Year: 2010

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Il vento di Scarenna

Il vento di Scarenna

La Grigna da Scarenna
La Grigna da Scarenna

Ormai è due settimane che ho trasferito la mia “base” qui nella frazione, nella piana di Scarenna.  Nei giorni scorsi, quando pioveva, la montagna si è riempita di cascate e corsi d’acqua. Dal piccolo giardinetto della mia casa, a debita distanza dalla roccia, si potevano ammirare i grandi salti che l’acqua compie sulle bastionate della montagna al di sotto della sella che unisce Piazza Dorella al Croce Pizzallo.

Quando ero bambino ricordo che quella montagna, ora fradicia d’acqua, prese letteralmente fuoco e gran parte dei suoi boschi e prati arsero nella notte. Ci fu un gran trambusto di pompieri e volontari e mio padre, dopo aver convinto mia madre, mi portò nella notte a vedere le fiamme purché rimanessimo al di là del fiume: in macchina parcheggiammo al di là del Lambro, sul versante canzese di quello che era il “guado”  ora sostituito dal ponte nuovo.

Nell’oscurità fuoco rosso vivo avvolgeva la montagna squarciando di un tetro bagliore la notte: uno spettacolo terribile e magnifico al contempo.

Acqua, fuoco e terra: incuriosito qualche giorno fa sono andato a piedi fino alla vecchia palestra d’arrampicata, a poca distanza dalla grande frana venuta a basso giusto il gennaio del 2010. La strada è ancora bloccata e di fatto Scarenna è un “cul de sac”: una piana intera che, isolata, dipende interamente dal ponte nuovo.

Ma l’elemento che realmente domina la piana è uno solo ed ogni notte ribadisce la sua forza cantando ed urlando tra gli alberi e le case: il vento di Scarenna.

Il vento è stato una vera sorpresa per me che ho sempre abitato protetto dalla collina di Cranno o tra le case del centro storico di Asso: è una forza ed una presenza costante che si infila nella casa nonostante i doppi vetri, nonostante i serramenti nuovi. Lo senti fischiare guardando spingere le porte delle stanze come se avesse la forza di filtrare attraverso i muri tanta è la sua tenacia.

Una mattina di sole, dopo giorni freddi, finalmente mi è apparsa la grande madre del possente vento di Scarenna: la Grigna. Il panorama di cui gode la piana è unico ed invidiabile: sono 34 anni che vivo ad Asso ed è stata per me una sorpresa aprire la porta di casa e trovarmi di fronte una tale magnificenza.

Nella sua imponenza appare innevata al di là del lago mentre i venti che scendono dal nord del Lario, deviati nella loro corsa dal Moregallo e dal gruppo dei Corni, si  sfogano negli spazi della Vallassina superando la piana di Valbrona

E così, mentre il vento soffia e la Grigna brilla nel sole, vi lascio con il testo della canzone che mia mamma mi cantava sempre in omaggio a quella “montagna ripida e ferrigna”:

Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il cuore; cantava: “Avere te voglio morire!”. Lei dalla torre lo vedea salire. Disse alla sentinella che stava sopra il ponte: “tira una freccia in fronte a quello che vien sù”.

Il cavaliere cadde fulminate. Ma Dio punì l’orribile peccato e la guerriera diventò la Grigna, una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella, che stava sopra il ponte, fu trasformata in monte e la Grignetta fu.

Noi pur t’amiamo d’un amor fedele, montagna che sei bella e sei crudele. E salendo ascoltiamo la campana, d’una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo bella che diventasti un monte; facciamo la croce in fronte: non ci farai morir.

Davide “Birillo” Valsecchi

Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di abitazioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Foto Curiosa: nelle vecchie cartine vi è una zona di Scarenna denominata "bersaglio". Sebbene ora sia affollata di costruzioni un tempo era una pianura talmente isolata da venir usata come poligono di tiro sia militare che civile. Vedrò di recuperare qualche foto.
Libro fotografico «Asso come era»

Libro fotografico «Asso come era»

libro-copertina

Nonostante la neve di questi giorni, abbiamo portato in paese da Saronno le prime duecento copie di «Asso come era»: il libro fotografico realizzato con le immagini storiche del paese. Un elegante volume di sessanta pagine con cinquantasei foto che spaziano dai panorami ai particolari di Asso attraversando il tempo degli anni tra le due grandi guerre.

Asso come era

Fotografie inedite che riemergono dal passato e vengono descritte dalle didascalie realizzate insieme a Flaminio Pagani, storico sindaco di Asso e testimone assese della nostra storia. Fotografie dell’archivio personale della famiglia Paredi che per  due generazioni di fotografi ha immortalato il paese e la sua gente.

Lo spettacolo di una Vallassina incontaminata, di una valle verde le cui colline erano ancora coltivate fino alla sommità, di un paese elegante e prestigioso le cui strade erano percorse da nobili, signori ma anche da ruspanti contadini ed agricoltori.

La prima ambulanza, le prime autovetture, il mercato delle bestie, il circuito del Lario e le prime gare ciclistiche, la vallategna, la Circovallazione ancora in costruzione, il vecchio orologio della chiesa ed i merli della torre del castello: questo e molto altro.

Natura, storia e società in un’affascinante serie di scatti in bianco e nero in grado di catturare chi è nato e cresciuto in queste valli e che saprà ritrovare i dettagli ed i ricordi che ancora oggi sono visibili e presenti.

Un buon libro, molto delicato ma per nulla nostalgico, in grado di rafforzare un orgoglio, a volte sopito, per un glorioso passato che ancora ci appartiene.

Il libro ha due prefazioni,  la prima di Giovanni Cristiani, giornalista de La Provincia, che rappresenta la voce dei giovani, la testimonianza recente di chi abita il paese. La seconda è di Flaminio Pagani, storico sindaco ultraottantenne, che invece rappresenta la voce dei decani, di chi conserva le storie e le testimonianze del passato. Due pensieri, due ricordi, che si rianimano insieme in un vivido presente.

Il libro è disponibile presso lo studio fotografico FotoParedi Asso ed ancora una volta ringrazio la famiglia Paredi per l’aiuto offerto. Voglio inoltre ringraziare Emanuele Zappalà dello Studio Teconocasa Asso ed il Gruppo Supermercati EFFE3 per averci aiutato e sostenuto nello sforzo economico per dare vita a questo libro.

Vi invito tutti a visionare la pubblicazione ripromettendomi di organizzare una serata di presentazione ed incontro qui in paese per poter condividere le foto ed i racconti ad esse legati. Questo vuole essere il primo di una serie di progetti tesi a conservare il ricordo del passato cittadino e la valorizzazione delle sue risorse storiche culturali.

Vi lascio con un piccolo filmato realizzato con alcuni degli scatti utilizzati per comporre il libro.

Davide “Birillo” Valsecchi

Albanesi, rumeni, ucraini

Albanesi, rumeni, ucraini

Avete mai pisciato e bevuto birra nello stesso tempo? Io sto rimorchiando più chiappe della tazza di un cesso!
Avete mai pisciato e bevuto birra nello stesso tempo? Io sto rimorchiando più chiappe della tazza di un cesso!

Enzo è in missione a Venezia. Fuori nevica ed il mio socio è in viaggio su un furgone a noleggio mentre  una chiatta lo aspetta al pontile per portarlo all’Arsenale. Io scuoto la neve del ciuffo entrando Dalle Zie: un bacio alla “nonna”, sono di nuovo a casa.

Mi siedo alla prima seggiola libera di fronte ad un ragazzo serbo con cui ho scambiato due chiacchiere giusto ieri.  Al fianco un croato e di rimpetto un siciliano. Più in là, all’altro tavolo, c’è la squadra di rumeni che monta impalcature con la loro uniforme azzurra. La zia mi appoggia un piatto di pasta senza che debba aprire bocca. Entra altra gente: operai, anziani, gente comune.

Dalle Zie si è in viaggio anche senza muoversi, ci si tuffa in lingue e pensieri diversi ad ogni forchettata di pasta. Entra la poetessa che scrive favole per bambini e che ogni mese riceve un premio, entra lo storico fotografo, entra l’artista amico di Enzo, entra l’ingegnere aerospaziale,  entra l’ucraino con la faccia simpatica ed il rumeno con lo sguardo scuro. Ci sono le nostre foto alle pareti, siamo di casa qui anche quando siamo lontani.

Gazzosa e vino bianco per scaldarsi ascoltando i racconti di posti lontani. In Albania le gomme da neve costano la metà ma se la polizia ti ferma con pneumatici vecchi oltre cinque anni son dolori. Qualcuno racconta di quando si faceva girare lo spiedo per l’agnello con le ridotte del trattore tra una boccata di vino e la seguente. Živjeli in croato, noroc in rumeno e na zdorovje in russo: giù un altro bicchiere alla faccia del brutto tempo aspettando arrivi Natale.

Saluto, un po’ brillo dopo il caffè, i giovani che stanno per fare ritorno a casa per il natale: buon viaggio amici di cui non conosco il nome. Ancora neve, ancora freddo, ma il vento sulla faccia mi schiarisce le idee mentre costeggio a piedi il Lambro verso Scarenna, verso la mia nuova casa.

Davanti all’unico bar della frazione scorgo la cresta di uno dei due fabbri che formano la coppia dei ‘fratelli metallo’: “Heilà, come va? Il tuo vecchio brontola come il mio? Non male, quanto brontolano vuol dire che sono ancora vivi!” Una stretta di mano, quattro chiacchiere sulla famiglia e giù un’altra grappa. Arriva anche il figlio del mio padrone di casa, siamo tre trentenni a pianificare disastrosi piani per il capodanno dopo aver raccontato dei nostri padri: vecchi bastardi che fanno piovere sulla nostra testa critiche come sassi ma per cui saremmo pronti a batterci senza quartiere su ogni terreno, contro ogni nemico, con ogni tempo.

Nevica ancora, nevica sulle nostre giacche sporche, nevica sui nostri sorrisi stretti. Un altro saluto, un’altra stretta di mano: chi prende un’ammaccata Jeep, chi una scassata Audi, ognuno parte per la sua strada. Siamo i ragazzi della valle, siamo il futuro che non si vede, siamo la frontiera che si espande e si batte per stare a galla.

Entro in casa, mi attacco alla tastiera mentre il gatto, offeso, nemmeno mi guarda: fottuto bastardo felino!

Mi attacco alla tastiera perché mentre mi passa la storta, mentre mi si schiariscono le idee e mi si scongelano i piedi,  voglio trattenere quella sensazione d’orgoglio, di appartenenza: che mi piaccia o meno sono uno della frazione e sono l’unico dannato futuro di questo fottuto paese.

Davide “Birillo” Valsecchi

Cedrasso: acqua di cedro

Cedrasso: acqua di cedro

Cedrasso: acqua di cedro
Cedrasso: acqua di cedro

Che Asso abbia saputo rendersi famosa grazie ai due grandi alberi che ne sono il simbolo nel mondo è ormai cosa nota, per questo motivo l’Antica Distilleria Artistica Assese, per commemorare le feste natalizie, propone una nuova creazione: Cedrasso.

Molto più di una semplice bottiglia, bensì un vero e proprio pezzo d’arte realizzato da Enzo Santambrogio e dal suo entourage artistico: un tributo ad Asso e alla sua grande storia.

Un rametto di cedro, conservato sotto spirito, fa bella mostra di sè all’interno di una bottiglia dal profilo sottile e dalla sagoma allungata. Una prestigiosa etichetta, realizzata su carta cotone tibetana acquistata in Ladakh, mostra i due grandi alberi ultracentenari che custodiscono l’ingresso del paese riportandone il prestigioso motto: “Da 120 anni un calcio in culo ai luoghi comuni”.

La serie è limitata e composta da 10 prestigiosi elementi numerati e firmati più due prove d’artista private. Ogni bottiglia reca incisa nel vetro la firma di Enzo Santambrogio ed il numero all’interno della serie.

Un oggetto d’arte e non un liquore da consumare: a salvaguardia della bottiglia è stato per questo posto un tappo sigillato con la cera lacca e contrassegnato con l’effige del Leone di San Marco perchè, come Venezia, Asso è la patria di artisti, avventurieri e rivoluzionari.

L’Antica Distilleria Artistica Assese non ha ancora deciso se e come separarsi da questa sua ultima creazione ma, chi fosse interessato, può contattare Enzo ed ammirare quest’ennesima celebrazione artistica del nostro paese.

Davide “Birillo” Valsecchi

Gli auguri del Sindaco di Asso

Gli auguri del Sindaco di Asso

Signori si nasce. E io, modestamente, lo nacqui.
«Signori si nasce. E io, modestamente, lo nacqui.»

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere su La Provincia, il nostro quotidiano locale, una dichiarazione del Sindaco del mio paese, la Signorina Maria Giulia Manzeni: «Auguro a questa minoranza astiosa e irosa, incapace di proposte e pronta solo ad offendere le persone, demolire e criticare il lavoro altrui, un buon Natale».

Io sono un semplice cittadino di Asso e non appartengo a nessuna fazione politica ma credo che dalle parole del Sindaco emerga una certa “angelica acredine” nello strumentalizzare lo spirito proprio del Natale.

Anche se, in verità, non è nemmeno la prima volta che questo accade.

Durante la seduta del Consiglio Comunale del 19 Aprile 2010 il Sindaco di Asso rivolse nei confronti del Sindaco di Canzo, che si era espresso contrario al Supermercato della Vallategna, queste parole:  «… e a proposito del Sindaco di Canzo invece dico che mi sembra che probabilmente non conosca il galateo. Magari gli regaleremo un libro a Natale. »

Mia madre era di Canzo e vissi quelle parole come un’inutile offesa al legame tra i due paesi, tanto più che quelle stesse parole esprimevano e rimarcavano un’evidente mancanza di stile e di “bon ton” da parte di chi le aveva proferite . Per rimanere in clima natalizio: “Il bue che dava del cornuto all’asino”

Se il Sindaco di Asso intendesse mantenere fede alle dichiarazioni rilasciate nell’ufficialità del Consiglio Comunale, ci furono persino registrazioni audio/video, ha a disposizione ormai soli pochi giorni. Suggerisco al Sindaco, giusto per impreziosire il volume, di allegare anche una lettera per spiegare al suo pari grado canzese (e magari anche a noi) perché oggi sia imputata per “abuso di potere” in un ricorso al Tar proprio per il progetto del Supermercato.

Sospetto, tuttavia, che questo sarà stato solo l’ennesimo autoritario proclama che si risolverà in un nulla di fatto, così come accadde per i duemila metri di parco promessi al Corriere della Sera, ritrattati solo qualche giorno dopo, o per la datazione dei cedri, palesemente confutata dalle fotografie storiche.

Qualcuno le ha definite “strategiche bugie”, io sono ancora convinto siano stati abbagli o momentanei fraintendimenti: in fondo, si evince, basta chiarirsi con le buone maniere …

Davide “Birillo” Valsecchi

Un Natale con le palle: l’arte che fa beneficenza

Un Natale con le palle: l’arte che fa beneficenza

Natale con le palle contro la leucemia
Natale con le palle contro la leucemia

Venerdì 17 Dicembre, nonostante i disagi per la neve, è stata presentata la nuova iniziativa di Enzo Santambrogio a scopo benefico: Natale con le Palle.

Al Touring Cafè di Como è stato installato il “distributore d’arte” che premia chi contribuirà alla raccolta fondi contro la leucemia.

Enzo ed altri 10 artisti si sono impegnati, per il secondo anno, nella beneficienza contro le malattie più gravi e spesso meno conosciute: lo scorso anno avevano raccolto oltre 3000 euro per la l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, quest’anno invece puntano allo stesso risultato dedicandosi invece alla leucemia, una malattia che purtroppo quest’anno ha colpito un comune amico tutt’ora in cura.

La leucemia, nota anche come “tumore del sangue”, è una malattia molto difficile che colpisce i bambini nei primi anni d’età ma anche gli adulti. La si può contrastare con la Chemioterapia, la Radioterapia e con il trapianto di midollo osseo. In Italia i donatori di midollo sono ancora pochi nonostante le nuove tecniche di prelievo meno invasive, si spera che l’iniziativa possa aiutare anche a sensibilizzare quest’aspetto della malattia.

Dario Alemanno, reporter di QuiComo.it, ha intervistato Enzo realizzando un filmato ed un articolo per la sua testata Web:  «Natale con le palle. E’ il nome dell’iniziativa promossa dall’artista comasco Enzo Santambrogio. In cosa consiste? In poche parole, al bar Touring Caffé di piazza Cavour è stata collocata una macchinetta per distribuire palline di plastica. Le classiche palline che si trovano fuori dai bar e che distribuiscono soprese per bambini, solo che al loro interno questa volta non ci sono banali soprese perbimbi, bensì opere d’arte. Un gettone costa 30 euro e il ricavato andrà devoluto alla lotta contro la leucemia. Nella video intervista di QuiComo Enzo Santambrogio spiega nel dettaglio in cosa consiste l’iniziativa e quali artisti hanno collaborato. Finora sono stati raccolti circa mille euro. Le palline saranno acquistabili fino a esaurimento o comunque fino al 15 gennaio 2011.»

Oggi Enzo era ospite di ZeroTreUno, il programma di attualità di EspansioneTv, proprio per spiegare l’iniziativa che, nonostante sia attiva solo da pochi giorni, ha già raccolto oltre un mille euro di donazioni distribuendo già metà delle 110 opere messe in palio.L’intervista verrà trasmessa all’interno del programma alle ore 19:30 [StreamWeb]

Ringrazio e ricordo ancora tutti gli artisti che hanno prestato la loro arte all’iniziativa: Marco Brenna, Lorenzo Butti, Francesco Corbetta, Matteo Galvano, Marco Grassi, Francesca Marzorati, Fabrizio Musa, Tom Porta, Enzo Santambrogio, Alessandro Spadari, Vania Elettra Tam

Ancora un grazie speciale ad Enzo Santambrogio che insieme a Davide e Diego Deascentis hanno reso possibile quest’iniziativa che unisci solidarietà, arte ed informazione.

Davide “Birillo”Valsecchi

Uno di Asso: Fabrizio Crippa

Uno di Asso: Fabrizio Crippa

La foto che gli scattò Andrea la sera della Festa
La foto che gli scattò Andrea la sera della Festa

Chi oggi blatera di sicurezza all’epoca fu quasi indifferente a tutta questa storia che, per molti motivi, è per me impossibile dimenticare.

Erano giorni di neve e freddo ed un elicottero, quel lunedì mattina, sorvolava la valle. “Cos’è successo?” “Non si trova più Gigio” “E chi è?” “Quel ragazzo piccolo, che guida il trattore. Quello che hai tirato fuori dal frigor all’ultima festa che hai organizzato!” Si qualche giorno prima avevamo fatto festa, la “superbicchierata” l’avevamo chiamata.

Fabrizio, “Gigio” come lo chiamavano in molti dei suoi amici, aveva bevuto un bicchiere di troppo e qualche fesso, per scherzare, l’aveva fatto cadere dentro il frigor dei gelati.

Mi ero preoccupato prendesse freddo e così, pur di tirarlo fuori, mi ero infilato anche io nel nel frigor tenendomelo poi ben stretto perché si scaldasse.  Eravamo quasi coetanei ma quella era quasi la prima volta che ci incontravamo.

Il lunedì passò ed il tempo si fece ancora più inclemente. Martedì mattina non c’erano più elicotteri a cercare Gigio:”Sarà scappato, era un poco di buono” dicevano pur di non uscire più al freddo a cercarlo.

Io ero seduto “dalle Zie” con Enzo. Non ci conoscevamo ancora, si scambiava per lo più qualche chiacchiera a pranzo:”Max mi ha chiesto se gli diamo una mano, se andiamo con lui ed i cugini di Fabrizio a cercarlo lungo il fiume”. Ho un quadretto che dice “cittadino benemerito per attività alpinistiche”, sarei stato un codardo ed un ipocrita se non avessi infilato gli scarponi per cercarlo nella valle.

Uscimmo nel bosco a cercarlo quasi tutti i giorni. Io ed Enzo andavamo insieme e per la prima volta, tra la neve ed il freddo, lo vidi non più come il cinico artista chiacchierone così come l’avevo conosciuto ma bensì come la persona di gran cuore che spesso Enzo si rifiuta di mostrare. E’ in quei giorni, in Valle Bassa, che Enzo si conquistò la mia fiducia, la stessa fiducia che ci ha portato a compiere tanti viaggi insieme.

Ma dove era finito Gigio? “Cima” si mise a lanciare appelli ma mentre si moltiplicavano le maldicenze erano sempre meno quelli che lo cercavano. Dissero che era a Milano, che era andato via in treno, che aveva debiti, che era impazzito.

Mentre un giovedì rientravo a piedi dalla valle dei mulini si fermò Fausto, il  futuro marito della mia amica Francesca: mi disse di averlo visto seduto sul muretto davanti alla pizzeria di Pagnano la domenica pomeriggio in cui era scomparso. Fabrizio abitava poco più avanti, forse si era solo fermato a riposare mentre tornava a casa a piedi.

Dissi ad Enzo di aspettarmi sulla strada e a Max di fare il giro e controllare il fiume. Io, sperando di non finire a mia volta in acqua, avrei controllato la scarpata sottostante. Era un giovedì, aveva ripreso a nevicare mentre mi arrampicavo sulla scogliera coperta di neve attaccandomi alle piante e facendo attenzione ai cocci di bottiglia disseminati tra le sterpaglie.

E’ incredibile quanto “vicini” fossimo a Fabrizio. La neve copriva ogni cosa ma sono sempre più convinto che fu il destino a non lasciarmelo trovare quel giorno: ancora molto doveva accadere.

Al consiglio di Natale consegnai il premio alla Bontà al Maresciallo Melchiorre e quella sera stessa, insieme a Giordano Pina, si decise di organizzare una grande ricerca insieme alla Croce Rossa, alla Protezione Civile, ai Cacciatori, al Soccorso Alpino e ai Volontari di Asso.

Era un sabato mattina di una giornata di sole invernale. Il piazzale della caserma dei Carabinieri, dopo due settimane, era finalmente pieno di gente e fremevano i preparativi per la ricerca. Io, Enzo e la mia piccola squadra di volontari non appartenevamo a nessuna associazione e non avevamo una radio. Eravamo tutti giovani con esperienza di montagna ma per evitare guai decidemmo, in accordo con “Ciano” e Fumagalli del Soccorso Alpino, di ripercorrere la valle dei mulini affrontando la parte meno pericolosa del fiume.

Chiesi a Simone, marito di mia sorella ed istruttore di roccia, di tenere d’occhio la nostra piccola squadra mentre ancora una volta provavo a controllare la scarpata. Non avevamo corde o attrezzatura e così Enzo si mise sulla strada e Luca sul fondo del fiume in modo che se fossi caduto mi avrebbero quantomeno soccorso.

Cosa accadde? Non posseggo arte sufficiente per raccontarvi quello che successe davvero sulla quella scarpata. Fabrizio e la verità sulla sua storia erano lì, entrambi aspettavano che arrivassi per svelarli a tutti: Fabrizio tornava a casa sua quando fu investito da un auto che lo scagliò nel fitto della boscaglia che cresce sulla scarpata, ferito ed intrappolato tra i rami rimase lì finché il freddo non lo portò via.

L’avevo tirato fuori da un frigor per gelati e lo ritrovavo ora ucciso dal freddo e da tutti coloro che lo avevano abbandonato tra quei rami. Il maresciallo Melchiorre, grazie ad un pezzo di specchietto che giaceva vicino a Fabrizio, trovò chi l’aveva investito: “Non me ne ero accorto” disse l’uomo quando fu preso dai Carabinieri…

Non c’è niente di speciale, niente di eroico in quello che vi ho raccontato, niente che cinquant’anni fa non avrebbe fatto ogni buon paesano nell’ignoranza dotta della sua terza media la sera stessa che una madre si fosse disperata per un figlio che non è più rientrato a casa. Oggi, ancora oggi, mi chiedo: “Se fossi stato io al suo posto avrei dovuto attendere due settimane perché mi trovassero, perché il mio paese riscoprisse l’orgoglio di prendersi cura della sua gente?”

Davide “Birillo” Valsecchi

Mi spiace per il dolore che rivivere questa storia può provocare ma vi è una lezione, pagata a caro prezzo, che non va dimenticata. [La storia di Fabrizio]

« Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. »   (Matteo 18,12-14)

Asso 2010: Consiglio di Natale

Asso 2010: Consiglio di Natale

Asso come era: FotoParedi
Asso come era: FotoParedi

Ormai è una tradizione: finito il consueto Consiglio di Natale rientro in casa e scrivo il mio articolo. Ora, per la prima volta in vita mia, sono uno della frazione: uno di Scarenna.

Ad Asso il Natale devi guadagnartelo. C’è un qualcosa di stoico ed eroico nel farlo ma, va anche detto, senza la “passione” il Natale stesso non avrebbe il suo giusto valore.

Avevo scommesso con mio padre 52 minuti: ho perso alla grande, il discorso del Sindaco è durato un ora e dieci ma, fortunatamente, alla fine è finito e lo spirito del Natale ha potuto fare ritorno nella sala del Consiglio.

Il premio dei mie bisnonni è stato conferito a Don Massimo: una buona scelta. Qualche giorno fa mi aveva confidato che intendeva usare i fondi del premio per acquistare un “calciobalilla” nuovo: quello che c’è ora  all’oratorio risale ai tempi di Don Bruno e prenderesi cura dei giovani è un’esigenza primaria per un paese.

A consegnare il premio è stato mio fratello Francesco: compiuti i diciotto anni da pochi giorni ha indossato giacca e cravatta adempiendo ai suoi primi doveri da adulto. Bravo Keko!

I ragazzi premiati con le borse di studio sono stati molti ed è stato un piacere applaudirli. Non so se esista un albo d’oro dei premiati ma credo sia importante che i loro nomi vengano ricordati: vedrò cosa riuscirò a fare (domani!).

Finalmente è stata la volta del corpo corale le “NoveNote”: un folto gruppo di ragazze, molte delle quali giovani e della nostra valle,  con un repertorio musicale ricco di brani classici, religiosi, gospel e spirtual. Per chi volesse conoscere meglio il gruppo o seguirle nelle loro prossime esibizioni può riferirsi a questo link: Coro Nove Note Asso

Sono state molto brave ma purtroppo hanno iniziato la loro esibizione tardi e l’orario, ormai le dieci e mezza passate, aveva mandato a dormire già i più piccini e gli anziani. Un vero peccato visto lo spirito natalizio che le ragazze hanno saputo esprimere.

Mentre il coro cantava ho intravisto il Sindaco: seduta sulla poltrona, con il trucco pesante agli occhi e lo sguardo un po’ assente. Comprendo la sua posizione, forse non invidiabile, ma al contempo non le posso perdonare, anno dopo anno, l’ostinazione con cui rende “ostaggio” il pubblico che viene al Consiglio di Natale solo per godersi la festa e non la politica del paese. Stremata del monologo, settanta minuti, mi ha quasi commosso, ricordandomi quanto la politica sia spesso teatro e quanto alle volte si rasenti, o addirittura si superi, la farsa.

Le ragazze hanno concluso il loro spettacolo tra gli applausi ed è giunto il momento del brindisi. Mi ha fatto piacere, ed è stato reciproco, stringere la mano al Signor Ghillioni con cui, nonostante non avesse colpa, ero stato molto duro nei mesi passati. Ho stretto la mano a Nello, il mio “insegnate” di letteratura, all’ex Sindaco Pagani, con cui presenteremo presto un libro su Asso, al Professor Nava e a tutti i Consiglieri: maggioranza ed opposizione. Ho fatto, come è giusto che sia, gli auguri a Conti ed ovviamente anche al Sindaco.

Questo è lo spirito del Natale, lo spirito con cui si celebra la nascita di chi ha avuto il coraggio di sfidare ogni preconcetto, di sfidare i mercanti del tempio e di proporre un messaggio nuovo e deciso, di pace ma anche di giustizia.

Spero che nell’anno che verrà si potranno affrontare i problemi del paese in modo diverso, condiviso nella pratica e non solo nelle parole: se così non fosse sarà mio impegno far sì che accada con la consueta determinazione.

Ora, mentre crollo dal sonno, vi lascio a tutti i miei migliori auguri…

Davide “Birillo” Valsecchi

Domani vedrò di pubblicare qualche foto, per ora vi lascio quest’immagine del Comune di Asso nei tempi che furono.

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