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Cineforum: Asgard Jamming

Cineforum: Asgard Jamming

«Le montagne al cinema». Continua l’affascinante ed appassionante rassegna cinematografica organizzata dai “cugini” del Cai Canzo e, per il terzo mercoledì consecutivo, vanno in scena le grandi emozioni e gli scenari incredibili dell’alpinismo.

Ad aprire la rassegna è stato “Oltre le cime”, un luminoso e coinvolgente film-documentario su Catherine Destivelle, il racconto di un’alpinista ed un atleta dalla positività trascinante che ci ha guidato attraverso le magnifiche pareti di ghiaccio e granito delle alpi occidentali. Mercoledì scorso, con “La parete Nord delle Grandes Jorasses”, ci si è invece tuffati nelle atmosfere cupe, eroiche e disperate  dell’alpinismo “estremo” a cavallo delle due guerre mondiali.

Mercoledì 7 Novembre ci attende ora un’ avventura nella natura più folle e scanzonata dell’alpinismo moderno.  Cinque alpinisti, quattro uomini ed una donna tra cui i famosi Fratelli Favresse e l’alpinista Silvia Vidal, partono alla volta dell’isola di Baffing nell’artico Canadese: per quaranta giorni (e neppure una notte!!) percorreranno 600km prima di dare l’assalto alla parete verticale del Monte Asgard.

Un’avventura scanzonata piena di musica ed emozione nei giorni senza notti dell’estate artica: “uno di quei film che fanno sognare ad occhi aperti, sopratutto gli alpinisti”

Mercoledì 7 Novembre 2012 – ore 21:00
Palazzo Tentorio (Municipio) – Canzo
Ingresso Libero

Zia Cesy e la neve dei Corni

Zia Cesy e la neve dei Corni

Nel fine settimana le temperature sono precipitate e Domenica il brutto tempo ha imperversato sulle montagne portando la prima neve anche a bassa quota. Le previsioni però parlavano chiaro: Lunedì schiarite e sole. Così ieri sera, a cena a casa di mio padre, ho semplicemente chiesto: «Zia Cesy, ce ne andiamo in cima ai Corni domani?»

La zia Cezy è una che cammina, spesso è venuta con me per monti e se l’è sempre cavata egregiamente. Mercoledì scorso era in cima alla Grignetta con il Gruppo Over del Cai Asso e tutti si sono complimentati per la sua salita. Per questo avevo voglia di farle provare qualcosa di nuovo avventurandoci tra la neve.

Alle otto passa a prendermi e saliamo alla volta di Gajum. Imbocchiamo il sentiero geologico salendo lungo la val Ravella fino al Terz’Alpe: l’aria è fresca e tutto brilla mentre il sole inizia a splendere sui Corni.

Attraversiamo la valle fino alla Colma di Ravella e da lì iniziamo la nostra salita nel bosco verso la Forcella dei Corni. Nella neve solo le tracce di qualcuno che scendeva ieri dalla montagna proseguendo verso Valmadrera, il resto è immacolato ed “invernale”.

Giunti alla forcella possiamo gettare finalmente lo sguardo oltre, verso nord. Il Lario è di un azzurro intenso che rivaleggia con quello del cielo mentre all’orizzonte corre una catena di monti innevati. Davanti a noi le Grigne “trionfano” in tutta la loro bellezza!

Lascio che la zia mangi qualcosa e tiri fiato. Il difficile comincia ora: il mio piano infatti è salire sulla cima del Corno Centrale e per lei arrampicare sulla roccia con la neve lungo il versante in ombra sarà una bella prova!

Giunti sotto la parete, all’attacco del sentiero EE che porta alla vetta, inizio ad attrezzare la nostra salita. Con uno cordino da tre metri costruisco per la zia una Swiss Seat, una pratica imbragatura di corda con cui le cingo la vita e le gambe. Con un nodo delle guide ed un moschettone la assicuro ad uno spezzone di corda da trenta metri ed inizio a salire. Ogni venti/venticinque metri la zia mi segue tra le rocce mentre le faccio sicura “a spalla”.

Quando raggiungiamo la vetta è come riemergere dal buio per tuffarsi nella luce. Il panorama che ci circonda è strepitoso e la Zia nonostante lo sforzo, la fatica e forse anche un po’ di paura, è davvero entusiasta.

Davanti a noi la croce del Corno Occidentale e dietro di lei, ad oltre 100km di distanza, risplende la magnificenza del Monte Rosa.

La discesa è anche più avventurosa della salita. La zia, che non ha mai fatto nulla di simile in vita sua, arrampica in discesa tra le roccette cercando solidi appigli tra la neve. Io che le faccio sicura dall’alto la osservo, la guido con qualche consiglio e la ascolto ridendo silenziosamente quando, qua e là, si lamenta delle difficoltà: «Ma non ci sono appigli qui!!»

Nuovamente al sicuro sul prato innevato apriamo gli zaini e ridendo allegri ci godiamo il sole ed il pranzo al sacco: «Ma davvero siamo andati lassù?! Non ero mica io quella che è salita!!»

Una giornata di sole strepitosa, un magnifico assaggio di inverno ed una memorabile salita con la Zia Cesy: «Sei stata proprio brava Zia Ce’!!»

Davide Valsecchi

Fessura al Pilastrello: il Canyon dei Corni

Fessura al Pilastrello: il Canyon dei Corni

«Dai, oggi andiamo in un posto spettacoloso che conoscono in pochi!» Ed è così che ieri Fabrizio ed io ci siamo messi in cammino alla volta dei Corni di Canzo. Fabrizio, con cui sempre più spesso vado in montagna, aveva da poco comprato tutto il necessario per affrontare le ferrate ma non aveva ancora avuto occasione di muovere i suoi primi passi sulla roccia: era decisamente il momento di cominciare!!

La giornata era ben soleggiata, la foschia velava le montagne ma il sole era caldo e gradevole. Partiti da Gajum abbiamo raggiunto l’attacco della ferrata del Venticinquesimo in un oretta e tre quarti. Indossato l’equipaggiamento ho spiegato le basi a Fabrizio ed abbiamo iniziato la nostra salita.

Fabrizio, siciliano d’origine e neofita di montagna, era letteralmente rapito da quell’esperienza per lui tanto nuova ed emozionante. Io e lui siamo curiosamente coscritti e per me era un vero spasso vederlo tanto contento mentre avanzava lungo la parete sud del Corno Occidentale.

Raggiunta la cima siamo poi scesi dal lato nord lungo il caminetto proseguendo attraverso la sella tra i due corni verso la cima del Corno Centrale. Da qui il sentiero prosegue lungo la cresta che domina la vertiginosa parete Fasana terminando poi, dopo alcuni tratti attrezzati con catene, al boschetto che conduce al Corno Orientale.

Nascosta tra gli alberi vi è uno degli angoli più suggestivi e sconosciuti dei Corni di Canzo: la Fessura al Pilastrello Gian Maria. Oltre la Parete Fasana, dietro l’alta guglia che prende il nome di Pilastrello, vi è infatti uno stretto canyon tra due alte e verticali pareti di roccia: un vero antro che si allunga per oltre 50 metri nel cuore della montagna.

La Fessura è davvero un luogo suggestivo: tra quelle pareti umide , fredde e lisce il sole filtra raramente anche in estate ed incute un certo timore entrarvi per la prima volta. Lo spazio tra le pareti è abbastanza ampio ma a metà del “canale” un grosso masso, precipitato chissà in che epoca remota, sbarra il passo ed è necessaria un po’ di perizia per proseguire oltre. Più in là, sopeso tra la roccia, un’altro grosso masso sovrasta minaccioso ma immobile il canale.

C0sì, per stemperare il clima austero di quel luogo, ho iniziato a mostrare a Fabrizio come arrampicare in opposizione ed abbiamo iniziato a “giocare” tra le pareti.

Tra quelle pareti vi sono molte delle storiche vie d’arrampicata dei Corni di Canzo  tracciate nei tempi eroici del dopo guerra, sulla roccia sono ben leggibili le targhe poste a memoria delle salite. Una volta lasciata la fessura ci si ritrova, dopo un passaggio d’arrampicata in discesa piuttosto impegnativo, sul sentiero che porta al Rifugio SEV, al cospetto della magnificenza della Parete Fasana, il versante Nord del Corno Centrale.

Pizzo d’Erna: Ferrata Gamma1

Pizzo d’Erna: Ferrata Gamma1

La strepitosa settimana di bel tempo di fine Ottobre sta per finire tanto che per sabato le previsioni danno neve fino ai 1500 metri di quota. Così, visto che già lunedì e martedì mi erano sfuggiti, ho deciso di spendere la giornata di ieri tra i monti: approfittando di un mezzo di locomozione a quattro ruote “in prestito” ho fatto una puntata oltre il lago alle pendici del Resegone.

Era tanto che volevo tornare da quelle parti e speravo di fare qualche bella foto dalla cima della Punta Cermenati. Purtroppo la giornata, sebbene soleggiata, era terribilmente velata e la foschia copriva ogni cosa appena ci si alzava di quota. Così, invece che puntare ai 1875 metri del Resegone, ho ripiegato verso il Pizzo d’Erna e la Ferrata Gamma 1.

La ferrata sale si può suddividere principalmente in tre parti tutte caratterizzate da una fitta presenza di scale verticali molto esposte.

Alla fine della prima parte vi è un sentiero d’uscita che rende possibile abbandonare la ferrata raggiungendo il Rifugio Stoppani.  Superato quel punto credo si debba proseguire poi fino alla vetta.

Oltre alle scale la Gamma 1 è famosa per un ponte metallico nelle terza parte ed un passaggio “tibetano” alla fine della seconda. In questo caso si tratta di due grossi cavi paralleli su cui si procede in equilibrio per “tagliare” una piccola valletta.

Non ci sono passaggi particolarmente ostici ma è piuttosto “lunga” se paragonata alle ferrate del Triangolo Lariano come quella dei Corni o del Corno Rat.

La ferrata termina esattamente alla croce del Pizzo d’Erna (1350m)e dal piazzale della funivia sono quindi quasi 700 metri di dislivello per quasi tre ore e mezza di salita. Tenendo presente che all’attacco ci si arriva in mezzoretta richiede una buona quantità di tempo percorrerla tutta senza strafare.

Durante la salita ho incontrato solo un piccolo gruppo di escursionisti che ha mantenuto un buon ritmo e con cui è stato divertente attaccar bottone. Erano tutti sulla sessantina ed erano romani. Il gruppo era salito in treno fino a Lecco dalla Capitale per una due giorni di ferrate: il giorno prima infatti avevano salito la ferrata del 30° Osa al Corno Rat scendendo poi dalla ferrata del Venticinquennale dei Corni. “Siamo tutti quasi settantenni, siamo ragazzacci di borgata” mi raccontavano ridendo nel tipico accento romanaccio.

Erano un gruppo davvero divertente ed allegro, dai loro racconti si capiva che ormai erano anni che saltuariamente partivano da Roma per rincorrere treni ed autobus visitando i punti più suggestivi dell’arco alpino: ‘sti romanacci ieri mi hanno fatto davvero ridere e non posso che complimentarmi con loro!

Dopo la cima sono sceso prima all’arrivo della funivia (in questo periodo ferma) e poi al Rifugio Stoppani dove mi sono concesso una birra ed un panino chiacchierando con i tecnici dell’Ersaf che stavano montando un ricevitore satellitare con cui dotare il rifugio di una connessione Internet.

L’unico rammarico sono le nuvole che hanno tenuto nascosto il Resegone lasciandomi solo intravvedere una delle montagne più belle e caratteristiche del nostro territorio.

Guardandosi intorno non si può che rimanere colpiti. Le Grigne, il San Martino, il Medale, il Resegone: ovunque ti giri trovi pareti bellissime a due passi dalla città. Basterebbe questo per spiegare perché Lecco sia stata, e credo che ancora oggi lo sia, una delle zone più importanti nel panorama dell’alpinismo mondiale.

Sarebbe un vero sacrilegio non godere di tutto questo!

Davide Valsecchi

Primi passi in Ferrata 2012

Primi passi in Ferrata 2012

Dopo la lezione teorica di martedì questo sabato si è passati alla pratica affrontando la ferrata del Venticinquennale ai Corni di Canzo. Il gruppo, coadiuvato dagli accompagnatori, dagli istruttori e dagli amici del Soccorso Alpino ha finalmente sperimentato sulla roccia quanto appreso.

Una splendida giornata di sole in cui, per il secondo anno consecutivo, il Cai Asso ed il Cai Canzo hanno offerto ai neofiti la possibilità di conoscere in piena sicurezza le basi di questo particolare tipo di progressione.

Tutti i partecipanti, oltre una ventina divisi in due gruppi, hanno superato con successo le difficoltà della salita raggiungendo la cima del Corno Occidentale e dando vita ad un’allegra e felice compagine che ha poi festeggiato al  vicino rifugio SEV.

Castagnata 2012

Castagnata 2012

«Un sacco di gente per una giornata di festa!» Forse basterebbe questo a descrivere la magnifica giornata di sole autunnale trascorsa all’Alpeggio di Monte per la tradizionale castagnata del CAI Asso. Domenica 21 Ottobre i soci, i simpatizzanti e gli amici della sezione si sono dati appuntamento alla nostra “Club House”:  un magnifico alpeggio, ristrutturato pazientemente nel corso degli anni, posto a 750 metri trai i boschi ed i prati sul fianco del Monte Megna che, sopra Valbrona,  è rivolto verso le Grigne ed il ramo lecchese del lago di Como.

Un’allegra compagnia di quasi 150 persone è fluita attraverso la corte dell’antico alpeggio stipandosi tra i tavoli e le panche per mangiare il risotto, gli  spiedini e le salamelle che gli infaticabili volontari sfornavano dalla cucina. Alpinisti, istruttori di roccia, escursionisti  ed appassionati di montagna ma anche famiglie, mamme in dolce attesa e bambini di tutti le età davano vita ad una vociante festa nel verde.

Dopo pranzo la consueta gara della “misura del salame” e le prove di arrampicata sulla parete attrezzata dell’alpeggio: grandi e piccini, esperti e neofiti, si sono alternati, sotto la supervisione vigile degli istruttori sezionali,  cimentandosi nella scalata fino alle travi del  tetto. L’entusiasmo di questa piccola esperienza d’arrampicata, vissuta tra gli incitamenti dei presenti, ha galvanizzato tanto i bambini quanto gli adulti facendo scoprire a più d’uno una nuova passione.

Nel pomeriggio è stata la volta delle caldarroste ed il nostro “burlon”, che ormai gira sul fuoco da oltre vent’anni, ha rinsaldato ancora una volta la tradizione della nostra castagnata sezionale.

«Un sacco di gente per una giornata di festa!» Come Socio e come membro del Consiglio non posso che essere orgoglioso per l’allegria e la serenità che la nostra sezione riesce ad esprimere nei momenti di festa in cui abbiamo l’occasione di ritrovarci tutti insieme. Una giornata davvero bella!

Davide Valsecchi

TuttoMontagna: Corni di Canzo

TuttoMontagna: Corni di Canzo

I Corni di Canzo sono in buona misura le mie montagne di casa così come il Moregallo, il Cornizzolo o il Palanzone. Mi basta uscire di casa con gli scarponi per iniziare ad esplorarle e, nonostante il tempo e le numerose salite, sanno ancora stupirmi.

Nei quasi cinque anni di Cima-Asso.it ho scritto molto e spesso dei Corni ed ora, alle volte, mi trattengo dal parlarne ancora per non correre il rischio di essere ripetivo sebbene ci sia sempre qualche particolare, qualche dettaglio, che varrebbe la pena raccontare tanto agli appassionati quanto ai neofiti.

Così mi sono ingegnato ed ho modificato un po’ il “motore” che anima Cima ed ho fatto in modo che tutti gli articoli, passati e futuri, siano raccolti in un unica pagina, una specie di “TuttoMontagna”  dove scoprire o riscoprire i percorsi e le immagini di questa montagna.

Facendo semplicemente scorrere la pagina è possibile osservare il passare delle stagioni e a volte anche degli anni, osservare scorci, foto carratteristiche o semplicemente ricordi. Spero che l’esperimento vi piaccia e vedrò di estenderlo anche a tutte le altre montagne del Triangolo Lariano.

Buona Scoperta!

Davide Valsecchi

 LarioTrek: Corni di Canzo

Go Epic or Go Home!

Go Epic or Go Home!

Ieri sera ero un po’ frastornato. Gli occhi mi facevano male per le ore passate a revisionare codice in Perl dietro uno schermo. Avevo le batterie scariche, i capelli arruffati e la schiena a pezzi. La mia enorme scrivania sembrava una discarica: la tastiera piena di briciole e macchie di caffè sugli appunti scarabocchiati ovunque.

Scivolavo tra chiamate e funzioni, tra cicli e variabili. Davo la caccia al bandolo della matassa interpretando simboli come uno scriba egiziano. Plasmavo la materia impalpabile delle idee, la ragnatela degli eventi: combattevo la mia personalissima guerra in un labirinto di fluttuanti luci ed ombre.

Ero esausto, sentivo il mio corpo immobile consumare  voracemente le mie energie, le mani diventare fredde, le gambe rigide. Dalla cima della mia Torre di Babele sentivo sgretolarsi le mie fondamenta: «E’ questo che sono io? »

Ma una vocina impertinente, una vocina che per lo più è un sorriso beffardo, ha semplicemente risposto «No». Poi ha aggiunto «Ricorda, Go Epic or Go Home! » ed ha sussurrato sui mei ricordi il suono di una musica travolgente!

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