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Il Sentierone di Canzo

Il Sentierone di Canzo

Settimane fa, quando ancora la pioggia imperversava quasi quotidianamente, mi sono lanciato nell’esplorazione di un sentiero di cui avevo molto sentito parlare ma che non avevo mai percorso: il Sentierone di Canzo.

Onestamente non saprei spiegare tale nome, il sentiero non è neppure particolarmente grande, ma deve avere avuto una certa importanza nel passato. Il sentiero  permetteva di raggiungere da Canzo l’Alpe Carella passando a mezza costa sul fianco del monte Pessora ed evitando così le paludi, le marcite ed i briganti che infestavano il Lago del Segrino nei tempi andati.

Non lo percorro mai perché, tipicamente, per salire sul Cornizzolo utilizzo altri sentieri. Sul versante canzese del Cornizzolo abbiamo infatti  Il 7 che da Gajum che attraversa la Ravella e che è il più utilizzato, il 6 che invece parte da San Miro e risale lungo il crinale fin sotto la torre dei ripetitore, oppure il 3 che dal lazzaretto di Canzo risale la val Pesora e segue tutta la cresta. Volendo si può anche risalire dalla colma di Ravella superando il Malascarpa.

Quindi no, il Sentierone non lo avevo mai fatto e probabilmente avevo scelto la giornata peggiore per il mio sopraluogo. Dal cielo scendeva un acqua battente che a tratti si trasformava in grandine ed alla fine del mio giro ero fradicio ed infreddolito come un pulcino.

Per imboccare questo percorso è necessario risalire del lazzaretto di Canzo seguendo il percorso del sentiero numero 3 fino ad un bivio dotato di indicazioni e cartelli. Da qui in avanti il sentiero piega a mezza costa sul fianco della montagna proseguendo senza troppi strappi al di sopra del lago e delle rocce che si intravvedono tra gli alberi.

[Foto del fianco del monte Pesora presa dalla cima del monte Scioscia]

Una volta giunti all’Alpe Carella possiamo scegliere tra diverse opzioni per salire alla cima o al rifugio Maria Consigliere. Si può percorrere la strada asfaltata (opzione meno gradevole), il sentiero che risale sul lato orientale del Cornizzolo oppure la via occidentale delle creste che si ricongiunge poi più in alto con il sentiero numero 3.

Viste le condizioni meteo particolarmente avverse ho percorso un po’ di tutti e tre cercando riparo al rifugio prima di scendere per il sentiero numero 7. Il colpo d’occhio sul lago, quasi sempre nascosto dagli alberi, era però abbastanza suggestivo anche in una giornata tanto pessima, credo quindi che avrò altre occasioni di ripercorrerlo accompagnando i ragazzi che seguo con il progetto di Montagna-Terapia.

Vi lascio il tracciato GPS qualora voleste lanciarvi anche voi alla scoperta del nostro territorio!

Davide Valsecchi

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Cornizzolo Life

Cornizzolo Life

Un magnifico filmato in Time-Lapse realizzato con le immagini catturate dalla web-cam del rifugio SEC Marisa Consigliere sul Cornizzolo. Una poesia di immagini che ci mostra lo scorrere del tempo e la bellezza dei nostri laghi e delle nostre montagne.

Aspettando il CornizzoloDay, il 22 Aprile 2012, gustiamoci lo spettacolo offerto dalla sommità del Cornizzolo.

Divendiamo il Cornizzolo, impediamo ulteriori sfregi alla nostra montagna!

Davide Valsecchi

Cornizzolo Night

Cornizzolo Night

«Le donne rendono gli uomini stupidi: me più degli altri» Questo è più o meno il senso di come mi sento questa sera. Emanuele, a cena in trattoria con me, se la ride di gusto e, ben consapevole di ciò che mi rende inquieto, rigira il dito nella piaga come è consono per un buon amico.

Quando ormai lui ed il vino mi hanno sistemato e torturato a sufficienza se ne esce con una domanda fatta di una parola sola: “Notturna?”. Lui ha vent’anni d’età, io altrettanti di esperienza: siamo una buona squadra infondo. L’idea, visto come sono ridotto, non è poi  male e la luna, ormai quasi completamente piena, è dalla nostra. Si va!

Un bacio alle zie e siamo in strada. Sono le dieci di sera e dobbiamo spicciarci. Carichiamo in macchina l’equipaggiamento e siamo a Gajum. Gli occhi lentamente si abituano al buio,  la forza del sole è tanto grande che gli basta il riflesso di un grosso sasso nello spazio per illuminare i nostri passi. Come due silenziosi fantasi lasciamo che il buio ci avvolga mentre guadiamo il fiume Ravella e cominciamo a salire verso il Cornizzolo su cui risplende la croce illuminata.

I rumori del bosco si acquietano al nostro passaggio, segnali e messaggi rimbalzano tra le piante e le ombre: ci sono due intrusi nel bosco questa notte. I miei pensieri si perdono tra i passi, più saliamo e meno mi pesano. Attorno a noi c’è un Dicembre anomalo ed è il caldo e non il freddo a darci il tormento. Ad una fontanella, impossibile da trovare al buio senza conoscerla, ci fermiamo a bere dolci sorsi d’acqua che, con infinita calma, ci vengono regalati dalla montagna.

Ormai ci siamo, usciamo dal bosco per trovarci sui grandi prati sotto la cima. Qui lo spettacolo è incredibile, sembra che le stelle tutte siano cadute a terra formando un tappeto di luci su cui aleggia un’irreale alone arancione, un’alba nottura.

Ormai è mezza notte, puntiamo alla cima dove il destino si prende gioco di me. Per tutta la salita la croce ci ha guidato luminosa attraverso la valle. Quando, ormai in vetta impugno la macchina fotografica per immortarla, improvvisamente si spegne! Stupito come uno sciocco la guardo nel chiarore della luna: è mezza notte e mezza, anche la croce va a dormire.

Tutto intorno a noi le montangne continuano a risplendere ed i loro profili, per me impossibili da fotografare, dominano le valli come guardiani silenti. Le Grigne, il Resegone, i Corni e più infondo il San Primo, tutti paiono attendere nel buio, solo il Monte Barro e la Val Cava sembrano invece addobbati di luci di natale per quanto brillano.

Ci fermiamo ancora un po’, proviamo ad immaginare come potrebbe essere se, all’improvviso, tutte le luci dell’uomo si spegnessero e davanti a noi restasse solo il morbido riverbero dei laghi e della luna a risplendere nella notte. Forse sarebbe anche più bello…

Non lasciate che distruggano ancora questa montagna. Fermate la nuova Cava, salvate il Cornizzolo: www.cornizzolonocava.com

Davide Valsecchi

 

Cornizzolo Occidentale

Cornizzolo Occidentale

Complice la bella giornata di sole, Sabato mattina ho accompagnato una piccola comitiva in giro per le nostre montagne. Scesi dal treno alla stazione di Canzo, abbiamo fatto un po’ di spesa ed abbiamo iniziato la nostra escursione.

Prima le vie del centro paese e poi sù per la strada vecchia che porta a Gajum passando dalla Chiesa di San Francesco (la Gésa da San Mirètt) e dal Lazzaretto di San Michele. Dal lazzaretto parte un sentiero che punta diretto sotto la cima del Cornizzolo passando dalla val Pesora. E’ una salita abbastanza ripida che ho descritto già in occasione del CornizzoloDay2011. Visto che non volevo “tirare il collo” al mio gruppo abbiamo proseguito fino alle fontanelle di Gajum e, dopo il consueto fiato d’acqua, abbiamo imboccato la strada che porta verso San Miro.

Passata la stanga ci si imbatte sulla destra nel sentiero numero 7 che, dopo un piccolo guado sul fiume Ravella, comincia a salire verso il Ceppo dell’Angua, uno sperone di roccia che si staglia imponente dal fianco del Cornizzolo. La salita qui si fa abbastanza ripida ma non troppo impegnativa: questo è infatti il sentiero classico che tutti gli anni i bambini delle scuole medie compiono per salire al Cornizzolo.

Il mio gruppo, tra lementi e sospiri, ha raggiunto senza troppe difficoltà il bosco degli alberi monumentali da dove abbiamo preso la via antica che conduce prima ai ruderi dell’Alpetto e poi finalmente al “Culmen” e ai prati che circondano il rifugio Maria Consiglieri.

Qui abbiamo fatto sosta mangiando i nostri panini ed ammirando i laghi sottostanti: Oggiono, Annone, Pusiano, Alserio e più in là, dietro il Monte Barro, quello di Garlate. Sotto di noi, sul fianco orientale del Cornizzolo, si poteva ammirare in tutto il suo pittoresco splendore la Basilica di San Pietro al Monte.

Un ultimo slancio ed abbiamo raggiunto la cima sotto la grande croce che domina le valli a 1240mt. Una piccola soddisfazione per la mia piccola congrega di escursionisti improvvisati. La consueta stretta di mano, qualche foto ricordo e siamo ripartiti. Le ore di luce sone sempre meno in questo periodo ed il pericolo del buio è più concreto di quanto sembri.

Ci siamo poi diretti verso il monte Rai che, per via delle sue antenne, è pressochè inconfondibile. Dietro i Corni di Canzo si stagliano all’orizzonte le due Grigne ed il Grignone fa mostra della prima neve.

Siamo scesi  lungo il sentiero che sulla sinistra si abbassa verso l’alpe Alto e verso il terz’alpe correndo lungo il confine della Riserva Naturale Malascarpa.

Il sentiero si fa a tratti accidentato ma nonostante le abbondanti foglie che lo rendono scivoloso nessuno si è arreso alle difficoltà e siamo arrivati velocemente fino alla mulattiera che, più comodamente, porta prima al terzalpe e poi al primalpe.

Al Primalpe abbiamo incontrato Silvia, la gestrice dell’alpeggio e dell’ecomuseo, che con la moka ci ha preparato un’ottimo caffè offrendoci anche un pezzo di torta al cioccolato. Ormai erano le quattro passate ed il tempo iniziava a stringere: il sole, impercettibilmente, stava già per calare.

Mentre camminavamo sul ciotolato che porta a Gajum il sole è diventato rosso vivo e all’impovviso sembrava correre come un forsennato per nascondersi basso tra le montagne all’orizzonte. E’ uno degli spettacoli più belli dell’autunno ma è anche un’aspetto da non sottovalutare: calato il sole si fa subito buio e la temperatura si raffedda in fretta.

Erano le cinque quando siamo entrati a Canzo, i lampioni erano già tutti accesi ed i negozi illuminati rischiaravano ed animavano le vie. Affrettandoci abbiamo raggiunto la stazione in tempo per il treno delle cinque e mezza: un saluto e sono ripartiti per la città.

L’improvvisato gruppo di gitanti d’autunno ha così conquistato la vetta del Cornizzolo e, tra una chiacchiera ed una risata, ha percorso 19km sul lato occidentale della montagna nella valle del fiume Ravella. Bravi!

Davide Valsecchi

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Il Gir di Sant del Cornizzolo

Il Gir di Sant del Cornizzolo

“Kora”: questo è il nome con cui i tibetani indicano il cammino votivo, la “circumambulatio”, “il percorso attorno”, che compiono alle pendici della montagna sacra, il Kailash.  Un rito celebrato per alleggerire e purificare il Karma di chi lo compie accelerando la trasmigrazione verso il Nirvana del proprio spirito.

“Chiudere in un cerchio sacro”, una pratica antica e diffusa in tutto il mondo che serve sia a portare benefici a chi compie il “gesto” sia a tutelare e salvaguardare ciò che viene posto nel cerchio.

Ed è con questi pensieri che sabato 2 Luglio 2011 io e Bruna ci siamo ritrovati ad essere pellegrini nella notte, due delle quaranta luci che nel buio camminavano perpetrando una tradizione nuova ed antica: il Gir di Sant del Cornizzolo.

Da cinque anni il gruppo di coordinamento delle associazioni dei paesi ai piedi del Cornizzolo ha legato in un unico cammino i luoghi di “antica memoria”, di devozione locale, con la tutela della montagna.

Cà del Pelegrin, San  Calöger, San Tumas, Funtanin dal Foo, Terz’Alp,  Segund’Alp, Prim Alp, San Mir al munt, San Michee,  San Miret, Fons  Sacer al Segrin, San Cristofur, Madona Nuvelina, Rocul, Priel, Doss de la Guardia, Funtanel, San Pedar al Munt: un pellegrinaggio notturno che circondando la montagna attraversa luoghi di culto, sacri e pagani, che hanno caratterizzato la storia del nostro territorio già prima del 1500.

Il Kailash è una montagna inviolata ed inviolabile e persino i cinesi hanno desistito da ogni tentativo di  corromperne la natura o profanarne la sacralità. Il Cornizzolo invece è una montagna ferita, solcata da profondi sfregi e violentata nelle sue forme dall’interesse e dall’ingordigia cieca. Le sua rossa roccia brilla sul versante sud, esposta al sole come carne viva dalle cave che per anni hanno estratto materiale dalle sue pendici.

“Circumambulatio apotropaica”: un rito che allontana il male, che ne esorcizza il dolore. Eccoci di nuovo sulle strade dei nostri vecchi per affrontare il futuro, per impedire che gli errori del passato recente siano dimenticati e quindi ripetuti.

Illuminando i propri passi i quaranta partecipanti hanno compiuto in dodici ore di cammino i ventinove chilometri del giro che li ha condotti da Civate alla basilica di San Pietro al Monte, monumento “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Un cammino nel silenzio della notte rotto solo dai campanelli dei pellegrini nell’oscurità.

Il gir di Sant per qualcuno è un momento religioso, per altri un momento spirituale a contatto con la natura e per  altri ancora è un gesto simbolico a conferma di un impegno assunto per il nostro territorio. Certamente per tutti il giro è un momento di incontro, una festa allietata dai tanti punti di ristoro organizzati da chi si prodiga per sostenere il percorso e le fatiche dei “pellegrini”.

Con questo spirito ci siamo ritrovati alle due e mezza di notte attorno ad un fuoco al Second’Alpe, dove la tradizione vuole sia nato San Miro, per bere il brodo caldo che cuoceva dal pomeriggio e mangiare il magnifico lesso preparato per noi. E alla sosta successiva fette di lardo con il miele e più tardi ancora tazze di caffè, biscotti alle noci e champagne di sambuca.

Un cammino attraverso i suoni, i sapori e la storia di una montagna sacra per coloro che intorno ad essa vivono: ogni passo battuto lungo il fianco della montagna modella, rinforza ed affila la nostra volontà di difendere ciò che ci appartiene per nascita come lascito della tradizione di cui siamo parte.

Davide Valsecchi

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Il giro è duro: la fatica, il sonno, le ripide salite ed il buio sono ostacoli importanti. Serve essere pronti ad affrontare sette/otto ore di cammino effettivo per un viaggio che dura oltre dodici ore per quasi trenta chilometri. Portare quaranta persone in montagna di notte è altresì una grande responsabilità per gli organizzatori. Se volete partecipare dovete comprendere questi aspetti e per tempo, qualche mese prima, presentarvi alle associazioni e ai CAI locali: solo così è possibile prendere parte (in sicurezza) a quest’affascinante avventura sui nostri monti.

Le associazioni ed i paesi che partecipano all’organizzazione del Gir di Sant (in ordine sparso): CAI Asso, Canzo, Vamadrera. Cumpagnia di Nost. Gruppo Naturalistico della Brianza. Gruppo Cacciatori. Comitato No Cava Scarenna. Gruppo Alpini. Società Escursionisti Civatesi (SEC). Società Escursionisti Valmadresi (SEV). Organizzazione Sportiva  Alpinisti Valmadrera (OSA). Vivi Eupilio. I paesi di  Asso, Canzo, Cesana Brianza, Civate, Suello e Valmadrera.

La Budraghera ed il Lago del Segrino

La Budraghera ed il Lago del Segrino

Ieri mattina sono andato a spasso con i bambini delle scuole elementari di Asso: il CAI Asso, invitato dalle maestre, collabora alle piccole gite scolastiche di questi giovanissimi esploratori tra gli otto ed i nove anni.

Trentadue “scriccioli” muniti di zaino e rigorosamente allineati in fila per due: ecco il piccolo gruppo che ci aspettava in Piazza del Mercato di Canzo. Dopo le presentazioni e le raccomandazioni di rito ci siamo messi in cammino salendo lungo le scalinate che portano alla torre di Canzo e da lì, attraversando il centro storico del paese, abbiamo raggiunto la chiesa di San Francesco e la cappelletta dedicata alla Madonna di Caravaggio.

Da qui parte il sentiero delle Budraghera: «…la strada termina a ridosso di un bosco dal quale parte un sentiero pianeggiante che si snoda a lato di muri e terrazzamenti in sasso. Parte di questi vecchi muri sono ancora coltivati da agricoltori locali. Il sentiero ripercorre un percorso a mezza costa, utilizzato dagli antichi abitanti dei borghi della Vallassina, per sfuggire al più pericoloso tragitto di fondo valle. Superata questa prima parte, il sentiero sale di quota con brevi strappi fino ad affacciarsi sulla valle da dove, attraverso una piccola “veduta”, si può godere della vista del sottostante Lago del Segrino. Il sentiero prosegue attraverso boschi di carpini, frassini, ciliegi e castagni all’interno del Parco del Lago del Segrino in uno scenario paesaggistico unico. Il cammino si snoda attraversando i conoidi di deiezione e le vallette del versante nord-ovest del Monte Cornizzolo. La zona, fortemente carsica e drenata, dà luogo ad una serie di vallette e canaloni che, nei periodi di pioggia, evidenziano lo scorrere in superficie dell’acqua.»

Giunti al lago i bambini hanno potuto osservare divertiti una delle attrazioni più caratteristiche del lago del segrino: otto oche, perfettamente in fila indiana, che attraversavano la strada composte e compunte sulle strisce pedonali. Un ottimo esempio di rispetto stradale per gli entusiasti bambini: “se lo fanno anche le oche…”

Ecco il percorso per chi volesse fare una passeggiata fino al lago lungo un sentiero spesso dimenticato come la Budraghera.

Davide “Birillo” Valsecchi

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CornizzoloDay 2011

CornizzoloDay 2011

Ad essere onesti avrei scommesso sulla pioggia,  ero nel letto e rubavo minuti tra le lenzuola ormai rassegnato ad inzupparmi d’acqua nell’impermeabile per andare cima al Cornizzolo: “Ti tocca”, ho pensato, e mi sono tirato in piedi.

Aprendo poi le imposte, con mia grande sorpresa, ho trovato il sole e tutto ha cambiato marcia! Ero in ritardo, ho fatto colazione di corsa, infilato gli scarponi, lasciato un bacio a Bruna e mi sono lanciato a piedi in strada.

Il CornizzoloDay è una tradizione che si protrae ormai da anni: è la giornata dell’ ”orgoglio del Monte Cornizzolo”, la celebrazione dell’impegno di tutti coloro che si sono spesi a salvaguardia di una montagna che è stata pesantemente trasformata dalle cave e dallo sfruttamento estrattivo.

Le cave Holcim sul Cornizzolo
Le cave Holcim sul Cornizzolo

Le ciccatrici del Cornizzolo sono ben visibili sul versante Sud e solo lo sforzo congiuto di tutti i comuni che si trovano alle pendici della montagna ha saputo porre fine e rimedio a questo che oggi appare un’insensato abuso inizato negli anni ’60.

Il CornizzoloDay è quindi una grande festa, un momento di incontro tra i CAI, le associazioni sportive, i Comuni e tutti gli appassionati di montagna.

Io ero in ritardo e dalla piana di Scarenna ho puntato dritto la croce attraversando Canzo, salendo fino al Lazzaretto di San Michele e da lì su per la Val Pesora. Il sentiero è impegnativo, sale rapido per la valle costeggiando il fiume e non concede respiro dimostrandosi una buona prova da affrontare “spingendo”.

L’ambiente circostante ripaga però dello sforzo: nell’umidità della pioggia dei giorni scorsi il bosco profumava di erba cipollina ed il fiume, che scorre a balzi tra rocce, accompagna la salita quasi fino alla cima.

Dalla vetta del Cornizzolo, a 1.241 m, si gode un magnifico spettacolo sulla pianura e sulle montagne del Lario tra cui spicca il Grignone ancora inbiancato di neve. Sul versante sud, a 130 metri dalla vetta, si trova il Rifugio Consiglieri ed è sui prati che lo circondano che si è svolta la grande festa.

Era bello stare tra quella piccola folla e salutare gli amici: una signora mi ha messo un mano un bicchiere di prosecco con una manciata di “Nocciolini di Canzo” mentre su enormi griglie cuocevano decine di salamelle ed ovunque si respirava l’allegria di un’insperata gioranta di sole. Formaggi, salumi, miele: i prodotti del nostro terriorio facevano bella mostra sotto i piccolo gazebo mentre i CAI avevano preparato cartelloni con foto ed itinerari delle nostre montagne.

Bello, una bella festa!

Saluto i CAI di Calco e Oggiono che si stanno dando un gran da fare per dar vita al Parco Monte di Brianza:  è un buon progetto e per chi volesse saperne di più questo è il loro Blog (MonteBrianza).

Nota d’interesse: la vetta del Cornizzolo ieri era stracolma di ragazze, tutte giovani tra i 18 e 25 anni che accaldate per la salita si godevano il primo sole di primavera in pantaloncini e maglietta, sorridenti dopo la lunga camminata e felici di essere parte della festa. Di ragazzi, invece, non ce ne erano molti ma quei pochi presenti erano decisamente felici: forse è anche per questo che ho sempre preferito la montagna…

Per la discesa, sempre direttissima perchè avevo promesso a Bruna di essere di ritorno presto, ho scelto la val di Tenura puntando verso Gajum passando dal Ceppo dell’Angua.

Davide “Birillo” Valsecchi

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Salita 

Distanza totale: 5,99 km
Durata totale: 1:54:41
Durata in moto: 52:06
Velocità media: 3,14 km/h
Velocità media in moto: 6,90 km/h
Velocità max: 10,80 km/h
Altitudine min: 431 m
Altitudine max: 1286 m
Dislivello: 982 m

Discesa 

Distanza totale: 6,09 km
Durata totale: 1:08:36
Durata in moto: 51:06
Velocità media: 5,32 km/h
Velocità media in moto: 7,15 km/h
Velocità max: 9,72 km/h
Altitudine min: 419 m
Altitudine max: 1156 m
Dislivello: 254 m

Il Triangolo Lariano e le sue montagne

Il Triangolo Lariano e le sue montagne

Il Triangolo Lariano, o penisola Lariana, è dove sono nato e cresciuto: un territorio di montagna circondato dal Lago di Como e dai laghi minori. Uno spazio unico che, racchiuso nell’immaginario triangolo tra Como, Lecco e Ballagio, sale dalle ghiaiose sponde del lago fino alla verdeggiante vetta del San Primo.

Nel cuore di questo triangolo scorre il solco della Vallassina e nasce il Lambro che da qui fluisce verso sud e la pianura fino a raggiungere il Po dopo oltre 130 chilometri.

La morfologia del territorio e le sue montagne sono tali da rendere spesso i Comuni che compongo questa regione difficilmente legati tra loro: ad esempio i paesi della costa ovest, come Nesso e Lezzeno, o alcuni  paesi di montagna, come Zelbio e Veleso, sono più facilmente raggiungibili percorrendo la strada costiera, la provinciale Lariana SS583, che attraverso la Vallassina e la SP41. Oltre a questo il territorio del Triangolo Lariano è stato suddiviso dal 1992 tra la Provincia di Como e la Provincia di Lecco.

Attraverso le  montagne è possibile raggiungere questi paesi percorrendo dorsali e vallate spaziando su un’ampissima gamma di itinerari: spesso il modo migliore di godere di questo territorio è proprio partire dal lago, usufruendo del servizio traghetti, per inalzarsi sulle sue vette raggiungnedo gli alpeggi ed i numerosi rifugi presenti.

Il gruppo montuoso della Catena del Triangolo Lariano, sotto gruppo delle prealpi Comasche, si trova tra le Alpi Orobie ad oriente e le prealpi Luganesi e le Alpi Lepontine ad occidente.

Sul nostro territorio si distinguono cime che sono di riferimento per i sotto gruppi che formano la Catena. Eccole, in ordine di altitudine, le principali cime oltre i 1000 metri di quota: il San Primo (1.682 m), il Palanzone (1.436 m), i Corni di Canzo (1.373 m), il Bollettone (1.317 m), il Rongaglia (1297 m), il Moregallo (1.276 m), il Monte Rai (1.261 m), il Cornizzolo (1.241 m), il Boletto (1.181 m), il Nuvolone (1.079 m), l’Oriolo (1.076 m), il Barzaghino (1.068 m) e Megna (1050 m). Tra le più piccole merita menzione, per la sua posizione isolata, il Monte Scioscia (950 m).

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Panoramica della Catena del Triangolo Lariano dal Monte Croce (foto Stefano Caldera):
Davide “Birillo” Valsecchi

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