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L’Africa vera la raccontano in dodicimila su Internet

L’Africa vera la raccontano in dodicimila su Internet

Noi di BlogGiornalismo abbiamo compiuto un viaggio molto speciale, un viaggio virtuale in… Africa! È stata un’esperienza unica! Con Davide Valsecchi e Enzo Santambrogio abbiamo incontrato Marco Pugliese, che ci permesso di postare dieci domande sull’Africa a dodicimila persone del portale African Voices. Una buona occasione per verificare conoscenze e pregiudizi e per ricavarne un’intervista non priva di sorprese. Leggete un po’ le risposte, vi sorprenderanno.

L’Africa e le guerre, com’è la situazione?
Non ci sono tanti Paesi in guerra in Africa, in molti ci sono rivolte spesso troppo ampliate dai giornali per far notizia. Ci sono però molte lotte per migliorare la propria vita come la primavera araba, quelle in Burkina Faso, in Guinea Bissau, in Marocco. Proteste che, spesso, vengono soppresse nel sangue dei protestanti. L’Europa non ne parla perché gli interessi non ci sono. Mettiamoci anche la situazione drammatica dei diritti umani calpestati in Congo, in Zimbabwe, in Costa d’Avorio. I popoli affrontano queste rivolte con la speranza di una forma di libertà e democrazia che spesso si antepongono a governi che non hanno nessuna obiettiva volontà di affrontare (vedi Libia).

• L’Africa ha un’agricoltura povera e il sottosuolo è ricco di materie prime, ma così i Paesi non crescono mai?
Il popolo si ribella, ma la repressione economica e fisica sono sempre molto persuasive. Si arricchiscono molto Usa e Europa, ma e negli ultimi anni sono arrivati Cina, Russia, India e Arabia, Australia e la stessa Sud Africa.

Ci spiegate qualcosa sul problema della fame in Africa?
L’Africa vive 50-60 anni indietro all’Europa anche se la situazione è abbastanza differente dalle notizie dei media. Difficile vedere bambini morire di fame. C’è una grande povertà, un malessere diffuso che contrasta con le grandi ricchezze africane. Bisognerebbe leggere i giornali africani per farsi davvero un’idea più obiettiva. Se parlate con un africano vi dirà sempre che meglio essere povero in Africa che in Europa, e ha ragione!

L’Africa deve fare i conti anche con l’aids, come?
La popolazione ha più paura di contrarre la malaria che è la malattia che uccide di più in Africa, poi vengono l’Aids e il cancro, quest’ultimo spesso sconosciuto. Ci sono popolazioni che non hanno accesso all’informazione e questo diffonde la malattia.

Un tema molto attuale è quello dell’immigrazione clandestina dall’Africa…
Chi emigra lo fa per migliorare le proprie condizioni di vita. Molti si lasciano ammaliare dal sogno di un’Europa ricca, vista magari in tv e poi finiscono per ricredersi perché non è solo una questione di ricchezza, ma anche di cultura.

Di solito non pensiamo all’Africa come continente pieno di città, invece esistono, vero?
Sì, e crescono a ritmi elevati e non hanno nulla da invidiare a quelle europee, sia per la modernizzazione che per bellezza, ma anche caos, traffico, criminalità, globalizzazione. Prima di noi sono città multietniche e multireligiose, spesso con altissimo tasso di tolleranza. Eppure c’è ancora un grosso divario tra chi vive in città e chi nei villaggi. Le tribù o meglio le etnie sono molte e a volte molto differenti, ma la cultura di ogni popolo viene sempre portata con sè.

Il Sud Africa e la segregazione razziale, esistono ancora?
Sì, meno verso i neri, più verso i bianchi. La fine dell’apartheid verso i neri ha suscitato in loro voglia di riscatto e vendetta e questo suscita molte discussioni con i boeri che spesso finiscono male. La preoccupazione è la morte di Mandela che potrebbe causare una guerra civile dei neri contro i bianchi, come accaduto in Zimbabwe.
bloggiornalismo.scuoleasso.it

L’articolo è stato pubblicato su LaProvincia di Como del 10/05/2011, qui trovate l’originale, ed è stato realizzato in piena autonomia dai piccoli studenti delle Scuole Medie di Asso che, nonostante l’età, hanno saputo confrontarsi con tematiche e problematiche spesso difficile da comprendere appieno anche per gli adulti: bravi!

Ladakh2009: Asso su «Il Giorno»

Ladakh2009: Asso su «Il Giorno»

La giornalista e blogger Paola Pioppi ha realizzato un articolo di presentazione sul nostro imminente viaggio in Ladakh. L’articolo, che si è guadagnato un’intera pagina, è stato pubblicato Sabato 11 Aprile 2009 su Il Giorno.

Riporto qui la prima parte dell’articolo:

Enzo e Favide - foto by Cusa

Alla scoperta del Ladakh ignoto

Due comaschi in partenza per la Terra degli alti valichi
—ASSO—È la «Terra degli alti valichi», versante occidentale della catena Himalayana. È il Ladakh tibetano, che Mao Zedong escluse dai suoi interessi di espansione territoriale della Cina, protetto dal massiccio del Karakoum che lo separava dall’India e dal Pakistan, del tutto irraggiungibile e isolato nei periodi invernali. Un territorio difficile, collocato a un’altitudine media di 4500 metri, che tra il 4 maggio e il 24 luglio sarà percorso da un artista e un escursionista di Asso.

Enzo Santambrogio, scultore di professione e fotoreporter per passione, con alle spalle reportage in Russia, India, Africa, Asia, Stati Uniti ed Europa, sarà al fianco di Davide Valsecchi, che fu il componente più giovane della spedizione che nel 1999 conquistò e battezzò Cima-Asso, una vetta a 5100 metri di altezza in Pakistan.
Per questa spedizione, organizzata da mesi, hanno trovato una serie di sponsor disposti non solo a sostenere le spese, ma anche a mettere a disposizione attrezzature e strumentazioni tecniche, come i telefoni per comunicare l’avanzamento della spedizione.

«La prima meta – spiegano Santambrogio e Valsecchi – era il Kailash, una montagna sacra nel cuore del Tibet Cinese. Purtroppo questo viaggio è stato vanificato dalla difficile situazione politica del Tibet, il cui accesso è stato proibito da marzo scorso».

Così la destinazione si è spostata più a nord, in una zona del Tibet che ora è amministrata dall’India, il Ladakh.Una regione ancora tutta da scoprire, inaccessibile fino al 1970, che solo da pochi anni concede agli stranieri di entrare. La zona montana popolata da buddhisti tantrici, arroccati nei monasteri completamente isolati da tutto, verrà ritratta da Santambrogio in decine di Polaroid, pellicole dallo scatto istantaneo ormai introvabili.

I monasteri sono spesso ornati da bandierine colorate che diffondono al vento i mantra, le preghiere dei monaci. Per questo dall’Italia arriveranno le bandiere realizzate dagli studenti dell’Istituto Carcano di Como:
«Abbiamo cercato – spiegano Valsecchi e Santambrogio – di coinvolgere il mondo tessile di Como, affinché realizzasse delle preghiere di stoffa in stile tibetano, realizzate con la cultura e l’arte comasca. Così settanta ragazzi del setificio stanno preparando una decina di bandiere, ed anche Riccardo Borzatta, il poeta comasco, che scriverà una preghiera in dialetto da portare con noi in spedizione. Il senso di tutto questo è portare le preghiere di Como nel vento dell’Himalaya».

La consegna al vento di queste bandiere con le loro preghiere, ha un simbolismo che si discosta dal solo messaggio religioso: secondo la tradizione tibetana il vento, facendole sventolare, porta in tutto il mondo i buoni pensieri e gli auspici positivi. Si tratta di preghiere che non hanno lo scopo di celebrare la fede verso Dio, ma di promuovere sentimenti di pace, compassione, forza e speranza in tutto il mondo: un beneficio per tutti gli esseri viventi.

Paola Pioppi su Il Giorno del 11 Aprile 2009

Non possiamo che ringraziare Paola Pioppi per l’attenzione che ha mostrato per il nostro viaggio, Paola è un ottima giornalista e scrittrice, potete trovare le sue interviste ed i suoi viaggi pubblicati nel blog da lei curato:
http://senzaunadestinazione.blogspot.com/

Qui potete scaricare l’articolo completo in formato PDF: Articolo Il Giorno

By Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
LaProvincia: Tibet vietato, cambio di rotta

LaProvincia: Tibet vietato, cambio di rotta

Ladakh mani walls

Confesso che alle volte mi guardo indietro e resto stupito di come sia stato possibile coinvolgere tante persone, i ragazzi del setificio, la gente in paese, gli amici su Facebook, chi ha visto le interviste ad Espansione Tv o gli articoli sui quotidiani e sulle riviste o chi ha scoperto il nostro sito e si è appassionato alla nostra storia.

Quando abbiamo deciso di partire eravamo solo Enzo ed io, ora siamo in tanti ed è emozionante il supporto che ci stanno dando i nuovi ed i vecchi amici. Non possiamo che ringraziarvi!!!

Mara Cavalzutti, giovane giornalista assese, ha scritto un articolo pubblicato su LaProvincia in cui descrive il nostro cambio di rotta e la nuova destinazione del nostro viaggio. Eccovi il suo articolo:

Alpinista e fotoreporter adesso puntano al vicino Ladakh. Il Tibet vieta l’ingresso agli stranieri: Enzo Santambrogio e Davide Valsecchi, cambiano rotta, ora puntano a raggiungere il Ladakh, il ‘Piccolo Tibet’.
«
Purtroppo, a causa delle tensioni tra Tibet e Cina – spiega Valsecchi -, i nostri referenti ed i contatti con le autorità cinesi ci hanno comunicato che, per gli stranieri, l’accesso al Tibet cinese sarà vietato per tutto marzo e le autorità valuteranno quando e se riaprire tale accesso».
Anche il pellegrinaggio al sacro monte Kailash, meta iniziale del fotoreporter e dell’alpinista assesi, non sarà facile da portare a compimento per nessuno.
«Enzo ed io – continua Valsecchi – siamo comunque intenzionati a partire per il nostro viaggio e portare avanti i progetti correlati: l’audiolibro coi suoni del Tibet, il documentario e la consegna al vento dell’Himalaya delle preghiere di stoffa  realizzate in collaborazione coi ragazzi del setificio di Como. Per aggirare gli impedimenti, abbiamo dovuto pensare ad una nuova meta: il Ladakh, il ‘Piccolo Tibet’, una regione arroccata tra le montagne, poco più a nord del Kailash, ma in territorio indiano proprio al confine con il Tibet cinese».

Quando hai tante persone che ti seguono non puoi che continuare a spingere per andare avanti!!

By Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
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