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12-12-12: il giorno della Rotonda

12-12-12: il giorno della Rotonda

Era necessaria una congiunzione di portata gregoriana perchè, finalmente, la coppia Conti-Manzeni sgravasse dopo nove lunghi mesi di gestazione la nostra beneamata rotonda, o rotatoria che dir si voglia. Felicitazioni vivissime!

Il dodici dicembre del duemiladodici alle dodici e dodici celembriamo la grande trasformazione della nostra cittadina. In questa rotatoria che esalta le orbite costanti della vita e dello spazio, il viaggio della cometa ed il continuo andare e venire dei remagi,  possiamo finalmente festeggiare il natale in un allegro girotondo: il cerchio della vita in una cittadina fantasma!

Confesso che, se fossero così accorti da piazzare provvisoriamente un presepe in mezzo alla rotonda, ne rimarrei stupito: certo è che si rischierebbe la blasfemia se, o forse quando, il primo automobilista tirando dritto investisse il bambinello e l’allegra combricola di statuine. Dopo il vodoo per qualcuno forse sarebbe troppo…

Va ricordato che ora il centro storico ha ripristinato il senso unico originario: non scendete in contro mano! Il caso ha poi voluto che fossi presente all’evento storico. L’ottimo Conti trafficava con le transenne davanti ai portici e la postina, gentilmente, ha domandato “Da quando si può iniziare a salire dal paese?”, spavaldo il nostro vicesindaco ha risposto imperioso “Da adesso!”.

Io che mi aspettavo che l’evento fosse celebrato con il taglio di un nastro ed i palloncini, oppure con qualcosa di più sobrio e tradizionale come un avviso ed un cartello, sono rimasto profondamente deluso….

Asso è davvero un circo di bestie curiose, fortunatamente ora abbiamo anche la giostra.

Davide Valsecchi

“Un pensiero al povero semaforo: si dimenticheranno di te anche se, per tanto tempo e tra gli insulti, hai fatto il tuo dovere arginando la follia…”

Al Segantini la Storia di Asso

Al Segantini la Storia di Asso

Venerdì mi sono lanciato in un esperimento nuovo con i ragazzi della Scuola Media Segantini di Asso: una lezione di storia per immagini alla riscoperta del nostro paese.

Coadiuvato dal Preside Berardino e dalla Professoressa Caminada ci siamo avvalsi delle foto pubblicate nel libro “Asso Come Era” e della testimonianza diretta del Dottor Flaminio Pagani, storico Sindaco di Asso.

Alla lezione era presente anche il giornalista de La Provincia di Como Giovanni Cristiani che ha pubblicato questo articolo sul quotidiano di Sabato:

Lezione di storia locale per immagini. Ieri mattina nell’Istituto comprensivo Segantini tre classi delle medie hanno potuto ripercorrere la storia del loro paese attraverso vecchie fotografie. Così con la proiezione diretta da Davide Valsecchi, la supervisione del preside Mario Berardino e dell’insegnante Giulia Caminada e gli interventi storici dell’ex sindaco di Asso, Flaminio Pagani si sono svolte due ore di intensa ma divertente lezione. I ragazzi sono stati invogliati a partecipare attraverso i diversi quesiti legati alle foto, stimolati a scoprire la parte del paese ritratto. Davanti alla Vallategna gli alunni hanno collocato il salto d’acqua: «Vicino alla Esso». Mentre si è potuto apprendere piccole notizie sconosciute a molti, come la presenza di una chiesa sconsacrata diventata parecchi anni fa una struttura residenziale. La Valassina raccontata con gli occhi di due generazioni di fotografi della famiglia Paredi ha ammaliato i presenti, le immagini erano tratte dal libro “Asso come era”. Sulla mattinata i ragazzi imposteranno una ricerca.

Due ore trascorse facendo sfilare le immagini come diapositive proiettate sul muro e per ogni fotografia un indovinello: “okey, dov’è?”. Due ore a dare la caccia agli indizi e ai dettagli che “parlano” di un tempo che fu, due ore ad ascoltare storie e racconti della Vallassina e del suo cuore antico: Asso.

L’obbiettivo era dare vita ad un momento didattico interattivo con i ragazzi, un confronto che potesse incuriosirli  ed invogliarli ad una riscorperta del loro territorio e ad un approccio critico ed esplorativo della storia: missione riuscita e per due ore ci siamo davvero divertiti!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Acco un filmato realizzato come presentazione del libro qualche mese fa e che contiene un estratto delle foto presentate ai ragazzi (la musica è un po’ datata perchè contemporanea alle foto):

Asso nello Specchio del Tempo

Asso nello Specchio del Tempo

Il tempo alle volte è uno specchio inclemente ma non è sempre è così facile cogliere il proprio riflesso. Ecco la storia di queste due “riflessi” a confronto: Oggi e Ieri.

Confesso che mettere insieme queste due foto mi è costato un bel po’ di fatica. Tutto è cominciato ieri dopo che ho pubblicato una vecchia fotografia realizzata dal Signor Paredi. Quella foto ha colpito molte persone e persino da Morbegno, dove vive il mio amico Cristian, mi hanno scritto:”scatta oggi la stessa foto!

Così ieri sera ho cercato di geocodificare il punto in cui era stato fatto lo scatto incrociando le immaginarie linee rette dei tetti all’interno di Google Earth, un modellatore tridimensionale di immagini satellitari. Quindi ho ristretto il campo approssimando un area di interesse.

Dopo pranzo avevo un paio d’ore e mi sono arrampicato su per il Dosso Deo, sopra le scogliere che sovrastano Villa Vita, partendo da Pagnano e Megna. Tutto il crinale un tempo doveva essere ben tenuto e falciato perchè sono ancora presenti molti dei muretti che terrazzavano il fianco della montagna. Purtoppo ora è un bosco abbandonato invaso dai rovi e gli unici passaggi sono offerti dai sentieri che creano l’acqua piovana e gli animali.

Ci sono molte piante abbattute e molti punti sono esposti sulle rocce e decisamente pericolosi: non mi aspettavo simili difficoltà ed in alcuni momenti, aggrappato ai rovi con la terra che cedeva sotto i piedi, ho decisamente maledetto la mia naturale avventatezza. Guandando in basso, ho pensato tra me e me: “Se Bruna scopre che sono venuto qui da solo sarà decisamente contrariata al mio funerale… se mai mi troveranno!!”

Una volta trovata un’inquadratura compatibile mi sono imbattuto in un nuovo problema: gli alberi. Quando fu scattata la foto originale era infatti tutto prato e per trovare uno spiazzo aperto, per ricreare l’inquadratura, ho dovuto arrampicarmi su di una pianta alle spalle di un’albero abbattuto.

Sovrapponendo le immagini si individua una leggera discrepanza che è il margine d’errore delle due inquadrature: la vecchia foto è stata scattata leggermente più in alto e leggermente più a sinistra. Purtroppo il bosco non mi concedeva spazi aperti più precisi ma, come primo esperimento, mi sembra un’approssimazione più che accettabile.

Sconsiglio di avventurarsi da quelle parti, specie sopra le rocce, ma se qualcuno, magari tra una cinquantina d’anni, volesse ripetere l’esperimento lascio qui il tracciato GPS della mia esplorazione.

Davide “Birillo” Valsecchi

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Come era verde la mia valle

Come era verde la mia valle

In questi giorni sto preparando le fotografie del libro «Asso come era» per presentarle ai ragazzi delle Scuole Medie di Asso. Lo scopo è di realizzare con loro una ricerca storica in collaborazione con le insegnanti e le famiglie.

Credo sia giusto mostrare loro le foto perchè conoscano ciò che è stato e possano “interrogare” nonni e genitori alla scoperta della storia del nostro paese.

Mentre preparavo le immagini sono rimasto colpito ancora una volta dalle trasformazioni del tempo. “Una volta qui era tutta campagna” è una frase spesso scontata ma mentre vi scrivo da Scarenna non posso che rendermi conto di quanto sia vera.

Nel dettaglio della foto si distingue il cotonificio Oltolina, le grandi piante che componevano il suo parco ed i magazzini che ora si trovano a ridosso del ponte nuovo. Oltre c’era solo verde e verdi erano anche le colline sopra Scarenna sul fianco del montagna nella Valle Scuri.

“Quanto è cambiata Asso”.  Onestamente non vi è un giudizio in questa mia frase, solo stupore, incredulità di fronte ad una trasformazione difficile da comprendere ma che appare chiara ed inconfutabile in una simile immagine.

“Un paese che non si ricorda del proprio passato è un paese senza futuro” ammoniva qualcuno. Ecco perchè raccolgo foto e testimonianze da lasciare a chi sarà assese dopo di noi.

Nel libro vi è uno scritto del Dottor Pagani che fa da prefazione storica alle immagini che seguono e che vorrei salvare nel tempo riproponendolo anche qui:

Come era verde la mia valle

Alcune sequenza fotografiche degli anni passati ricordano la Asso “perduta” ma che è sempre bello ricordare. Non si tratta di inutile nostalgia per i “giorni perduti” bensì si intende ritrovare un tipo di cultura umanistica che probabilmente il tessuto sociale di molte comunità attuali ha troppo facilmente dimenticato e che quindi si spera potrebbe ancora ritrovare.

Solo ricordando il passato si può tentare di ricostruire meglio il necessario progresso futuro, altrimenti sarebbe inutile studiare la storia e le umane lettere e scienze umane.
Virgilio, Dante, Leopardi, Foscolo, insegnano che ricordare il passato nel bene e nel male è come riscoprire le sorgenti della nostra esistenza, migliorando la vita ed evitando gli errori compiuti con la spinta dell’animo alle “egregie cose”.

Questo è lo scopo di questa iniziativa anche nella nostra comunità civile e sociale. La solidarietà, la comunanza, il senso di appartenenza, il sentire comune appaiono oggi certamente in declino. Forse negli anni meno ricchi ci sentiamo più uniti? Le attuale non floride e preoccupanti condizioni economiche nazionali e mondiali ci insegnano a cambiare stili di vita e modo di pensare!

Come è significativo ricordare a questo proposito il bellissimo verso ed insegnamento poetico del nostro illustre brianzolo Giuseppe Parini, anche Lui pensoso del bene civico comune, quando in un agitato Consiglio civico di Milano disse: “Io volsi i fasti e l’Itale muse a render buoni e saggi i cittadini miei”

Flamen Civium

Il vento di Scarenna

Il vento di Scarenna

La Grigna da Scarenna
La Grigna da Scarenna

Ormai è due settimane che ho trasferito la mia “base” qui nella frazione, nella piana di Scarenna.  Nei giorni scorsi, quando pioveva, la montagna si è riempita di cascate e corsi d’acqua. Dal piccolo giardinetto della mia casa, a debita distanza dalla roccia, si potevano ammirare i grandi salti che l’acqua compie sulle bastionate della montagna al di sotto della sella che unisce Piazza Dorella al Croce Pizzallo.

Quando ero bambino ricordo che quella montagna, ora fradicia d’acqua, prese letteralmente fuoco e gran parte dei suoi boschi e prati arsero nella notte. Ci fu un gran trambusto di pompieri e volontari e mio padre, dopo aver convinto mia madre, mi portò nella notte a vedere le fiamme purché rimanessimo al di là del fiume: in macchina parcheggiammo al di là del Lambro, sul versante canzese di quello che era il “guado”  ora sostituito dal ponte nuovo.

Nell’oscurità fuoco rosso vivo avvolgeva la montagna squarciando di un tetro bagliore la notte: uno spettacolo terribile e magnifico al contempo.

Acqua, fuoco e terra: incuriosito qualche giorno fa sono andato a piedi fino alla vecchia palestra d’arrampicata, a poca distanza dalla grande frana venuta a basso giusto il gennaio del 2010. La strada è ancora bloccata e di fatto Scarenna è un “cul de sac”: una piana intera che, isolata, dipende interamente dal ponte nuovo.

Ma l’elemento che realmente domina la piana è uno solo ed ogni notte ribadisce la sua forza cantando ed urlando tra gli alberi e le case: il vento di Scarenna.

Il vento è stato una vera sorpresa per me che ho sempre abitato protetto dalla collina di Cranno o tra le case del centro storico di Asso: è una forza ed una presenza costante che si infila nella casa nonostante i doppi vetri, nonostante i serramenti nuovi. Lo senti fischiare guardando spingere le porte delle stanze come se avesse la forza di filtrare attraverso i muri tanta è la sua tenacia.

Una mattina di sole, dopo giorni freddi, finalmente mi è apparsa la grande madre del possente vento di Scarenna: la Grigna. Il panorama di cui gode la piana è unico ed invidiabile: sono 34 anni che vivo ad Asso ed è stata per me una sorpresa aprire la porta di casa e trovarmi di fronte una tale magnificenza.

Nella sua imponenza appare innevata al di là del lago mentre i venti che scendono dal nord del Lario, deviati nella loro corsa dal Moregallo e dal gruppo dei Corni, si  sfogano negli spazi della Vallassina superando la piana di Valbrona

E così, mentre il vento soffia e la Grigna brilla nel sole, vi lascio con il testo della canzone che mia mamma mi cantava sempre in omaggio a quella “montagna ripida e ferrigna”:

Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il cuore; cantava: “Avere te voglio morire!”. Lei dalla torre lo vedea salire. Disse alla sentinella che stava sopra il ponte: “tira una freccia in fronte a quello che vien sù”.

Il cavaliere cadde fulminate. Ma Dio punì l’orribile peccato e la guerriera diventò la Grigna, una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella, che stava sopra il ponte, fu trasformata in monte e la Grignetta fu.

Noi pur t’amiamo d’un amor fedele, montagna che sei bella e sei crudele. E salendo ascoltiamo la campana, d’una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo bella che diventasti un monte; facciamo la croce in fronte: non ci farai morir.

Davide “Birillo” Valsecchi

Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di abitazioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di costruzioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Libro fotografico «Asso come era»

Libro fotografico «Asso come era»

libro-copertina

Nonostante la neve di questi giorni, abbiamo portato in paese da Saronno le prime duecento copie di «Asso come era»: il libro fotografico realizzato con le immagini storiche del paese. Un elegante volume di sessanta pagine con cinquantasei foto che spaziano dai panorami ai particolari di Asso attraversando il tempo degli anni tra le due grandi guerre.

Asso come era

Fotografie inedite che riemergono dal passato e vengono descritte dalle didascalie realizzate insieme a Flaminio Pagani, storico sindaco di Asso e testimone assese della nostra storia. Fotografie dell’archivio personale della famiglia Paredi che per  due generazioni di fotografi ha immortalato il paese e la sua gente.

Lo spettacolo di una Vallassina incontaminata, di una valle verde le cui colline erano ancora coltivate fino alla sommità, di un paese elegante e prestigioso le cui strade erano percorse da nobili, signori ma anche da ruspanti contadini ed agricoltori.

La prima ambulanza, le prime autovetture, il mercato delle bestie, il circuito del Lario e le prime gare ciclistiche, la vallategna, la Circovallazione ancora in costruzione, il vecchio orologio della chiesa ed i merli della torre del castello: questo e molto altro.

Natura, storia e società in un’affascinante serie di scatti in bianco e nero in grado di catturare chi è nato e cresciuto in queste valli e che saprà ritrovare i dettagli ed i ricordi che ancora oggi sono visibili e presenti.

Un buon libro, molto delicato ma per nulla nostalgico, in grado di rafforzare un orgoglio, a volte sopito, per un glorioso passato che ancora ci appartiene.

Il libro ha due prefazioni,  la prima di Giovanni Cristiani, giornalista de La Provincia, che rappresenta la voce dei giovani, la testimonianza recente di chi abita il paese. La seconda è di Flaminio Pagani, storico sindaco ultraottantenne, che invece rappresenta la voce dei decani, di chi conserva le storie e le testimonianze del passato. Due pensieri, due ricordi, che si rianimano insieme in un vivido presente.

Il libro è disponibile presso lo studio fotografico FotoParedi Asso ed ancora una volta ringrazio la famiglia Paredi per l’aiuto offerto. Voglio inoltre ringraziare Emanuele Zappalà dello Studio Teconocasa Asso ed il Gruppo Supermercati EFFE3 per averci aiutato e sostenuto nello sforzo economico per dare vita a questo libro.

Vi invito tutti a visionare la pubblicazione ripromettendomi di organizzare una serata di presentazione ed incontro qui in paese per poter condividere le foto ed i racconti ad esse legati. Questo vuole essere il primo di una serie di progetti tesi a conservare il ricordo del passato cittadino e la valorizzazione delle sue risorse storiche culturali.

Vi lascio con un piccolo filmato realizzato con alcuni degli scatti utilizzati per comporre il libro.

Davide “Birillo” Valsecchi

Berta Castellazzi Valsecchi ed il Premio Bontà

Berta Castellazzi Valsecchi ed il Premio Bontà

Berta Castellazzi Valsecchi
Berta Castellazzi Valsecchi

Quando si avvicina il Natale è inevitabile ricordare mia nonna Berta. Lei non amava le fotografie ma quella che vedete qui accanto, per la somiglianza che ci lega, mi sorprende ogni volta. Non a caso in paese ancora oggi molti degli anziani mi conoscono come “il nipote della Berta”.

Mia nonna era per metà tedesca e posso garantirvi che quella metà si faceva sentire. Era una donna molto bella ed al contempo forte, decisa e caparbia. I suoi modi erano educati come si usava in altri tempi ma, presa una decisione, era determinata ed inarrestabile nel perseguirla.

Nella prima guerra mondiale (mia nonna nacque nel1918) i tedeschi usavano un enorme mortaio chiamato la “Grande Berta”: ripensando a mia nonna arrabbiata il nome mi è sempre apparso azzeccato!

Mia nonna ha il grande merito di aver restaurato il Premio Bontà di Asso alla memoria di Umberto ed Anna Valsecchi, i genitori di “Nino”, mio nonno e suo marito: “Premio a Cittadino o Cittadina del paese che si sia distinto per atti di bontà, di onestà, di coraggio, di retta condotta.”

Il mio bisnonno, infatti, aveva lasciato un piccolo fondo al Comune che per lunghi anni rimase dimenticato. Mia nonna nel ’87 si diede da fare (e con successo) affinché fosse ritrovato e fosse nuovamente consegnato tale premio poco prima del Natale.

Anche la Famiglia Oltolina consegna dei premi a fine anno e questo mi ha sempre impressionato: il mio bisnonno non possedeva la più importante industria nella storia del nostro paese ma era riuscito lo stesso a raccogliere una somma in grado di garantire, anno dopo anno, un piccolo riconoscimento.

Quando arriva l’inverno, con le bollette e tutto il resto, mi ritrovo come tutti ad arrabattarmi per pagare le spese ed è curioso per me che lo consegno, spesso “in bolletta”, pensare al premio del mio bisnonno. Quando succede mi vengono alla mente le parole della Maestra Scatti.

Era un’insegnante in pensione, molto gentile ma austera, che si prendeva cura dei bambini in oratorio prima delle lezioni di catechismo quando avevo più o meno dieci anni. La ricordo perché era stata la maestra di mio padre ed un giorno mi disse “Valsecchi”– mi chiamava per cognome – “Tu sei un signore”. Ricordo di essermi enormemente imbarazzato e di averle risposto, cercando di togliermi dall’impiccio, dicendole che non ero affatto ricco. “Non sono affatto i soldi a fare un signore”– proseguì lei –“ma la dignità che possiede”.

La dignità è una parola complessa e l’ho cercata sul vocabolario: è il sentimento che proviene dal considerare importante il proprio valore morale, la propria onorabilità e di ritenere importante tutelarne la salvaguardia e la conservazione. Il concetto di dignità dipende anche dal percorso che ciascuno sceglie di compiere, sviluppando il proprio “io”, la propria identità.

La dignità è legata quindi alla consapevolezza ed alla caparbietà con cui si ribadisce ciò che per noi è importante.  Comprendendo lo spirito e la mentalità di allora si può meglio capire lo spirito con cui diedero vita al Premio alla Bontà: la somma in denaro è poca cosa, ma è grande la dignità che tributa e conferisce a chi lo riceve, grande è l’esempio e l’ispirazione che offre alla comunità.

Ogni volta che consegno il premio mi trovo a riflettere: io il premio non lo posso ricevere ma devo al contempo possedere l’adeguata dignità per conferirlo. Non posso essere semplicemente “il pronipote di uno che ha lasciato i soldi” perché questo svilirebbe la natura stessa del premio.

Forse la dignità è una fregatura, forse mio bis-nonno e mia nonna mi hanno incastrato a titolo gratuito. Oppure, e questo è più probabile, hanno lasciato un grande insegnamento di cui sono in primo luogo il beneficiario.

Non sta a me decidere chi riceve il premio: mia nonna con grande senso di democrazia stabilì che fosse il Comune a farlo. Sono quindi curioso di osservare la “dignità” che sapranno esprimere nel compiere la scelta perché mia è la “dignità” ed il “dovere” di preservarne lo spirito.

Davide “Birillo” Valsecchi
(…ed anche io assomiglio alla Grande Berta)

Memoria Viva

Memoria Viva

La campana di Asso: MDCCLXXXI (1781)
La campana di Asso: MDCCLXXXI (1781)

E’ nel ricordo delle sue strade polverose, nel lastricato in pietra di Gallegno della contrada bovara, nelle sue chiese, nei suoi sentieri tra i boschi.

E’ nel suo ciotolato sconnesso, nelle sue vie strette, nei suoi negozi scomparsi e nelle sue strade deserte illuminate d’arancione la notte.

E’ in tutto questo che si nasconde l’essenza, forse sopita, di Asso.

Non si vede ma c’è: non attende altro che di essere svegliata, di essere innalzata ed esaltata a nuovi onori, a nuove glorie.

Non si può avere sentire la del proprio paese passeggiando tra i ricordi delle sue vie.

Silenziosa, ma insistente, suona a raccolta la campana cittadina, suona per per giovani e vecchi: accorrete assesi, accorrete!!

Davide “Birillo” Valsecchi

Nella foto l’antica campana, rifusa nel 1781, che chiamava a raccolta la popolazione nei giorni in cui era amministrata la giustizia ed in occasione delle assemblee pubbliche. Oggi è conservata nel Palazzo Comunale dove non suona più.

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