Month: May 2010

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Give ’em the boots!

Give ’em the boots!

Roots Radicals - Rancid - Acustica
Roots Radicals - Rancid - Acustica

Ho preso il bus 60 fuori nella periferia di Campbell. Ben Zanotto era lì e mi stava aspettanto. Tutti i punk rockers e i moon dancers in giro agli angoli delle strade stavano sperando nel cambiamento. Io ho cominciato a pensare, lo sai, ho cominciato a bere. Lo sai non ricordo molto di quei giorni, qualcosa mi è sembrato divertente quando siamo rimasti senza soldi. Dove vuoi andare quando hai solo 15 anni?

Con la musica e le chiacchiere sulla rivoluzione mi ha convinto. Si va!!
Dagli di stivale!! Le radici dei radicali!!
Dagli di stivale!! Lo sai che sono un radicale!!
Dagli di stivale!! C’è Root Reggae nel mio stereo!!

La radio stava suonando e Desmond Dekker stava cantanto sul bus 49 mentre salivamo su per la collina. Non c’era nulla di nuovo in arrivo ma il  reggae martellava e venivamo tutti da case senza amore. Ho detto “Perchè diamine preoccuparsi!?” ed ho preso la bottiglia. “Hey Signor Autista del Pullman, fai salire quelle persone!”. Carol la Rude era una ragazza da minigonna e nella mia visione sfuocata non ho visto nulla di male…

Questo è la traduzione del testo della canzone Roots Radicals pubblicata nell’album …And Out Come the Wolves, il terzo LP dei Rancid edito il 22 agosto 1995.  Nel’95 avevo 19 anni e  passavo la  vita sugli scassati treni delle Nord facendo i miei primi passi nella più grande metropoli italiana: Milano.

Dalla collina di Cranno e dalla piana di Scarenna ero finito tra i pullman, i tram ed i cunicoli sotterranei della metropolitana. Passavo la settimana tra gli ultimi banchi di un’ università sporca e trasandata che puzzava di chiuso e di idee vecchie mentre scoprivo una città fatta di vetri rotti e di marciapiedi affollati da gente indifferente.

La notte, senza macchina, eravamo in giro a piedi camminando tra le luci ed il pavè bagnato. Eravamo sempre lontani da casa, non c’era mai un pullman che ci potesse riportare all’infanzia delle nostre famiglie. Barboni, disperati, poliziotti e spazzini: questo vedevi andando in giro di notte sul nostro Skateboard, le sole ruote che avevamo la notte.

Ed è in quel periodo che Io, Bobo, Uan, Cris, Iceman, Nove e tutti gli altri ragazzi attraversavamo dal basso un mondo di fatto di lussi che non ci appartenevano, passando le serate cantando ed andando a zonzo in cerca di non si sa cosa in un mondo sconosciuto. Dannazione quanto tempo è passato, quante avventure vissute a due passi da dove non guarda la gente!

Tim Armstrong, il cantante dei Rancid, è dislessico e macino. Forse è quel suo modo di vedere le cose da un’altro punto di vista che lo hanno reso il poeta ed il musicista che è oggi all’età di 44 anni. Quando aveva 16 anni prese parte ai un piccolo gruppo locale che in meno di due anni divenne la più famosa band emergente d’America nella costa occidentale: gli Operation Ivy.

Fu a causa delle pressioni delle grandi case discografiche, maniacalmente interessate a scritturare i quattro ragazzi del gruppo allora poco più che adolescenti, che gli Op Ivy decisero di sciogliersi dopo aver suonato a 185 strepitosi concerti. Ognuno dei quattro prese la sua strada.

A 22 anni  Tim non sapeva ancora quale fosse la sua: rischia di morire a causa di un coma etilico e diventa addirittura un senza tetto costretto a chiedere asilo nell’Esercito della Salvezza. E’ Matt Freeman, uno dei più grandi bassisti punk in attività, che salva Tim dall’abisso in cui era precipitato. Io due sono amici da quando avevano 5 anni, si erano conosciuti giocando a baseball nel parchetto del quartiere. Matt convince Tim a suonare di nuovo ed il resto diventa la storia ventennale dei Rancid.

Il tema più ricorrente nelle canzoni dei Rancid è la vita di strada. Grazie ad un’atmosfera cupa conferita dal basso, il gruppo parla di rapidi e fugaci amori, di giovani sbandati, di furti, di criminalità e discriminazione descrivendo gli squallidi quartieri di periferia alla ricerca di una speranza, di un cambiamento.  Parlano di viaggi che spesso lasciano perplessi o sembrano non portare ad alcuna meta. Riflessioni personali che nascono dalla vita comune. Ma sopratutto parlano  d’amicizia, di come un’amico sia l’unica opportunità per superare il degrado e la solitudine che spesso ci circonda e ci trascina verso il basso. Cantano la speranza e l’entusiasmo di chi crede che ancora si possa cambiare.

Oggi Tim Armstromg, dopo dieci album di successo, è riconosciuto come un grande artista moderno ed è il propietario di una casa discografica indipendente che può vantarsi di aver fatto crescere molti dei giovani gruppi oggi in circolazione. Lui e Matt Freeman non hanno mai smesso di suonare insieme.

Davide “Birillo” Valsecchi

Ps. Se ora volete cominciare a saltare per la stanza [Old Friend – Live]: “We know we are now far from Home, but we know it will be all right!!”

La 5ᵃ A di Asso in cima al Cornizzolo

La 5ᵃ A di Asso in cima al Cornizzolo

Scuola e Montagna
Scuola e Montagna

Sono le nove del mattino quando arrivo in piazza del mercato a Canzo. Dallo scuolabus giallo scendono i 22 bambini della Quinta Elementare sezione A della scuola G.Segantini di Asso. Con loro ci sono tre agguerrite maestre, le promotrici della gita, e noi quattro del Cai di Asso: Bruno e la moglie Gianina, io e l’inossidabile Gianmario.

Gianmario li dispone in cerchio in mezzo al piazzale ed attacca conil discorso. La prima volta che ho sentito Gianmario fare “il discorso”  avevo otto anni. Ora ne ho quasi 34 e sono il vicepresidente del CAI Asso ma il senso universale delle sue parole è sempre lo stesso: “Bene. Ora siamo un gruppo, quindi andiamo in montagna tutti assieme. Ci si aspetta e ci si tiene d’occhio l’uno con l’altro. Si cammina in fila indiana e non come pecore. Quando vi scappa la pipì lo dite ad uno dei grandi prima di fermarvi in fondo al gruppo. Nessuno si deve perdere, nessuno si deve far male. Ora andiamo!

“Il discorso” è qualcosa di semplice ma racchiude in sè quasi tutto quello che serve sapere per una convivenza civile e per affrontare in sicurezza la montagna con l’aiuto di qualcuno più esperto di noi. Perdersi tra i boschi con i calzoni abbassati non è divertente per nessuno, il dettaglio “pipì” è tra i più importanti e socialmente complessi.

Le destinazione è il rifugio Marisa Consigliere che, gestito dai volontari della Società Escursionisti Civatesi (Sec), sorge appena sotto la cima del Monte Cornizzolo. La nostra allegra e chiassosa compagnia fatta di ragazzi undicenni della classe ’99 si avvia verso Gajum e da lì, attraverso il sentiero Geologico B ed il sentiero numero 7, risale la costa.

Alle due del pomeriggio arriviamo al rifugio. Giochiamo un po’ a bandiera e a tiro alla fune (ndr. le ragazzine hanno stracciato i maschietti!!) e finalmente saliamo fino alla croce posta in cima al Cornizzolo.

Al tramonto organizziamo le camerate per pernottare al rifugio. Per molti dei ragazzini è la prima notte passata fuori casa senza i genitori.  Prima di cena ci raggiungono Renzo, il Presidente della nostra sezione, in compagnia di Roberto e Franco, reduci di fresco da una salita a 6000 metri in Nepal.

Non importa quanti anni hai o quanto in alto puoi andare: con le gambe sotto il tavolo davanti ai maccheroni siamo tutti uguali, grandi e piccini.

Dopo cena ci raggiungono Ezio, Paolo e “CP”, tre volontari del gruppo astronomi DeepSpace di Lecco. Con loro hanno un telescopio a specchio da oltre trenta centimetri di diametro. La Luna e Saturno danno spettacolo mentre i ragazzi ascoltano il “trio” che spiega loro le stranezze del cosmo.

Mandarli a dormire è stato quasi più difficile che tirarli giù dalle brande la mattina dopo. Una buona colazione e si riparte cominciando la discesa. Arrivati al Terz’Alpe facciamo una pausa prima di avventurarci tra le magnifiche statue di legno del sentiero “Lo Spirito del Bosco”. I mei complimenti al Comune di Canzo e allo scultore Alessandro Cortinovis per aver realizzato un simile percorso pieno di fascino per i bimbi ed i loro accompagnatori.

Alle quattro, dopo due giorni passati tra geologia, astronomia, botanica ed il piacere dello stare insieme, eravamo di nuovo al piazzale da cui eravamo partiti aspettando il ritorno del pulmino giallo.  Due giorni semplici ma speciali al contempo. Sono contento di aver accompagnato i ragazzi di Asso: sono loro il futuro del nostro piccolo paese.

Davide “Birillo” Valsecchi

Nb: visto che i nostri “neo-alpinisti assesi” sono tutti minorenni non pubblicherò qui sul web le foto della gita. Tuttavia le maestre stanno già preparando un CD per i genitori: non lasciate che i ricordi vadano persi!!

Ps: Un ringraziamente ad Alberto che ha organizzato l’incontro mentre quella che segue è la foto della Luna che sono riuscito a scattare grazie all’aiuto dei ragazzi del DeepSpace e al loro telescopio. La mia piccola fotocamera è stata in Tibet, Africa ed in un sacco di altri posti ma mai aveva fatto una foto così: grazie, prima o poi il nostro piccolo CAI andrà anche lassù!!

La Luna attraverso il telescopio del team DeepSpace Lecco
La Luna attraverso il telescopio del team DeepSpace Lecco
Andrea Greco: istantanee d’arte

Andrea Greco: istantanee d’arte

Andrea Greco in Mostra a Como
Andrea Greco in Mostra a Como

“Papà perché non possiamo vedere subito le fotografie che facciamo?” A questa domanda ingenua della figlia l’ingegner Edwin H. Land rispose inventando una pellicola che si sviluppasse immediatamente: la Polaroid.

Ed è così che oggi la Polaroid, la piccola fotografia quadrata incorniciata in un frame di tre pollici per tre, è diventata nell’immaginario collettivo il simbolo di un’immagine istantanea, il frammento di realtà catturato su pellicola.

Enzo Santambrogio, con cui mi trovo spesso in curiosi viaggi in giro per il mondo, è un grandissimo appassionato di questo approccio un po’ vintage alla fotografia: istantanea, analogica, inalterabile.

Ho visto Enzo fotografare le cose più strane con la sua SX-70, dai templi tibetani alle pitture rupestri africane, dalle risse tra i pacifici monaci buddisti ai gioviali pittori nelle piazze di Como. Il tutto con il consueto e particolarissimo tocco artistico che lo contraddistingue.

E’ probabilmente da questa passione per gli “attimi rubati” e dall’amicizia tra i due che nasce la nuova mostra d’arte al Touring Caffè di Como dedicata appunto alle opere di Andrea Greco.

Enzo, curatore dello spazio espositivo, e Davide De Ascentis, proprietario e gestore del Touring Caffè, hanno voluto dare vita ad un’esposizione che offrisse l’immediatezza dello scatto istantaneo e la profondità astratta del pittura. Le opere di Andrea, realizzate sul frame di una pellicola Polaroid, hanno il sapore dell’action painting: il desiderio di cristallizzare un’idea così come la fotografia riesce a catturare un’immagine.

La Polaroid è stata durante gli anni ’60/’70 la macchina fotografica prediletta dai viaggiatori, il simbolo stesso dei turisti stranieri in Italia. E’ nell’ottica del viaggio vissuto attraveso immagini istantanee che nasce la nuova mostra e, come spesso avviene, le opere esposte al Touring Caffè sono il pretesto ed il punto di partenza per viaggi introspettivi e personali alla scoperta di ciò che è capace di emozionarci.

Cio’ che mi ha colpito nella biografia di Andrea è lo studio effettuato sulle ricerche di Bruno Munari, quel suo essere insegnate d’arte per bambini dai tre agli undici anni. Sono curioso di vedere le sue opere, conosco i bambini ed anche io ho insegnato altri tipi d’arte proprio in quella fascia d’età. Hanno la capacità di vedere oltre le maschere e le facciate con cui gli adulti si confrontano: se non hai “qualcosa di importante” da dire è impossibile ti diano retta.

Tra le tante ed importanti recensioni che accompagnano i lavori di Andrea quella dei bambini mi è apparsa come la più semplice da capire, la più istantanea da comprendere. Credo sarà interessante vedere cosa proporrà una collaborazione tra Enzo ed Andrea in una nuova mostra al Touring.

L’appuntamento è Giovedì 27 Maggio alle ore 19:30 come sempre al Touring Caffè di Como in piazza Cavour 29 sul lungo Lago.

Davide “Birillo” Valsecchi

L’orologio

L’orologio

E=mc2
E=mc², l'energia supera i vincoli del tempo

Nel corso della storia questa civiltà ha imparato a misurare il tempo e a farne un bel tracciato, clessidre e meridiane no non posso sopportare, nessuno può fermarmi se voglio rallentare.

Sul meridiano zero scienziati ben armati sezionano il cadavere di tutti i miei minuti, mandan disposizioni a schermi e tabelloni, comandan tutti quanti per mezzo dei quadranti.

Tutti i meccanismi mi hanno oliato ma io sono un ritardato, l’orologio ho già smontato per poter vedere le lancette e poi le sfere, le rotelle e il bilanciere rotolare e poi cadere senza potere.

Rallentano i rintocchi, non esiste fuso orario perchè le mie lancette ora corrono al contrario.

Cantavi già vittoria per avermi sabotato, mi sono trasformato in un ordigno carico e innescato che ora posso far saltare nel frangente che mi pare contro chi pensava di poter sincronizzare i meccanismi del mio corpo. Qualcosa è andato storto e nel tuo mondo io non affondo!

Scocca l’ora ma ora il tempo abbiam fermato e riprogrammato in un conto alla rovescia che semina l’angoscia a chi credeva di giocare con le nostre ore senza pensare, né ragionare.

Questo è il testo di L’Orologio, una canzone realizzata da un gruppo musicale italiano nato nel triangolo tra Legnano, Rho e Saronno: i Punkreas. la canzone è stata pubblicata nel marzo del 1995 sull’album “Paranoia e Potere” grazie alla T.V.O.R. (testa vuota ossa rotte), una storica etichetta indipendente che pubblicava i piccoli gruppi in vinile, poi in musicassetta e sui primi CD che cominciavano a circolare solo nei primi anni di Università.

Mi sono svegliato canticchiando [questa canzone] del mio passato, giocando con la fisica e la filosofia mentre bevevo il caffè che Bruna mi aveva lasciato nella caffettiera:

E=mc², la formula più famosa di Einstein, ci mostra come il tempo non sia più un concetto assoluto, come sia posibile superare i vincoli imposti dal rigido sistema di riferimento Newtoniano. Un corpo possiede una massa e quindi, anche immobile, una propria innata quantità di energia: agitate la vostra massa con una spruzzata di velocità e sarete in grado di superare lo spazio, il tempo ed ogni dannato sistema di riferimento con cui vogliano imprigionare il vostro moto.

Pensate che io sia un visionario, uno che mischia punk rock nostrano ad oscure teorie fisiche? Non mi credete? Bene se volete vedere cosa ci attende nel futuro allora date una letta qui: Teoria delle stringhe: da Newton a Einstein e oltre. L’intero Universo, la sua materia e le sue dinamiche spiegate soltanto con tre forze e dodici oggetti elementari attraverso l’interazione di dieci dimensioni: ecco la base di partenza della teoria delle stringhe.

Potete continuare a credere che la terra sia piatta ma il nostro potenziale si spinge ben oltre la mediocrità del “sistema di riferimento” e dei “preconcetti” che vogliono imporre alle nostre scelte.

Forse il “sound” sarebbe stato un po’ troppo “spinto” per Albert ma credo che il testo gli sarebbe piaciuto…

Davide “Birillo” Valsecchi

Un esempio pratico della relatività? Eccolo, è nel vostro navigatore satellitare GPS:  gli orologi satellitari sono affetti dalle conseguenze della teoria della relatività. Infatti, a causa degli effetti combinati della velocità relativa, che rallenta il tempo sul satellite di circa 7 microsecondi al giorno, e della minore curvatura dello spaziotempo a livello dell’orbita del satellite, che lo accelera di 45 microsecondi, il tempo sul satellite scorre ad un ritmo leggermente più veloce che a terra, causando un anticipo di circa 38 microsecondi al giorno, e rendendo necessaria una correzione automatica da parte dell’elettronica di bordo.

Cima-Asso.it: Secondo Anniversario

Cima-Asso.it: Secondo Anniversario

Due anni di Asso
Due anni di Asso

Eccoci qui di nuovo, per il secondo anno, a festeggiare il compleanno di quella strana creatura che è diventata Cima-Asso.it. In Pakistan c’è una montagna di 5100 metri che porta questo nome e che compie gli anni il giorno del mio compleanno. Curioso spengnere le proprie candeline quando lo fa una montagna a cui hai donato il nome della tua città!!

Cima” è nata perchè tutta questa “stranezza” avesse un senso, perchè la memoria di un paese non andasse dispersa. Ciò che non mi aspettavo è che scavando nel passato avrei dato vita ad un futuro nuovo. Raccontando dei vicoli mediovali di Asso abbiamo attraversato le stradine di villaggi Himalayani, abbracciando i nostri Cedri ci si è trovati faccia a faccia con gli immensi Baobab.

Un paese che non ha passato non ha futuro” ed incredibilmente spulciando tra le pagine delle Memorie Storiche della Vallassina ho scoperto quanto importante sia essere Assese, essere del Lario. Riscoprendo la propria identità ho riscoperto il piacere di confrontarsi, di esplorare mondi diversi cercando di imparare e comprendere da dove iniziano i nostri viaggi e dove facciamo ritorno.

Questo in realtà non fa molta differenza, sarei potuto nascere ovunque ma sono di Asso, semplicemente è qui che sono cresciute le mie radici, tutto quello che posso fare ora è crescere abbastanza da poter guardere sempre più lontano. La prima cosa che si impara è che niente può crescere in un deserto e se vuoi che le tue radici “tengano” devi prenderti cura sopratutto di ciò che ti circonda. Questo è il motivo per cui cerco di condividere tutte le nostre esperienze di viaggio attraverso le mie ipertecnologiche pitture rupestri.

Settimana scorsa ho conosciuto “Piccolo corvo“, uno shamano dei nativi d’America che vive in Germania. La cosa curiosa è che in dialetto la mia famiglia è chiamata “Curbatei“, piccoli corvi per l’appunto. Abbiamo passato il pomeriggio ad aggiustare un vecchio mobile in legno parlando il inglese, italiano e francese. All’età di 74 anni è incredibilmente attivo e riusciva ad inginocchiarsi sotto il mobile con molta più facilità di quanto abbia fatto io oggi scendendo dal letto.

Stamattina, ripensando a Piccolo Corvo e guardando la schiena di Bruna che preparava la colazione, ho affrontato una nuova giornata facendo forza, ancora una volta, sulla mie povere gambe. La vita ci ammazza giorno dopo giorno, siamo una dannata barca che affonda! Non importa se siate un capitano in doppio petto e berretto bianco o un lercio pescatore con la faccia trasandata da pirata: stiamo affondando e tutto quello che dovete fare è mostrare dignità davanti a questo mondo in tempesta standovene ben saldi al vostro timone. La bonaccia fa più vittime delle tempeste, infilatevi la cerata ed uscite ad affrontare il Dio dei Mari: “…e questa Tu me la chiami tempesta!! Vieni a Prendermi!!

In realtà sono di nuovo “alla fonda” e senza il caffè di Bruna stamattina proprio non ci si alzava: provo a farmi forza!! Io ed Enzo siamo tornati da quasi tre settimane dall’Africa, è tempo di inventarci qualche nuova stranezza!! Così, mentre pianficavo la seconda arrembante edizione dei Flaghéé, mi sono fatto un curioso regalo: ho preso tutte le “copertine” degli oltre 550 articoli pubblicati in due anni, le ho mischiate “a caso” in una sequenza video sostenuta da Ramble Tamble dei Creedence Clearwater Revival. Il filmato è un pò lungo ma è un’esplosione visiva di tutto quello di cui abbiamo parlato, dei posti che abbiamo visitato e delle persone che abbiamo incontrato durante questi due anni. E’ un curioso collage di vita, sia mia che del paese in cui vivo e delle persone che vi abitano. Tutti insieme stiamo facendo un viaggio straordinario: ben venuti a bordo di Cima-asso.it, un vascello per la mente!

Davide “Birillo” Valsecchi

Se qualche immagine vi ha colpito potete provare a cercarla qui: archivio

Patria e Liemba, Lario e Tanganica

Patria e Liemba, Lario e Tanganica

Piroscafo Patria/Savoia
Piroscafo Patria/Savoia

Mentre eravamo in Africa vi abbiamo raccontato del Liemba, la storica motonave che dal 1915 solca le acque del Tanganica, il gigantesco  lago nel cuore dell’Africa.

Il Tanganica è il confine naturale tra la Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Zambia. E’ un territorio raggiunto da poche strade, nessuna asfaltata. Il Liemba è l’unica nave che effettua servizio trasporto passeggieri lungo i 700km di estensione del lago.

Il Liemba era originariamente chiamato Graf von Götzen ed era stato costruito dai tedeschi in Germania, trasportato smontato in nave fino a Dar er Salam e da qui in treno lungo la ferrovia Central Line, oggi non più in funzione, fino a Kigoma dove fu riassemblato e varato.

Durante la I Guerra Mondiale fu affondato volontariamente dai tedeschi nel tentativo di impedirne la cattura  da parte degli inglesi. Grazie al grasso con cui furono rivestiti e protetti i motori il Graf von Götzen rimase immerso nelle acque del lago dal 1916 al 1924.  Nel ’24 gli Inglesi riuscirono a trovarlo e a riportarlo in superficie rimettendolo in servizio sul lago con il nome di MV Liemba.

Nel 1997 il Liemba fu impiegato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per trasportare, in più di 22 viaggi, oltre 75.000 profughi fuggiti dallo Zaire durante la prima guerra del Congo. Il Liemba è di fatto un museo galleggiante ma è affascinante come nonostante i quasi suoi 100 anni sia ancora pienamente in servizio attivio nel cuore dell’Africa su un lago tanto ampio da sembrare sconfinato.

Ma come sempre parto da lontano per raccontarvi qualcosa che ci è più vicino. Anche il Lago di Como, il nostro Lario, ha le sue storiche navi a vapore, i suoi famosi piroscafi a ruote: nomi come  “Italia“, “Trieste“, “Milano“, “Forza“, “Unione” solcavano il nostro lago.

Sebbene molte di queste vecchie glorie siano stati demolite una buona parte di questi piroscafi sono stati riammodernati come motonavi. In servizio attivo è rimasto solo il piroscafo “28 Ottobre” ora in navigazione con il nome di “Concordia“.

Il piroscafo “28 Ottobre“, gemello del “Savoia“, viene impostato presso il cantiere di Dervio della Lariana il 3 settembre 1926.  In virtù della loro grande capacità, della loro velocità, e della loro modernità, il “Savoia” e il “28 Ottobre” vengono subito destinati ai servizi principali tra il capoluogo e l’alto lago, in particolare nei mesi estivi.

Il 28 maggio 1927 il re Vittorio Emanuele III giunge a Como per l’inaugurazione delle Esposizioni del Centenario Voltiano a Villa Olmo. Dopo l’inaugurazione il re s’imbarca sul piroscafo “Savoia” per una crociera in centro lago. Il “Savoia” è scortato dai piroscafi “Plinio” e “28 Ottobre”.

La seconda guerra mondiale travolge gran parte delle imbarcazioni lariane ma il  “Savoia” ed il  “28 Ottobre” riescono a salvarsi e dopo il conflitto tornano a navigare sul lago come “Patria” e “Concordia“.  Il nesso tra i due nomi è indicato dallo stesso comm.Baragiola, attraverso il motto posto sul Concordia “Concordia, salute della Patria“.

Oggi il “Concordia” è ancora in servizio ma il suo gemello è stato dismesso ed ora, acquistato dalla Provincia di Como, giace ancora in un cantiere a Dervio. Proprio l’anno scorso abbiamo avuto l’occasione di ammirerne la struttura esterna accostandoci con la Canoa durante il viaggio dei Flaghéé.

Fortunatamente, proprio mentre vi scrivo, ho trovato una pubblicazione della Provincia di Como in cui il presidente Leonardo Carioni assicura che il Patria tornerà ad essere un elemento di prestigio del nostro lago e che sarà riportato in servizio per l’Expo del 2015. Ecco il link all’articolo: Piroscapo Patria, Entro 2 anni il battello tornerà a navigare

Chissà, forse come lo strepitoso Liemba anche il nostro Patria tornerà ad essere la regina del Lago nonostante il cambio di nome ed un “quasi” affondamento: “Possiamo essere giunti fin qui su navi diverse ma, ora, siamo tutti sulla stessa barca” Martin Luther King

Davide “Birillo” Valsecchi

Avventurieri con le chiavi del mondo

Avventurieri con le chiavi del mondo

in buona compagnia
in buona compagnia

Questo è il “roboante” titolo con cui Lake Como Lifestyle ha dedicato un articolo ai nostri viaggi in Himalaya. La rivista, che pubblica i propri articoli sia in italiano che in inglese, è una delle testate dedicate al Lario più note a livello nazionale ed internazionale. Lake Como Lifestyle è infatti distribuito nei migliori Hotel e nei locali più trendy, oltre che nei consolati e nelle ambasciate.

Fa un po’ effetto pensare che la nostra storia e le nostre facce ora facciano bella mostra di sé nelle Hall di prestigiosi alberghi come il Villa d’Este di Como, il Villa Serbelloni di Bellagio, l’Excelsior di Praga, il The Time a New York o in luoghi esotici come il Mandarin Oriental a Bangkok o il Karma Kandara di Bali. Ero imbarazzato quando le Zie avevano appeso le nostre foto in Trattoria al Lambro qui ad Asso: figuratevi ora!

L’impegno con cui stiamo portando avanti i nostri “gemellaggi” tra il lago di Como e gli altri laghi del mondo sembra raccogliere sempre più attenzione ed interesse, questa è una grande soddisfazione: nel grande e sempre più famoso Lario anche la nostra Asso ritaglia il suo spazio ribadendo in maniera positiva la sua posizione, la sua natura ibrida fatta di lago e montagna.

Ecco un estratto dell’articolo con le domande che il  giornalista, Paolo Filippo Soldan, ha posto al “Duo Assese“:

Cosa ha spinto due assesi a vivere questi viaggi?
Siamo di un piccolo paese che spesso si dimentica del suo grande passato. Enzo ha fatto conoscere il nome di Asso con la sua arte ed io con le spedizioni alpinistiche, in particolare con quella che ha portato a battezzare Cima-Asso in Pakistan. Due anni fa ci siamo incontrati in trattoria ed abbiamo deciso di provare ad unire arte e montagna, viaggio e racconto. E’ in questo modo che è nata la strana storia dei due assesi in giro per il mondo in un’ alternanza di viaggi in posti lontani e viaggi attraverso i confini del nostro lago.

Chi sono i contrabbandieri del Nirvana  (titolo del vostro ultimo libro) e perchè?
Il nostro lago, il Lario, è sempre stato terra di confine. Questo forse è rimasto un po’ nel nostro modo di pensare, di vedere il mondo che ci circonda. C’è sempre qualcosa al di là della collina che vale la pena vedere o cercare. Qualcosa di valore che può essere “contrabbandato” con un viaggio. Questo è quello che abbiamo fatto in Himalaya, abbiamo cercato di “portare a casa” emozioni, ricordi schegge di quello che, con gli occhi da assesi, ci è parso il nirvana di cui tanto abbiamo sentito parlare.

Cosa riportate dentro di voi dopo ogni viaggio?
Oggi giorno tutto sembra scontato, già visto. La tecnologia sembra impoverire lo spirito mentre spesso non ci si rende conto del suo vero potenziale. Attraverso il nostro diario di viaggio, www.cima-asso.it, non si deve aspettare il nostro ritorno per ascoltare le nostre storie. Le si può vivere quasi giorno per giorno con foto, racconti, piccoli filmati. E’ bello perchè non si ha mai la sensazione di essere soli, nemmeno dall’altro lato del mondo: siamo assesi in missione speciale. Poi il lato artistico di Enzo prende il sopravvento e la quantità di piccoli oggetti che colleziona o le opere che realizza durante il viaggio ci permette di allestire vere e proprie mostre.

Quali saranno le prossime tappe?
La prossima tappa è l’Africa. In partenza per la Tanzania prima della fine di Febbraio partiremo alla volta di Zanzibar per poi spostarci attraverso le montagne del Sud verso il lago Tanganika. Due mesi di viaggio di cui il primo sarà speso realizzando opere in ferro battuto sull’isola di Zanzibar, il mese seguente andremo girovagando verso il grande lago africano. Anche in questo viaggio cercheremo di unire arte ed esplorazione raccontando dal vivo le nostre esperienze: un roccambolesto misto tra Quark, il Grande Fratello e JackAss

Esiste un parallelo tra la vostra terra e le terre che andate a scoprire?
Noi viviamo tra l’acqua dei nostri laghi e le montagne che li sovrastano e così, nei nostri viaggi, si finisce sempre tra laghi e montagne esplorando un mondo diverso ma comunque simile al nostro. Spesso poi la tradizione tessile del nostro territorio si è intrecciata con i nostri viaggi, come nel caso dei preziosi tessuti in lana pregiata del Kashmir o dando vita alle bandiere tibetane scritte in dialetto comasco e realizzate dai ragazzi del setificio di Como: “E’ con la lingua dei nostri vecchi che chiederemo al vento dell’Himalaya di dare voce alle preghiere dei nostri giovani“. Attraverso “occhi nostrani” riscopriamo come siamo fatti osservando ciò che è differente. E’ un buon modo per crescere ed imparare senza dimenticare le nostre radici

Cai Asso: tradizione per la montagna

Cai Asso: tradizione per la montagna

I nostri successi
I nostri successi

Squilla il telefono, rispondo. E’ Renzo Zappa, il Presidente del CAI-Asso: “Ce l’hanno fatta, hanno chiamato stamattina, sono arrivati in cima all’Island Peack!”

Ecco un altro risultato nella lunga storia della nostra piccola sezione: Franco Bramani e Roberto Maggioni, soci e consiglieri del Cai Asso, hanno raggiunto la cima dell’Island Peak, una montagna  di 6189 metri nel cuore del Nepal.

I “nostri” sono ancora in Nepal ma in qualità di Vice-Presedente della sezione voglio esprimere loro i complimenti di tutti i soci ed un po’ di quell’entusiasmo che trasmetteva Renzo nella sua  telefonata: “Dai, dai, scrivi qualcosa che sono stati bravissimi!! In cima tutti e due!!”. Il presidente era proprio contento.

Ma la piccola  sezione di Asso vanta al suo attivo una tradizione invidiabile, una passione che viene vissuta a vari livelli e a tutte le età. India, Pakistan, Nepal ma anche Africa e Ande. I soci del Cai Asso esplorano le cime del mondo. Proprio quest’anno è arrivato un’altro successo importante: Giovanni Paredi ha infatti raggiunto la vetta dell’Aconcagua, a quota 6962 metri, il punto più alto delle Ande argentine, la più importante montagna della Cordigliera.

Angelo Rusconi continua la sua opera benfica in Pakistan ormai da oltre dieci anni e in Africa il Cai Asso, se la nostra bellissima Hanang (3417 metri) può sembrare una montagna troppo piccola, si fregia della cima del Monte Kenya (5.199 metri) grazie a Luciano Giampà.

Ma il vero orgoglio, la vera gioia della nostra sezione, è il continuo impegno profuso nella conservazione del nostro territorio e nell’insegnamento alle nuove generazioni. Ogni viaggio, ogni conquista, è solo un ulteriore esempio da offrire ai giovani che si avvicinano alla montagna scoprendo una nuova passione. Tra le tante fotografie ed i ritagli di giornale che adornano la nostra sezione brillano piccole soddisfazioni come questa:

“Allievi alpinisti a scuola di roccia e sentieri. E’ accaduto ad Asso, dove 16 giovani del Cai Asso hanno raggiunto la vetta dei Corni di Canzo, partendo dal monumento ai Caduti di Valbrona. Lungo la via del Caminetto, i ragazzi hanno messo in pratica quanto imparato durante il corso di introduzione all’arrampicata organizzato nella scuola di Valbrona: sotto la direzione di Lia Mozzanica e con la collaborazione degli istruttori del Cai Asso e della Società Sportiva Valbronese, i partecipanti hanno appreso tutti i segreti dell’andare in montagna in sicurezza.

Una abbraccio a tutti i soci della nostra sezione e ai “nostri” ancora in viaggio!!

Davide “Birillo” Valsecchi a nome del Consiglio del Cai Asso

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