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Menaresta: la sergente del Lambro

Menaresta: la sergente del Lambro

Ivan e Alifa alla Menaresta
Ivan e Alifa alla Menaresta

Ieri è venuto a trovarmi da Milano il mio buon amico Ivan accompagnato dal suo inseparabile dobermann: la giovane ed ormai non più così piccola Alifa.

Ivan è un addestratore di cani  professionista ed è incredibile il rapporto, la complicità e l’obbedienza che è riuscito ad instaurare con il suo cane: è sempre un piacere andare a spasso con loro due.

Il tempo ieri sembrava trattenere le nuvole ed il cielo sembrava accumulare la pioggia tra gli sprazzi di sole: non avrebbe piovuto e questo bastava per darci l’opportunità di una piccola escursione.

Ivan, Lele, Alifa ed Io ci siamo avventurati su per la Vallassina a bordo di una Mini Cooper Station Wagon adeguatamente riadattata al trasporto cani.

Emuli di Austin Powers siamo saliti a Barni, a Magreglio e su per i tornanti verso Pian Rancio. Era tanto tempo che non passavo da quelle parti e sono rimasto sorpreso da come abbiano trasformato la zona. I sentieri sono ben curati, sono presenti molti pannelli inforamativi e sono stati attrezzati spazi per il campeggio e per il pic-nic, vi è persino una lunga serie di barbecue in sasso per le grigliate: a pasquetta quell’angolo quieto di bosco doveva essere una specie di bolgia infernale!!

Il “downshifting“, la volontaria semplificazione della propria vita professionale, rende decisamente il portafoglio leggero ma permette di godersi spazi che altrimenti sarebbero sofraffollati e quasi inagibili e così, visto che Ivan è di Milano, l’ho accompagnato a visitare la sorgernte del Lambro: la Menaresta.

Tutta l’area, per via delle grotte e della sorgente, era popolata anche in tempi primitivi e non è raro trovare incisioni rupestri sia negli anfratti che fungevano da riparo che sui grandi massi erratici presenti: la Pietra Luna, il Sasso Lentina ed il Buco della Pecora non sono infatti molto distanti dalla Menaresta.

Qui nasce il Lambro che poi attraverserà tutta la Vallassina raggiungendo dopo 130Km il Po nei pressi di Lodi. La caratteristica curiosa da cui deriva il nome “Mena-Resta” è data dall’intermittenza di flusso della sorgente: l’acqua infatti sgorga tutto l’anno ma osservandola ci si può accorgere come il flusso non sia costante ma si riduca ed aumenti con una certa regolarità.

“Ad ogni otto minuti all’incirca la sorgente fa un sensibilissimo aumento, e se n’ode l’interno romorio. Dura circa tre minuti l’accrescimento, e cinque il decrescere. Ivi comincia propriamente il Lambro” – scriveva Carlo Amoretti già nel 1794 nella sua guida “Viaggio da Milano ai tre Laghi”.

Tale caratteristica è legata alla natura carbonatica delle rocce presenti della zona, soggette a fenomeni carsici superficiali e sotterranei. Le variazioni di portata della sorgente Menaresta sono determinate dalla presenza di una cavità carsica sotterranea nella roccia dolomitica, collegata all’esterno per mezzo di un condotto a forma di sifone rovesciato.

In questo vano, che fa da serbatoio, si raccoglie l’acqua circolante nella roccia circostante, molto permeabile, attraverso delle fessure di alimentazione. Quando il livello d’acqua nella cavità raggiunge una certa altezza, corrispondente al gomito del sifone, l’acqua comincia a defluire copiosa. La sorgente aumenta così di portata, fino a che il livello dell’acqua nella cavità scende sotto il livello di uscita: da questo momento la portata si riduce fino a quando l’acqua non avrà riempito nuovamente il serbatoio.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ecco il breve percorso che da Piano Rancio Porta alla Sorgente:
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I Flaghéé a Cremona con Annibale Volpi

I Flaghéé a Cremona con Annibale Volpi

Sotto il ponte di Cremona
Sotto il ponte di Cremona

Qualche giorno fa mi ha scritto Annibale Volpi inviandomi una delle foto che ci scattò durante il nostro passaggio a Cremona. Annibale era venuto da Armando, presidente del Club Voga Veneta di Cremona, per conoscere i due che erano venuti giù dal Lago attraverso l’Adda. Era entusiasto del nostro viaggio!!

Annibale Volpi
Annibale Volpi

Annibale è una persona incredibile e per descriverlo voglio usare alcuni stralci di giornali, tra cui il Corriere della Sera, che lo descrivono mentre racconta della marea nera che dal Lambro minacciava il Po: «A raccontare il fiume c’è ancora Annibale Volpi, che lavorava alla conca prima di Gallini. È uno a cui il Po scorre nelle vene e a volte fa l’effetto del vino. Un bambino fluviale di quasi settant’anni che nel 1979 ha catturato una trota, sì proprio una trota, di 1,9 kg sotto lo sbarramento di Isola Serafini: “perché qui l’acqua cade e c’è la corrente, l’ossigeno che serve alle trote. E non era una mormorata scesa dall’Adda, era proprio una trota del Po…»

Il Corriere della Sera raccontando la notte del disastro chiosa così: “Annibale Volpi, 72 anni, si è messo lì, da subito, da pensionato, da osservatore, da soldato, vicino alla grande diga della centrale Enel di Isola Serafini. Ci ha lavorato quasi mezzo secolo, in centrale, sa bene che la diga è l’ unica vera muraglia tra la sorgente e il mare”

Il mondo è incredibile alle volte, senza nemmeno saperlo eravamo uniti dalle invisibili strade del destino: attraverso l’Adda avevamo unito il Lario al Po ma il nostro legame, essendo di Asso, ci accumunava anche per il Lambro e per i suoi problemi: noi a monte, lui a valle del disastro del Febbraio 2010.

Già perchè il Lambro, il fiume che attraversa tutto il nostro piccolo paese e che nasce alla Menaresta, più a valle perde la sua bellezza e trascina verso il mare la sua terribile nomea di fiume più inquinato d’Italia. Oggi volevo ringraziare Annibale e scusarmi al contempo con lui perchè il nostro fiume, a noi tanto caro, purtroppo non è un buon ambasciatore della nostra gente.

L’anno scorso, ad Agosto, avevo realizzato un piccolo filmato risalendo il Lambro che scorre nel territorio Assese.  E’ stata quella giornata ad ispirarci l’iniziativa dei Flaghéé ed oggi, per ringraziare dell’ospitalità che ci è stata data a Cremona, vorrei riproporlo mostrando come il Lambro possa essere un “buon” fiume.

Ho sempre pensato che quelli nella bassa, quelli che lo imbrattano ed inquinano, in fondo meritassero un fiume morto e ammorbante come diviene il Lambro: loro è la colpa, loro le conseguenze. Solo ora mi rendo conto che è la gente del Po a pagare, ingiustamente, il prezzo più alto. Il fiume ci mostra come tutto sia legato e come le nostre azioni rieccheggino sempre più lontano come cerchi sull’acqua.

Mi dispiace Annibale: a monte e a valle del Lambro cercheremo di aiutare il nostro fiume e tutte le “acque” a cui è legato.

Davide “Birillo” Valsecchi

Risalendo il Lambro

Risalendo il Lambro

hqdefaultViviamo in un territorio ricco di fiumi e laghi e l’acqua è un elemento che  caratterizza la nostra zona. Quest’anno il concorso fotografico di Asso è dedicato proprio alla magia dell’acqua e così mi sono deciso a riabilitare l’immagine del fiume che attraversa tutta la nostra Asso: il Lambro.

Da Scarenna alla Valle dei Mulini lungo il fiume. Mi sono serviti 3millimetri di muta e gli scarponi per passar fuori dall’orrido di Ponte Oscuro ma ne valeva la pena. Lo chiamano il fiume più inquinato d’Italia ma il suo nome, qui da noi, significa ancora “Acqua Chiara”.

Ognuno ha il Lambro che si merita… questo è il nostro!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Ps. Il maialino si chiama Birillo!!

Lambro: volontari ancora in azione!!!

Lambro: volontari ancora in azione!!!

Un angolo del Lambro nei pressi di Ponte Oscuro
Un angolo del Lambro nei pressi di Ponte Oscuro
Dettaglio del vecchio canale
Dettaglio del vecchio canale

Continua l’incessante opera dei volontari nella valle del Lambro nei pressi dell’Orrido di Ponte Oscuro. Le squadre, impegnate con gru e motoseghe, stanno eficacemente ripulendo le sponde dalle piante che ormai ne impedivano l’accesso.

La posizione impervia del fiume rende difficoltose le operazioni ma già ora emergono dalla vegetazione angoli spettacolari come quello che potete ammirare nella foto qui sopra. Io non sono un gran fotografo ma posso garantivi che la gola di Ponte Oscuro è veramente suggestiva.

Nel mio girovagare ho trovato il vecchio canale che convogliava l’acqua dal fiume fino alle vecchie filande e alle piccole attività che ricavano la forza dal fiume per attivare i propri macchinari. Nella foto piccola potete vedere una parte di questo canale, ormai inutilizzato ed asciutto che corre lungo la riva del fiume.

Attualmente è ancora pericoloso avventurarsi in quella zona. Una parte del canale, che attraversava il fiume grazie ad un vecchio ponte, è franata impedendone il passaggio e tutta la condotta non è da considerarsi come messa in sicurezza.

Tuttavia il luogo è magnifico e credo che i volontari riusciranno a riportare di nuovo alla luce i vari canali e chissà, con un po’ di fortuna potrebbero essere trasformati in una passeggiata panoramica sull’orrido. Sò che il Comune è sempre più interessato a valorizzare l’Orrido ma in queste cose serve sempre molta pazienza e perseveranza.

Speriamo, una passeggiata romantica sull’Orrido di Ponte Oscuro è qualcosa che può essere molto piacevole. Volontarie per un test?

by Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
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