziando a dare vita alla sua scuola e formando i propri alievi.”

Questo è ciò che ho scoperto questa sera: i due maestri si erano conosciuti ed avevano avuto modo di condividere l’esperienza della propria arte. Mi piace pensare anche che, ormai anziani, siano diventati persino amici giungendo ad una meta comune attraverso cammini diversi.

All’età di otto anni iniziai a praticare Judo in una piccola palestra di Pontelambro guidato da un buon amico ed un ottimo maestro. Ho studiato Judo fino all’età di diciannove anni imparando spostamenti, prese, tecniche di proiezione, lotta corpo a corpo, leve articolari e tecniche di strangolamento.

All’età di ventun’anni mi trasferii a Milano iscrivendomi all’Università ed iniziai a studiare Karate-do in una piccolissima palestra di Lambrate, guidato ancora una volta da un buon amico ed un ottimo maestro. Ho studiato Karate fino all’età di trent’anni imparando i cinque Heian, i cinque katà della pace.

Io sono nato a ridosso del Lambro e trovo curioso come lo scorrere di questo fiume mi abbia accompagnato attraverso lo spazio ed il tempo legando nel mio cuore due discipline, due palestre, due maestri.  Allo stesso modo trovo curioso come lo scorrere della vita abbia unito anche due straordinari personaggi, due Maestri, creando tra loro un legame tanto forte.

Ora sono chiamato a continuare la mia pratica lontano dal Dojo e nel mio allenamento omaggerò il legame tra Kano e Funakoshi  ringraziando i miei maestri per le affinità e le differenze con cui hanno saputo offrirmi i loro preziosi insegnamenti e la loro sincera amicizia. Grazie.

Davide Valsecchi

« Il jūdō è la via (道) più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del jūdō significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l’addestramento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l’obiettivo ultimo del jūdō.  Jū (柔) è un bellissimo concetto riguardante la logica, la virtù e lo splendore; è la realtà di ciò che è sincero, buono e bello. » (Jigorō Kanō)

« Come la superficie di uno specchio riflette qualunque cosa le stia davanti, così il karateka deve rendere vuota la sua mente da egoismo e debolezze, nello sforzo di reagire adeguatamente a tutto ciò che potrebbe incontrare. »  (Gichin Funakoshi)

I venti precetti del Karate di Gichin Funakoshi

  • Non bisogna dimenticare che il Karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.
  • Nel Karate non si prende l’iniziativa dell’attacco.
  • Il Karate è un complemento della giustizia.
  • Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri.
  • Nell’arte, lo spirito importa più della tecnica.
  • L’importante è mantenere il proprio spirito aperto verso l’esterno.
  • La disgrazia proviene dalla pigrizia.
  • Non pensare che si pratichi Karate solamente nel Dojo.
  • L’allenamento nel Karate si prosegue lungo tutta la vita.
  • Vedi tutti i fenomeni attraverso il Karate e troverai la sottigliezza.
  • Il Karate è come l’acqua calda, si raffredda quando smetti di scaldarla.
  • Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere.
  • Cambia secondo il tuo avversario.
  • L’essenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero.
  • Considera gli arti dell’avversario come delle spade.
  • Quando un uomo varca la porta di casa, si può trovare di fronte a un milione di nemici.
  •  Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale.
  • Bisogna esguire correttamente i Kata, essi sono differenti dal combattimento.
  • Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo nelle tecniche.
  • Pensa ed elabora sempre.
Riprendono i corsi di Judo

Riprendono i corsi di Judo

Jigoro Kano
Jigoro Kano

Il signore giapponese che vedete nella foto è  Jigoro Kano.  Nel 1883 era professore universitario di Inglese ed economia, persona dotata di notevoli capacità pedagogiche intuì l’importanza che potevano avere lo sviluppo fisico e la capacità nel combattimento se venivano usate proficuamente per lo sviluppo intellettuale dei giovani.

Già, perchè oltre ad essere un insegnate era un maestro di diverse discipline di combattimento giapponesi specializzate nella lotta corpo a corpo, leve articolari, proiezioni e strangolamenti.

La personalità straordinaria di Jigoro lo portarno a creare uno stile nuovo che puntasse allo sviluppo fisico, mentale e morale dei suoi alievi in modo sicuro e completamente orientato alla pace.

Così che nacque una disciplina che non prevede nessuna forma di attacco diretto e che nel 1964, grazie alle sue spiccate caratteristiche sportive e per la  sua validatà nella formazione dell’individuo, è diventato parte dei Giochi Olimpici. Questo è il Judo, la prima delle diverse discipline marziali che ho avuto il piacere di praticare.

Cosa insegna il judo? Semplicemente otto cose: l’educazione, il coraggio, la sincerità, l’onore, la modestia, il rispetto, il controllo di sé, l’amicizia. Otto aspetti di quello che io considero la Forza.

Nella mia vita ho incontrato tanti grandi Maestri di discipline diverse e molti di loro sono diventati miei grandi amici e questo lo devo soprattutto alla persona che per prima mi ha avvicinato alle arti marziali nel modo giusto: Onorio Colombo.

Ho incontrato Onorio ad una passeggiata del CAI. Assieme ad un suo alievo aveva fatto una piccola dimostrazione sul prato del Cornizzolo. Il Judo insegna a lasciar scorrere la propria forza attraverso quella dell’avversario senza mai attaccarlo. Come una canna di bambù che si flettte. Magnifico, anche un “soldo di cacio” come me ad otto anni poteva riuscire a fare cose incredibili!!

E così diventai alievo allenandomi tutti i sabati pomeriggio. Imparai la disciplina dello stare in gruppo, il rispetto e la dedizione che nasce dall’impegno oltre che il funzionamento della fisica applicata all’anatomia. Uno sport fisicamente intenso, si lotta corpo a corpo, che unisce una grande consapevolezza e rispetto. Poi si iscrisse anche mia sorella, in seguito il mio fratellino ed ora anche Simone, suo marito e mio amico.

Il maestro è sempre Onorio, lo stesso che da oltre vent’anni vede entrare dalla porta della palestra intere di generazioni di bambini e che, anno dopo anno, insegna ai nuovi arrivati la prima semplice ma basilare lezione: il saluto, il solo modo con cui due persone dovrebbero cominciare un confronto.

Ad aiutarlo ormai da molti anni c’è anche sua figlia, Francesca, un ottimo atleta ed una buona amica. Ci siamo incontrati quando avevamo io 8 e lei 6 anni, mi sono girato un attimo ed era diventata una delle ragazze più carine che conosca, mi sono distratto ancora un istante ed era diventata un avvocato ed era felicemente sposata. Accidenti, o il tempo corre veramente in fretta o dovrei cominciare a distrami decisamente meno!!!

Questo mercoledì, il 7 Ottobre 2009, riprendono i corsi nella palestra delle Scuole Elementari di Canzo, Via Martiri della Libertà a Canzo. Le lezioni sono dalle 18:00 alle 19:45. Potete presentarvi agli allenamenti Mercoledì oppure telefonare al numero 031683393. Ci si vede in palestra!

Davide “Birillo” Valsecchi

Il Leone e la Montagna

Il Leone e la Montagna

Heian Shodan
Heian Shodan

Sono nato Leone ascendente Leone nell’anno del Drago: già di per sè questo vuol dire guai! Per un sacco di tempo sono stato una mina vagante, in perenne conflitto tra il “selvatico” che è in me e la “persona” che vorrei essere. Poi ho imparto ad incanalare tutta quest’energia in qualcosa di costruttivo che potesse darmi anche soddisfazone e serenità, ovviamente alla mia maniera!! “Quando l’alievo è pronto ad imparare il maestro si manifesta”, ed è così che il destino ha deciso di correre ai ripari!!

Questa manifestazione che è apparsa quando ne avevo bisogno si chiama Dario ed è il mio Maestro di Karate-do, il “capo branco” di una scapestrata banda di curiosi personaggi che per lungo tempo è stata per me come una seconda famiglia: “Shiroi Shishi Kan”, la Grande Scuola del Leone Bianco fondata dal Maestro Roberto Vedovati.

Come fece Dario ad insegnarmi a vivere un po’ più serenamente azzittendo il mio orgoglio? Semplice, mi spedì 5 anni ad insegnare karatè ad una ventina di bambini tra gli 5 ed 12 anni. Maestro Birillo e la sua straordinaria compagine di bambini. Un’esperienza eccezionale, posso dire di avere imparato moltissimo da quei “nanetti”. Ora hanno tra i 18 ed i 22 anni ed è un grande piacere vedere come sono cresciuti diventando ottime persone.

Il primo Katà che si insegna a chi comincia Karatè-do si chiama Heian Shodan, il primo Katà della Pace. E’ una forma che ho ripetuto, spiegato e mostrato migliaia di volte. Conosco anche molte altre forme e katà superiori al primo ma per quanto mi riguarda potrei passare la mia vita a studiarlo scoprendo sempre qualcosa di nuovo. Okey Birillo ma cos’è un Katà? E’ una serie ben precisa di tecniche eseguite con un ben preciso ritmo ed un schema predefinito. Respiro, movimento e forma. Per me è quasi una danza o una preghiera. Quando non mi sento bene o sono turbato Heian Shodan è il mio rifugio, qualcosa che ormai appartiene al mio corpo ed in cui la mente si abbandona completamente.

Quando eseguo il primo Katà mi libero di tutte le maschere e metto a nudo tutta la mia natura. Mi libero da ogni vincolo ed in ogni tecnica riscopro me stesso apprezzando tutte quelle qualità che spesso trattengo. Apprezzo la mia volontà e le mie capacità dando loro pieno e furioso sfogo senza rimanere intrappolato nei sensi di colpa o nelle trappole dell’orgoglio. Al termine del mio Katà sò di essere una buona persona, sò quali siano in questo mondo le mie cruente potenzialità ed ho la serenità di poterle controllare per realizzare qualcosa di buono. Poi torno ad essere il “Birillo” di sempre!!

Al Campo Base dello Stok Kangri, a 4800 metri in mezzo alla neve e le montagne dell’Himalaya, ho voluto dedicare il mio primo Katà ai quei bambini che mi hanno insegnato tanto e che ora, quasi adulti, hanno dato vita nel paese di Brugherio ad una nuova piccola famiglia: “Shishi no Nirami”, Lo Sguardo del Leone. E’ nello sguardo che si nasconde la magia dell’uomo e la sua capacità di guardare al futuro. Quei ragazzi l’hanno capito impegnandosi ad insegnare ad altri bambini perchè è in loro che è racchiusa la nostra speranza per il futuro.

E’ stato un gran piacere per me eseguire il primo Katà in un luogo come quello e, come per magia, ha smesso di nevicare dopo tre giorni di cattivo tempo. Nel 1999, al Campo Base di Cima-Asso, al termine del mio Eian Sho Dan smise di piovere dopo cinque giorni di monsone. Io non credo nelle coincidenze ed ho un magnifico e fiero Heian Shodan da eseguire sotto lo sguardo attento del Cielo. Forse dopo la mia esibizione lo Stok Kangri ha voluto divertirsi misurando la mia resistenza ed ha schiarito il cielo invitandomi a salire. Poi ci è andato pesante!!!

(Ndr. Sono state le uniche 18 ore di bel tempo sullo Stok Kangri in 3 settimane. Credo che qualcuno se la riderà sotto i baffi come al solito!!)

Ciao Brugherio, se mi riesce ad Ottobre vedo di organizzare qualcosa per portarvi nella nostra Vallassina a mangiare le castagne e a fare qualche katà all’aperto tra un bicchiere di vino, una salamella e qualche nuovo amico!!

Davide “Birillo” Valsecchi

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