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La cosa giusta: un anno dopo

La cosa giusta: un anno dopo

«Pagherai, pagherai ogni cosa!!» E’ passato un anno, 365 giorni esatti: dove sono oggi le tue furiose minacce? Io tuoi avvocati tanto determinati a mondare il tuo leso onore? Davvero credevi di farmi indietreggiare solo con vuote parole?

Io non ho dimenticato, non ho perdonato: attendo sereno l’attimo propizio perchè, e questo lo sappiamo entrambi, non sono io quello che deve temere la verità.

Guarda nelle ombre buie della tua coscienza: è lì che mi troverai pronto a reclamare vendetta, ad esigere giustizia una volta per tutte.

Have a nice day, Puppy!
Davide Valsecchi

I Senatori, il Castello e la Stalla

I Senatori, il Castello e la Stalla

Nel primo secolo dopo Cristo un Senatore Romano giunse ad Asso dalla città natale di Como. Era accompagnato dall’anziano ed omonimo zio, famoso ed illustre autore della Naturalis Historia.

Erano Plinio il Giovane e Plinio il Vecchio.

I due Plinii visitarono l’antica Asso: testimonianza della loro venuta è ancora oggi visibile nel Cippo Marmoreo custodito nel Palazzo del Comune e nell’Ara Romana conservata nella torre, orami decadente, del Castello di Asso.

In tempi antichi un Senatore era giunto fin nella nostra Valle omaggiando il piccolo borgo che ne era il cuore ed il “Castrum”, l’antica fortezza romana, sulle cui fondamenta è stata costruita la Rocca di Asso: baluardo della cittadina per secoli, tanto in pace quanto in guerra.

Quasi duemila anni dopo un altro Senatore Romano si reca nuovamente ad Asso, ancora una volta dalla città di Como. Ma non giunge per omaggiare la nostra torre o le mura cittadine: sale al cuore della Vallassina per rendere omaggio ad una stalla senza porte costruita per il diletto del popolo, edificata proprio là, dove meno di mezzo secolo addietro i marusee trattavano il bestiame.

Testimonianza della sua venuta non resterà scolpita nella roccia ma nel vago ricordo del sugo di cinghiale selvatico e del vino. Il tempo cambia, cambiano i Senatori e, ahimè, anche la nostra Asso.

Cave Canem

Davide Valsecchi

Il Lido di Asso

Il Lido di Asso

Scorre attraverso tutto il paese percorrendolo per tutta la sua lunghezza. Attraversa le vie e le strade del centro ma spesso, anche in queste calde giornate d’estate, è dimenticato, trascurato. Il suo nome significa “Acqua Chiara” ma, ahimè, è considerato il peggior fiume d’Italia dopo che ha lasciato la nostra valle.

Con il caldo che schiaccia ogni cosa mi sono alzato con la voglia di immergermi nell’acqua fresca, con il desiderio di trovare una pozza in cui rinfrescarmi. Nel cuore del paese, tra il ponte dell’Istituto e l’orrido di Ponte oscuro, ci sono enormi pozze dove l’acqua rallenta tra i sassi creando grandi piscine naturali. L’acqua raggiunge il metro e mezzo e lo spazio è ampio, sulle rive del fiume grandi muri limitano le spiaggette di ghiaia ed una vecchia scaletta, un tempo usata per le condotte dei filatoi, permette di arrivare al fiume dal parcheggio.

E’ il “Lido di Asso“: un spazio verde che quasi nessuno usa, un’oasi dimenticata nel cuore del paese. Mi piace pensare che prima o poi qualcuno si accorgerà della bellezza limpida che scorre attraverso le case e si impegnerà a renderla fruibile, accessibile e sicura per tutti.

Non credete sia possibile? Non credete sia bello? Qui sotto vi mostro un video che ho realizzato nel 2009 e che mostra il nostro fiume, qui ancora incontaminato, come forse non siamo abituati a conoscerlo.

Mi piace pensare che, quando sarò anziano, potrò portarci i miei nipotini e, stando seduto al fresco di una panchina con gli altri vecchi miei coetanei, guardarli giocare nella piscina che ci ha donato il fiume.

Davide Valsecchi

Il Gir di Sant del Cornizzolo

Il Gir di Sant del Cornizzolo

“Kora”: questo è il nome con cui i tibetani indicano il cammino votivo, la “circumambulatio”, “il percorso attorno”, che compiono alle pendici della montagna sacra, il Kailash.  Un rito celebrato per alleggerire e purificare il Karma di chi lo compie accelerando la trasmigrazione verso il Nirvana del proprio spirito.

“Chiudere in un cerchio sacro”, una pratica antica e diffusa in tutto il mondo che serve sia a portare benefici a chi compie il “gesto” sia a tutelare e salvaguardare ciò che viene posto nel cerchio.

Ed è con questi pensieri che sabato 2 Luglio 2011 io e Bruna ci siamo ritrovati ad essere pellegrini nella notte, due delle quaranta luci che nel buio camminavano perpetrando una tradizione nuova ed antica: il Gir di Sant del Cornizzolo.

Da cinque anni il gruppo di coordinamento delle associazioni dei paesi ai piedi del Cornizzolo ha legato in un unico cammino i luoghi di “antica memoria”, di devozione locale, con la tutela della montagna.

Cà del Pelegrin, San  Calöger, San Tumas, Funtanin dal Foo, Terz’Alp,  Segund’Alp, Prim Alp, San Mir al munt, San Michee,  San Miret, Fons  Sacer al Segrin, San Cristofur, Madona Nuvelina, Rocul, Priel, Doss de la Guardia, Funtanel, San Pedar al Munt: un pellegrinaggio notturno che circondando la montagna attraversa luoghi di culto, sacri e pagani, che hanno caratterizzato la storia del nostro territorio già prima del 1500.

Il Kailash è una montagna inviolata ed inviolabile e persino i cinesi hanno desistito da ogni tentativo di  corromperne la natura o profanarne la sacralità. Il Cornizzolo invece è una montagna ferita, solcata da profondi sfregi e violentata nelle sue forme dall’interesse e dall’ingordigia cieca. Le sua rossa roccia brilla sul versante sud, esposta al sole come carne viva dalle cave che per anni hanno estratto materiale dalle sue pendici.

“Circumambulatio apotropaica”: un rito che allontana il male, che ne esorcizza il dolore. Eccoci di nuovo sulle strade dei nostri vecchi per affrontare il futuro, per impedire che gli errori del passato recente siano dimenticati e quindi ripetuti.

Illuminando i propri passi i quaranta partecipanti hanno compiuto in dodici ore di cammino i ventinove chilometri del giro che li ha condotti da Civate alla basilica di San Pietro al Monte, monumento “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Un cammino nel silenzio della notte rotto solo dai campanelli dei pellegrini nell’oscurità.

Il gir di Sant per qualcuno è un momento religioso, per altri un momento spirituale a contatto con la natura e per  altri ancora è un gesto simbolico a conferma di un impegno assunto per il nostro territorio. Certamente per tutti il giro è un momento di incontro, una festa allietata dai tanti punti di ristoro organizzati da chi si prodiga per sostenere il percorso e le fatiche dei “pellegrini”.

Con questo spirito ci siamo ritrovati alle due e mezza di notte attorno ad un fuoco al Second’Alpe, dove la tradizione vuole sia nato San Miro, per bere il brodo caldo che cuoceva dal pomeriggio e mangiare il magnifico lesso preparato per noi. E alla sosta successiva fette di lardo con il miele e più tardi ancora tazze di caffè, biscotti alle noci e champagne di sambuca.

Un cammino attraverso i suoni, i sapori e la storia di una montagna sacra per coloro che intorno ad essa vivono: ogni passo battuto lungo il fianco della montagna modella, rinforza ed affila la nostra volontà di difendere ciò che ci appartiene per nascita come lascito della tradizione di cui siamo parte.

Davide Valsecchi

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Il giro è duro: la fatica, il sonno, le ripide salite ed il buio sono ostacoli importanti. Serve essere pronti ad affrontare sette/otto ore di cammino effettivo per un viaggio che dura oltre dodici ore per quasi trenta chilometri. Portare quaranta persone in montagna di notte è altresì una grande responsabilità per gli organizzatori. Se volete partecipare dovete comprendere questi aspetti e per tempo, qualche mese prima, presentarvi alle associazioni e ai CAI locali: solo così è possibile prendere parte (in sicurezza) a quest’affascinante avventura sui nostri monti.

Le associazioni ed i paesi che partecipano all’organizzazione del Gir di Sant (in ordine sparso): CAI Asso, Canzo, Vamadrera. Cumpagnia di Nost. Gruppo Naturalistico della Brianza. Gruppo Cacciatori. Comitato No Cava Scarenna. Gruppo Alpini. Società Escursionisti Civatesi (SEC). Società Escursionisti Valmadresi (SEV). Organizzazione Sportiva  Alpinisti Valmadrera (OSA). Vivi Eupilio. I paesi di  Asso, Canzo, Cesana Brianza, Civate, Suello e Valmadrera.

Giornalismo: Scuola, finale con… sorpresa

Giornalismo: Scuola, finale con… sorpresa

Sabato è stato pubblicato un piccolo articolo sul Giornale di Erba dedicato ai ragazzi delle Scuole di Asso in cui compaio anche io. Prima di raccontarvi del contenuto del pezzo voglio raccontarvi un mio pensiero.

La prima volta che Cima-Asso.it finì sul giornale fu nel lontano Novembre del 2008: la Provincia di Como aveva preso spunto da un mio articolo per raccontare “le zuffe e gli amori” della Vallassina. Essere citati su un quotidiano all’epoca mi sembrava un evento starordinario tanto che io ed il mio amico Ivan ci scattammo una foto ricordo sull’ingresso de “Le Zie” con una copia in mano.

Da allora “Cima” è finita molte volte sul giornale partecipando ad interviste radiofonice e televisive molto più spesso di quanto accada in valle ma è Vangelo, specie nella Vallssina, che sia “Nemo propheta in patria sua”. Confesso anche che spesso, sapendo di comparire in qualche articolo, apro il giornale con una certa apprensione per quello che protrebbe esserci scritto: non è raro che qualcuno “me le mandi a dire” attraverso la stampa e questo è parte del prezzo di esporsi in prima persona. Alla fine ci si abitua.

A molte persone piace quello che faccio, alcuni si lasciano coinvolgere per il piacere di partecipare e qualcuno comincia a comprenderne il senso in una prospettiva più ampia nel tempo. Vi è però una nutrita e “rumorosa” folla di persone che pubblicamente osteggiano ogni mio progetto e che danno sfogo a roventi critiche ogni volta che ne hanno l’occasione: Gioie e Dolori del “pubblicare” le proprie idee.

Perchè vi racconto questo? Perchè anche un montagnino come me a volte ha bisogno di “rinforzi positivi“, di piccole soddisfazioni e l’articolo di cui voglio parlarvi raccoglie brevemente un lungo lavoro di cui piano piano iniziamo a vedere i frutti: stanno spuntando nuovi fiori in una valle che sembrava arida, le nuove generazioni mostrano le proprie potenzialità.

Certo, ho giocato un paio di “jolly” conquistati in questi anni ed anche la Professoressa Giulia Caminada ha fatto altrettento, ma alla fine il merito di ogni cosa è stato frutto dell’impegno individuale e collettivo di questi ragazzi.

Cosa è successo? Un gruppo di studenti delle medie di Asso, un paesino di poco più di 3000 anime, si è ritrovato nell’aula della propria scuola per parlare in diretta radiofonica attraveso Internet con TRS Radio, un emittente del Piemonte che trasmette da Savigliano, una cittadina di oltre 21.000 abitanti.

Perchè? Per raccontare durante una maratona dedicata all’Africa il loro “esperimento giornalistico” condotto attraverso Cima ed il loro Blog in collaborazione con il portale African Voices che coinvolge oltre 15.000 appassionati. Grazie a questo esperimento hanno vinto il Campionato Provinciale di Giornalismo Giovanile indetto dal quotidiano Il Giorno con le proprie ricerce “in presa diretta” realizzate sul continente africano.

Mentre realizzavano l’intervista con la radio a loro volta ne realizzavano un’altra con l’inviata de Il Giornale di Erba raccontando altri due progetti che li hanno visti coinvolti: I Flaghéé sempre con “Cima” e Ritratti Rifiutati con l’artista e scultore Alessandro Barronio. Tutto questo dopo un anno intenso in cui hanno realizzato interviste con artisti, giornalisti e personaggi importanti della cultura e del territorio.

Cercate di cogliere la visione d’insieme, la quantità di elementi coninvolti, la complessità delle tematiche, il numero di persone a cui giunge il messaggio e la loro distanza senza perdere di vista l’età dei ragazzi che lo formulano e che lo canalizzano attraverso i   linguaggi e gli strumenti più innovativi.

Cosa significa tutto ciò? Significa che io e Cima stiamo diventando piacevolmente “vecchi”, che forse quel grande cambiamento che tutti si auspicano per la valle sta davvero avendo inizio e che la sua capacità di crescita è esponenziale e dilagante.

Di fronte alla capacità comunicativa, organizzativa e creativa di cui hanno dato prova questi ragazzi di 11/12 anni ogni cosa viene travolta, ogni critica e meschinità spazzata via. In un paese immobile, rigido e spesso dall’animo grigio come appare Asso questi ragazzi danno la misura e la forza di ciò che è nuovo e vivo distinguendosi dalle logiche e dai comportamenti vecchi ed ostinatamente fini a stessi propri della mentalità spesso chiusa del nostro paese.

Qualcuno tempo fa mi disse:”Voglio proprio vedere fin dove sei disposto a spingerti, fin dove vuoi arrivare”. Con una certa felicità posso dire: “Dove posso arrivare io non conta più: loro andranno sicuramente oltre e crescendo difficilemente si lascieranno fermare!

Quel piccolo trafiletto sul settimanale Giornale di Erba è un prezioso ricordo di quanto fatto in un anno, per il presente e per il futuro. I ragazzi mi hanno molto ringraziato per averli aiutati ma sono convinto che tra qualche anno, quando sarà il loro momento, capiranno quanta speranza e gioia abbiamo saputo regalarmi oggi.

So quanto ho fatto fino ad ora e so quanto posso ancora fare, ma all’orizzionte vedo i limiti oltre il quale non riuscirò a spingermi e dove spetterà ai ragazzi di oggi condurre le generazioni di domani.

Guardando il tramonto so che saprete ancora stupirmi: continuate così!!

Davide Valsecchi

Da Il Giornale di Erba, 2 Luglio 2011.
Asso: Per i ragazzi della scuola media Segantini che hanno partecipato al corso di giornalismo con la professoressa Giulia Caminada  l’anno scolastico si è concluso con tante sorprese ed una bella avventura. Lo scorso 24 Giugno alcuni di loro, abbandonati per qualche ora i libri che ancora li tenevano occupati per le ultime fasi degli esami, si sono dati appuntamento a scuola per scartare insieme un pacco speciale inviato da Alessandro Baroni, architetto, artista e scenografo, coinvolto dall’insegnante in un progetto che voleva avvicinare i ragazzi al concetto di riuso come forma poetica: far rivivere oggetti per trasformarli in qualcosa di nuovo. Nel pacco gli alunni hanno trovato maschere che diverranno protagoniste di storie.
Il momento più atteso è stato però quello del collegamento radio con African Voices e TSR radio. «Grazie al prezioso contributo di Davide Valsecchi, un amico con cui abbiamo condiviso l’avventura dei Flaghéé andando a toccare le nostre più belle cime, abbiamo cercato di esplorare l’Africa per conoscerla e vincere ogni stereotipo legato a quel mondo. Siamo stati contattati dai radiocronisti che, dedicando la giornata al continente, hanno voluto coinvolgerci per scoprire e rendere pubblico il nostro lavoro», ha spiegato la Caminada. I ragazzi, emozionati, sono stati entusiasti della bella esperienza che ha omaggiato il loro impegno.

Il terremoto di Scarenna

Il terremoto di Scarenna

Qualche tempo fa, precisamente il 10 giugno 2011, è apparso su La Provincia di Como un articolo dal titolo “Asso: misteriose scosse e le case tremano”.  Durante quelle settimane, infatti, in molti avevano percepito vibrazioni o scosse che avevano fatto tremare la propriacasa nella piana di Scarenna.

All’epoca ero impegnato nel viaggio dei Flaghéé  e non avevo potuto occuparmene ma in questi giorni ho fatto qualche piccola ricerca, complice soprattutto la lieve scossa avvenuta a Lecco il 23 Giugno 2011.

Tempo fa scrissi un articolo intitolato “Terremoti in Italia e ad Asso” in merito ad una ricerca da me condotta sugli eventi sismici avvenuti nella storia di Asso. Spulciando tra gli archivi ho trovato quattro eventi nell’arco di 124 anni: 6 Aprile 2001, 24 Aprile 1918, 5 Marzo 1894 e 20 Maggio 1887.

La prima verifica che ho fatto in merito ai fatti di Giugno è stato visionare le registrazioni della Rete Sismica del Centro Geofisico Prealpino di Varese, il dipartimento dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia più vicino a noi: tra i dati non vi è nulla che rilevi attività sismica di rilievo.

Storicamente Asso non è mai stato l’epicentro di un sisma di alcun tipo ed è difficile pensare che vi sia stato un fenomeno sufficientemente intenso da essere avvertito ma allo stesso tempo tanto limitato nell’estensione. No, l’ipotesi terremoto non trova fondamento nei dati.

Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che possa essere colpa di crolli nella montagna ma anche in questo caso se fossero stati interni, grotte che cedono, sarebbero stati registrati dai sismografi mentre se fossero stati crolli esterni, massi che vengono a valle, sarebbero stati di dimensioni tali da non passare inosservati. Un esempio su tutti la frana del 14 Gennaio 2010.

Pensare che i para-sassi abbiano fermato qualcosa di abbastanza grande da scuotere le case è improbabile e facendo “due passi” sotto la roccia non ho trovato nulla di simile anche perché, se così fosse avvenuto, le protezione avrebbero avuto bisogno di riparazioni e messa in sicurezza.

No quindi, niente sassi e niente terremoti. La risposta me l’ha data forse un anziano di Scarenna: “Tanti anni fa, quanti non so dirteli, tutti i terreni di questa parte di Scarenna erano di proprietà della Curia e per questo il Lambro, che prima scorreva da questa parte, è stato deviato perché i campi potessero essere usati. Se scavi un metro e mezzo qui trovi l’acqua ed il terreno è tutta marna che drena l’acqua e si muove”.

Nel 1939, come riportato sulla Chiesetta di Scarenna, vi fu una grande esondazione che creò davvero grossi problemi alla gente della piana. L’idea che il fiume avesse un altro corso è abbastanza fondata, a conferma di ciò basterebbe osservare come Via per Caslino e Via de Gasperi siano “infossate” sotto la montagna rispetto al fiume e di come oggi l’acqua piovana che scende in ben visibili cascate dal fianco del monte Pizzallo non trovi sfogo in alcun tipo di corso.

Molti dei miei libri sono ancora imballati dall’ultimo trasloco e quindi ora non saprei dirvi il periodo strorico in cui è stato deviato il fiume né darvi conferma che ciò sia davvero avvenuto. Parliamo di fatti risalenti probabilmente a duecento o trecento anni fa se non adirittura al 1500. Quello che posso dirvi ora è che è molto probabile visto che Scarenna è sempre stata zona di marcite.

Ho quindi cambiato approccio e consultato l’archivio fotografico del Ministero dell’Ambiente dove sono conservate le ortofoto e le foto aeree storiche anche del nostro territorio. Ho trovato una foto del 1988 della piana, che vedete qui sopra in bianco e nero, ed ho potuto fare qualche osservazione.

Le “case rosa”, dove è stato avvertito più forte il fenomeno, sono le costruzioni moderne più vecchie e grandi  di una piana altresì composta da piccole casette e campi.  Guardando dall’alto ci si accorge come le case rosa sembrino proprio al centro di quello che potrebbe essere un ipotetico corso del fiume che raccolga le acque della montagna proseguendo poi verso la gola di Caslino.

Vista la natura del territorio è possibile quindi pensare che i tremori siano stati causati da scosse di assestamento di queste relativamente vecchie strutture. Quindi che si fa? Non ho idea, certo è che se il fiume non fosse stato deviato in tempi antichi il problema dell’acqua, dei sassi ed ora anche delle scosse non si sarebbe forse verificato a Scarenna.

Come dimostra la foto la “Cittadina di Scarenna” è piuttosto giovane ed è quindi difficile comprendere cosa possa succedere. Se il “clima” assese fosse diverso si sarebbe potuto coinvolgere qualche Università o qualche Centro Ricerca per fare qualche studio, più che altro per rassicurare quanti vivono nella piana.

Ora non possiamo fare altro che quello che fanno gli anziani: guardiamo qualche foto, ascoltiamo l’aria ed aspettiamo di vedere cosa succederà ancora.

Davide Valsecchi

Ps. Un tempo esisteva un “Centro Ricerche Vallassinese [CRV]” ma ho ben pochi contatti con loro e nonostante qualche ricerca sul web non ne conosco a pieno né l’attuale finalità né l’organigramma. Posseggo qualche vecchio libro pubblicato anni fa dal gruppo ma non ho idea di cosa si occupino oggi. Tocca a me, al solito, darmi da fare per capire =)

150°: le scuole in festa

150°: le scuole in festa

Oggi salivo verso il paese e la gente mi chiedeva:“Sono passati una una marea di bambini tutti insieme. Dov’è che andavano?” In effetti la giornata era piuttosto insolita visto che tutti gli studenti delle scuole della valle si sono ritrovati sul prato del campo sportivo per festeggiare tutti insime il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

Gli studenti, che indossavano divise bianche, rosse e verdi, hanno attraversato il paese e si sono disposti ed allineati nel campo per formare un gigantesco Tricolore.

Sugli spalti parenti, fratelli ed amici in un viavai di bandierine e macchine fotografiche che immortalavano la scena.  Discorsi di rito, citazioni al senso di patria ed una tromba suonata dal vivo per rimarcare la solennità della cerimonia prima del monento più commovente: nonostante incalzasse un tempo inclemente tutti i ragazzi, ordinati e mano sul petto, hanno intonato insieme l’Inno di Mameli nell’interezza delle sue cinque strofe.

I nonni erano commossi fino alle lacrime ed anche io confesso di aver assistito ad uno spettacolo davvero coinvolgente e trascinante seppur nella sua semplicità. Bambini felici che cantano l’inno del proprio paese: non è cosa che si veda tutti i giorni.

Alla fine dell’inno hanno liberato per la valle palloncini tricolore tra la gioia e gli applausi di tutti i presenti. Il cielo sembrava trattenere ormai a stento la pioggia sciogliendosi poi in scrosci e lampi appena la cerimonia si era conclusa: zuppi ma felici tutti facevano ritorno verso casa.

Altra nota positiva: i ragazzi di BlogGiornalismo hanno vinto il Primo Premio dell’annuale concorso di giornalismo indetto dal quotidiano Il Giorno per le scuole della Provincia di Como. Per il terzo anno consecutivo i ragazzi di Asso hanno saputo distinguersi in questa competizione: nel 2009 era argento, nel 2011 bronzo ed ora anche l’oro. Bravi!!

I ragazzi della IIIaC ci hanno consegnato le Flaghéé di quest’anno immortalati dai fotografi de La Provincia di Como. Tutto è pronto: damani si parte!!

Davide “birillo” Valsecchi

Flaghéé: Gioventù Ribelle

Flaghéé: Gioventù Ribelle

Gioventù Ribelle
Gioventù Ribelle

Sono come fili sottili, quasi invisibili, che attraverso il tempo e lo spazio uniscono le persone accomunandone le vite: io li chiamo legami.

Spesso ho la fortuna di riconoscerli e a volte persino di fare parte di quell’insieme di trama ed ordito che dà vita alla storia.

Un legame è un vincolo che collega due o più cose, il loro ruolo spazia dalla scienza ai sentimenti e, spesso, “creare un legame” è quanto di meglio possiamo tentare di fare.

Con quest’idea, “unire le cose”, vi racconto il legame che accomuna i ragazzi di una scuola, le medie del mio paese, alle cime delle montagne del Lario ed ancora con i giovani che durante il Risorgimento Italiano seppero distinguersi in un’ Italia che stava per nascere.

Sabato io e Lele partiremo per attraversare le montagne del Lago di Como mentre Venerdì ci saranno consegnate le bandiere che ci accompagneranno durante questo nuovo viaggio: le Flaghéé.

Quest’anno, per celebrare la Storia d’Italia nel suo 150° anniversario, le bandiere del Lario saranno diverse dal passato: sono state infatti realizzate a mano dei ragazzi della IIIa C di Asso ed ognuna di esse è dedicata ad una figura del passato di cui, tra colorati disegni, ne riporta una citazione.

Ogni bandiera sventolerà su una cima che attraverseremo ed  ognuna di esse diverrà un legame: un sottile filo che legherà un  giovane studente, una montagna del nostro territorio ed un giovane del passato che non ha avuto paura di credere nei propri ideali.

Quelle bandiere diventeranno sottili fili in grado di unire Giorgia, Samuele o Aurora, la Grigna, il Grona o il Legnone ed il pensiero di figure come Nino Bixio, Garibaldi o Adelaide Cairoli. Legami che starà a me e a Lele “intrecciare” in un unico viaggio che sappia abbracciare la nostra storia e il nostro terriotorio sostenendo e spronando i nostri giovani a conquistarsi un ruolo nel futuro di tutti noi.

Ecco le Flaghéé dell’Unità d’Italia, ecco le Bandiere di una Gioventù Ribelle.

Davide “Birillo” Valsecchi

Un ringraziamento alla Professoressa Giulia Caminada e a tuti i ragazzi della IIIaC della Scuola Media di Asso di BlogGiornalismo.scuoleasso.it.

 

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