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Il terremoto di Scarenna

Il terremoto di Scarenna

Qualche tempo fa, precisamente il 10 giugno 2011, è apparso su La Provincia di Como un articolo dal titolo “Asso: misteriose scosse e le case tremano”.  Durante quelle settimane, infatti, in molti avevano percepito vibrazioni o scosse che avevano fatto tremare la propriacasa nella piana di Scarenna.

All’epoca ero impegnato nel viaggio dei Flaghéé  e non avevo potuto occuparmene ma in questi giorni ho fatto qualche piccola ricerca, complice soprattutto la lieve scossa avvenuta a Lecco il 23 Giugno 2011.

Tempo fa scrissi un articolo intitolato “Terremoti in Italia e ad Asso” in merito ad una ricerca da me condotta sugli eventi sismici avvenuti nella storia di Asso. Spulciando tra gli archivi ho trovato quattro eventi nell’arco di 124 anni: 6 Aprile 2001, 24 Aprile 1918, 5 Marzo 1894 e 20 Maggio 1887.

La prima verifica che ho fatto in merito ai fatti di Giugno è stato visionare le registrazioni della Rete Sismica del Centro Geofisico Prealpino di Varese, il dipartimento dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia più vicino a noi: tra i dati non vi è nulla che rilevi attività sismica di rilievo.

Storicamente Asso non è mai stato l’epicentro di un sisma di alcun tipo ed è difficile pensare che vi sia stato un fenomeno sufficientemente intenso da essere avvertito ma allo stesso tempo tanto limitato nell’estensione. No, l’ipotesi terremoto non trova fondamento nei dati.

Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che possa essere colpa di crolli nella montagna ma anche in questo caso se fossero stati interni, grotte che cedono, sarebbero stati registrati dai sismografi mentre se fossero stati crolli esterni, massi che vengono a valle, sarebbero stati di dimensioni tali da non passare inosservati. Un esempio su tutti la frana del 14 Gennaio 2010.

Pensare che i para-sassi abbiano fermato qualcosa di abbastanza grande da scuotere le case è improbabile e facendo “due passi” sotto la roccia non ho trovato nulla di simile anche perché, se così fosse avvenuto, le protezione avrebbero avuto bisogno di riparazioni e messa in sicurezza.

No quindi, niente sassi e niente terremoti. La risposta me l’ha data forse un anziano di Scarenna: “Tanti anni fa, quanti non so dirteli, tutti i terreni di questa parte di Scarenna erano di proprietà della Curia e per questo il Lambro, che prima scorreva da questa parte, è stato deviato perché i campi potessero essere usati. Se scavi un metro e mezzo qui trovi l’acqua ed il terreno è tutta marna che drena l’acqua e si muove”.

Nel 1939, come riportato sulla Chiesetta di Scarenna, vi fu una grande esondazione che creò davvero grossi problemi alla gente della piana. L’idea che il fiume avesse un altro corso è abbastanza fondata, a conferma di ciò basterebbe osservare come Via per Caslino e Via de Gasperi siano “infossate” sotto la montagna rispetto al fiume e di come oggi l’acqua piovana che scende in ben visibili cascate dal fianco del monte Pizzallo non trovi sfogo in alcun tipo di corso.

Molti dei miei libri sono ancora imballati dall’ultimo trasloco e quindi ora non saprei dirvi il periodo strorico in cui è stato deviato il fiume né darvi conferma che ciò sia davvero avvenuto. Parliamo di fatti risalenti probabilmente a duecento o trecento anni fa se non adirittura al 1500. Quello che posso dirvi ora è che è molto probabile visto che Scarenna è sempre stata zona di marcite.

Ho quindi cambiato approccio e consultato l’archivio fotografico del Ministero dell’Ambiente dove sono conservate le ortofoto e le foto aeree storiche anche del nostro territorio. Ho trovato una foto del 1988 della piana, che vedete qui sopra in bianco e nero, ed ho potuto fare qualche osservazione.

Le “case rosa”, dove è stato avvertito più forte il fenomeno, sono le costruzioni moderne più vecchie e grandi  di una piana altresì composta da piccole casette e campi.  Guardando dall’alto ci si accorge come le case rosa sembrino proprio al centro di quello che potrebbe essere un ipotetico corso del fiume che raccolga le acque della montagna proseguendo poi verso la gola di Caslino.

Vista la natura del territorio è possibile quindi pensare che i tremori siano stati causati da scosse di assestamento di queste relativamente vecchie strutture. Quindi che si fa? Non ho idea, certo è che se il fiume non fosse stato deviato in tempi antichi il problema dell’acqua, dei sassi ed ora anche delle scosse non si sarebbe forse verificato a Scarenna.

Come dimostra la foto la “Cittadina di Scarenna” è piuttosto giovane ed è quindi difficile comprendere cosa possa succedere. Se il “clima” assese fosse diverso si sarebbe potuto coinvolgere qualche Università o qualche Centro Ricerca per fare qualche studio, più che altro per rassicurare quanti vivono nella piana.

Ora non possiamo fare altro che quello che fanno gli anziani: guardiamo qualche foto, ascoltiamo l’aria ed aspettiamo di vedere cosa succederà ancora.

Davide Valsecchi

Ps. Un tempo esisteva un “Centro Ricerche Vallassinese [CRV]” ma ho ben pochi contatti con loro e nonostante qualche ricerca sul web non ne conosco a pieno né l’attuale finalità né l’organigramma. Posseggo qualche vecchio libro pubblicato anni fa dal gruppo ma non ho idea di cosa si occupino oggi. Tocca a me, al solito, darmi da fare per capire =)

Scarenna: la Frana, la Cava ed i Potenti che scappano

Scarenna: la Frana, la Cava ed i Potenti che scappano

La Frana di Scarenna
La Frana di Scarenna

Il 15 Gennaio del 2010 è crollata mezza montagna sulla strada che da Scarenna porta a Caslino. Fortunatamente non ci sono stati feriti ed i danni si sono limitati alla carreggiata che è stata travolta e sepolta dal materiale. Da quel giorno è trascorso oltre un anno ma sostanzialmente la situazione è rimasta la stessa.

Quella è una porzione di territorio che appartiene a tre diversi comuni e questo complica ulteriormente la vicenda. Risultato: la strada resta chiusa ed il materiale franato è ancora là dove è caduto.

Scarenna però è una zona particolare e qui, inaspettatamente, la gente parla più di quanto si creda e le informazioni, corrette o imprecise che siano, viaggiano veloci ed impetuose come il vento della Grigna.

Tutti credono che la frana sia venuta a basso proprio dove si voleva dare vita alla contestatissima cava di Scarenna, c’è persino chi dice che anni fa qualcuno abbia fatto carotaggi su quel fronte della montagna ma, sebbene ci siano stati testimoni, nulla di ufficiale è mai emerso. Quello che è certo è quanto la “questione Cava” avesse tenuto banco anni fa nelle cronache del paese.

Ora il vento di Scarenna porta in giro nuove voci. C’è chi dice che sempre più spesso, dopo le sei di sera, si vedono macchinoni spingersi oltre le transenne  fin sotto la frana:  sui cofani srotolano cartine  e si  discute indicando la montagna. Chi siano queste persone per certo non si sà.

C’è poi chi dice che una cementeria si sia offerta di liberare e riparare la strada chiedendo in cambio il diritto di sbancare cinquantamila metri cubi di montagna oltre al materiale franato. Se questa offerta sia vera e cosa ne pensino gli amministratori spesso è arduo scoprirlo.

Io personalmente andrei in Comune a chiedere ma recentemente succedono le cose più strane quando entro nel palazzo del Municipio. Giorni fa partecipavo ad una riunione delle associazioni in qualità di Vice-Presidente del CAI e l’incontro con il Vice-Sindaco ha dato vita ad un teatrino per certi versi tragi-comico.

Tra urli e strepiti il Signor Conti sembrava intenzionato a disertare l’incontro perchè, a suo dire, avevo avuto la “faccia tosta” di presentarmi. Guardandomi bene dall’accettare ogni tipo di provocazione sono rimasto in attento silenzio osservando una scenata davvero buffa che è culminata, davanti a tutti i presenti, con un “vado via che se no a quello lì gli metto le mani addosso” da parte dell’agitatissimo Vice-Sindaco che lasciava in fretta la stanza.

“Le mani addosso” a me? Belle speranze e brutto carattere per una persona che rifugge il confronto abbandonando persino il palazzo che è chiamato a presidiare. Che il ragazzino di Cranno sia troppo per lui? Pare che da quando gli abbiamo fatto notare che non è un coscritto dei cedri purtroppo non sia più lo stesso…

Episodi come questo ci possono dare la misura, se i cedri e la cascata non ne avessero già dato prova, di quanto difficile sia superare l’opacità e capire davvero cosa accada in paese. Se sei uno che fa domande e cerca risposte converrebbe stare alla larga dal municipio: forse resti assese ma di certo non gradito a chi comanda.

Scuoto la testa perchè sperare di spuntarla buttando il confronto in rissa o di intimidirmi alzando la voce è semplicemente puerile, così come lo è una scomposta e capricciosa fuga.

Per la cronaca posso dire che, superato questo incidente,  tutti presenti hanno collaborato per oltre due ore in modo proficuo con l’assessore al Turismo, la signora Grazia Vicini, e l’assessore alla Cultura, la signora Pina Imogene. Nonostante le difficoltà di questo periodo le associazioni si stanno impegnando a fare del proprio meglio per l’estate assese.

Il vento, scivolando tra i massi della piana di Scarenna, racconta storie curiose ma spesso difficili da comprendere: essere vigili resta l’ultima speranza per cercare di intuire cosa, nel rigoroso silenzio, intenda fare chi  “da anni si adopra instancabilmente per il nostro bene e quello del paese”.

Davide “Birillo” Valsecchi

“Le mani addosso”: vi ricordate quanto clamore lo scorso anno quando i bambini delle scuole nei loro temini scolastici  volevano difendere, ovviamente a modo loro, i cedri e la cascata? Bhe, quelli oggi appaiono bei tempi: erano i bambini a comportarsi come bambini quella volta… (vedi articolo LaProvincia)

Come era verde la mia valle

Come era verde la mia valle

In questi giorni sto preparando le fotografie del libro «Asso come era» per presentarle ai ragazzi delle Scuole Medie di Asso. Lo scopo è di realizzare con loro una ricerca storica in collaborazione con le insegnanti e le famiglie.

Credo sia giusto mostrare loro le foto perchè conoscano ciò che è stato e possano “interrogare” nonni e genitori alla scoperta della storia del nostro paese.

Mentre preparavo le immagini sono rimasto colpito ancora una volta dalle trasformazioni del tempo. “Una volta qui era tutta campagna” è una frase spesso scontata ma mentre vi scrivo da Scarenna non posso che rendermi conto di quanto sia vera.

Nel dettaglio della foto si distingue il cotonificio Oltolina, le grandi piante che componevano il suo parco ed i magazzini che ora si trovano a ridosso del ponte nuovo. Oltre c’era solo verde e verdi erano anche le colline sopra Scarenna sul fianco del montagna nella Valle Scuri.

“Quanto è cambiata Asso”.  Onestamente non vi è un giudizio in questa mia frase, solo stupore, incredulità di fronte ad una trasformazione difficile da comprendere ma che appare chiara ed inconfutabile in una simile immagine.

“Un paese che non si ricorda del proprio passato è un paese senza futuro” ammoniva qualcuno. Ecco perchè raccolgo foto e testimonianze da lasciare a chi sarà assese dopo di noi.

Nel libro vi è uno scritto del Dottor Pagani che fa da prefazione storica alle immagini che seguono e che vorrei salvare nel tempo riproponendolo anche qui:

Come era verde la mia valle

Alcune sequenza fotografiche degli anni passati ricordano la Asso “perduta” ma che è sempre bello ricordare. Non si tratta di inutile nostalgia per i “giorni perduti” bensì si intende ritrovare un tipo di cultura umanistica che probabilmente il tessuto sociale di molte comunità attuali ha troppo facilmente dimenticato e che quindi si spera potrebbe ancora ritrovare.

Solo ricordando il passato si può tentare di ricostruire meglio il necessario progresso futuro, altrimenti sarebbe inutile studiare la storia e le umane lettere e scienze umane.
Virgilio, Dante, Leopardi, Foscolo, insegnano che ricordare il passato nel bene e nel male è come riscoprire le sorgenti della nostra esistenza, migliorando la vita ed evitando gli errori compiuti con la spinta dell’animo alle “egregie cose”.

Questo è lo scopo di questa iniziativa anche nella nostra comunità civile e sociale. La solidarietà, la comunanza, il senso di appartenenza, il sentire comune appaiono oggi certamente in declino. Forse negli anni meno ricchi ci sentiamo più uniti? Le attuale non floride e preoccupanti condizioni economiche nazionali e mondiali ci insegnano a cambiare stili di vita e modo di pensare!

Come è significativo ricordare a questo proposito il bellissimo verso ed insegnamento poetico del nostro illustre brianzolo Giuseppe Parini, anche Lui pensoso del bene civico comune, quando in un agitato Consiglio civico di Milano disse: “Io volsi i fasti e l’Itale muse a render buoni e saggi i cittadini miei”

Flamen Civium

Running Scarenna

Running Scarenna

Mi piace andare a correre e quando riesco a farlo con costanza ne avverto i benefici. Il guaio è che sono anche dannatamente pigro: l’idea di prendere la macchina e dover anche cercare parcheggio prima di mettermi a correre fa saltare il più delle volte ogni buon proposito.

Il lago del Segrino è considerato da tutti un buon posto per correre ma l’asfalto, le macchine e la troppa gente non mi hanno mai convinto.

Così,  da quando mi sono trasferito a Scarenna, ho cominciato a cercare posti alternativi ai percorsi in salita di Cranno o di Valle Bassa.

La Grande Piana di Scarenna è di fatto un posto perfetto per correre: è possibile farlo su di una stradina sterrata immersa nei prati ancora liberi lungo il fianco del Lambro,  creando poi un piccolo anello con la quasi inutilizzata pista ciclabile.

Con il mio smartphone, un android, ho fatto qualche rilevamento Gps studiando i percorsi possibili: il primo anello che si può percorre è lungo 2,57 km ed offre la possibilità di correre comodamente tra il verde dei prati ed il fiume ammirando davanti a sè il magnifico panorama della Grigna.

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Il tracciato del lago Segrino è di 5km e questo questo può far apparire questo primo percorso di Scarenna troppo “corto” visto che non offre una “distanza” molto impegnativa. In realtà ho scoperto che molti “anelli Jogging” hanno una lunghezza molto simile, ad esempio l’anello di Parco Lambro a Milano è di 2.4 km, proponendosi come un buon inzio per chi volesse cominciare a praticare la corsa in tranquillità.

Per chi invece volesse cimentarsi nelle classiche “tre miglia” la piana di Scarenna offre inoltre percorsi ed anelli anche molto più ampi in grado di duplicare o triplicare la percorrenza. Seguendo il fiume Lambro è possibile raggiungere il nuovo ponte e, volendo,  proseguire fino  a dove il Lambro incontra la Ravella. Il problema è che ora, a causa della frana, non è più possibile creare un anello utilizzando la vecchia strada: se fare dietro front e tornare sui propri passi non è un problema le possibilità sono ampissime!!

Nonostante la frana, che non crea pericolo al percorso, questo il territorio è davvero pregevole per le attività all’aria aperta, specie in questo periodo. Se anche voi correte (o avete intenzione di farlo) nella piana di Scarenna fatemelo sapere perchè sarebbe molto interessante promuovere e conservare questa zona.

Frequentare la piana e gli argini del fiume sono il modo migliore per conoscere il nostro territorio ed evitare che l’abbandono ne determini il degrado.

Keep Running Scarenna!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Il leone di Emendi

Il leone di Emendi

Leone
Leone

I ragazzi della scuola di Asso mi inviano domande sull’Africa ma questa volta, sempre restando in tema, vorrei raccontare una storia e chiedere loro di approfondirla con una piccola ricerca.

Io ed Enzo ci troviamo spesso a parlare del passato di Asso e questa storia risale a quando lui aveva più o meno dodici anni. A quei tempi il Signor Emendi, di cui non ricordiamo il nome, era un agricoltore di Scarenna e ad una fiera di paese, forse di Erba o di Como, aveva fatto il pià strano degli acquisti. In quegli anni alle fierevendevano ogni specie di animale esotico in circolazione ed il Signor Emendi comprò niente meno che un cucciolo di leone.

Il leone crebbe così tra gli altri animali nella piccola fattoria di Scarenna, allevato come un grosso gatto da compagnia. Emendi andava spesso al circolo di Scarenna a giocare a carte con gli amici e portava con sè il felino tenendolo al guinzaglio come un comune cane. I bambini, come Enzo all’epoca, arrivavano da Asso in bicicletta fino alla frazione proprio per vedere l’esotico animale.

Orbene, la storia si fa interessante quando un pomeriggio di mezza estate al circolino si presentò un distinto milanese accompagnato dal suo grosso ed elegante cane lupo di razza. “Non vada mica dentro che c’è un cane più grosso e più cattivo del suo qua” gli dissero in rigoroso dialetto quelli che stavano sulla  porta del circolo.“Il mio Black non ha paura di niente” rispose il signore in perfetto ed altezzoso italiano entrando con baldanzosità  nel circolo con il fedele Black.

Enzo, bambino, non poteva entrare nel circolo ma dai suoi racconti si può capire cosa successe. Si udì Black abbaiare fino a che non rimbombò un tremendo  ruggito seguito da una sequenza inenarrabile di divertite imprecazioni in dialetto del signor Emendi. Black scattò come un fulmine attraverso la porta tenendo le coda tra le gambe “come se lo stesse inseguendo un leone” mentre il milanese, subito appresso, urlava frasi del tipo:“voi non siete normali!! Un leone!! Per dio, un leone!!”.

Enzo, sbirciando attraverso la porta, vide il leone in piedi che scodinzolava ed il Signor Emendi, in compagnia di “Vaifro” e “Geni“, che rideva soddisfatto seduto comodamente al tavolo. Storie di paese, verrebbe da dire, storie di Asso in verità.

Si racconta che il leone divenne poi troppo grosso ed il Signor Emendi troppo anziano e così, un giorno, cinque domatori di un circo si presentarono per prendere in custodia l’animale. I domatori provarono a mettere in gabbia il leone ma ogni sforzo il pareva vano fino a quando Emendi, spazzientito, si avvicinò alla bestia e prendendolo per la criniera gli disse “fai mica l’asino!! vedrai che ti troverai bene!!”. Il leone gli saltò adosso e lo leccò come se fosse un gatto accettando di buon grado di salire sul furgoncino.

Asso ha quindi il suo leone e le sue storie di animali selvaggi. Enzo ricorda che Emendi aveva una sorella che forse potrebbe conservare ancora una foto del fratello e dell’animale. Bisognerebbe chiedere ai decani, al Dottor Pagani o al Signor Paredi.

Ora che sono in Africa via lascio a voi, insegnati e ragazzi, il compito di approfondire questa storia chiedendo a vostri genitori o ai nonni.

Come vedete il mondo è piccolo ed il nostro paese offre storie da scoprire, curiose e misteriose, quanto l’Africa.

Davide “Birillo” Valsecchi

Il vento di Scarenna

Il vento di Scarenna

La Grigna da Scarenna
La Grigna da Scarenna

Ormai è due settimane che ho trasferito la mia “base” qui nella frazione, nella piana di Scarenna.  Nei giorni scorsi, quando pioveva, la montagna si è riempita di cascate e corsi d’acqua. Dal piccolo giardinetto della mia casa, a debita distanza dalla roccia, si potevano ammirare i grandi salti che l’acqua compie sulle bastionate della montagna al di sotto della sella che unisce Piazza Dorella al Croce Pizzallo.

Quando ero bambino ricordo che quella montagna, ora fradicia d’acqua, prese letteralmente fuoco e gran parte dei suoi boschi e prati arsero nella notte. Ci fu un gran trambusto di pompieri e volontari e mio padre, dopo aver convinto mia madre, mi portò nella notte a vedere le fiamme purché rimanessimo al di là del fiume: in macchina parcheggiammo al di là del Lambro, sul versante canzese di quello che era il “guado”  ora sostituito dal ponte nuovo.

Nell’oscurità fuoco rosso vivo avvolgeva la montagna squarciando di un tetro bagliore la notte: uno spettacolo terribile e magnifico al contempo.

Acqua, fuoco e terra: incuriosito qualche giorno fa sono andato a piedi fino alla vecchia palestra d’arrampicata, a poca distanza dalla grande frana venuta a basso giusto il gennaio del 2010. La strada è ancora bloccata e di fatto Scarenna è un “cul de sac”: una piana intera che, isolata, dipende interamente dal ponte nuovo.

Ma l’elemento che realmente domina la piana è uno solo ed ogni notte ribadisce la sua forza cantando ed urlando tra gli alberi e le case: il vento di Scarenna.

Il vento è stato una vera sorpresa per me che ho sempre abitato protetto dalla collina di Cranno o tra le case del centro storico di Asso: è una forza ed una presenza costante che si infila nella casa nonostante i doppi vetri, nonostante i serramenti nuovi. Lo senti fischiare guardando spingere le porte delle stanze come se avesse la forza di filtrare attraverso i muri tanta è la sua tenacia.

Una mattina di sole, dopo giorni freddi, finalmente mi è apparsa la grande madre del possente vento di Scarenna: la Grigna. Il panorama di cui gode la piana è unico ed invidiabile: sono 34 anni che vivo ad Asso ed è stata per me una sorpresa aprire la porta di casa e trovarmi di fronte una tale magnificenza.

Nella sua imponenza appare innevata al di là del lago mentre i venti che scendono dal nord del Lario, deviati nella loro corsa dal Moregallo e dal gruppo dei Corni, si  sfogano negli spazi della Vallassina superando la piana di Valbrona

E così, mentre il vento soffia e la Grigna brilla nel sole, vi lascio con il testo della canzone che mia mamma mi cantava sempre in omaggio a quella “montagna ripida e ferrigna”:

Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il cuore; cantava: “Avere te voglio morire!”. Lei dalla torre lo vedea salire. Disse alla sentinella che stava sopra il ponte: “tira una freccia in fronte a quello che vien sù”.

Il cavaliere cadde fulminate. Ma Dio punì l’orribile peccato e la guerriera diventò la Grigna, una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella, che stava sopra il ponte, fu trasformata in monte e la Grignetta fu.

Noi pur t’amiamo d’un amor fedele, montagna che sei bella e sei crudele. E salendo ascoltiamo la campana, d’una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo bella che diventasti un monte; facciamo la croce in fronte: non ci farai morir.

Davide “Birillo” Valsecchi

Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di abitazioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di costruzioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Asso: la frana di Scarenna

Asso: la frana di Scarenna

La frana di Scarenna
La frana di Scarenna

Questa mattina è venuta giù la montagna, letteralmente. Fortunatamente ci si può anche scherzare sopra perchè, nonostante fossero da poco passate le otto e mezza del mattino, nessuno è rimasto coinvolto nella frana che è venuta a basso tra Asso e Caslino, a fianco della palestra di roccia di Scarenna e prima del ponte nuovo.

Io ed Enzo siamo passati a fare due foto prima di pranzo. I vigili del fuoco erano ancora a far rilievi e credo che ci vorrà del tempo per sistemare quel macello. Un sperone di roccia si è lasciato andare ed ha praticamente “grattuggiato” tutto il fianco della montagna trascinando tutto sulla strada che, per via dei grossi massi, è praticamente esplosa sotto il peso. Che botta!

Bisognerà capire quando e se si potrà cominciare a sgombrare la strada dai massi e vedere che decideranno di fare poi. Enzo scherzava dicendo che è stato il contraccolpo di Haiti ma le frane, nella nostra valle, continuano ad aumentare. Se pensiamo al sasso che, proprio di rimpetto, è venuto a basso da Cranno vicino al mercato di Canzo meno di una settimana fa possiamo farci un idea dei “sassoni” che hanno cominciato a muoversi in valle.

Fino ad ora nulla di grave, fortunatamente nulla di irreparabile. La strada per Caslino c’è sempre stata , come testimonia la grotta usata dai tedeschi per presidiarne il passaggio durante la seconda guerra, non si può parlare di imprudenza nel tracciato. Tuttavia gli abitanti delle case che, senza troppa accortezza, sono state costruite a ridosso della roccia non hanno da star tranquilli:“Non l’avevate vista la montagna prima? Non vi siete mai chiesti perchè nessuno avesse costruito prima nella piana di Scarenna?”.

Speriamo bene perchè, sempre come mi ha salomonicamente fatto notare Enzo, stanno succedendo “cose strane” con tutte queste frane e di solito “non c’è due senza tre”. Serve tenere alta l’attenzione, speriamo che l’inverno finisca senza altre sorprese e che la primavera ci permetta, con calma, di capire perchè le nostre calcaree montagne appaiono così fragili quest’anno.

Davide “Birillo” Valsecchi

Giulia dice NO alla Cava di Scarenna!!

Giulia dice NO alla Cava di Scarenna!!

No alla Cava di ScarennaIeri sera, 04 luglio 2008, si è tenuto il Consiglio Comunale e Giulia Manzeni, il neo eletto sindaco, ha voluto comunicare ufficialmente quanto fatto per la vicenda Cava di Scarenna.

Nel 2006, infatti, qualche papavero a livello provinciale regionale aveva paventato l’ipotesi di costruire una cava o una miniera nella zona di Scarenna, a ridosso delle scogliere di falesia che compongono la celebre “palestra di roccia”.

Il precedente consiglio ed una nutrita schiera di volontari si sono opposti subito al progetto sebbene ancora non fosse stata presa nessuna decisione ufficiale.

Prevenire è meglio che curare e Asso quella cava proprio non la voleva!
Ieri sera Giulia ci ha confermato che tutti gli studi necessari a scongiurare l’opera sono stati consegnati ed accettati dagli organi competenti.

Giulia ha poi ribadito la sua contrarietà alla cava anche nella veste di sindaco e, in modo molto corretto, ha ringraziato tutti coloro che si sono adoperati nel fronteggiare questa silenziosa minaccia al nostro paese.

Il muro di carta è stato alzato, il Sindaco ha espresso la sua volontà ed ottenuto il consenso di chi governa a piu’ alti livelli.

Se voi cavasassi pensate ancora di venire a far casino a Scarenna sappiate che, dopo tutti gli ostacoli di carta, troverete davanti alla falesia degli agguerriti Assesi!!
Siete avvisati =P!!

.Davide

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