Notturne di Luglio

Notturne di Luglio

“Diventerà più facile?” “Ogni volta diventerà un po’ più facile, ma devi continuare a farlo: questa è la parte difficile”. Il calendario delle escursioni Notturne di Giugno ha preso avvio prima con due uscite settimanali per poi aumentare a tre: Martedì, Giovedì e Sabato. Il crepuscolo e la notte offrono adeguata protezione dalla calura del giorno permettendo di camminare, di muoversi, finalmente di andare! Le montagne, semi-deserte la sera, offrono spazio per la mente, offrono la libertà necessaria per allargare i propri orizzonti. Sì, sono davvero soddisfatto delle attività di Giugno, soprattutto perchè vedo entusiasmo e soddisfazione tra i partecipanti. La sera abbiamo a disposizione una finestra temporale abbastanza stretta, quattro o cinque ore di cui metà al buio, spesso al termine di lunghe e pesanti giornate lavorative. Gli itinerari devono quindi essere scelti con attenzione, bilanciando tempistiche e difficoltà, puntanto al contempo ad obiettivi che siano appaganti e di soddisfazione. Tutto questo dà vita ad escursioni spesso inconsuete, tanto nelle linee che nell’approccio, intense ma non estenuanti. Partecipando con costanza diventano una salutare forma di allenamento all’aria aperta i cui benefici sono subito evidenti: le gambe, il fiato, la testa, tutto “gira” sempre meglio. La fatica iniziale lascia sempre più spazio al puro divertimento, alla gioia di vagare liberi. Per questi motivi ho ulteriormente arricchito di uscite il calendario di Luglio ed ho anche pensato di creare una specie di “abbonamento” che permetta, compatibilmente con le proprie capacità ed il proprio allenamento, di partecipare al maggior numero possibile di uscite. Gli itinerari nella maggior parte dei casi sono abbastanza impegnativi ma, con un po’ di volontà, sono accessibili anche ai meno allenati. Le salite, anche quanto intense, non sono mai troppo prolungate e questo rende lo sforzo accettabile, in molti casi persino godibile. L’impegno tecnico, percorrendo sentieri ben battuti, è abbastanza contenuto, anche al buio. Le escursioni del Sabato, sfruttando le maggiori ore di luce, sono un po’ più lunghe ed hanno itinerari più ampi: diluendo lo sforzo permettono di raggiungere mete interessanti che, con tempistiche più ristrette, risulterebbero troppo pesanti. Questo mese ho inoltre voluto inserire anche due itinerari “fuori scala”, sia per l’impegno tecnico che fisico. In entrambi i casi la meta è la vetta del Moregallo con due approcci però completamente differenti. La prima uscita per *Esperti* risale infatti la Valle delle Moregge seguendo itinerari che non compaiono sulle carte, privi di segnaletica e scarsamente frequentati. Un viaggio, oltre mille metri di dislivello, fuori sentiero in una delle zone più selvagge ed incontaminate dell’Isola Senza Nome e del territorio lariano. La seconda uscita invece percorre itinerari noti e ben segnati ma con un alto coefficiente di difficoltà tecnica: si percorre infatti dapprima il sentiero delle Vasche per poi risalire il Canalone Belasa. Mille metri di dislivello lungo percorsi di tipo EE, quà e là attrezzati con tratti di catene, che impongono padronanza e lucidità su passaggi tra i sassi e la roccia. Ovviamente per partecipare a queste due uscite sarà necessario valutare insieme la propria idoneità. Quindi sì, il calendario di Luglio vuole sfuggire al caldo, evitare affollamenti ed estenuanti spostamenti in automobile, offrire il giusto appagamento tanto ai partecipanti saltuari quanto a quelli più costanti. Salvo cataclismi si va con qualsiasi tempo, non c’è numero minimo, cercheremo mantenere il gruppo compatto ma non troppo numeroso (8/10 partecipanti). Se avete domande o dubbi non esitate a scrivermi e a chiedere. Ci si vede in Montagna!

Davide “Birillo” Valsecchi

GiornoDataMetaPartenzaDifficoltà
Giovedì1 LuglioRezzago – Funghi di Terra e Croce Pizzallo19:30Intermedia
Sabato3 LuglioMoregallo dalla Val Moregge17:00(ESPERTI)
Martedì6 LuglioValbrona – Corno Orientale da Oneda e Cerrina19:30Intermedia
Giovedì8 LuglioCanzo – Giro dello Spaccasassi e “Sass da Prera”19:30Intermedia
Sabato10 LuglioValmadrera – Sentiero Geologico Alto e Monte Rai17:00Intermedia
Martedì13 LuglioBarni – Giro del Castel Di Leves19:30Intermedia
Giovedì15 LuglioLasnigo – Oriolo e Castel Di Leves da Crezzo19:30Intermedia
Sabato17 LuglioMandello – Rosalba dal Manavello17:00Intermedia
Martedì20 LuglioCivate – San Pietro al Monte dal Buco della Sabbia19:30Intermedia
Giovedì22 LuglioValbrona – Val Cerrina da Visino19:30Intermedia
Sabato24 LuglioValmadrera – Moregallo dal Sentiero Vasche e dal Canalone Belasa17:00(ESPERTI)
Martedì27 LuglioLasnigo – Monte Megna da Crezzo19:30Intermedia
Giovedì29 LuglioSormano – Palanzone dalla Colma19:30Intermedia
Sabato31 LuglioBallabio – Due Mani17:00Intermedia
Contatti: Davide “Birillo” Valsecchi +39 392 027 2612 – info@lariotrek
Accompagnatore di Media Montagna Collegio Guide Alpine Lombardia
20€ per escursione a persona.
100€ abbonamento anticipato per tutte le uscite del mese (compatibilmente con le proprie capacità)
Notti di Giugno

Notti di Giugno

Le prime escursioni notturne di questo mese, complice anche la fine del coprifuoco, hanno riportato il piacere di camminare insieme nell’appagante quiete serale che avvolge le montagne. Grandi spazi, orizzonti infuocati dal tramonto o illuminati dalla città. Il corpo e la mente ritrovano – finalmente – il giusto equilibrio dopo lunghissimi mesi incerti e difficili. Non è la normalità a cui eravamo abituati, ma è qualcosa su cui tutti noi possiamo costruire una nuova e ritrovata felicità.

Notturna al Corno Orientale

Notturna al Moregallo

Notturna Croce di Megna

Le Notturne del Tasso

Le Notturne del Tasso

“Because the night belongs to us” cantava Patty Smith sul testo di Bruce Springsteen, ma la notte tra le montagne è spesso ancora un Tabù. L’oscurità diviene un confine invisibile e spesso invalicabile capace di separare il giorno, che appartiene agli escursionisti o più semplicemente ai gitanti, e la notte, che appartiene al mondo selvatico ed alle creature che lo popolano. Indubbiamente le montagne di notte si trasformano, indossano una coltre di magia che avvolge ogni cosa: la vista perde la propria efficacia mentre ciò che ci circonda si addensa di rumori e suoni misteriosi. L’Alpinismo, il regno dell’alta quota, conosce bene la notte: le cordate che procedono sul ghiacciaio al buio rubando ore all’alba, prima che il sole scaldi la neve. L’Escursionismo vive invece le “notturne” spesso solo come una stravaganza, un’eccentrica occasione per osservare le luci delle città dall’alto brindando a tarda ora. Spesso queste “fracassone” comitive riconoscono della notte solo il buio, non ne comprendono il silenzio o l’intrinseco mistero. Certamente si va in montagna per divertirsi, ma per divertirsi pienamente credo sia importante acquisire consapevolazza del luogo e del momento in cui ci si trova, altrimenti sarebbe meglio divertirsi altrove. Esistono posti ben più confortevoli per una gradevole bicchierata con gli amici. No, per me andar per monti la notte è come immergersi nelle acque buie del lago, significa lasciarsi avvolgere, ascoltare e, con un po’ di pratica, diventare parte di quel mondo selvatico e notturno che mi circonda. Inevitabilmente, se in compagnia di qualche buon amico, si finirà con fare un po’ di piacevole “caciara”, ma l’esperienza, nella sua interezza, sarà incentrata sull’ascolto, sull’osservazione, nell’incedere silenzioso tra le ombre in cerca del mistero “extra-mondo” che ancora non abbiamo colto. Ovviamente con il buio tutto diventa più complesso, cambia il modo in cui camminiamo, persino il modo in cui appoggiamo i piedi. Anche i luoghi che credevamo familiari di giorno diventano degli sconosciuti capaci di ingannare e burlarsi del nostro senso d’orientamento. Con una buona pila, o una potente frontale, possiamo far finta che sia come andar per monti durante il giorno, ma si rischia così di perdere la vera essenza della notte. No, andare in montagna di notte non è semplice, ma possibile imparare a farlo e, con adeguata pratica, questo può spalancare davanti a noi un mondo sconfinato ed inaspettato, una realtà in grado di influire in modo intenso sul nostro rapporto con il mondo naturale. La notte crea necessità a cui rispondere con virtù.

Come Accompagnatore di Media Montagna del Collegio delle Guide Alpine di Lombardia ho stilato un piccolo calendario di uscite per il Mese di Giugno, incentrato proprio sulle escursioni notturne così come ve le ho descritte. Traendo spunto dalla Speleologia, dove i neofiti sono chiamati da subito a procedere attraverso il buio, credo sia un ottimo approccio per insegnare le basi ai principianti così come un’opportunità speciale per chi ha già esperienza “diurna”. Le giornate di inizio estate, illuminate fino a tardi, permettono inoltre di bilanciare un’escursione sul confine tra giorno e notte: si parte con la luce, si rientra con il buio. Questo ci permetterà , senza puntarsi la frontale in faccia, di conoscerci, di discutere insieme delle attività che svolgeremo PRIMA che il buio trasformi tutto ciò che ci circonda (e forse anche un pochino noi stessi!). In particolare ho previsto un’escursione dall’impegno moderato, il martedì, ed una fisicamente più impegnativa, il giovedì. Probabilmente organizzerò anche delle escursioni la domenica sera interamente dedicate all’osservazione degli animali al crepuscolo, ma vista la particolarità e le peculiarità di questo tipo di attività sarà necessaria un po’ di pratica prima di potervi prendere parte. 

Per partecipare il Martedì è sufficiente un equipaggiamento base, che verificheremo insieme, ed una buona dose di impegno: di notte tutto il gruppo deve rimanere compatto ed unito, per questo è importante avere la volontà e la consapevolezza per affrontare le prime difficoltà. Per partecipare alle escursioni del Giovedì è necessaria una buona preparazione fisica ed è preferibile anche prendere prima parte a qualche escursione del Martedì. Per informazioni e chiarimenti sono a disposizione, non esitate a contattarmi (anche ad insistere se tardassi nel rispondervi!)

Il costo di partecipazione è di 20 euro a persona. Salvo significative condizioni metereologiche avverse le uscite sono confermate indipendentemente dal numero minimo di partecipanti: anche in pochissimi ma si va! Il numero massimo di partecipanti invece, visto la natura dell’attività, sarà comunque circoscritto. Niente cani (per loro, così come per il loro conduttore, la notte rischia di diventare troppo pericolosa), niente bambini o minorenni (probabilmente avranno questa possibilità a fine settembre), niente rompiscatole (la notte è un piacevole abbraccio in cui rilassarsi tutti insieme).

In linea di massima la partenza è prevista indicativamente per le ore 19:00 mentre il rientro è previsto per le ore 22:00/23:00. Il coprifuoco-covid è infatti esteso alla Mezzanotte dal 7 Giugno mentre verrà probabilmente rimosso dal 21 Giugno. Per ogni uscita, tenendo conto della situazione meteo, sarà fornito via via il dettaglio degli orari e degli aspetti organizzativi.  

GiornoDataDestinazioneDifficoltà
Martedì 8 giugnoCorno Orientale da Oneda    Intermedia
Giovedì10 giugnoMoregallo lungo la Cresta Sud-EstImpegnativa
Martedì 15 Giugno Monte Megna da Crezzo Intermedia
Giovedì17 GiugnoCornizzolo dalla Val PessoraImpegnativa
Martedì22 GiugnoPalanzone dalla Colma di SormanoIntermedia
Giovedì24 GiugnoSan Primo dalla Direttissima Sud Impegnativa
Martedì29 GiugnoCastel di Leves da MagreglioIntermedia

Equipaggiamento base: obbligatori scarponi o scaproncini dal collo alto, niente scarpette da ginnastica o da corsa. Al buio è difficile valutare distanze ed appoggi, è quindi importante proteggere le caviglie da storte o urti. Doppia pila frontale. Non importa che siano di buona marca, importa che le batterie siano cariche e siano due, in modo da avere un valido e rapido backup in caso di bisogno. Ni notte fa freschino, serve qualcosa nello zaino per coprirsi all’occorrenza, sopratutto quando non si cammina. Non serve una giacca da neve, ma di certo un maglioncino leggero. Una maglietta di ricambio: in salita fa caldo e si suda, in discesa bisogna coprirsi e restare asciutti. Un K-Way o una mantellina per riparsi dalla pioggia o anche solo dal vento. Un thermos con qualcosa di caldo è sempre piacevole, così come qualcosa di buono da smangiucchiare. A seconda delle proprie esigenze anche una piccola scorta d’acqua da bere. L’equipaggiamento giusto è qualcosa di estremamente persole, specifico per le proprie caratteristiche. Qualcuno ha biosgno di quasi niente, altri hanno l’assoluta necessità di avere qualcosa di particolare. Quindi non abbiate imbarazzo o titubanze nel farmi domande: siamo stati tutti principaianti ed il mio ruolo è insegnarvi ad essere autonomi anche in questi aspetti.

Aggiornamenti dal Bosco

Aggiornamenti dal Bosco

Nella nuova “casetta nel bosco” ancora non abbiamo una connessione stabile, quindi posso scrivere poco e pubblicare ancor meno (ancora per un po’!). Tuttavia la mia fototrappola, notte dopo notte, “cattura” momenti di vita raccontando quello che spesso non riusciamo a vedere nel bosco. In particolare tendo il mio tecnologico agguato nei passaggi obbligati che si creano sulla scogliera del Sasso della Cassina tra i boschi di Garavina ed i prati di Caprante. A valle della scogliera il passaggio è bloccato dal Lago e dalla Statale Lariana, per questo gli animali devono crearsi vere e proprie strade sfruttando le “debolezze” delle strutture rocciose. Strade comuni che uniscono animali di taglia e forma spesso differente. Ho infatti osservato cinghiali, mufloni, caprioli ma anche animali più piccoli come la faina.

Ecco un capriolo maschio, con delle belle corna, che esce dal bosco dopo una notte di intensa pioggia.

Ecco invece una bella coppia di mufloni maschi che, quasi guardando in camera, ci offre un ottimo primo piano delle corna e del pelo ormai quasi completamente cambiato.

Berto il cinghiale! Credo che questo giovane esemplare sia uno dei cuccioli in cui mi sono imbattuto il passato febbraio. Praticamente mi sono immprovvisamente ritrovato ad un metro da una “nidiata” di cuccioli: in quell’occasione la mamma di Berto, fortunatamente, non si è fatta vedere (o forse mi ha visto correrre via con tanta foga che ha desistito dal caricarmi!!).

Infine una scattante faina ripresa mentre corre a terra in un passaggio ben segnato dagli zoccoli di un ampia varietà di animali.

Nota a margine: il trasloco è concluso, quindi ora posso finalmente organizzare meglio il mio tempo e pianificare il calendario per le prossime escursioni. A presto!

Davide “birillo” Valsecchi

La Tana della Volpe

La Tana della Volpe

I miei tentativi di immortalare un tasso sono ancora infruttuosi: solo una volta, nel maggio del 2013, durante una salita notturna al Cornizzolo con mio fratello, mi è riuscito di “catturarlo” in foto (in coda potete trovare uno di quegli scatti). Ora vorrei però riuscire a realizzare un video e così, armato della mia nuova fototrappola, ho iniziato a “tenere d’occhio” tutte le possibili tane nei dintorni di Caprante. Molte di queste tane – relativamente vicine all’uomo – sono tane secondarie, spesso abbandonate oppure utilizzate solo temporaneamente o in specifici periodi dell’anno. Tuttavia, mentre mi occupo del trasloco e dei lavori di ristrutturazione, sono abbastanza vicine e decisamente comode per le mie ricerche. Il problema è che queste tane, salvo chiari segni nelle immediate vicinanze, possono essere abitate tanto da un tasso quanto da una volpe. In questo caso è toccata la volpe! 

La tana è scavata in uno strato sabbioso tra due strati di roccia calcarea. La zona infatti è quella delle vecchie miniere abbandonate del liscione dove un tempo, proprio sfruttando la geologia della zona, cavano la sabbia creando tunnel sotterranei tra queste “pareti parallele”. Se ci fate caso sono riuscito a prenderla quando “esce” e quasi mai quando “entra” nella tana. Questo perchè devo ancora imparare – con la pratica – a migliorare i settaggi ed i sensori in relazione allo scenario, tuttavia come primi risultati sono incoraggianti. 

Qualche sera prima, sempre tenendo d’occhio una tana realizzata in una catasta abbandonata di vecchi tronchi di pino, ho “catturato” non una ma ben due volpi. La prima, sempre per una questione di settaggi, appare da subito “in scena”, la seconda vi entra subito dopo. Mentre la seconda è in primo piano si possono osservare, in alto a sinistra, gli occhi della prima che brillano. 

Infine, per consolarmi, ecco una delle foto scattate ad un tasso nel lontano maggio di sette anni fa. 

Davide “Birillo” Valsecchi 

La Falesia del DeeJay

La Falesia del DeeJay

Le ultime settimane le ho trascorse a grattare, levigare, spazzolare, stuccare e pitturare. Sto infatti ultimando i lavori alla “casetta del bosco” e questo, insieme alle nanerottole, cannibalizza tutto il mio tempo. Oggi però, dopo la prima mano di “Fondo finitura all’acqua bianco opaco per legno da interno”, non potevo fare altro che aspettare asciugasse e così, approfittandone, sono andato a farmi un giretto fuori casa. Il piano era scendere lungo le cascate del fiume Caprante, che scorre da Valbrona al lago, per piazzare una fototrappola non troppo distante dalle gallerie abbandonate del Liscione. Le gallerie, in cui veniva cavata la sabbia, sfruttano la stratigrafia della zona: piani calcarei si alternano a strati di sabbia ed il tutto è stato “ribaltato” verticalmente dal tempo. In pratica è una serie di “creste” di roccia alternate a strati più friabili, il tutto con un bel fiume che ci passa in mezzo ed un fitto contorno di rovi. In pratica il posto ideale per un sacco di animali. Da quelle parti mi sono imbattuto in cinghiali, mufloni, volpi e caprioli. Tuttavia gli animali notturni, ed il tasso è uno di questi, restano più difficili da vedere. Per questo ho piazzato una fototrappola davanti all’evidente ingresso di una tana realizzata proprio in uno degli strati di sabbia tra i piani di roccia. Tra qualche giorno scopriremo se quella “casa” ha un inquilino. La missione era compiuta, avrei dovuto tornare al mio “bricolage” ma avevo ancora “voglia”. Così, ho girovagato ancora per un po’. Ho attraversato uno degli strati rocciosi sfruttando una piccola grotta naturale e mi sono goduto lo spettacolo di una delle tante cascate che forma il fiume Caprante prima di tuffarsi nel lago. 

L’idea era quindi scendere al Guancito e risalire verso Caprante ma, fortuna o sfortuna, mi sono imbattuto nel sentiero che dal Guancito risale al Ceppo e così, nonostante non avessi con me il GPS per tracciare, ho ripreso a salire. Il sentiero è quà e là malconcio ma assolutamente percorribile facendo attenzione ai rovi che ogni tanto trabordano. Giunto al Ceppo, ai piedi del Kosmopolitan, è scattato il Forrest Gump che è in me: visto che ero lì, e non capita mai di esserci a piedi, mi sono messo a curiosare lungo la strada che scende ad Onno. “E’ zona gialla, è martedì, pioviggina… se ti tirano sotto è proprio sfortuna!”. Ovviamente camminavo sporgendo la testa oltre il guard-rail per osservare le pareti sottostanti. Il mio timore non era tanto cadere, quanto che qualcuno si fermasse credendomi un aspirante suicida: l’aria stralunata di uno che cerca il punto giusto per lanciarsi in un piovoso martedì di pandemia c’era tutta! La prima cosa interessante è che, inaspettatamente, appena oltre il parapetto c’è un “sentiero”, già, ma intendiamoci bene, un sentiero per animali!! Nonostante si incredibilmente esposto sul vuoto sottostante – ed assolutamente improponibile per un essere umano privo di corda! – è molto battuto ed evidentemente molto usato: è tortuoso, complicato nei passaggi attraverso i canali, ma esiste e gli animali, stretti tra la roccia e la strada, lo usano per evitare entrambe. La tentazione era tanta, ma è seriamente improponibile infilarsi su quella traccia. Così ho continuato sulla strada studiando l’alto pilone prima della galleria. Mattia, due o tre anni fa, era andato a curiosare da quelle parti perchè, su un vecchio annuario del Cai Canzo, avevamo trovato traccia di una vecchia via d’arrampicata. Sul pilone ho infatti trovato degli spit ed una vecchia sosta con tanto di cordino e moschettone a ghiera. Tuttavia non credo sia la via che, in effetti, trovò Mattia: quella era una via molto più vecchia realizzata con chiodi a pressione e non spit. Quindi questa è qualcosa di più recente, anche se comunque datata e poco invitante. Continuando lungo la strada sono arrivato alla stretta galleria che, grazie ad una piccola traccia, è possibile aggirare all’esterno. Sempre all’esterno della galleria è possibile abbassarsi ed abbandonare la strada per addentrarsi in uno strato scenario post-apocalittico. Dall’alto, dalla strada, è possibile vedere la quantità di rifiuti che, ahimè, sono stati buttati di sotto. Tuttavia, quando sei “sotto”, la realtà supera la fantasia… e di molto! Lassotto c’è di tutto, e di tutte le epoche! Ovviamente disapprovo completamente questo comportamento ma, confesso, ho sempre avuto un’innata curiosità per tutto ciò che viene abbandonato nel bosco. Se l’umanità si estinguesse e la natura riprendesse il sopravvento sarebbero i rifiuti la principale testimonianza del genere umano… così, mentre mi aggiro tra simili assurdità abbandonate, mi sento un po’ antropologo ed un po’ sopravvissuto. Ma andiamo con ordine. La prima cosa che si può osservare è una significativa quantità di ossa. Inizialmente avevo il timore che, oltre al resto, quella fosse una discarica di carogne per animali domestici, una specie di cimitero per cani senza tasse governative. In realtà la maggior parte dei crani aveva le corna: questo esclude in parte la “teoria-canina” e rimarca come il sovrastante sentiero, quello oltre il guard-rail, sia significativamente pericoloso anche per gli animali che lo percorrono. Tuttavia le ossa sono la sola cosa naturale abbandonata da quelle parti: abbiamo davvero di tutto, dall’industriale al domestico, dall’amatorale al professionistico! Ci sono ovviamente paraurti, specchietti, ecc… frutto degli inevitabili piccoli incidenti che possono avvenire su una strada stretta come la Onno-Valbrona. Poi però ci sono interi “quarti” di automobili che qualcuno ha dapprima sezionato e poi buttato di sotto! Auto tagliate letteralmente in quattro pezzi, caricate su un camion e lanciate giù dalla scogliera… incredibile! Qualcuna molto vecchia, qualcuna invece più recente. Oltre a questo anche pezzi di moto: ho riconosciuto un vecchio Vespone giallo ed il manubrio di un vecchio Piaggio. Ma il campionario di stranezze prosegue: una tastiera, una radio, un’infinità di bottiglie e lattine, scarpe a profusione, copertoni di camion. Anche uno strano aggeggio ospedaliero. Il censimento potrebbe andare avanti all’infinito: un vecchio sci della Spalding, un “A-Team” rosso simile a quello che usava mia mamma negli anni ottanta. Credo sia un destro perchè l’etichetta “PrinaSport” – che se non ricordo male era in piazza a Pontelambro – si usava così ai tempi. La domanda però sorge spontanea: okay, il carrozziere con il camion e le macchine a pezzi voleva liberarsi dal rottame senza pagare e, via, tutto di sotto in una notte di pioggia. Ma gli altri? Gli altri che scusa hanno? Perchè buttare gli sci, la sdraio, l’imbottitura del divano giù dalla scarpata? Lo sbattimento per portare questa roba sulla Onno-Valbrona è lo stesso necessario per portare il tutto in discarica il sabato mattina? Questa gente è doppiamente stupida? Non saprei, l’unica cosa certa è l’impatto dell’uomo sul mondo negli ultimi 70/100 anni: incredibile, irreversibile, inarrestabile. I posteri, se l’umanità riuscirà a sopravvivere, ci considereranno degli idioti incivili. Prima o poi, quando saranno più grandi, porterò le nanerottole in un posto simile. Certo, si deve fare molta attenzione ai vetri, a non farsi male, ma è certamente istruttivo perchè offre un’importante punto di vista sulla società in cui viviamo, la società in cui dobbiamo distinguerci, in cui dobbiamo fare la differenza oltre che la differenziata. Nel frattempo, con molta schiettezza, non ci resta che sperare che questa gente muoia, male ed in abbondante quantità… 

Davide “Birillo” Valsecchi    

Animali e Coprifuoco

Animali e Coprifuoco

Qualche settimana fa ho pubblicato un articolo (link) per cercare di capire se davvero il cervo abbia iniziato a vivere nella penisola lariana: sono infatti sempre più insistenti le voci di avvistamenti recenti, anche nella costiera orientale della penisola. Io, come san Tommaso, ancora non l’ho visto ma, anche attraverso l’articolo, volevo fare il punto della situazione raccogliendo informazioni dai lettori. Certamente c’è la foto del 2015 di un avvistamento a Bellagio oltre ad alcuni avvistamenti, verificati ma sporadici, anche sul San Primo ed il Monte Puscio. Tuttavia questi casi, sebbene indicativi ed importanti, non giustificano il numero crescente di persone che, tra Valbrona e Magreglio, continua a riferire di aver casualmente incontrato il cervo. Possibile? Ancora non lo so, ma è certo che qualcosa sta accadendo. In molti mi hanno segnalato come nel Parco delle Groane (http://www.parcogroane.it/), che si estende da Bollate a Lentate, gli avvistamenti di cervi siano ormai frequenti e persino documentati con fototrappole: vi è infatti persino un inequivocabile video realizzato il 28 Gennaio del 2021 (link). inoltre sulla Milano-Meda, all’altezza di Uboldo e Origgio, è stata diramata un’allerta stradale e recentemente è stato investito un cervo nel comune di Barlassina, la notte di Domenica 21 Marzo 2021. Il cervo è un animale molto grande per gli standard a cui siamo abituati: caprioli, mufloni, cinghiali, camosci sono “piccoli” paragonati ad un cervo che, oltre ad essere più grande, ha bisogno di spazi più ampi. Come è possibile conciliare tutto questo con l’inevitabile intensificarsi dell’urbanizzazione man mano ci si spinge a sud verso Milano? Cosa sta cambiando? La risposta è probabilmente più semplice di quanto pensassi e dimostra, ancora una volta, quanto strano sia il periodo storico in cui viviamo e quanto ancora sia difficile percepire con chiarezza gli effetti trasversali e generali della “Lotta alla Pandemia”. Dal 6 Novembre del 2020 è infatti in vigore il coprifuoco: la notte, dopo le 22, non esce di casa quasi nessuno da ormai 5 mesi! Eccetto gli animali: l’assenza di traffico ha probabilmente favorito spostamenti impensabili prima del coprifuoco. Ecco quindi che abbiamo animali inaspettati laddove non c’erano prima: questi cinque mesi potrebbero davvero aver permesso al Cervo di spingersi sia tanto a sud verso Milano, quanto tanto in profondità, a nord, nella penisola lariana. Le teorie sulla capacità del cervo di attraversare il lago a nuoto diventano quindi ininfluenti: le strade sono deserte, può superare a piedi ostacoli urbani un tempo probabilmente inavvicinabili. Così mi sono detto: “Ma se è passato il cervo, che è un gigante, cos’altro può essere passato di più piccolo?”. Io questa risposta non ce l’ho, però con grande sorpresa mi sono imbattuto in un comunicato del Parco di Montevecchia (http://www.parcocurone.it/) che, a gennaio 2021, riportava la presenza di uno o più lupi nel proprio territorio. Gli articoli di giornale che ho trovato riportano come la presenza del lupo sia stata confermata anche dal DNA trovato sulle carcasse di alcune pecore uccise in Valle Santa Croce a Missaglia. Tutta questa faccenda mi lascia stupito: il lupo? A Montevecchia? Io il lupo non l’ho mai visto e, sinceramente, mai avrei pensato potesse spingersi in un’area tanto antropizzata come il quadrilatero “Milano – Como – Lecco – Bergamo”. Stando alle cronache è infatti assente dal territorio lecchese da oltre 75 anni e, da allora, strade e cosa sono aumentate esponenzialmente. Vi è forse una riflessione interessante da fare pensando al Cervo. Tutto ciò che avviene a sud, per colpa del coprifuoco, sembra accadere anche nella penisola lariana: accade lo stesso ma, per le peculiarità del nostro territorio (nonché una minore densità antropologica) ce ne accorgiamo meno. Se qualche giorno fa la domanda era “E’ passato il Cervo?”, ora la domanda si sta transformando: “E’ passato solo il Cervo?”.

Davide Birillo Valsecchi

Grazie a Luca e a tutte le altre segnalazioni!!

Cervo

Lupo

Fanculo la Pandemia!

Fanculo la Pandemia!

Sono nato negli anni settanta, ho vissuto gli anni ottanta, gli anni novanta, il nuovo millennio, la prima decade, raggiunto gli anni venti. Mio padre è in vantaggio solo per gli anni cinquanta e sessanta, ormai ho quasi il doppio degli anni che ci dividono, ho una moglie, due bambine. Questa rivelazione mi coglie all’improvviso, alla sprovvista: “Cristo … e nonostante tutto questo, Birillo, sei ancora un tale coglione!” Mia moglie sta preparando la cena cucinando della carne sulla piastra. Forse è l’odore, forse lo sfrigolio sulla ghisa, ma si riaccende un ricordo lontano. Un ricordo che risale ai tempi in cui vivevo in città, affascinato dai misteri delle metropoli, della vita urbana ed underground. Un ricordo di notti analogiche, senza gsm, con le cabine telefoniche e le schede prepagate. Notti passate in giro per la città, per locali e bettole segnate a penna sul Tuttocittà sgualcito. Notti di battaglia vagando sul pavè bagnato. Quando la musica si spegneva ed i buttafuori gettavano gli ultimi disperati sui marciapiedi tutto sembrava acquietarsi, ma in realtà iniziava il campionato hard-core per i nightriders. Stravolti e sconvolti ci si trascinava verso gli incroci e le rotonde di periferia in cerca di un “baracchino aperto”, di un’isola luminosa nel buio delle strade deserte. Un panino con la salamella calda ed una birra in bottiglia: una promessa sensuale come un bacio languido! Quei baracchini, nelle zone più deserte della città, erano crocevia di umanità notturna tra le più disparate. Gente di ogni tipo, qualcuno sobrio, qualcuno arrabbiato. Falene attratte dalla luce. Leoni e gazzelle che cercano di bere alla stessa pozza d’acqua nella notte africana. Io ero quasi sempre il più casinista del mio gruppo, lo stramboide con lo sguardo folle che saltella come un clown. Sorridevo al proprietario del baracchino e poi, con la bottiglia in mano, urlavo qualche sciocchezza, un brindisi strampalato per far ridere tutti i presenti. Così, prima di bere sereno, potevo farmi un idea di chi c’era, di chi aveva riso, di chi no, di chi ti aveva già squadrato, di chi poteva provare a derubarti tornando alla macchina, di chi voleva fare a botte per noia, di chi voleva solo gustarsi il finale della notte, magari chiacchierando con qualche sconosciuto. Già, birra e salamella dallo squallido. Che ricordi. Forse è più di 10 anni che non mi ritrovo nel cuore della notte a cercare un baracchetto. Bruna continua a cucinare, io riempio il bicchiere di birra. Ormai è Marzo, ma nel 2021 non ho ancora bevuto un boccale alla spina. Che follia. I baracchetti notturni, per via del coprifuoco, saranno ormai prossimi all’estinzione: travolti da un cambiamento che perdura da oltre un anno e che ancora fatichiamo a comprendere nella sua interezza. Bevo la mia birra e chiudo gli occhi. Per un instante sono nel futuro, un futuro incerto ma nuovamente affollato. Un futuro nella penombra di un baracchino, nel trambusto di una birreria accalcata con le panche ed i tavoli in legno. Un futuro in cui sgomiti gentaglia sudaticcia per raggiungere il bancone ed agganciare l’attenzione del barista. Un futuro in cui quello stramboide del Birillo afferrerà il bicchiere e, alzandolo storto sopra la testa, urlerà brindando: “Fanculo la pandemia!”. Un urlo di guerra a cui tutti risponderanno, rabbiosi e felici, brindando insieme in un unico e corale ruggito liberatorio: “Fanculo la pandemia!”. Dannazione, il “Valerio” del nuovo millennio. Certo, prima o poi finirà, ma non ne usciremo migliori, non andrà tutto bene. Ne usciremo a pezzi, con le ossa rotte. La pandemia è un mix concentrato agli steroidi di “11 Settembre” e “Subprime”: niente tornerà come prima. Il cielo è azzurro nella luce della primavera, ma i miei occhi non riescono comunque a vedere oltre la nebbia che ci avvolge. Chissà se un giorno, gomito a gomito al bancone con uno sconosciuto, capiterà ancora di guardarsi in faccia, agitare distrattamente il boccale e sussurrare con aria stravolta: “Viva!”. Quel giorno sì, avremo vinto, sarà davvero finita. Non resta che aspettare… Fanculo la pandemia: voglio una chiara alla spina!

Davide “Birillo” Valsecchi

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