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Buongiorno Birillo

Buongiorno Birillo

Sono nato a Castelmarte
Sono nato a Castelmarte

Stamattina mi sono svegliato durante un sogno: ero in un videoclip color seppia dove correvo attraverso la giungla con al mio fianco Elio de Le Storie Tese che, con un microfono a forma di banana, cantava “Sono nato a Castelmarte” mentre ci inseguiva un Tirannosauro.

Ora io non so bene cosa pensare:  Elio non ha in repertorio una canzone come “Sono nato a Castelmarte” ed inoltre l’ultima volta in cui sono stato inseguito da un tirannosauro vivendo una tale disperazione nella fuga indossavo i succinti vestiti  e le formose curve di Lara Croft nella sua seconda romboante avventura  del ’95, più o meno tra l’esame di Algoritmi e quello di Programmazione.

Cosa avrà voluto dirmi il mio subconscio? Forse è tempo che mi rassegni ad accettare il fatto che “Utopia” è molto più dura da realizzare di quanto credessi e che in fondo, in questo mondo, ognuno alla fine deve pensare anche a se stesso.

Probabilmente a Settembre, dopo la prossima Missione Flaghéé, proverò a cambiare aria per un po’, ad esplorare qualche posto nuovo, a respirare più leggero.

Avrei voglia di andare in un posto interessante dove fare qualche lavoretto semplice e mal pagato ma a contatto con la gente, magari straniera: vitto ed alloggio per poter staccare la spina e raccontare storie nuove di posti lontani dimenticandosi per un po’ il peso di un futuro costantemente incerto.

Un avventura dove battersi per la propia vita e non per l’affitto. Suggerimenti?

Davide “Birillo” Valsecchi

ps. Andrebbe benissimo anche un posto come cameriere alla locanda del Puledro Impennato a Brea, lì non ci si annoia mai. In alternativa posso spostarmi sull’Alto Lago o cambiare radicalmente continente.

Gli Europe e le sviste della vita

Gli Europe e le sviste della vita

Joey Tempest - Europe
Joey Tempest – Europe

Nel lontano ’96 vivevo nella zona di Lambrate a Milano. Dividevo un piccolo monolocale con Cristian, un mio buon amico di Morbegno, e Jimmy, un argentino che si faceva vedere una o due volte al mese. Avevamo tutti poco più di ventanni e studiavamo informatica all’Università statale.

Il nostro piccolo appartamento era in un palazzo abitato solo da studenti ed era molto modesto. Vivendoci tre maschi poco più che adolescenti con un “discutibile” senso per l’ordine domestico potete immaginare quanto la nostra “bicocca” somigliasse ad un tugurio che mischiava scorci di Valtellina e California.

Cristian il pomeriggio lavorava in un’azienda informatica che collaborava con MTV Italia, la famosa rete televisiva che trasmette video musicali. Io, dal mio canto, facevo il giardiniere per le terrazze degli attici in centro: mi prendevo cura dei fiorellini di città negli appartamenti di lusso vista Duomo.

Una sera Cris rientra con una tipa, una bionda infilata in una salopette di jeans. Una femmina per casa fa sempre piacere anche se, lì per lì, non è che l’avessi trovata un gran che interessante. Per di più aveva almeno 5 o 6 anni più di noi: “Caruccia ma nulla di che” mi sono detto.

Però era molto simpatica ed alla mano, così abbiamo aperto un paio di birre e messo sù l’acqua per la pasta in quella che era la nostra “approssimativa” cucina. Era in città perchè doveva collaborare con MTV ad un programma musicale e Cristian l’aveva ospitita da noi per la notte. “Preparerà i testi o qualcosa del genere perchè in video questa proprio non rende” ho pensato tra me e me.

Parlando del più e del meno salta fuori qualcosa di incredibilmente inaspettato: era stata in giro per mezza Europa e l’aveva fatto al seguito degli Europe. Io quasi non sapevo chi fossero gli Europe all’epoca, sapevo che erano un gruppo heavy-metal straniero e che il campione sociale di sci della nostra sezione del CAI canticchiava “final countdown” per caricarsi prima della gara al Pian del Tivano. Fate voi il mio background. In realtà sono uno dei gruppi musicali più famosi ed idolatrati degli anni ’80.

“Ma che ci facevi in giro con gli Europe?” Le ho chiesto. Le mi guarda e sorride: “Io e Joey siamo stati fidanzati per quasi un anno”. Chi diavolo è Joey? Bhe alla fine capii che Joey Tempest altri non era che il cantante e front-man del gruppo. “Certo certo” ho pensato “e tu, seduta nella mia cucina sulle sedie recuperate in strada sei la ex di una rock star internazionale idolatrato da migliaia di ragazzine. Brava, bella trovata…

Complice anche la birra e quella leggere sensazione di “presa per il culo” abbiamo passato la serata ascoltando musica punk rock e ska trattandola quasi come un maschio e sfottendola come se fosse la matricola della casa. Quando il vicino, un bresciano che studiava architettura con atteggiamenti da cow-boy, ha cominciato a tirare pugni nel muro per il fracasso siamo andati a dormire e buona notte.

Io dormivo al secondo piano di un letto a castello mentre la nostra ospite al primo. Cristian aveva un letto affianco. La mattina mi sveglio e mi butto giù dal letto in mutande e me ne vado in bagno alla faccia de La Ex della Rock Star. Accendo lo stereo a manetta e preparo il caffè aspettando che Cris si trascini in cucina.

Tutta arruffata si presenta in cucina e ci dà il bacio del buon giorno. “Certo certo, tu e Joey Tempest, come no” pensavo mezzo addormentato. “Ragazzi scusate, uso il bagno per un po’, spero non vi dispiaccia”. Vai pure, mica è Lourdes quel cesso… Io e Cris ridevamo come stupidi cominciando a raccontarci stupidaggini di mattina presto. Lei ha impiegato un ora buona nel bagno. Pensavo fosse morta. Poi è uscita e quando l’ho avuta davanti ho avuto come una specie di stordimento. Nella mia mente continuavo a ripetermi: “Quella dormiva sotto il mio letto?!?”

La salopette era sparita, ora c’era un aderente vestito bianco ed un paio di tacchi alti. I capelli biondi erano leggermente mossi ed il viso, dio il viso, era strepitoso, quasi come il set di curve pericolese che mi urlavano negli occhi. “Ho dormito mentre sotto c’era quella?!?”. Una parte del mio cervello, credo quella deputata ai muscoli della faccia, ha cominciato ad insultarmi dopo essere entrata in sciopero.

Si avvicina, ci dà un bacio a testa: “Grazie per la serata e l’ospitalità ragazzi, ci si rivede ancora se torno a Milano”. Non posso escludere di aver cominciato a balbettare. Accidenti, mi sa che era davvero la ex di Joey Tempest ed io credo di essermi sentito come il fratello scemo dello scemo del villaggio!!

Quando la porta si è chiusa è sceso un silenzio inquietante. Poi Cris ha cominciato a ridere come un matto: “Vedessi la tua faccia!!” Quel maledetto sapeva, quel maledetto sapeva cosa si nascondeva in quella salopette e dormiva sotto il mio letto!! Sapeva accidenti!!

Oggi in radio ho sentito che gli Europe fanno un concerto di reunion a Milano e non ho potuto fare a meno di ricordarmi quanto grandi, enormi, giganteschi sono gli abbagli e le cantonate che uno può prendere nella vita. Ciao Ex di Joey Tempest, forse lui non si ricorda di te ma io, di sicuro, non ti ho scordata!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Sua Stranezza l’orco Birillo

Sua Stranezza l’orco Birillo

Nuccia Paredi Valsecchi
Nuccia Paredi Valsecchi

In letteratura il primo Orco compare nel poema epico anglosassone Beowulf, un opera che risale al medioevo. L’eroe, Beowulf, affronta Grendel, la sua nemesi, confrontandosi con una creatura che è l’incarnazione delle paure dell’uomo. Grendel viene descritto come un troll o come un orco.

Sir John Ronald Reuel Tolkien è colui che ci ha mostrato gli orchi come appaiono oggi nell’immaginario comune. Elfi decaduti che, corrotti nella mente e nel corpo, sono divenuti creature grottesce e deformi. Sebbene dotati di grande ingegno sono esseri violenti e selvaggi che si battono per i loro istinti, distruggere il regno degli uomini.

Ma è una scrittice italiana, Silvana De Mari, ad aver delineato la figura dell’orco così come la preferisco. Per lei gli orchi sono i bambini, i figli dell’uomo, che in tenera età sono stati venduti come schiavi alle tribù nomadi o che sono stati rapiti durante le scorrerie delle tribù guerriere. Bambini cresciuti in una civiltà senza donne e dedita solo alla guerra, dove la violenza diventa strumento di prestigio e domina la legge del più forte, del branco.

Gli orchi sono quindi uomini ed il loro aspetto spaventoso è tale perchè adornano il loro corpo con ciccatrici e con pelli animali, letteralmente appiccicando alla propria la pelle a brandelli di rettili o altre bestie in grado di accerscere il loro aspetto terrificante in battaglia.

Ma sotto quella maschera, violenta e brutale, Silvana vede ancora l’uomo, il bambino. Con una dolcezza infinita racconta come quei bambini siano diventati orchi perchè privati dell’amore, dell’affetto della loro madre. Quando Rankstrail, il protagonista de “L’ultimo orco”, comincia a ricordare la madre inizia il suo percorso interiore, fatto di battaglie e contrasti, che lo porterà a salvare il mondo degli uomini e la sua stessa umanità in un mondo violento e brutale.

“Privi dell’amore di una madre gli uomini diventano orchi”. Mi piace ed è vero.

Oggi ho incontrato mia cugina Carla. Abbiamo chiacchierato un po’ e, aprendo il portafogli, ha visto la foto di mia mamma, Nuccia, che conservo sempre con me. Qualche giorno fa, il 21 Gennaio, sarebbe stato il suo compleanno. Carla era molto affezionata a mia madre e, come sempre, ha cominciato a dare spazio ai ricordi.

“Ti chiamava ‘Sua stranezza’ quando mi raccontava quello che facevi.” Ed era vero, mia mamma è sempre stata preoccupata ed incuriosita dal mio modo di fare, dallo strano giro che fanno i pensieri nella mia testa. Era affascinata dalla strana creatura che aveva messo al mondo ed il legame che avevamo, nonostante le turbolenze, poteva essere rotto solo dal destino. Purtroppo così è stato. La nemesi che me l’ha portata via si chiama Cancro.

Ho provato a difendermi: “Ma sono migliorato, no?” Carla ha riso, credo proprio di no, anzi, ad essere onesti forse sono diventato ancora più strano. Ma chissà, forse sono davvero diventato un orco e, come Rankstrail, mi batto per trovare la mia umanità.

Dicono che gli orchi ed i mostri siano i diretti “discendenti di Caino”, che siano in continua lotta con Dio e con l’Uomo. Caino, figura affascinante, così come affascinante è la teoria di Herman Hesse espressa nel Damian sul “marchio di Caino” , teoria che riprende gli studi di Jung sul “sé” e mostra come spesso la nostra mente sia chiusa in recinti difficili da superare.

Chissà chi siano veramente gli orchi in questo mondo, chissà qual’è oggi il loro vero aspetto. Se siano le peggiori creature o sotto quella maschera, qualunque essa sia, nascondano l’umanità che spesso manca ai Principi, ai condottieri di gente, agli Eroi.

«Molte volte avevo fantasticato sul mio futuro, avevo sognato ruoli che mi potevano essere destinati, poeta o profeta o pittore o qualcosa di simile. Niente di tutto ciò. Né io ero qui per fare il poeta, per predicare o dipingere, non ero qui per questo. Tutto ciò è secondario. La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi. Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Il problema è realizzare il suo proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto fino in fondo dentro di sé.» H. Hesse

Ho idea, Nuccia, che per un po’ continuerò ad essere “Sua Stranezza” e seguire il giro strano dei miei pensieri come piaceva a te. A presto…

Davide “Birillo” Valsecchi

Exxxperience

Exxxperience

La guardo mentre al bancone della Sua cucina frantuma il ghiaccio. Zucchero di canna premuto a pestello con fette di lime, ghiaccio e vodka liscia. Ecco in arrivo due Caipiroska all’europea.

Il Suo stereo riempie la stanza di musica live: Hendrix alla chitarra e niente meno che Morrison all’armonica in una Jam a New York City. Niente meno che nel ’68, [Wake Up this Morning and Find Yourself Dead]

Io ed Enzo siamo “alla fonda”, ormeggiati qui prima di ripartire. Lui è in giro per Como, a spasso per bar e locali. Pubbliche relazioni, la sua specialità. Io no, ho voglia di spassarmela, la mia parte di guai mi arriverà dopo. Ci aspetta il caldo africano, gli africani ed un sacco di altre rogne. Siamo alla fonda ora, meglio godersela per un po’.

Mi piace. Più La guardo e più mi viene voglia di bere e fare l’amore. E’ un “maschiaccio” con il corpo da peccatrice e le attenzioni di una mamma. Mi piace. Mi piace il suo collo, mi piace come va su di giri quando lo bacio. Siamo alla fonda e non va affatto male.

Mi porta da bere e ci troviamo a mezza strada. Fermi in mezzo alla stanza balliamo un po’, senza muoverci. Ci si sfiora con la testa, con le labbra. Vicini, senza quasi toccarsi. Senza muoversi. Il Vietnam si è combattuto tra il 62 ed il 75, poi sono nato io. Jimmy e Jim suonavano questa musica per altri ragazzi alla fonda da guai ben più seri dei miei.

«Ma che diavolo centra il Vietnam adesso Walter?»«Hai ragione Drugo, questo non è il Vietnam. Questo è il bowling, ci sono delle regole!!» Ob la dì ob la dà, life goes on, bra…

“Un altro giro?” Perché no. Ride come una strega mentre stringe la punta della mia lingua tra i suoi denti. Mi piacciono quegli occhi nocciola da strega, non mi fanno paura anche se sono una trappola. Sprofondo ancora nel divano mentre la guardo di nuovo al bancone a trafficare di ghiaccio, limone e vodka. Mi piace quella ragazza ed Hendrix continua a suonare.

“Cin Cin”. Chissene frega se in giapponese vuol dire “uccello”. Mi gusto la vodka perso nei meandri linguistici mentre Morrison attacca con la sua famosa performance live, “Morrison’s Lament”, biascicando volgarità poetiche. Jim non ha peli sulla lingua ma sembra un disco incantato, poco mi importa ora.

Non mi importa più di Hendrix, di Morrison, degli africani o di “Charlie non fa surf”. Non mi interessa né del generale Kurtz nè di Chris Taylor, non mi importa che Oliver Stone fosse amico di Jim Morrison, che era alievo di Jack Hirschman, che è amico di “Bax“, che fa i complimenti ai miei testi scrivendo la prefazione al libro di Enzo. Non ha più importanza ora. Qui saltano i bottoni e volano gli stracci, non mi importa più di nulla. Adoro stare alla fonda.

Il cd finisce e riparte da solo, Dio benedica gli stereo che ripartono da soli a fine cd. Amen.

Io me ne sto sdraiato sul letto a braccia aperte, con la testa oltre il materasso e le gambe incrociate con le sue. Immobile, lontano milioni di chilometri dal pensiero di muovere un muscolo. Mi piace il mondo sottosopra nello specchio e, guardare, è già troppo faticoso adesso. I capelli mi sono cresciuti abbastanza da toccare il pavimento ora. Sembro La Pietà di Michelangelo, stesso dinamismo…

Mi accarezza il petto, poi ci si pesa sopra svuotandomi i polmoni, mi bacia e mi sussurra: “preparo da mangiare…”. Si alza e mi lascia sfrofondato nel materasso mentre a testa in giù la guardo andar via. Lei ha sei anni meno di me, due lauree per sfamare la mia mente contorta, pesce spada e patate al forno per tutto il resto. Adoro stare alla fonda.

Davide “Birillo” Valsecchi

Suicidio di Natale

Suicidio di Natale

Cap. Benjamin L. Willard
Cap. Benjamin L. Willard

Nevica. Dicono che con la neve i pazzi si agitino più del solito. La neve toglie loro la possibilità di muoversi, l’illusione di poter andarsene. Forse è per questo che anche io sono inquieto questa mattina. Ma non è la neve a sottrarmi le mie illusioni.

A Natale la gente si ammazza: chi si imbottisce di pastiglie, chi si taglia le vene, qualcuno si impicca mentre altri si comportano semplicemente da stupidi. Un compleanno diventa il pretesto per suicidarsi tra le luci colorate ed il biancore sporco della neve.

Mi sono fatto la barba, rasato a pelle. Primo campanello d’allarme. Ma in fondo è tanto che la mia mente balla in questo cerchio, non me ne andrò nemmeno questa volta perchè, infondo, non c’è alcun posto dove andare.

Forse è il freddo, il freddo pungente che blocca ogni cosa. “Beato te che non fai nulla”. Divertente che a dirmelo siano sempre i poveri cassaintegrati. Se ne stanno a sputtanare i loro soldi al bar, pagati per oziare senza produrre nulla, trasudando rancore. “Beato te”. Avessi il loro budget a fondo perso darei inizio ad una rivoluzione, ed invece tocca barcamenarsi, tenersi a galla con due soldi recuperati di contrabbando e continuare a credere nelle proprie illusioni. Tocca persino avere pietà per loro mentre non ne hai per te.

Kilimangiaro, Maori, paesi lontani. Studio carteggi in lingue diverse, spulcio libri e vecchie riviste fino a quando gli occhi non si chiudono. La musica a tutto volume è l’unico lusso che mi concedo in questa stanza fredda. Hai mangiato? No, ma non importa, se fossi un tossico o un alcolizzato la “comunità” mi pagherebbe vitto e alloggio, ma non c’e’ nulla per me. Non c’è pietà per la forza in questo mondo. Nessuno ti aiuterà perchè a te tocca farcela da solo.

Mi sembra che non vi sia differenza: India, Africa, Himalaya, Alpi, Asso, Inferno. Rido perchè da qualche parte c’e’ una signorina bloccata dalla neve preoccupata per un gatto rimasto chiuso a casa, e per me. Musica, musica in questa stanza mentre la neve fa agitare i pazzi. Sbatto contro questi muri e penso alla gente, penso alle loro idee, ai loro giorni che passano insensibili.

Mi chiedo se sono diventato una bestia o un dio ed urlo di rabbia perchè tutto ciò che avrei voluto essere era semplicemente un uomo. Gli dei e le bestie non si suicidano, si fanno uccidere dando la caccia alla morte.

Davide “Birillo” Valsecchi

Kurtz muore pronunciando la frase «Che orrore! Che orrore!» Apocalypse Now è un grande tributo in chiave moderna a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. Ma questo gli stupidi al bar non lo sanno. “beati loro” che non possono morire non sapendo di vivere.

L’ultima bandiera

L’ultima bandiera

Stok Kangri 6130m
Stok Kangri 6130m

Bene, molti degli obbiettivi che ci eravamo preposti li abbiamo raggiunti. Abbiamo esplorato questa strana terra in lungo e in largo ed abbiamo avuto la fortuna di vederne molti degli aspetti nascosti. Certo aver imparato un paio di parole in Ladaki non fa di noi degli esperti nè possiamo dire di conoscerla a fondo: ci siamo sfiorati, ci siamo studiati e ci siamo guardati come in uno specchio. Qualcosa abbiamo imparto l’uno dall’altro. Direi che è andata bene, tra l’altro Enzo non mi è nemmeno morto di fatica sul Kangmaru La e posso vivere senza il rimpianto di aver accoppato il più noto ed emergente artista assese (ma ci siamo andati vicino!!).

Nel mio zaino è rimasta ancora una bandiera, l’ultima, una grande con un magnifico lago di Como. Qualcosa di questa bandiera dobbiamo farne ed ho idea che tocchi a me il compito di provare a portarla un po’ più in alto: un fuori programma. L’alpinista ed il fotografo, che strana coppia è venuta fuori dalla trattoria di Asso. Il fotografo ha fatto la sua parte, è stato più bravo di quanto mi aspettassi nonostante sia rimasto il solito brontolone. La prossima tappa non è cosa per lui ed è ancora tutta da dimostrare che sia alla mia portata, vedremo.

Per quattro o cinque giorni il Birillo vi lascia, questo giro devo viaggiare leggero e tutta l’atrezzatura informatica la lascio in consegna ad Enzo qui a Leh. Fortunatamente non sà come scrivere sul sito, posso lasciare seranamente il mio “cucciolo” incustodito senza temere sproloquii in mia assenza. (Quando legge mi ammazza!!)

Per scaramanzia dove vado me lo tengo per me, non mi sono posto una meta e non voglio fare promesse che non sono sicuro di mantenere. Voglio vedere fin dove sono capace di arrivare, provare a salire un po’ più sù. C’e’ un sacco di neve in giro, forse troppa ed il tempo è ballerino. Non è la stagione adatta per avventurarsi troppo oltre ma sono curioso di vedere cosa mi riserva il destino, alziamo un pò la posta e cominciamo a ballare.

Hai paura Birillo? Certo, ho avuto paura per tutta la vita. Sono il peggior fifone di tutta Asso ed è per questo che nonostante tutto sono ancora vivo. La Paura è come una donna, si deve capirla, imparare ad ascoltarla ed evitare che faccia scenate in pubblico nel momento meno opportuno. Se ti riesce di ingraziartela sarà un abile consigliere ed un appassionata amante.
La Paura è come l’Amore, ti tiene sveglio tutto la notte e ti fa sospirare nel dubbio fino all’alba ma quando ti accerezza la schiena con la punta della dita i brividi ti gelano la mente e bloccano lo stomaco. In effetti si assomigliano parecchio.

Io non mi intendo molto di donne ma la Paura è una buona compagnia, tiene allergi. Quello da cui bisogna stare alla larga a tutti i costi è suo fratello, il Panico. Quel bastardo ammazza la gente!!

Non preoccupatevi, testa sulle spalle, prudenza e speriamo nella solita dose di culo: vado a vedere da vicino i demoni della montagna, speriamo di essergli simpatico!!

Ci si sente tra cinque giorni o ci si ritrova dall’altra parte, come sempre…

Davide “Birillo” Valsecchi

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