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San Primo

San Primo

Salire in vetta al San Primo in Settembre è ormai una tradizione consolidata che permette di godere dei primi colori dell’Autunno. Con i suoi 1.682 m il San Primo  è la montagna più alta delle Prealpi Comasche e quella che domina il Lario e la Penisola Lariana.

Il versante sud è ricoperto da ampi e ripidi prati mentre a nord il bosco risale fin quasi alla cima. Sul fianco orientale prende vita il Lambro alla sorgente Menaresta mentre sul lato nord-occidentale nasce il Perlo che, tra gole e marmitte, sfocia nel lago nei pressi di Bellagio. Salvo questi due fiumi la natura carsica della montagna rende difficile trovare altre sorgenti d’acqua. Non dimenticatelo se decidete di avventurarvi da quelle parti.

Consultando vecchi libri cercavo di scoprire l’origine del nome San Primo ed ho scoperto che fino al XV secolo sulla sommità della montagna vi era una chiesetta dedicata ai due martiri cristiani Primo e Feliciano. La tradizione vuole che i due fratelli, ormai ottantenni, si rifiutarono di offrire tributi agli idoli e che per questo fuorono duramente torturati. Il loro culto era particolarmente sentito nella valle e ciò che colpiva i lariani  era un’episodio quasi leggendario della storia di questi due fratelli: condannati a morte furono infatti rinchiusi con alcuni alcuni orsi che anziché sbranarli si accucciarono quieti ai loro piedi.

Fino agli inizi del ‘900 i bellagini celebravano l’arrivo dell’estate salendo in processione la montagna ed accendendo fuochi votivi sulla cima. Oggi, per ironia della sorte, non c’è più alcuna traccia della chiesetta ma un presidio radio dei Pompieri.

Grazie alla sua posizione centrale nella penisola ci sono molti modi di arrivare alla cima. Quello che preferisco è però quello più classico che ha come partenza la Colma di Sormano e che segue il profilo della montagna passando dall’Alpe di Spessola e di Terra Biota attraversando poi i costoni ed i prati fino alla cima.

Questo è il percorso più lungo, dieci chilometri ad andare e dieci a tornare, ma la mulattiera è facilmente percorribile e la pendenza sempre docile, priva di strappi salvo gli ultimissi cento metri. Letteralmente una lunga passeggiata facilmente accessibile a tutti e che offre lungo la via magnifici punti panoramici. Un paio di ore per salire ed un’oretta abbondante per scendere.

Ci rivediamo con la neve e le ciaspole!

Davide Valsecchi

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Menaresta: la sergente del Lambro

Menaresta: la sergente del Lambro

Ivan e Alifa alla Menaresta
Ivan e Alifa alla Menaresta

Ieri è venuto a trovarmi da Milano il mio buon amico Ivan accompagnato dal suo inseparabile dobermann: la giovane ed ormai non più così piccola Alifa.

Ivan è un addestratore di cani  professionista ed è incredibile il rapporto, la complicità e l’obbedienza che è riuscito ad instaurare con il suo cane: è sempre un piacere andare a spasso con loro due.

Il tempo ieri sembrava trattenere le nuvole ed il cielo sembrava accumulare la pioggia tra gli sprazzi di sole: non avrebbe piovuto e questo bastava per darci l’opportunità di una piccola escursione.

Ivan, Lele, Alifa ed Io ci siamo avventurati su per la Vallassina a bordo di una Mini Cooper Station Wagon adeguatamente riadattata al trasporto cani.

Emuli di Austin Powers siamo saliti a Barni, a Magreglio e su per i tornanti verso Pian Rancio. Era tanto tempo che non passavo da quelle parti e sono rimasto sorpreso da come abbiano trasformato la zona. I sentieri sono ben curati, sono presenti molti pannelli inforamativi e sono stati attrezzati spazi per il campeggio e per il pic-nic, vi è persino una lunga serie di barbecue in sasso per le grigliate: a pasquetta quell’angolo quieto di bosco doveva essere una specie di bolgia infernale!!

Il “downshifting“, la volontaria semplificazione della propria vita professionale, rende decisamente il portafoglio leggero ma permette di godersi spazi che altrimenti sarebbero sofraffollati e quasi inagibili e così, visto che Ivan è di Milano, l’ho accompagnato a visitare la sorgernte del Lambro: la Menaresta.

Tutta l’area, per via delle grotte e della sorgente, era popolata anche in tempi primitivi e non è raro trovare incisioni rupestri sia negli anfratti che fungevano da riparo che sui grandi massi erratici presenti: la Pietra Luna, il Sasso Lentina ed il Buco della Pecora non sono infatti molto distanti dalla Menaresta.

Qui nasce il Lambro che poi attraverserà tutta la Vallassina raggiungendo dopo 130Km il Po nei pressi di Lodi. La caratteristica curiosa da cui deriva il nome “Mena-Resta” è data dall’intermittenza di flusso della sorgente: l’acqua infatti sgorga tutto l’anno ma osservandola ci si può accorgere come il flusso non sia costante ma si riduca ed aumenti con una certa regolarità.

“Ad ogni otto minuti all’incirca la sorgente fa un sensibilissimo aumento, e se n’ode l’interno romorio. Dura circa tre minuti l’accrescimento, e cinque il decrescere. Ivi comincia propriamente il Lambro” – scriveva Carlo Amoretti già nel 1794 nella sua guida “Viaggio da Milano ai tre Laghi”.

Tale caratteristica è legata alla natura carbonatica delle rocce presenti della zona, soggette a fenomeni carsici superficiali e sotterranei. Le variazioni di portata della sorgente Menaresta sono determinate dalla presenza di una cavità carsica sotterranea nella roccia dolomitica, collegata all’esterno per mezzo di un condotto a forma di sifone rovesciato.

In questo vano, che fa da serbatoio, si raccoglie l’acqua circolante nella roccia circostante, molto permeabile, attraverso delle fessure di alimentazione. Quando il livello d’acqua nella cavità raggiunge una certa altezza, corrispondente al gomito del sifone, l’acqua comincia a defluire copiosa. La sorgente aumenta così di portata, fino a che il livello dell’acqua nella cavità scende sotto il livello di uscita: da questo momento la portata si riduce fino a quando l’acqua non avrà riempito nuovamente il serbatoio.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ecco il breve percorso che da Piano Rancio Porta alla Sorgente:
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Il Triangolo Lariano e le sue montagne

Il Triangolo Lariano e le sue montagne

Il Triangolo Lariano, o penisola Lariana, è dove sono nato e cresciuto: un territorio di montagna circondato dal Lago di Como e dai laghi minori. Uno spazio unico che, racchiuso nell’immaginario triangolo tra Como, Lecco e Ballagio, sale dalle ghiaiose sponde del lago fino alla verdeggiante vetta del San Primo.

Nel cuore di questo triangolo scorre il solco della Vallassina e nasce il Lambro che da qui fluisce verso sud e la pianura fino a raggiungere il Po dopo oltre 130 chilometri.

La morfologia del territorio e le sue montagne sono tali da rendere spesso i Comuni che compongo questa regione difficilmente legati tra loro: ad esempio i paesi della costa ovest, come Nesso e Lezzeno, o alcuni  paesi di montagna, come Zelbio e Veleso, sono più facilmente raggiungibili percorrendo la strada costiera, la provinciale Lariana SS583, che attraverso la Vallassina e la SP41. Oltre a questo il territorio del Triangolo Lariano è stato suddiviso dal 1992 tra la Provincia di Como e la Provincia di Lecco.

Attraverso le  montagne è possibile raggiungere questi paesi percorrendo dorsali e vallate spaziando su un’ampissima gamma di itinerari: spesso il modo migliore di godere di questo territorio è proprio partire dal lago, usufruendo del servizio traghetti, per inalzarsi sulle sue vette raggiungnedo gli alpeggi ed i numerosi rifugi presenti.

Il gruppo montuoso della Catena del Triangolo Lariano, sotto gruppo delle prealpi Comasche, si trova tra le Alpi Orobie ad oriente e le prealpi Luganesi e le Alpi Lepontine ad occidente.

Sul nostro territorio si distinguono cime che sono di riferimento per i sotto gruppi che formano la Catena. Eccole, in ordine di altitudine, le principali cime oltre i 1000 metri di quota: il San Primo (1.682 m), il Palanzone (1.436 m), i Corni di Canzo (1.373 m), il Bollettone (1.317 m), il Rongaglia (1297 m), il Moregallo (1.276 m), il Monte Rai (1.261 m), il Cornizzolo (1.241 m), il Boletto (1.181 m), il Nuvolone (1.079 m), l’Oriolo (1.076 m), il Barzaghino (1.068 m) e Megna (1050 m). Tra le più piccole merita menzione, per la sua posizione isolata, il Monte Scioscia (950 m).

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Panoramica della Catena del Triangolo Lariano dal Monte Croce (foto Stefano Caldera):
Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé: in cima!!

Flaghéé: in cima!!

Le Bandiere del Lario
Le Bandiere del Lario

Dopo due giorni di pioggia fitta stamattina è tornato a mostrarsi il Sole. In fondo le Flaghéé, le bandiere del Lario, hanno sempre avuto fortuna con il tempo.

Per il secondo anno consecutivo le 48 bandiere sono arrivate in cima al San Primo che con i suoi 1.682 metri domina tutto il Trinagolo Lariano e tutti e tre i rami del lago di Como.

Anche quest’anno le bandiere avevano percorso un lungo viaggio prima di arrivare quassù. Nel 2009 avevano costeggiato in canoa tutte le coste del lago in un periplo completo, nel 2010 sono partite da Como, sempre in canoa, attraversando Adda e Po giungendo fino a Venezia.

Il San Primo oggi era mangnifico ed il cielo sgombro su tutto l’arco alpino: il Monte Rosa ed il Monte Bianco svettavano ad Occidente mentre la Grigna dava gran mostra di sè ad Oriente. Il Legnone, a nord sopra Colico e la Valtellina, si stagliava verde sullo sfondo dei monti innevati sul confine con la Svizzera. Il lago, scosso dal vento, disegnava con le sue correnti strane e curiose spirali sulla sua superficie azzurra.

E’ una piccola tradizione che festeggia il suo secondo compleanno. Lo scorso anno Anna Galli era salita con i suoi asinelli per portarci la “merenda” a base di vino, pane e formaggio di capra fatto in casa.  Quest’anno per via del tempo incerto è stato tutto più “alla buona”, meno organizzato, ma l’inaspettata giornata di Sole ha permesso di godere dell’ultima tappa del viaggio delle Flaghéé.

Ora le bandiere sono lassù ed aspettano chiunque voglia gedersi la bellezza delle nostre montagne e del nostro lago. Mentre ci preparavamo a scendere il Tivano, che la mattina presto soffiava verso Sud, ha lasciato spazio alla Breva che soffiando da Sud a Nord scuoteva le bandiere ancorate alla Croce del San Primo salutandoci con il suono carratteristico delle Flaghéé.

Lo scorso hanno le bandiere si sono consumante, nell’alternanza dei venti, della pioggia e della neve, resistendo fino a Marzo. Durante tutto l’inverno resteranno là, ad aspettare chi salirà di nuovo in cima a piedi, con gli sci, o con le racchette da neve. Il loro viaggio ora sarà attraverso il tempo e le stagioni del nostro lago fino a quando non sarà ancora tempo di Flaghéé.

Davide “Birillo” Valsecchi

I Flaghéé di nuovo al San Primo

I Flaghéé di nuovo al San Primo

I Flaghéé lungo l'Adda
I Flaghéé lungo l'Adda

Domenica 19 Settembre 2010 le Flaghéé, le bandiere del Lario che quest’anno hanno vissuto il viaggio in canoa da Como a Venezia, saranno portate in cima al Monte San Primo,il punto panoramico da cui è possibile ammirare tutti e tre i rami del Lago di Como.

E’ il secondo anno che diamo vita a questa piccola tradizione. Le vecchie bandiere, quelle che avevano fatto il periplo del lago lo scorso anno, sono state consumate dal vento e dalla pioggia, sfilacciate e disperse nella Breva e nel Tivano.

Poste in cima al San Primo a Settembre sono state riposte a Marzo dopo aver fatto mostra di sè per tutto l’inverno a chi saliva la montagna con gli sci da alpinismo. Ora è tempo di portare nuove bandiere e quelle di quest’anno hanno addosso addirittura la salsedine del mare.

Siete tutti invitati in cima al San Primo e  se volete sapere di più sul loro viaggio potete leggere il nostro diario, www.flaghee.it. A presto!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé: le Bandiere sul San Primo

Flaghéé: le Bandiere sul San Primo

I Flaghéé sul San Primo
I Flaghéé sul San Primo

Ieri era il 4 Ottobre 2009, il giorno in cui i Flaghéé erano attesi in cima al San Primo, ancora una volta godevamo di un bel sole ormai autunnale. Enzo, Max ed Io ci siamo messi in marcia la mattina presto.

Una volta in cima abbiamo trovato ad attenderci il presidente del Cai Asso, Alberto Pozzi. Ho preso i Flaghéé dallo zaino e tutti insieme abbiamo cominciato a fissare le bandiere alla Croce che proprio il Cai asso ha restaurato lo scorso anno.

Le 48 bandiere, una volta stese al vento, hanno subito cominciato a cantare. E’ un suono strano,  simile a quello che abbiamo sentito in Himalaya con e bandiere dei ragazzi del setificio. E’ un suono che, nel silenzio delle montagne, sembra dare voce al vento. Mi è difficile descrivervelo, è qualcosa di estremamente semplice ma suggestivo ed emozionante.

In cima al San verso le 11 e mezza dal nulla, alla spicciolata, è cominciata ad arrivare sempre più gente e a mezzo giorno è arrivata anche Anna con i suoi due asini ed un carico di formaggio fresco, pane e vino per un magnifico spuntino appena sotto la cima. Anna Galli, maestra di Sci gestisce un curioso bed and breakfast come un agriturismo ed è orgogliosa di riuscire a fare colazione tutte le mattine con il formaggio fresco fatto in giornata con il latte delle sue capre. Ci ha fatto un gran piacere vederla arrivare con i suoi asinelli!!

Al gruppetto, che resisteva al vento freddo della cima, si è aggiunta anche Mara Cavaltuzzi, giornalista de La Provincia ed agguerrita appassionata di montagna oltre che assese come noi. Mia sorella e suo marito Simone Rossetti, istruttore di roccia e storico membro della spedizione Cima-Asso del 99, hanno portato sui prati del San Primo anche il mio piccolo nipotino che, nei suoi teneri otto mesi, era alla sua prima uscita in montagna.  Sul sentiero abbiamo incontrato anche Giulio Zappa, un altro istruttore ed alpinista del Cai Asso, anche lui con il figlio sulle spalle e la moglie al fianco.

Asini, bambini, alpininisti, giornalisti, ciclisti, formaggio fresco e vino. Seduto sul prato con un bicchiere ed un panino in mano mi sembrava che i  Flaghéé, nel loro primo giorno sul San Primo, avessero già abbastanza compagnia ed è stata una grande ed inaspettata sorpresa vedere arrivare una comitiva del Cai Olona in gita con una ventina di membri.

Mi sono divertito. Ora tocca ai Flaghéé lassù, tra Breva e Tivano. Speriamo reggano a lungo e possano “portar buono” al nostro lago e alla sua gente. Grazie a tutti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé: verso il San Primo

Flaghéé: verso il San Primo

San Primo
San Primo

I Flaghéé hanno completato il loro viaggio sull’acqua attraverso il Lario. Questa Domenica, il  4 Ottobre, saliremo in cima al San Primo per lasciare lassù le nostre bandiere affinchè il loro viaggio non finisca ma prosegua nel vento, nella Breva e nel Tivano.

Ieri Enzo, Max ed Io siamo andati a fare un rapido sopraluogo in cima al San Primo. Abbiamo preso la strada dalla Colma che inizia proprio dove finisce il famoso muro di Sormano.  Camminando in mezzo ai grandi prati che cingono le montagne abbiamo incontrato cavalli, pecore e gruppri di capre mentre il sottobosco è pieno di funghi dopo un ultima inconsueta “cacciata” autunnale.

Il sole era caldo e non è stato difficile arrivare in cima e, da lassù, ci è apparso il lago in tutto il suo splendore: “Dannazione quanto è grande, fa impressione pensare che lo abbiamo fatto tutto a remi!

Cosa hai imparato Birillo? Ho imparato che remando sembra di non arrivare mai, ti aspetti che aggredendo l’acqua tu possa divenatare più veloce ed andare lontano più in fretta ma in realtà stai solo agitando l’acqua ed infradiciando la barca. Ho imparato che quando remi puoi solo arrenderti, respirare ad ogni remata e cercare di andare all’unisino con i tuoi amici. Alzi la testa verso l’orizzionte e guardi lontano un traguardo che non sembra mai arrivare mentre, senza rendertene conto, superi una spiaggia ed uno sperone dopo l’altro.

Ogni tanto ti sfrecciano accanto motoscafi alzando onde che inesorabilmente ti riempiono di schizzi agiatandoti la canoa. Sembra l’infinito contrasto tra il ricco ed povero e tu, che a remi sembri il povero, un po’ ti incazzi e sotto il sole ti chiedi perchè a te sia toccato solo la pagaia. Poi una mattina ti svegli sulla spiaggia e ti trovi davanti quattro brioches offerte da un ragazzo che ti ha visto guidando il motoscafo e che, passaggiando sulla spiaggia, ha riconosciuto la tua strana barca coperta di bandiere. Due chiacchiere e qualche risata. A te è toccato il remo ma in fondo non c’è poi grande differenza ed ora, mentre surfi tra quelle onde, sai che anche tra quelle increspature si può trovare qualche nuovo amico.

Ma quindi cosa hai imparato Birillo? Che viviamo in un mondo strano in cui spesso annaspiamo con il triste sconforto di non adare da nessuna parte quando invece ci stiamo già movendo e stiamo facendo molta più strada di quella che percepiamo. Dovremmo alzare la testa e guardare più spesso l’orizzonte, vivere il nostro viaggio e credere nei nostri sogni. Un sacco di gente passa il tempo a reprimere i propri sogni nutrendosi della soffrenza che crea soffocando i sogni altrui. Dobbiamo imparare a non dare loro troppo peso, è la nostra capacità di sognare che ci rende umani.

Stamattina mi sono svegliato con la stomaco pieno di ansie, con la consueta paura di non riuscire controllare il futuro. Poi ho acceso a palla questa canzone (Two Shoes- The Cat Empire) abbozzando questo scritto. E’ stato allora che ho ricordato quanto a malapena controlli il presente, figurarsi il futuro. Che arroganza mi prende alle volte! Infilo gli scarponi e mi fiondo al mercato. Anche oggi abbiamo “buon tempo”, vediamo dove ci porterà questa follia che chiamiamo vita. Ci si vede domani al San Primo!!

Davide “Birillo” Valsecchi

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