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In diligenza con Stendhal

In diligenza con Stendhal

La vecchia diligenza
In diligenza

[Tiziano Casartelli] Una delle trasformazioni più profonde compiute dall’età moderna è quella dei trasporti, della ferrovia prima e della motorizzazione privata poi; Una rivoluzione che in pochi anni ha reso possibile spostamenti di massa, determinando il moltiplicarsi dei trasferimenti quotidiani.

Sino agli albori dell’età contemporanea il viaggio era invece un’occasione rara, estenuante a causa delle condizioni in cui avveniva e limitato a ristretti gruppi di persone.

All’inizio del XIX secolo vennero istituiti i primi servizi di diligenza fra il capoluogo lombardo e le varie città della regione; servizi che si irradiavano per Como, Lecco, Bergamo, Asso, Varese, lungo le principali arterie della Brianza.

Ne fece menzione Stendhal nel suo Giornale di viaggio in Brianza, annotato nell’agosto 1818: «C’è due volte alla settimana la diligenza da Milano a Oggiono – precisa lo scrittore francese – il venerdì e il martedì, alla Corona».

Favoriti dalle migliorate condizioni delle strade e, dopo i furori napoleonici, dalle più stabili condizioni politiche, gli spostamenti cominciarono a divenire, seppur per pochi, una graduale consuetudine.

«L’interna comunicazione di un comune con l’altro molto bene venne provveduta in questi ultimi anni con comode strade ben conservate e mantenute» riferiva Carlo Annoni, prevosto di San Paolo e storiografo del Canturino, nel 1835. Alcuni decenni prima, nel 1794, in un periodo in cui le comunicazioni avvenivano principalmente per via lacuale, l’abate Carlo Amoretti poteva osservare: «Se per qualche combinazione convenisse da Como andare a Lecco per terra, o vero se piacesse vedere quello che noi chiamiamo Brianza o Pian d’Erba, che reputansi le più deliziose situazioni delle nostre ville, si troverà una strada comoda con viste piacevoli».

Ancora Stendhal ci fornisce un’appassionata testimonianza sul grado di ospitalità offerta al viaggiatore romantico da locande e osterie della zona. Dal suo resoconto, per certi versi intrigante, appare una regione in grado di offrire un’accoglienza sobria ma confortevole, in grado di soddisfare le esigenze del “tourista” alla ricerca degli aspetti pittoreschi della regione, piuttosto che delle comodità e del lusso.

Come molti viaggiatori stranieri Stendhal amava appassionatamente l’Italia, ma Milano e la Brianza in modo particolare: «Le colline più belle del mondo, boscose e poco elevate» ebbe a scrivere a proposito dei colli di Inverigo. Del resto, già nel 1812 aveva confidato a un amico: «L’avidità di vedere che avevo un tempo si è del tutto estinta; dopo che ho visto Milano e l’Italia, tutto quello che vedo mi ripugna per la grossolanità».

Il viaggio, ma anche un breve tragitto, richiedeva comunque un notevole dose di sforzo fisico, perseveranza e tolleranza verso gli imprevisti, come riferisce Ugo Foscolo in una lettera del settembre 1813. Da Menaggio «per certe montagne di Porlezza e d’Intelvi, nidi di Ciclopi, andai camminando mezzo a piedi mezzo sul dorso orizzontale di un mulo, per due lunghi giorni, e giunsi a Erba, sul lago di Pusiano. Giunsi poi a Milano come un ufficiale ch’esce dall’ospedale, sopra un tristo biroccio, tutto arso dalla polvere, dalla stanchezza e dal sole».

I tempi della ferrovia erano ancora lontani e le modalità e i tempi degli spostamenti erano gli stessi descritti più di cinquant’anni prima da Pietro Verri nel resoconto del suo trasferimento da Milano a Vienna: «Non ho potuto giungere a Vienna – scrisse l’illuminista milanese – se non il nono giorno di viaggio, e vi sarei giunto assai più tardi se non avessi sacrificate quattro notti». A parte alcuni spiriti avventurosi la pratica del viaggio era generalmente limitata ai brevi tratti che carrozze e diligenze potevano percorrere in alcune ore.

La villeggiatura, che la “buona società” milanese cominciava a praticare con una certa continuità, aveva luogo nella regione collinare e lacuale lombarda, distanti dalla capitale lombarda non più di trenta, quaranta chilometri.

Tratto da un articolo di Tiziano Casartelli trovato sul web

Tex “Aquila della Notte” Willer

Tex “Aquila della Notte” Willer

Tex Willer ed i suoi Pards
Tex Willer ed i suoi Pards

Quando ero bambino in casa mia i fumetti di Tex erano chiamati “La Cultura”, era impensabile andare in vacanza senza una buona scorta di albi, ristampe e raccolte da leggere sul terrazzo fuori la veranda, aspettando il pranzo dopo essere tornati dal bosco in cerca di funghi nella calura estiva.

Tex Willer, che ha più o meno una quarantina d’anni, tiene banco con la sua storia nelle edicole da oltre 67 anni ed ormai è un icona, un piccolo grande maestro il cui pensiero ha attraversato le generazioni di questa nostra distratta Italia quasi immutato.

Assomiglia al “Grinta” di Jhon Wayne ma ha una grandezza ed un umanità inarrivabili. E’ un “bianco” ma non un Texano razzista, un ranger che si batte per la legge dello Stato ma anche orgogliosamente a capo di una tribù di pelle rossa e spesso ricopre il ruolo di grande mediatore sia tra le tribù che con il governo. Rivoluzionario e reazionario allo stesso tempo, è dotato di una personalità gigantesca, un uomo profondamente radicato nel mondo che lo circonda, pronto tanto alla pace quanto allo scontro.

La legge è al di sopra di tutto ma al di sotto di ciò che lui considera giustizia, la legge è la regola ma, caricandosi il peso delle proprie responsabilità, ci si può spingere oltre. Ogni uomo è padrone del proprio destino e decide la propria strada, a qualunque costo e pagando il prezzo pieno delle proprie azioni.

Questo sconvolge di Tex: è il più pacifico ammazzasette in circolazione eppure rimane sempre e comunque una persona universalmente considerata buona o quanto meno giusta. E’ vero, lui uccide simbolicamente idee più che persone vere ma il suo approccio, anche quando moderato, è limpidamente diretto ed accettato. Questo perchè la sua figura si muove in un mondo violento,  in rapido cambiamente e lui, sebbene mai malinconico o affranto, emerge da un passato di sofferenza e tragedia affrontando il proprio presente con la decisione di chi può solo andare avanti.

Tex ha perso la moglie, ha perso il padre, ha perso il fratello. Sebbene poco noto prima di diventare un ranger aveva abbandonato il ranch di famiglia litigando con il fratello,  si arrabbattava come poteva e, prima di sposare l’amata indiana che diede alla luce suo figlio, era spesso ricercato come fuorilegge per essersi fatto giustizia da solo. Tex non ha una casa, non ha più radici se non quelle forti con il villaggio che lo considera capo. Passa la vita come un vagabondo battendosi per la propria patria, il governo, e la propria nazione, quella Navajo.

Eppure non è uno di quegli eroi moderni, decadenti, distrutti dalla sofferenza, sconfitti dalla vita e quindi pronti ad immolarsi per la causa nella scena finale solo per sentirsi accettati. Tex ride, si fa un paio di birre, si fuma una sigaretta dopo una bella bistecca ed è pronto a sifdare nuovamente le fiamme dell’Inferno. Questa è la grandezza assoluta di Tex: lui è convinto ancora di poter vincere, di poter far trionfare i suoi ideali.

Eppure noi sappiamo come diverrà l’America, che fine faranno i pelle rossa e quanto lontano dall’imminario del “ranger” diverrà il mondo ma nonostante questo ancora crediamo in Tex, forse meno illusi, ma è impossibile non voler bene a quel “Satanasso”. Forse il mondo avrebbe potuto essere diverso se Tex fosse esistito, se una squadra di amici, i Pards, si fosse battuta per la cosa giusta. Chissà.

Quello che è certo è che Tex, sebbene nato in Texas, pensa all’italiana e la sua morale, la sua etica e la sua visione del mondo sono radicate nella nostra. Gli americani hanno il “Grinta” ma le differenze sono notevoli!!

Un altra figura del Far West che mi ha sempre affascianto e che purtroppo oggi è spesso dimenticata è Jack Crabb, il fantastico personaggio interpretato da Dustin Hoffman in {it:Piccolo_grande_uomo|”Piccolo Grande Uomo”}, un film che andrebbe visto molto più spesso. Hoka Hey! Oggi è un buon giorno per morire!

Davide “Birillo” Valsecchi

Asso: come eravamo

Asso: come eravamo

Ponte di Santa Marta
Il Ponte di Santa Marta

E’ incredibile la quantità di tempo che passo al computer attaccato ad Internet. Ogni tanto mi domando come possa conciliare tutte le attività fisiche che conduco con il fare da scribacchino tecnologico che ho preso in questi anni.

Forse è proprio perchè sono in grado di gestire questa strana alchimia che mi è stato possibile essere in Internet anche a 5000 metri  in Himalaya (heheheh!! montagnino informatico FTW!!).

Tuttavia qualche buon risultato lo ottengo,  qualche volta vado a pesca nella rete e qualche giotto pesciolino lo prendo!!

Ecco la cattura di oggi: cartoline di Asso ad inizio secolo.

Ho trovato un sito molto interessante, http://gens.labo.net/, che ha raccolto le cartoline d’epoca di tutta Italia e, nei suoi archivi, ho trovato anche un buon numero di cartoline della nostra cittadina.

Qui potete trovare quelle che sono riuscito a raccogliere. Non sono molto grandi perchè è stato reso pubblico solo il formato ridotto ma possono di sicuro testimoniarci come era Asso agli inizi del secolo.

Davide “Birillo” Valsecchi

I “Crotti” di Valbrona

I “Crotti” di Valbrona

Valbrona
Valbrona

Valbrona è un piccolo comune separato da Asso solo dalla “tagliata”, la strada scavata attraverso una collina sotto il “Dosso” realizzata nel tardo dopoguerra insieme alla nuova provinciale.

Nonostante si affacci sul Lago di Como solo per la piccola scogliera “Ceppo Palazzolo”, Valbrona, ha un’incredibile tradizione turistica che la rende uno dei paesi più frequentati dell’estate. Io per primo a Maggio, quando ho una mattinata libera, vado a fare colazione nei suoi baretti del centro e mi godo quella strana atmosfera prima di andare a farmi una nuotata sotto Onno.

Non so cosa sia, forse saranno i negozzi con i salvagenti ed i canotti colorati appesi in strada a darmi quella senzione “da riviera” . Ci si sente un po’ come in vacanza al mare sebbene si sia semplicemente scollinato.

Sabato c’è stata una grande festa, alla sua terza edizione, che ha riscosso un grande successo di affluenza attirando molti entusiasti turisti: I Crotti di Valbrona.

Era possibile visitare il paese addobato a festa degustando i cibi tradizionali offerti nei vari “crotti”. Una serata piacevole che è cominciata già alle due del pomeriggio ed è finita all’una con i fuochi d’artificio.

Mi piace Valbrona, sta raccogliendo i frutti di un lavoro appassionato cominciato parecchi anni fa. E’ un piccolo paese che vanta una solida società sportiva, una palestra di roccia e si lancia in attività ricreative e culturali tra le più disparate: dalle motociclette alle competizioni di Soft-Air passando per le simulazioni militari alle più tradizionali feste di paese. Bravi!!

Sorprendentemente ho scoperto che il nome Valbrona non deriva da  “valle bruna” o “valle scura” come si sarebbe portati a cerdere, infatti Valbrona, che gode in un ottima esposizione al Sole e del panorama della Grigna, deve il suo nome ad un antica espressione celtica, il popolo che visse nelle nostre zone prima dei romani: “Wald Brom“, sorgente del bosco. Mi piace Valbrona.

Davide “Birillo” Valsecchi

La Settimana del Paesaggio

La Settimana del Paesaggio

La settimana dal 22 al 30 Agosto vede coinvolta la nostra Asso in un iniziativa promossa dall’Associazione Nibbio e dall’Universitè d’etè, un organizzazione nata nel 2008 sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica per la valorizzazione delle zone rurali nelle cittadine in crescita.

Il tema principale di queste iniziative è “la città avanza, la campagna arretra: quale ruralità?”. Il progetto propone la riscoperta dei valori locali che vanno dalla Musica delle Corti di Albavilla, ai Percorsi in Brianza, alla Festa dei Cortili di Rezzago, alla Fiera dell’Agricoltura di Arosio, alla lettura dei testi degli Autori che hanno visitato il territorio (Sthendal, Gadda, Testori, ecc.) agli antichi mulini di Asso, che diventano elementi caratterizzanti i valori locali che non devono disperdersi ma essere ricordati e promossi come avviene a Strasburgo, in ambito europeo, con una similare manifestazione.

Ventitrè Comuni dell’Alta Brianza hanno aderito al progetto insieme ai parchi, Valle del Lambro e Segrino, per realizzare durante la settimana momenti d’incontro culturali, naturalistici e gastronomici all’insegna delle tradizioni e del paesaggio locale.

La nostra Asso, che gode di una millenaria fortezza e di diverse ville rinascimentali all’interno del centro storico medioevale, è stata inserita in questo contesto culturale focalizzando l’attenzione sopratutto sul Lambro, il fiume che attraversa tutto per il paese per l’intera lunghezza. In particolare ci si riallaccia a quanto scritto da Stendhal nel suo viaggio in Italia che,il 25 Agosto del 1818, visitò la nostra Asso descrivendo le bellezze della cascata della Vallategna e dell’Orrido di Ponte Oscuro nei suoi scritti.

In particolare l’attenzione è puntata sull’orrido, sulla cascata, sul restaurato lavatoio comunale e sulla valle dei Molini con il Molino Mauri ed il Molino Valsecchi. Quest’ultimo risale adirittura al 1369.

Quest’anno, a Settembre,  si svolgerà la consueta mostra fotografica che avrà come tema proprio “la magia dell’acqua“. Direi che per un paese il cui nome deriva dal celtico “acqua buona” e che è posto al centro di uno dei laghi più famosi del mondo non sarà difficile trovare soggetti interessanti.

A conferma di ciò allego un piccolo filmato realizzato risalendo, munito di muta e sacche d’acqua, il nostro Lambro dal ponte di Scarenna alla Valle dei Molini. Godiamoci la settimana “Europea” dedicata al nostro fiume, orgogliosi della nostra piccola cittadina che nasconde grandi ricchezze!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Video: Risalendo il Lambro
Video: Risalendo il Lambro
Mazzini: I doveri dell’Uomo

Mazzini: I doveri dell’Uomo

Giuseppe Mazzini
Giuseppe Mazzini

Qualche giorno fa è passato a trovarmi Cristian, ci siamo fatto un giro in canoa ed un paio di birre dopo pranzo. Lui ha seguito tutto il nostro viaggio su “Cima” , mi ha fatto i complimenti e mi ha confessato quanto lo diverta quello strano modo con cui cerco di mettere in mostra il nostro territorio.

Rideva divertito nel vedermi proclamare, mezzo stordito dalla birra, come Asso avrebbe trasformato il ruolo dell’umanità nell’Universo. Rideva perchè “Birillo”, che vive tutto come uno scontro, deve sempre avere una sfida  da affrontare ma mi ammoniva anche a non diventare la caricatura di uno spartano del lago.

Lui ha una visione della vita più contemplativa mentre io sono per l’azione: sto cominciando a diventare troppo vecchio per continuare ad aspettare che passi nel fiume il cadavere del mio nemico, non ho tutto questo tempo, piuttosto vado a “prenderlo”.

Da buon amico si è anche raccomandato di fare attenzione ad espriemere i mie giudizi perchè, espressi con la mia consueta irruenza attraverso uno spazio pubblico come “Cima”, diventano Slogan e, citando la canzone di Daniele Silvestri, “ogni slogan è fascista di natura”.

Il fascimo è male “per legge” e per questo da noi se durante una discussione il tuo interlocutore riesce a trovare qualcosa di fascista nella tua teoria hai perso, è come la “prova del 9”, un piccolo dogma del ragionamento che non può essere superato. Il problema del fascismo è che ha fatto propri un sacco di concetti positivi che vengono, purtroppo, spazzati via dal rifiuto complessivo della dotrina fascista. Ma, dannazione, in questo modo un sacco di cose buone sono diventate cattive solo per induzione!!

Così mi sono dato da fare ed ho spulciato la Wikipedia e la nostra biblioteca in cerca di un aiuto e sapete chi ho trovato? Il più grande degli alleati possibili: Giuseppe Mazzini. Uno dei Padri Fondatori della Patria, un nazionalista di fede cristiana che con le sue teorie ha saputo affascianare il mondo ed è stato considerato un maestro da esponenti di spicco come W. T. Wilson,  David Lloyd George, Gandhi, Golda Meir, David Ben Gurion, Nehru e Sun Yat-sen. Questo è un passaggio tratto da “I doveri dell’uomo” del 1860

«Colla teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l’armonia di tutti gli elementi che compongono la Nazione. Colla teoria della felicità, del benessere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell’ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendenti dall’idea d’un solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini ch’essi, figli tutti d’un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d’una sola Legge – che ognuno d’essi, deve vivere, non per sé, ma per gli altri – che lo scopo della loro vita non é quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori – che il combattere l’ ingiustizia e l’errore a beneficio dei loro fratelli, e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa – dovere di tutta la vita. »

Gentile e la dotrina  fascista hanno rielaborato la teoria nazionalista di Mazzini ed il suo slancio fino a stravolgerli ma non per questo l’idea originale è da considerarsi sbagliata. Io sono convinto che solo preservando e migliorando ciò che appartiene alla nostra cultura, alla nostra terra e alle nostre tradizioni possiamo dare il nostro contributo a tutta l’umanità. Think Local, Be Global. Se ognuno salvaguardasse l’identità e l’orgoglio del proprio paese e della propria nazione invece che i propri interessi staremmo già esplorando lo spazio con un unica umanità composta da infiniti individui diversi e fieramente orgogliosi.

Riconoscere le diversità è il primo passo per raggiungere l’ugualianza. La pace non appartiene ai deboli, è un equilibrio di forze coese verso scopi più elevati. Intendiamoci, parlo di forza interiore, di orgoglio, di aspirazione e di entusiasmo protesi verso un’obbiettivo. La pace non è nel benessere di tutti ma bensì nella cooperazione di tutti per un futuro migliore. Lo scopo è arrivare là dove nessun uomo è ancora giunto.

Ovviamente questo è il mio pensiero, la riflessione buffa di un montagnino che scartabella i libri dei grandi del passato per capire come “mettere giudizio” nel futuro. Prendetelo per il verso giusto!!

Davide “Birillo” Valsecchi

I doveri dell’Uomo Per chi volesse approfondire ho trovato l’opera di Mazzini pubblicata integralmente su Internet, un libro brutalmente attuale nonostante abbia più di 149 anni

«Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini. »(Klemens von Metternich)
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Quello che ho capito del Kashmir

Quello che ho capito del Kashmir

Kashmir
Kashmir

Il cashmere è una una fibra tessile, morbida, setosa e vellutata relizzata con il pelo della capra hircus tipica della regione Indiana del kashmir da cui ha origine il nome. Il, Karshmir, tuttavia, è tristemente noto anche per essere una regione turbolenta afflitta da conflitti interni ed internazionali.

Durante il nostro viaggio in Ladakh abbiamo passato molto tempo laggiù ed onestamente non abbiamo avuto alcun tipo di difficoltà ma si sà, il mio approccio ai problemi è piuttosto ruvido, ci sono comunque  molti aspetti da tenere presente per visitare in sicurezza quella regione.

Ho avuto occasione di parlare con molti Kashmiri, di essere intervistato da un giornale locale in lingua inglese e di farmi un idea generale sulle situazione attuale e sulle sue cause. Prima di raccontarvi quello che ho capito dovevo prima documentarmi un po’ perchè le fonti laggiù non sempre erano complete o attendibili.

Il kashmir è una regione, forse l’unica, a prevalenza mussulmana di tutta l’India ed è posta sul confine del Pakistan, una nazione che fino al 1947 era parte dell’India e che ha avuto origine proprio da spinta indipendentista della popolazione islamica durante la fondazione della repubblica indiana. Il pakistan è la seconda più grande nazione Islamica al mondo ed anche questo non è da trascurare.

Uniti sotto il dominio Britannico per tre secoli, India e Pakistan, subito dopo l’indipendenza, entrarono in guerra tra loro proprio per il controllo del Kashmir.Quando nel giugno del 1999 vi fù l’invasione da parte del Pakistan del Drass e di Kargil si sfiorò, essendo entrambi armati dell’atomica, il conflitto nucleare ({en:Kargil War}). Incredibilemente io ero a meno di 200km dallo scontro scalando Cima-Asso proprio qualche mese dopo la tregua.

Il fronte Indo-Pakistano non è l’unico su cui si affaccia il Kashmir, a nord, sul confine con la Cina ci sono altre tensioni in atto per il controllo delle zone del Aksai Chin e dello Shaksgam. Per di più lo Shaksgam è stato ceduto dal Pakistan alla Cina nel 1963 ma l’India, che era ancora in pieno conflitto con il Pakistan, non riconosce tale accordo e ne rivendica ancora il possesso. In pratica una {it:mexican standoff} tra tre colossi per un pezzo di terra desertica.

Ma se tutti si tirano la giacchetta per avere il kashmir i Kashmiri sono animati da un enorme spinta indipendentista interna che è la ragione dei numerosi scontri che spesso fanno risalire questa zona alle cronache. Il governo indiano, consapevole di questa realtà, ha incrementato al massimo la presenza militare (giustificata anche dai conflitti internazionale) ma, limitando per sicurezza al minimo la possibilità per i locali di arruolarsi, ha fatto si che lo stesso esercito indiano sia percepito come una forza d’occupazione.

Lo stesso vale per le più alte cariche politiche e burocratiche che non sono accessibili ai locali ma affidati “agli indiani”. In questo cocktail non dobbiamo dimenticare che la popolazione è mussulmana e se le cariche pubbliche sono viste come ostili la gente si rivolge alla giuda delle cariche spirituali, degli Himan e dei leader indipendentisti di natura islamica.

Ma alla fine come è questo Kashmir e questi Kashmiri? Non ho peli sulla lingua, la mia opionine sugli indiani era abbastanza esplicita, e quindi il mio giudizio positivo sul Kashmire è sincero,  tutto sommatola una terra molto bella e che ho molto apprezzato. I kashmiri non sono male come gente ma, e questi sono ma importanti, si deve tenere ben presente che sono gente mussulmana al centro di una situazione e di un conflitto molto complessi.

Se volete visitare Srinagar sarà sicuramente un ottima esperienza, il lago è meraviglioso. E’ scontato che se non volete avere problemi dovete conoscere qualcuno di fidato sul luogo, non dovete dare troppo attenzione alla presenza dell’esercito e fare attenzione ai momenti critici come elezioni o scioperi. Non è per tutti ma è abbastanza “sicuro” per essere alla portata di molti, sicuramente piacevole starsene sul lago.

Non credo che tornerò nel sud dell’India ma vedere le montagne del Kashmir d’inverno è qualcosa che mi interessa molto.Non mi dispiacerebbe tornarci. Il K2, per intenderci, è da queste parti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Riccardo Cassin

Riccardo Cassin

Riccardo Cassin
Riccardo Cassin

Riccardo Cassin
2 gennaio 1909 – 6 agosto 2009

Sono troppo piccolo per parlare dei grandi, specie in un giorno come questo.

Era nato in Friuli sul Tagliamento, un fiume ed una terra che conosco bene. Era nato laggiù più di 100 anni fà e questo basterebbe a fare di lui una persona straordinaria.

A 17 anni arrivò a Lecco e scoprì la Grigna. Da lì a pochi anni diventò uno dei più grandi alpinisti italiani e trascinatore di tutti gli appassionati di montagna della nostra zona.

In inverno tutti i grandi erano passati a salutare il Signor Cassin nel giorno del suo 100° compleanno. Dopo una vita tra le montagne più dure del mondo si è spento ieri a casa sua, ai Piani Resinelli sotto la Grigna.

Quello che possiamo dirgli è “Grazie”.

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