La sofferenza in un sorriso…

La sofferenza in un sorriso…

Ci fermiamo per un po’, il sole si è fatto caldo ed il fiato si fa corto. Siamo costantemente sopra i 4000 metri e la quota ormai è una compagna fissa. Ci tiene la mano e ci sorride ad ogni passo. Quando ci dimentichiamo di lei si offende e si fa sentire afferrando i nostri respiri. Per andare a spasso quassù devi portarla a braccetto e trattarla bene. In questo deserto di pietre e colori ambrati le si può concedere tutto perchè lei, anche solo sorridendo, può veramente prendersi ciò che vuole.

Mi guardo intorno stupefatto, qui ci sono montagne e valli intere dove non vi è anima viva nè avrebbe ragione d’esservi per la durezza di questa terra. Non cresce nulla e tutto sembra consumarsi e sgretolarsi nel sole. Non si può visitare i monasteri senza comprendere quanto aspra possa essere la vita quassù. Non si può ammirare i disegni affollati di demoni e leggende senza comprendere le difficoltà e le incertezze che dovevano affrontare i loro autori.

Attraverso la valle i monasteri si guardano tra di loro, distanti ed isolati sono abbarbicati sulla roccia come fari in mezzo ad  un mare ostile, come bandiere in mezzo al deserto. Attorno a loro non c’e’ nulla se non distese di roccia e più in alto solo il bianco della neve. Guardando la desolazione che li circonda vedo i monasteri ed i monaci per quello che erano: un baluardo ed un rifugio dell’uomo in mezzo al nulla.

Le loro regole, le loro preghiere ed i ritmi delle loro vite erano protese a sopravvivere e a sperare. Qui la pace e la fratellanza erano l’unica difesa contro le forze terribili che dominano l’altopiano. Dietro le mie lenti polarizzate, avvolto nel goretex e nel meglio della tecnologia alpinistica, non posso che domandarmi come abbiano potuto sostenere, per secoli, il bagliore accecante di questa luce, il vento che incessante si alza ogni pomeriggio ed il tempo che cambia con la velocità con cui corrono le nuvole. Cosa li ha trattenuti quassù?

Tutto quello che vedo mi appare meraviglioso ma terribile. La natura magnifica e crudele nel suo massimo splendore. Affondo con gli scarponi nella ghiaia sapendo che ogni passo, prima o poi, mi porterà verso casa, verso il verde dei nostri laghi e l’abbraccio delle nostre montagne. Ripenso ai prati, agli orticelli e ai nostri fiumi. Qui non hanno nulla di simile,  qui la natura concede avara i suoi doni e non è clemente con nessuno. Non vedo nulla qui che possa alimentare una simile speranza in questo popolo. Dove nascono i loro sorrisi?

I monaci non potevano uscire a falciare i prati perchè non ve ne sono, non potevano fare legna perchè non ci sono alberi, non potevano coltivare la terra perchè senza grandi sacrifici è arida e sterile. Per scaldarsi durante l’inverno essiccavano gli escrementi delle loro magre bestie ed accumulavano quello che potevano. Portati a termine con fatica i pochi lavori che questa terra offre non rimaneva altro che chiudersi in preghiera e sperare. Sperare che fortificando lo spirito anche il corpo avrebbe potuto sostenere le privazioni. Nel buio dell’inverno recitare le proprie preghiere fatte di respiri e suoni profondi ed intensi, ripeterle all’infinito scacciando i demoni della montagna, del vento, della fame e del freddo. Ripetere all’infinito perchè il tempo stesso perda di senso e la mente si perda in un mondo diverso, perchè nella meditazione il corpo trovi la forza nella mente. Perchè quassù si è costretti a cercare dentro di sè, fuori vi è ben poco da trovare. Ecco il fascino di questa gente.

Una terra che mi appare meravigliosa da attraversare ma un calvario in cui vivere. Eppure non ho mai visto tanti sorrisi come tra questa gente. Dove traggono tanta speranza in un mondo tanto difficile? Sono le preghiere? Il mondo magico di demoni e credenze che anima la loro religione basta a dar loro tanta forza?

Alieno guardo questa gente, i loro bambini e le loro case. Sono equipaggiato ed addestrato per quella che è la mia missione qui, attraverserò le loro montagne cercando di trattenerne l’essenza e catturarne il ricordo. Sono qui per accarezzare la loro cultura esplorando il loro mondo ma non posso che sorprendermi umile nei confronti della loro forza. Tutta questa bellezza riempie i miei occhi ma flagella le loro vite. Io tornerò ai nostri laghi mentre loro continueranno il proprio cammino quassù.

Ho visto gente in città, gente venuta da fuori, li ho visti scimmiottare i vecchi costumi, parlare forbiti della religione atteggiandosi ad illuminati. Stupidi pagliacci ipocriti che tre mesi all’anno diventano mucche grasse da mungere per questa povera gente. Credono di poter capire il mistero di queste terre gratificandosi di una spiritualità che non è loro senza aver assaggiato l’asprezza di questo mondo. Come dice Enzo: per qualche spicciolo sono venuti a comprarsi il loro  “Nirvana Take Away”. Compiacetevi della vostra mediocrità e tornate alle vostre case arricchiti di una rinnovata stupidità da esporre.

Io vengo da montagne verdi e nemmeno proverò ad essere come la gente di queste montagne aride e dure. In loro vedo una resistenza ed un ingenuità che non è mia e che non potrebbe appartenermi. Incuranti della propria precaria vita li vedo pregare per il benessere del mondo intero ed il mio egoismo brilla come fari nella notte davanti ai loro sorrisi.

Sospiro lasciando che nel peso di questa quota si perdano i miei peccati e recito la mia preghiera silenziosa per questa gente. A Dio piacendo tornerò ai miei laghi e continuerò la mia strada mentre all’orizzonte vedo i nuovi demoni che cavalcano eccitati per raggiungere questa terra remota. I nuovi venuti sconfiggeranno i demoni locali, scaccieranno il freddo, la fame e forse anche la miseria ma divoreranno il sorriso e la forza di questo popolo.

Mi infilo lo zaino, non sta a me decidere quale debba essere la croce altrui. Non ho risposte nè consigli per loro, posso solo ringraziarli per avermi accettato e mostrato una lezione preziosa che porterò con me. Prendo fiato e mi tiro in piedi, c’è ancora molto da vedere prima che cali il sole.

by Davide “Brillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

Buon compleanno Cima-Asso.it!!!

Buon compleanno Cima-Asso.it!!!

Oggi, il 20 maggio 2009, la mia piccola creatura compie il suo 1° anno di vita e trovo divertente che festeggi il compleanno di questo mio piccolo sito scrivendo da una regione dell’India tra i monti dell’Himalaya. Qualcosa di veramente imprevedibile!!!

Un anno fa non me la passavo molto bene. Ero molto triste e mi sentivo chiuso in una scatola, non era un buon periodo. Passavo le mie giornate ad Asso interrogandomi sul futuro e rimpiangendo molte cose del mio passato. Avevo preso dei brutti colpi dalla vita e non mi ero ancora ripreso.

Qualche settimana prima si erano tenute le due giornate del FAI ed Asso si era riempita di gente raggiungendo l’impensabile numero di 3000 turisti. Un vero evento epocale per la nostra cittadina. Aggirandomi nelle strade quei giorni rimasi stupito di come i forestieri  trovassero bello il nostro paese e quanto spesso, noi locali, sottovalutassimo il bene prezioso che abbiamo a disposizione.

“Non chiedere cosa può fare il paese per te ma quello che tu poi fare per il tuo paese” recita un vecchio adagio Yankee. Inoltre è provato che il miglior modo per aiutare se stessi è aiutate qualcun’altro e così, con il supporto dell’impareggiabile amico Ivan, si è messo in piedi un sito dedicato alla vita del paese prendendo spunto dalla cima pakistana che ne porta il nome e che ho avuto il piacere ed il privilegio di battezzare il giorno del mio compleanno di dieci anni fa.

All’inizio ero incerto di come sarebbe andata, Internet ed Asso sembravano una cosa difficile da conciliare specie in un paese affollato di criticoni arroccati sulle proprie posizioni. Inoltre in questa impresa ci si doveva mettere la faccia perchè Internet è grande ma Asso è piccola e prendersi del pirla è questione di un attimo.

Oggi guardandomi indietro non posso che rimanere stupito, il mio piccolo è una specie di “enfant prodige”: prima ancora di aver raggiunto l’anno di vita è riuscito, dal nulla, a comparire sui giornali, le televisoni e le radio locali acquisendo via via un numero sempre più grande di lettori e affezionati.

Sono stati  pubblicati quasi 300 articoli sul nostro paese ed abbiamo parlato di cose belle, di cose allegre ma anche di cose tristi fronteggiando le difficoltà che hanno coinvolto la nostra comunità.

Quando durante l’inverno si perse Fabrizio avevo enormi dubbi su come usare il sito. Non ero preparato ad una cosa simile e non sapevo quale fosse la cosa giusta da fare. Oggi, dopo tanti mesi da quella triste storia, credo che anche “Cima”, come molti in paese, abbia fatto la sua parte, sia nel momento del bisogno che nel mantenere viva la memoria. Ho imparato molto da quelle  brutte giornate.

Ora sono qui, in India, con un portatile grande come un piccolo libro a raccontare un’ avventura tutta assese in queste terre lontane. Sul sito sono apparsi loghi e marchi prestigiosi che fanno realmente impressione per un novellino e dai messaggi che riceviamo si avverte un grande calore da parte di chi segue il nostro cammino. Grazie!!

Qual’è il desiderio che esprimo mentre il “cucciolo” spegne la sua prima candelina? Che altri di Asso si facciano avanti e che usino “Cima” per far crescere il nostro paese ed unire la nostra comunità. Aiutare gli altri è il miglior modo per aiutare se stessi, fate sentire la vostra voce!!

By Davide “Birilo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

LifeGate Radio in Ladakh

LifeGate Radio in Ladakh

Intervista in Radio dal Ladakh
Intervista in Radio dal Ladakh

Ieri sera, una delle nostre ultime notti in Leh per un pò, siamo stati accompagnati da Alfat a visitare un piccolo museo privato di proprietà di un anziano del luogo.

Utilizzo la parola museo solo per l’incredbile valore di ciò che quella modesta casa custodisce, non è un luogo accessibile a tutti, specie nella sempre più turistica Leh.

Alfat è un musulmano che vive la propria religiosità in un modo estremamente positivo  che lo ha portato ad avere buonissimi rapporti con molti degli anziani buddisti e tibetani della zona.

E’ un mio coscritto, ha 33 anni, ed è un uomo obbiettivamente bello, credo che più di una ragazza tra le mie amiche rimarebbe affascinata. Ci siamo incontrati per caso tra i bazar dove gestisce un piccolo shop di oggetti antichi. Io l’ho trovato subito una persona molto interessante con un approccio completamente differente dalgi altri mercanti munsulmani che affolano Leh cercando di rifilarti qualcosa.

Sebbene tanto distanti i due coscritti si sono ritrovati simili in molte idee ed è stato facile guadagnarsi la reciproca fiducia. Per noi è stato un incontro fortunato che ci ha dato la possibilità di comprendere molto di questa regione.

Ieri sera infatti ci ha portato a visiatare la casa di un anziano tibetano, di cui non vi dirò nulla per mantenere il riserbo, dove sono custoditi degli oggetti incredibili. Nulla di sfarzoso ma qualcosa che appartine alla tradizione e che potrebbe benissimo stare in un museo.

Pezzi antichi di oltre 500 anni, tramandati di generazione in generazione e che fanno parte di quei pochi tesori che i profoghi tibetani riuscirono a portare dal proprio paese.

Ero molto emozionato perchè l’atmosfera era molto particolare e mentre stavo traducendo per Enzo la storia di quelle stoffe di preghiera suona il cellulare in cui abbiamo inserito la scheda telefonica indiana.  Come Potete immaginare qui non riceviamo molte chiamate e, nell’imbarazzo, mi sono affrettato a rispondere.

L’anziano rideva perchè il telefono per lui è una novità e visto che serve per parlare con le persone lontane per lui, che era li vicino, non era affatto un problema che rispondessi. Forse voleva adirittura salutare chi ci stava chiamando!!!

Appena apro la conversazione sento: “Ciao Davide, sono Claudio di Lifegate Radio. Ti va di raccontare il vostro viaggio ai nostri ascoltatori?”.

Bene, la mia prima volta in radio la faccio a 4000 metri di quota in mezzo a tesori tibetani vecchi di secoli celati nel cuore del Ladakh. Posso avere un po’ di panico?

Spero di non esseremi impappinato troppo ma era veramente una situazione emozionante e spero di essere riuscito a trasmetterne una parte di questa emozione anche a coloro che ascolteranno la breve intervista.

Spero anche che il buon Ivan riesca a registrane una copia da pubblicare qui sul sito in modo da poterla sentire al mio ritorno (e vergognarmi dannatamente!!)

Ringrazio  LifeGate  Radio per l’opportunità che ci ha dato e spero di avere nuove storie da raccontare quando ci chiameranno ancora. Domani partiamo per la valle del Marka, sarà un parte del nostro viaggio molto impegnativa e per una decina di giorni mi sarà possibile trasmettere solo piccoli aggiornamenti.

Ci risentiamo con maggiori dettagli quando usciremo dalla valle,  continuate a leggere i nostri piccoli racconti, per noi è un grande sostegno sapere che in qualche modo ci è possibile coinvolgervi in questo nostro piccolo viaggio.

Julleè!!

By Davide “Birillo” Valsecchi on Cima-Asso.t

Riti di iniziazione: Barber Shop

Riti di iniziazione: Barber Shop

Perchè? Non so il perchè. Deve essere colpa di Angelo, è stato lui a mettere in piedi questa tradizione. Io non mi rado mai nemmeno a casa!!!

Ma le tradizioni vanno rispettate, se questo è il tuo primo viaggio tra le montagne di questa parte di mondo ti tocca un giro dal Barber Shop locale, giusto per dare prova di coraggio e spericolatezza.

Perchè diciamocelo, per quale altro diavolo di motivo dovrei entrare in un bugigattolo dove si mischia unto, sporcizia, pessima schiuma da barba e rasoi rischiando di rimetterci la faccia? Sono le tradizioni, di certo avranno un loro perchè.

Una volta ho fatto la barba da uno dei barbieri della nostra zona, non aveva una gran mano ma tutti i ferri del mestiere erano puliti, gli asciugamani nuovi ed il locale era quanto di meglio l’igene occidentale potesse offrire. Qui invece c’è una sola regola: fagli cambiare la lametta e spera che sia bravo.

Questa volta toccava ad Enzo provare l’esperienza ed è stato divertente, per me, vederlo seduto su quella poltrona con l’esperessione tesa mentre gli passava la lama sulla faccia. In realtà questi barberi hanno una mano incredibile e difficilmente sbagliano, la loro tencnica ed i disinfettanti tradizionali sopperiscono alla promiscuità e racapricciante mancanza di igene di questi posti.

Come lo so? Statisticamente sarebbero tutti morti se cosi non fosse. Almeno credo. Comunque sia per un occidentale è quarto d’ora parecchio interessante sebbene alla fine sia la miglior rasatura della propria vita.

Credete che Birillo sia un pavido? Che avrebbe lasciato solo il suo compagno d’avventura? Nossignore, via un giro di barbiere anche per me!!

Io che non mi rado mai sono finto di nuovo su quella poltrona su cui avevo trascinato Enzo con la scusa della tradizione. Un quarto d’ora di brivido a testa ed ora siamo sbarbati come due ragazzini!

by Davide “Birillo” Valsecchi on Cima-Asso.it

Si parte per il Marka!!!

Si parte per il Marka!!!

I giorni spesi a Leh e nei suoi dintorni sono stati proficui:  abbiamo avuto l’occcasione di scattare buone foto, registrare preghiere e suoni di culture e lingue diverse, abbiamo completato l’acclimatazione e la preparazione. In dieci giorni ci siamo lasciati alle spalle i mal di testa, i problemi alimentari ed il fiato corto. Le valli si sono liberate dalla neve ed il tempo si è stabilizzato. Si parte per il primo obbiettivo della nostra spedizione: la Marka Valley.

La valle del fiume Marka è una delle più conosciute del Ladakh ed una delle più caratteristiche e ricche di vita della regione. Durante il nostro viaggio incontreremo diversi villaggi d’alta quota, monasteri e supereremo tre valichi attorno ai cinquemila metri.

Il tempo speso a Leh è servito anche ad instaurare buone relazioni con la gente locale e ci ha permesso di conoscere Tsering, un rifugiato tibetano che vive a Stok, un paesino nei pressi di Leh. In realtà Tsering ce lo ha presentato la nostra Zia Tibetana, una robusta signora che gestisce una piccola taverna tibetana al secondo piano di una casa nella via dei Bazar.

La taverna è molto modesta ma è il punto di ritrovo di tutti i profughi tibetani della zona, “la Zia” è fuggita dal Tibet all’età di quattro anni e da allora vive qui in Ladakh. La maggior parte delle attività commerciali di Leh sono gestite da munsulmani e quello ci è subito sembrato un buon posto per entrare in contatto con la comunità tibetana. Nei giorni in cui siamo rimasti a Leh abbiamo bazzicato il suo locale per mangiare qualcosa o semplicemente per bere un the, farci vedere e fare quattro chiacchiere con i locali di cultura buddista. Le “zie” sono uguali in tutto il mondo, ormai mi aspetto che entrando mi urli “Nani!! Trovati posto e mangia senza fare casino!!” come fa la nostra Giusy ad Asso.

Qualche giorno fa ci si è piantata davanti al tavolo ed in inglese ci ha semplicente detto: “So che andate nel Marka, ho una persona da presentarvi che può accompagnarvi”. Le zie non vanno mai per il sottile ma è per questo che sono speciali.

Alle sue spalle, seduto ad un tavolo vicino, c’era Tsering, un ragazzo sulla trentina con la pelle cotta dal sole ed un grande sorriso timido con cui ci guardava tenendo tra le mani il berretto. Probabilmente voleva presentarsi da un pezzo ma senza la spinta della zia non avrebbe osato farsi avanti.

Mi è sembrato subito simpatico e lo abbiamo invitato al nostro tavolo per conoscerlo. Ci siamo presentati ed abbiamo parlato per un po’. Lui conosce bene la valle e si  offerto di seguirci facendoci da interprete e da guida lungo il nostro viaggio. In tutta onestà ha chiesto talmente pochi soldi che mi sarebbe sembrato ingiusto non accettare la sua offerta.

Ho guardato la zia, che se ne stava appollaiata in ascolto in giro per la piccola sala da pranzo, e le ho chiesto: “Posso fidarmi di questo ragazzo?”. Conoscevo già  la risposta ma adoro rispettare la forma.

Lei,  piazzandosi seria davanti al mio tavolo, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Io conosco Tsering, è un bravo ragazzo. Vai nel Marka con lui e poi torna qui a dirmi come è andata”. Le ho fatto un grosso sorriso: “Okeay, Tu-che-che”. Grazie in Ladaki. Mi sono girato verso Tsering e gli ho allungato la mano: “Done”. Andata. Poi in italiano, ridendo, verso Enzo: “Bene Capo, caccia i soldi per l’anticipo e paga la nostra guida, si parte Martedì!!”

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

Tanti Auguri Cristiana!!

Tanti Auguri Cristiana!!

Questa mattina, ancora acciaccati per i 45 km in “cabriolet” di ieri, ci siamo alzati presto e ci siamo diretti nel centro di Leh. Enzo voleva a tutti i costi riuscire ad ottenere una preghiera buddista da registrare e dedicare a Cristiana, sua sorella, che ha compiuto gli anni il 13 di questo mese. Con questo intento ci siamo diretti al monastero di Leh per parlare con i monaci prima che dessero inizio alle preghiere del mattino.

Con nostra grande sorpresa abbiamo trovato il monastero in piena agitazione: il piazzale straripava di monaci nei loro caratterstici colori rosso e giallo mentre nel prato dietrostante erano stati accessi grand fuochi da campo e diverse donne si affaccendavano dietro pentoloni e pignatte preparando acqua calda e focacce.

La fiumana di monaci non sembrava fermarsi e via via che passavano le porte del monastero si sistemavano all’interno del tempio o sulle gradinate circostanti. Unici stranieri in quel fiume di teste di rasate ci siamo appostati in un lato delle gradinate aspettando di capire che cosa stesse succedendo.

Senza alcun preavviso un piccolo gruppo di orchestrali formato da trombe, flauti e tamburi attacca una specie di marcia mentre tutti i monaci scattano in piedi con la mani giunte protesi in un inchino verso di noi. Una marea di monaci rasati che ti fà l’inchino fa una certa impressione!!

Ancora mezzo addormentato mi rendo conto che siamo seduti su un muriciolo a lato della porta principale ed i miei due neuroni fanno appena in tempo a coordinare una manata ad Enzo ed un mezzo ringhio: “Oh cazzo!! Tirati su!!”.

Scattiamo in piedi, cappello tra le mani quasi sull’attenti, appena in tempo per l’ingresso di una piccola parata di incensi e campanelli tra cui spicca la figura anziana di un monaco che ha tutta l’aria di essere uno che conta. Solo qualche minuto dopo scopriremo che quel monaco è il più anziano ed importante di tutto il Ladakh e che è arrivato a Leh per presenziare una celebrazione di cinque giorni che coinvolgerà tutti i monasteri della regione.

Più di duecento monaci ad attenderlo ed i primi in cui si imbatte sono Birillo ed Enzo da Asso. Credo sia rimasto stupito quanto noi!!

Il “grande monaco” fa il suo ingresso trionfale all’nterno del tempio e la situazione all’esterno torna abbastanza tranquilla mentre i monaci cominciano a distribuire the e focacce ai compagni che sono appena giunti nel monastero.

Enzo, che non è uno che si lascia impressionare, comincia a scattare polaroid e la cosa sembra divertire parecchio i monaci che lo lasciano fare sorridenti per nula disturbati. Uno di loro, che parlava perfettamente inglese, lo invita ad immortalare i più anziani ed Enzo si sbizzarrisce impressionando tutti con il miracolo della fotografia istantanea.

Enzo si mette a fotgrafare un gruppetto di monaci bambini e, dopo lo scatto, li chiama a raccolta affinchè soffino sulla polaroid velocizzandone lo sviluppo. Quella piccola magia collettiva rapisce completamente i piccoli monaci che soffiano concentrati e scoppiano in grandi risate quando l’immagine appare. Enzo, in ginocchio, è letteralemente sommerso da quella giovane folla distratta dalle grandi celebrazioni che sgomita allegra per vedere il mago straniero.

Poi la piccola orchestra suona ancora un’allegra marcia fino a quando dal cuore del tempio non ci giunge la voce profonda e ritmata della preghiera che, raccolta da tutti i monaci all’interno del monastero, risuona vibrante ed intensa. Tutti i presenti si ricompongono e si calano nella profondità della loro meditazione. Anche noi ci tiriamo da parte ascoltando stupefatti il suono di quella preghiera collettiva.

Alcuni fedeli cominciano a prostrarsi ritmicamente durante la preghiera che sembra infinita e sempre uguale.  Credo recitino una specie di rosario ripetendo le stesse preghiere in un lunghissimo ciclo. Tra un ciclo ed il successivo si rilassano in grandi sorrisi mangiando e bevendo the. Da quello che ho potuto capire continueranno in questo modo per altri cinque giorni vivendo tutti assieme all’interno monastero.

Eravamo venuti per registrare una preghiera per Cristiana e siamo finiti al centro della cerimonia d’apertura di uno tra i più importanti eventi della regione dove le delegazioni di tutti i monasteri si incontrano nella capitale.

Tanti auguri Cristiana, quelsto è un pezzo della preghiera che abbiamo registrato per te:

Recorded by a Edirol R-09HR

 

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